Psicoterapia scelta/paure/diffidenza
gentili terapeuti, ho considerato il fatto di entrare in terapia visto il periodo negativo. Mi sono pero' venute in mente molte paure, molta tristezza che puo' essere dovuta per carità alla mia condizione ma ci sono dei principi umani che mi spaventano. Sono il fatto che io, paziente andrei a parlare con un terapeuta che magari non ha alcun interesse di me come persona. Questo mi fa paura, pensare di questa persona che per quanto mi aiuti faccia finta di essere interessato ai miei problemi e poi, una volta uscito dalla seduta si è dimenticato di me. Mettiamo che passino 10 anni di terapia e dopo? Ci vediamo per tre volte a settimana e poi? Lui ti saluta l'ultima seduta e... E poi lui si dimentica di te come fossi un numero. Mi spaventa questa maschera che il terapeuta usa appunto facendo finta di essere tuo amico mentre non nutre alcun sentimento verso di te. Come devo affrontare questo rapporto? Dopo la terapia si puo' rimanere amici o no? E' solo pura curiosità
[#1]
Caro ragazzo,
Uno psicologo e' una persona che, come lei, ha emozioni, sentimenti, affetti e, in più, competenze specifiche che sono in grado di aiutare il paziente a venir fuori da periodi bui e difficili. Con tutte le conoscenze e le competenze, e' e rimane una persona con il suo bagaglio umano. Uno psicologo, quindi, considera il paziente come persona in quel momento sofferente e bisognoso di aiuto professionale e prova sentimenti per lui/ lei che, però, diversamente da quanto succede tra amici, non vengono 'agiti' ma elaborati in seduta. Uno psicologo, quindi, non è' un amico con il quale uscire, ma un professionista accogliente e autentico che comprende la sofferenza dell'altro, accogliendola con rispetto. Non 'fa finta' di sentire, o di mostrarsi interessato al paziente. Un professionista serio comunica al paziente se ci sono le condizioni per lavorare con lui o per inviarlo ad un altro professionista, non solo sulla base delle sue competenze ma anche, e soprattutto, sul 'feeling' tra paziente e psicologo.
Spero di aver risposto alla sua domanda e le auguro una buona giornata!
Un cordiale saluto
Uno psicologo e' una persona che, come lei, ha emozioni, sentimenti, affetti e, in più, competenze specifiche che sono in grado di aiutare il paziente a venir fuori da periodi bui e difficili. Con tutte le conoscenze e le competenze, e' e rimane una persona con il suo bagaglio umano. Uno psicologo, quindi, considera il paziente come persona in quel momento sofferente e bisognoso di aiuto professionale e prova sentimenti per lui/ lei che, però, diversamente da quanto succede tra amici, non vengono 'agiti' ma elaborati in seduta. Uno psicologo, quindi, non è' un amico con il quale uscire, ma un professionista accogliente e autentico che comprende la sofferenza dell'altro, accogliendola con rispetto. Non 'fa finta' di sentire, o di mostrarsi interessato al paziente. Un professionista serio comunica al paziente se ci sono le condizioni per lavorare con lui o per inviarlo ad un altro professionista, non solo sulla base delle sue competenze ma anche, e soprattutto, sul 'feeling' tra paziente e psicologo.
Spero di aver risposto alla sua domanda e le auguro una buona giornata!
Un cordiale saluto
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#2]
"Mettiamo che passino 10 anni di terapia e dopo? Ci vediamo per tre volte a settimana e poi? Lui ti saluta l'ultima seduta e... E poi lui si dimentica di te come fossi un numero."
Gentile Utente,
la psicoterapia NON può durare 10 anni e si inizia una psicoterapia se ci sono determinate condizioni: una psicopatologia.
Inoltre le tre sedute alla settimana mi sembrano condizioni davvero improbabili per poter generare un cambiamento, in quanto il pz. ha bisogno anche del tempo necessario per lasciare sedimentare ciò che è stato discusso in seduta.
Alcune forme di psicoterapia assegnano compiti da eseguire tra una seduta e l'altra e quindi è inverosimile pensare di poter effettuare tre seduta alla settimana.
Mi pare però che la Sua richiesta dica tanto di Lei: mi sembra che Lei stia cercando una relazione che va oltre la relazione con il professionista. Lo psicoterapeuta NON è un amico dei propri pz. ed è giusto, sensato e sano che il pz. e il terapeuta riescano ad arrivare al punto di salutarsi e che il pz. viva la propria vita senza l'aiuto del terapeuta.
Per quale motivo ha deciso di intraprendere una psicoterapia?
Ha già effettuato una valutazione psicologica?
Gentile Utente,
la psicoterapia NON può durare 10 anni e si inizia una psicoterapia se ci sono determinate condizioni: una psicopatologia.
