Sensazioni contrastanti alla vista di donne in gravidanza
Buongiorno,
scrivo per sottoporvi un quesito relativo al mio rapporto con il fenomeno gravidanza.
Sono una professionista di 33 anni, sposata e ho in programma di "metter su famiglia" in un futuro non molto lontano.
Ora, se da un lato desidero dei figli e mi capita di immaginarmi come sarei con loro e anche di parlarne con mio marito per condividere a priori delle linee educative anche sulla base dell'osservazione delle coppie di nostri amici che hanno già fatto questo passo, avverto dentro di me una resistenza verso questa evoluzione della mia vita.
In particolare, quando mi capita di incrociare una donna in gravidanza non la trovo affatto bella, ne' mi suscita gioia o sensazioni positive, anzi al contrario...penso che il pancione le "sta male", spero per lei che non manchi molto al parto ecc.
Sicuramente c'e' una componente dettata dalla paura di vedere dei cambiamenti nel proprio corpo e di non piacersi perché' la figura e' appesantita ecc. ma ho l'impressione che non sia solo questo...il mio timore pero' e' che questa mia resistenza psicologica possa rendere difficile il concepimento, bloccarmi quando con mio marito decideremo di fare il grande passo.
Un'altra fonte di resistenza riguarda il timore di venire travolta dal cambiamento che un figlio indubbiamente comporta: vedo le mie amiche annullate come donne, professioniste, amiche, moglie...sono solo madri 24 h ore su 24 anche in ufficio...monotematiche. E so che non voglio sia il mio caso per quanto possibile.
Peraltro c'e' da dire che io non adoro i bambini piccoli, mi piacciono dai 3 anni in su quando iniziano una interazione intelligente e sono più autonomi, insomma come mamma chioccia-indispensabile, non mi ci vedo totalmente (anche se farei del mio meglio visto che sono iper responsabile del mio orticello).
Quali possono essere secondo voi i motivi scatenanti di queste mie sensazioni così contrastanti?
Grazie fin da ora per il vostro aiuto.
scrivo per sottoporvi un quesito relativo al mio rapporto con il fenomeno gravidanza.
Sono una professionista di 33 anni, sposata e ho in programma di "metter su famiglia" in un futuro non molto lontano.
Ora, se da un lato desidero dei figli e mi capita di immaginarmi come sarei con loro e anche di parlarne con mio marito per condividere a priori delle linee educative anche sulla base dell'osservazione delle coppie di nostri amici che hanno già fatto questo passo, avverto dentro di me una resistenza verso questa evoluzione della mia vita.
In particolare, quando mi capita di incrociare una donna in gravidanza non la trovo affatto bella, ne' mi suscita gioia o sensazioni positive, anzi al contrario...penso che il pancione le "sta male", spero per lei che non manchi molto al parto ecc.
Sicuramente c'e' una componente dettata dalla paura di vedere dei cambiamenti nel proprio corpo e di non piacersi perché' la figura e' appesantita ecc. ma ho l'impressione che non sia solo questo...il mio timore pero' e' che questa mia resistenza psicologica possa rendere difficile il concepimento, bloccarmi quando con mio marito decideremo di fare il grande passo.
Un'altra fonte di resistenza riguarda il timore di venire travolta dal cambiamento che un figlio indubbiamente comporta: vedo le mie amiche annullate come donne, professioniste, amiche, moglie...sono solo madri 24 h ore su 24 anche in ufficio...monotematiche. E so che non voglio sia il mio caso per quanto possibile.
Peraltro c'e' da dire che io non adoro i bambini piccoli, mi piacciono dai 3 anni in su quando iniziano una interazione intelligente e sono più autonomi, insomma come mamma chioccia-indispensabile, non mi ci vedo totalmente (anche se farei del mio meglio visto che sono iper responsabile del mio orticello).
Quali possono essere secondo voi i motivi scatenanti di queste mie sensazioni così contrastanti?
Grazie fin da ora per il vostro aiuto.
[#1]
Cara Utente,
spesso i vissuti di disagio che le donne senza figli provano nel vedere altre donne in gravidanza dipendono da aspetti profondamente legati alla propria esperienza come figlie, come la sensazione di aver rovinato la vita alla propria madre o di essere state un peso, mentre altre volte dipendono dal rifiuto di assumere un'identità del tutto femminile, rifiuto non del tutto cosciente che può dipendere da diverse cause.
Essendo la maternità la prova ultima del fatto che si è una donna può essere vissuta come un'esperienza o un'ipotesi di esperienza molto perturbante.
Come capirà, si tratta di questioni molto delicate e da analizzare individualmente perchè ogni esperienza è unica e solo in parte comune a quella delle altre donne.
Quello che teme è sicuramente realistico:
"il mio timore pero' e' che questa mia resistenza psicologica possa rendere difficile il concepimento".
Se, oltre ai cambiamenti fisici che le paiono innaturali, teme la dipendenza che un bambino avrebbe da lei in quanto madre è probabile che il suo organismo reagisca impedendo il concepimento.
Molte coppie sono sterili proprio per motivi come questi, che devono essere individuati e rimossi perchè non ostacolino più il concepimento e perchè l'arrivo di un figlio corrisponda a un reale desiderio, e non a una sorta di "dovere" sociale o familiare.
Le consiglio di parlarne direttamente con uno psicologo, individualmente o in coppia con suo marito.
Un caro saluto,
spesso i vissuti di disagio che le donne senza figli provano nel vedere altre donne in gravidanza dipendono da aspetti profondamente legati alla propria esperienza come figlie, come la sensazione di aver rovinato la vita alla propria madre o di essere state un peso, mentre altre volte dipendono dal rifiuto di assumere un'identità del tutto femminile, rifiuto non del tutto cosciente che può dipendere da diverse cause.
