Relazione a distanza e visione di vita differente?...
Gentilissimi,
da circa un anno porto avanti una relazione a distanza (circa 400 km) con un ragazzo della mia età (siamo sulla trentina) ma ultimamente mi sto interrogando sul futuro di questa storia.
Dopo alcuni uomini sbagliati, lui è premuroso, gentile, sincero.
Per quanto molto affini per certi versi caratteriali, c'è una profonda diversità di background: di città, dinamica, indipendente, iperattiva, con moltissimi interessi e molti amici sparsi per lo stivale io - contesto rurale, serafico, suona per hobby, vita tranquilla e lavori manuali in campagna lui.
Alcuni dei miei amici lo definiscono semplice, altri "liscio", è incline a sporadici malumori e picchi di tristezza in cui si isola, io li subisco perché mi ritengo abbastanza pragmatica ma in casi del genere di concreto si può fare poco e quindi aspetto gli passi.
Ha lasciato l'università, ora vorrebbe riprenderla ma non credo abbia le giuste motivazioni, in quanto un giorno dice che vuole terminare ciò che ha iniziato e l'altro dice che tanto sarà inutile chi glielo fa fare; è ancorato da alcuni anni a un lavoro stagionale che non gli permette di mettere via che poche migliaia di euro all'anno, i restanti mesi svolge mansioni (non pagato, anzi, mi diceva di averci pure messo del suo) con i suoi in ambito agricolo, so che hanno una mezza azienda e alcuni possedimenti affittati; se la crisi lavorativa investe tutta la Nazione, lì è davvero un'apoteosi.
Inutile dire che progetti non se ne fanno: io so solo che al paesello non ci andrò mai, ci ho trascorso un mese (a mie spese) per stargli vicino e vederci di più e mi stava venendo l'orticaria da somatizzazione per come sono abituata io, a muovermi a piedi - bici - coi mezzi ed arrivare ovunque, fare tutto da me ; lui dice che la città non gli piace, adducendo le solite motivazioni come il caos, il traffico, e non prendendo in considerazione tutto ciò che di buono c'è anche se manca il campicello.
Non so quanto ci sia di suo e quanto ad opera dei familiari, essendo figlio unico mi riporta certi discorsi che gli fanno i suoi tipo "eh ma se tu te ne vai io come faccio", senza contare i nonni al piano di sopra che per ogni minima cosa chiamano - e lui si precipita. Tra l'altro hanno anche alcuni appartamenti in affitto e lui corre anche appresso a quelli.
Sorvoliamo su cugini e parenti vari che scampanellano e si presentano senza preavviso.
Lui dice che vorrebbe fare la sua vita, ma a me sembra che le sue azioni dimostrino il contrario: c'è questo cordone ombelicale inossidabile con parentado e contesto geografico che mi fa pensare che non si staccherà mai per pensare a un futuro noi due insieme, mentre io vorrei che si rendesse conto che deve allontanarsi per costruirsi la SUA vita e la SUA famiglia perché restando ancorato dov'è non potrà mai camminare del tutto sulle sue gambe.
Amici mi consigliano di troncare perché le cose non cambieranno: un aut aut? Ho timore che direbbe "Eh, non so cosa dirti le cose son così" e finirebbe.
Grazie.
da circa un anno porto avanti una relazione a distanza (circa 400 km) con un ragazzo della mia età (siamo sulla trentina) ma ultimamente mi sto interrogando sul futuro di questa storia.
Dopo alcuni uomini sbagliati, lui è premuroso, gentile, sincero.
Per quanto molto affini per certi versi caratteriali, c'è una profonda diversità di background: di città, dinamica, indipendente, iperattiva, con moltissimi interessi e molti amici sparsi per lo stivale io - contesto rurale, serafico, suona per hobby, vita tranquilla e lavori manuali in campagna lui.
Alcuni dei miei amici lo definiscono semplice, altri "liscio", è incline a sporadici malumori e picchi di tristezza in cui si isola, io li subisco perché mi ritengo abbastanza pragmatica ma in casi del genere di concreto si può fare poco e quindi aspetto gli passi.
Ha lasciato l'università, ora vorrebbe riprenderla ma non credo abbia le giuste motivazioni, in quanto un giorno dice che vuole terminare ciò che ha iniziato e l'altro dice che tanto sarà inutile chi glielo fa fare; è ancorato da alcuni anni a un lavoro stagionale che non gli permette di mettere via che poche migliaia di euro all'anno, i restanti mesi svolge mansioni (non pagato, anzi, mi diceva di averci pure messo del suo) con i suoi in ambito agricolo, so che hanno una mezza azienda e alcuni possedimenti affittati; se la crisi lavorativa investe tutta la Nazione, lì è davvero un'apoteosi.