Inoltre le tre sedute alla settimana mi sembrano condizioni davvero improbabili per poter generare un cambiamento, in quanto il pz. ha bisogno anche del tempo necessario per lasciare sedimentare ciò che è stato discusso in seduta.
Alcune forme di psicoterapia assegnano compiti da eseguire tra una seduta e l'altra e quindi è inverosimile pensare di poter effettuare tre seduta alla settimana.
Mi pare però che la Sua richiesta dica tanto di Lei: mi sembra che Lei stia cercando una relazione che va oltre la relazione con il professionista. Lo psicoterapeuta NON è un amico dei propri pz. ed è giusto, sensato e sano che il pz. e il terapeuta riescano ad arrivare al punto di salutarsi e che il pz. viva la propria vita senza l'aiuto del terapeuta.
Per quale motivo ha deciso di intraprendere una psicoterapia?
Ha già effettuato una valutazione psicologica?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile Utente,
non tutti i modelli terapeutici prevedono 10 anni di terapia 3 volte a settimana: non tutti i pazienti (eh si che bisogna essere pazienti) possono permettersi un tale iter (sia economico che motivazionale), e neanche tutti i terapeuti hanno questa intenzione.
Personalmente ho fatto un lavoro di terapia come paziente durato 8 anni 1 volta a settimana (terapia di gruppo, non individuale) e da professionista il lavoro più lungo è durato 4 anni con incontri quasi settimanali (ma anche con periodi più lunghi tra una seduta e l'altra, di circa un mese). Era una terapia di tipo ipnotico.
Le posso anche dire che ci sono stati anche incontri di 1 o 3 sedute, alcune volte risolutivi, altre volte semplicemente non si creava quel clima adatto per poter lavorare.
Delle volte la fantasia supera la realtà e delle volte la realtà supera la fantasia.
Sicuramente la tecnica può influire, ma conta molto la fiducia e la collaborazione e la cooperazione.
non tutti i modelli terapeutici prevedono 10 anni di terapia 3 volte a settimana: non tutti i pazienti (eh si che bisogna essere pazienti) possono permettersi un tale iter (sia economico che motivazionale), e neanche tutti i terapeuti hanno questa intenzione.
Personalmente ho fatto un lavoro di terapia come paziente durato 8 anni 1 volta a settimana (terapia di gruppo, non individuale) e da professionista il lavoro più lungo è durato 4 anni con incontri quasi settimanali (ma anche con periodi più lunghi tra una seduta e l'altra, di circa un mese). Era una terapia di tipo ipnotico.
Le posso anche dire che ci sono stati anche incontri di 1 o 3 sedute, alcune volte risolutivi, altre volte semplicemente non si creava quel clima adatto per poter lavorare.
Delle volte la fantasia supera la realtà e delle volte la realtà supera la fantasia.
Sicuramente la tecnica può influire, ma conta molto la fiducia e la collaborazione e la cooperazione.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#4]
Caro utente,
il rapporto che si crea tra paziente e terapeuta non è un rapporto di amicizia, ma è comunque un rapporto basato sulla sincerità, sulla fiducia, su sentimenti che inevitabilmente vengono a crearsi (che però non sono "agiti" ma di cui si parla in seduta per capire cosa ci dicono della storia personale del paziente), sulla costruzione di una "alleanza terapeutica" che è un potente strumento proprio per risolvere le problematiche portate da un paziente.
I "principi umani" di cui parli, e che magari ti hanno fatto soffrire, non sono generalizzabili a tutti, quindi sii forte della tua decisione di prenderti cura di te entrando in terapia e non farti frenare da queste paure e questi pensieri. Anzi, parlane con il tuo terapeuta perchè possono dire molto di te e possono aiutarti proprio a creare l'alleanza e la fiducia con lui.
Resto a disposizione in caso tu lo volessi.
Un caro Saluto
il rapporto che si crea tra paziente e terapeuta non è un rapporto di amicizia, ma è comunque un rapporto basato sulla sincerità, sulla fiducia, su sentimenti che inevitabilmente vengono a crearsi (che però non sono "agiti" ma di cui si parla in seduta per capire cosa ci dicono della storia personale del paziente), sulla costruzione di una "alleanza terapeutica" che è un potente strumento proprio per risolvere le problematiche portate da un paziente.
I "principi umani" di cui parli, e che magari ti hanno fatto soffrire, non sono generalizzabili a tutti, quindi sii forte della tua decisione di prenderti cura di te entrando in terapia e non farti frenare da queste paure e questi pensieri. Anzi, parlane con il tuo terapeuta perchè possono dire molto di te e possono aiutarti proprio a creare l'alleanza e la fiducia con lui.
Resto a disposizione in caso tu lo volessi.
Un caro Saluto
Dr.ssa Maria Concetta Capuano - Verona
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.8k visite dal 20/03/2014.
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