Inutile dire che progetti non se ne fanno: io so solo che al paesello non ci andrò mai, ci ho trascorso un mese (a mie spese) per stargli vicino e vederci di più e mi stava venendo l'orticaria da somatizzazione per come sono abituata io, a muovermi a piedi - bici - coi mezzi ed arrivare ovunque, fare tutto da me ; lui dice che la città non gli piace, adducendo le solite motivazioni come il caos, il traffico, e non prendendo in considerazione tutto ciò che di buono c'è anche se manca il campicello.
Non so quanto ci sia di suo e quanto ad opera dei familiari, essendo figlio unico mi riporta certi discorsi che gli fanno i suoi tipo "eh ma se tu te ne vai io come faccio", senza contare i nonni al piano di sopra che per ogni minima cosa chiamano - e lui si precipita. Tra l'altro hanno anche alcuni appartamenti in affitto e lui corre anche appresso a quelli.
Sorvoliamo su cugini e parenti vari che scampanellano e si presentano senza preavviso.
Lui dice che vorrebbe fare la sua vita, ma a me sembra che le sue azioni dimostrino il contrario: c'è questo cordone ombelicale inossidabile con parentado e contesto geografico che mi fa pensare che non si staccherà mai per pensare a un futuro noi due insieme, mentre io vorrei che si rendesse conto che deve allontanarsi per costruirsi la SUA vita e la SUA famiglia perché restando ancorato dov'è non potrà mai camminare del tutto sulle sue gambe.
Amici mi consigliano di troncare perché le cose non cambieranno: un aut aut? Ho timore che direbbe "Eh, non so cosa dirti le cose son così" e finirebbe.
Grazie.
[#1]
Gentile utente,
sembra molto arrabbiata con questo ragazzo.... Non credo che l'aut aut serva a molto in questa situazione. Le richieste di questo tipo finiscono con il "rompere" la coppia, qualsiasi scelta venga effettuata. Non si può dire "o me o la tua famiglia" senza conseguenze.
Le invio un link sulle caratteristiche delle coppie che durano a lungo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3813-che-cosa-rende-le-relazioni-stabili-caratteristiche-di-un-rapporto-duraturo.html
Cerchi lei di fare chiarezza su ciò che cerca e desidera, andando in chiaro con il suo compagno.
Restiamo in ascolto
sembra molto arrabbiata con questo ragazzo.... Non credo che l'aut aut serva a molto in questa situazione. Le richieste di questo tipo finiscono con il "rompere" la coppia, qualsiasi scelta venga effettuata. Non si può dire "o me o la tua famiglia" senza conseguenze.
Le invio un link sulle caratteristiche delle coppie che durano a lungo:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/3813-che-cosa-rende-le-relazioni-stabili-caratteristiche-di-un-rapporto-duraturo.html
Cerchi lei di fare chiarezza su ciò che cerca e desidera, andando in chiaro con il suo compagno.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Ex utente
Egregio Dottore,
grazie per il suo intervento.
In realtà non accuso costantemente il disagio, diciamo che viaggia a fasi alterne e si acuisce nel momento in cui noto che un suo certo atteggiamento mi infastidisce oppure interferisce nel nostro rapporto (ad esempio, è successo che si catapultasse per sciocchezze mentre stavamo pranzando, piuttosto che non si desse disponibile per cose come un breve weekend fuoriporta perché doveva aiutare a fare cose - secondo me tranquillamente rimandabili).
Io non manco di fargli delle osservazioni in merito, ma di base la sua reazione immediata è glissare o tergiversare: non di rado si lamenta lui stesso, ieri ha persino preso in considerazione l'idea che i suoi lievi ma abbastanza frequenti malanno possano essere una somatizzazione per lo stress che questa situazione contribuisce non poco a procurargli.
Quel che mi domando io è perché non faccia nulla di concreto per tirarsene fuori, o comunque allontanarsene, se di fatto è consapevole che ne trarrebbe giovamento: non posso certo essere io a chiuderlo in un sacco e portarlo via di peso!
grazie per il suo intervento.
In realtà non accuso costantemente il disagio, diciamo che viaggia a fasi alterne e si acuisce nel momento in cui noto che un suo certo atteggiamento mi infastidisce oppure interferisce nel nostro rapporto (ad esempio, è successo che si catapultasse per sciocchezze mentre stavamo pranzando, piuttosto che non si desse disponibile per cose come un breve weekend fuoriporta perché doveva aiutare a fare cose - secondo me tranquillamente rimandabili).
Io non manco di fargli delle osservazioni in merito, ma di base la sua reazione immediata è glissare o tergiversare: non di rado si lamenta lui stesso, ieri ha persino preso in considerazione l'idea che i suoi lievi ma abbastanza frequenti malanno possano essere una somatizzazione per lo stress che questa situazione contribuisce non poco a procurargli.
Quel che mi domando io è perché non faccia nulla di concreto per tirarsene fuori, o comunque allontanarsene, se di fatto è consapevole che ne trarrebbe giovamento: non posso certo essere io a chiuderlo in un sacco e portarlo via di peso!
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.7k visite dal 31/03/2014.
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