Essendo la maternità la prova ultima del fatto che si è una donna può essere vissuta come un'esperienza o un'ipotesi di esperienza molto perturbante.
Come capirà, si tratta di questioni molto delicate e da analizzare individualmente perchè ogni esperienza è unica e solo in parte comune a quella delle altre donne.
Quello che teme è sicuramente realistico:
"il mio timore pero' e' che questa mia resistenza psicologica possa rendere difficile il concepimento".
Se, oltre ai cambiamenti fisici che le paiono innaturali, teme la dipendenza che un bambino avrebbe da lei in quanto madre è probabile che il suo organismo reagisca impedendo il concepimento.
Molte coppie sono sterili proprio per motivi come questi, che devono essere individuati e rimossi perchè non ostacolino più il concepimento e perchè l'arrivo di un figlio corrisponda a un reale desiderio, e non a una sorta di "dovere" sociale o familiare.
Le consiglio di parlarne direttamente con uno psicologo, individualmente o in coppia con suo marito.
Un caro saluto,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Grazie per la sua risposta.
Tenderei ad escludere che il mio sentire negativo verso l'esperienza gravidanza sia legato al rapporto con mia madre che mi ha fortemente voluta e con la quale ho un bel rapporto (anche se in alcuni periodi della vita siamo state più lontane).
Forse e' più' la seconda componente da Lei indicata...la paura di diventare definitivamente "grandi", responsabili di qualcun altro. Questo e' un aspetto su cui mi sto soffermando da un po' di tempo a questa parte perché' malgrado la mia non tenera eta', solo recentemente mi sento più donna adulta e moglie e affermo i miei punti di vista senza farmi condizionare da parenti naturali e acquisiti.
D'altro canto provo immensa tenerezza al pensiero di me con un bambino e tutte queste mie riflessioni sono nate perché qualche tempo fa, mentre ero a casa, ho sentito piangere un bambino nell'appartamento accanto e ho desiderato che quel pianto fosse tra le mura di casa mia. Allora ho pensato che forse ero pronta, anche se poi, ripensandoci, mi rendo conto che restano dentro di me queste sensazioni contrastanti.
Tenderei ad escludere che il mio sentire negativo verso l'esperienza gravidanza sia legato al rapporto con mia madre che mi ha fortemente voluta e con la quale ho un bel rapporto (anche se in alcuni periodi della vita siamo state più lontane).
Forse e' più' la seconda componente da Lei indicata...la paura di diventare definitivamente "grandi", responsabili di qualcun altro. Questo e' un aspetto su cui mi sto soffermando da un po' di tempo a questa parte perché' malgrado la mia non tenera eta', solo recentemente mi sento più donna adulta e moglie e affermo i miei punti di vista senza farmi condizionare da parenti naturali e acquisiti.
D'altro canto provo immensa tenerezza al pensiero di me con un bambino e tutte queste mie riflessioni sono nate perché qualche tempo fa, mentre ero a casa, ho sentito piangere un bambino nell'appartamento accanto e ho desiderato che quel pianto fosse tra le mura di casa mia. Allora ho pensato che forse ero pronta, anche se poi, ripensandoci, mi rendo conto che restano dentro di me queste sensazioni contrastanti.
[#3]
"Quali possono essere secondo voi i motivi scatenanti di queste mie sensazioni così contrastanti?"
Gentile signora,
i Suoi dubbi e le Sue perplessità sono ampiamente comprensibili e condivisi da moltissime donne. Nei corsi di accompagnamento alla nascita si affrontano, da un punto di vista psicologico, proprio dubbi di questo tipo. Quindi Lei è in buona compagnia, perchè anche le donne che hanno già partorito si sono confrontate, più o meno consapevolmente, con questi timori, cui potremmo universalmente aggiungerne altri.
A me pare che Lei sia già molto consapevole dei Suoi timori.
Perchè sono contrastanti queste sensazioni?
Per il modo in cui è fatto il nostro cervello.
L'essere umano è progettato per procreare. Ma non solo.
Pur avendo un antico mandato biologico che ci spinge a ricercare un partner per creare la coppia all'interno della quale generare la vita, assicurando così maggiori probabilità di sopravvivenza ai piccoli, ha anche altri mandati più "evoluti", che gli altri mammiferi non hanno.
Per esempio noi esseri umani possiamo costruire e attribuire un significato a ciò che facciamo, figli compresi.
Questo significato dipende da tanti fattori.
Quindi, se da una parte è dettato da una spinta biologica il desiderio di avere un figlio, dall'altra noi possiamo anche avere diversi dubbi sull'opportunità o meno di procreare. Possiamo immaginare come saremo come genitori, quali guai incontreremo, quali gioie, ecc...
In ogni caso, è anche vero che la gravidanza può essere vissuta da alcune donne come un momento in cui non ci si vede belle, in forma, aumentano le paure (non solo legate al parto, ma anche a ciò che verrà dopo, al rapporto col partner, ecc...).
Potrebbe, se lo desidera, provare a frequentare un open day presso qualunque ospedale della Sua citta, porre domande alle ostetriche e anche alle psicologhe, normalizzando i Suoi timori.
E' verissimo che la nascita di un figlio ci costringe a diventare responsabili e ad accudire 24 ore su 24, anche perchè modifica per sempre la nostra identità, tant'è che tutti attorno a Lei inizieranno a pensare a Lei come alla "mamma di...". Molte persone hanno un problema sulla responsabilità di questo tipo, anche perchè è una condizione irreversibile.
Cordiali saluti,
Gentile signora,
i Suoi dubbi e le Sue perplessità sono ampiamente comprensibili e condivisi da moltissime donne. Nei corsi di accompagnamento alla nascita si affrontano, da un punto di vista psicologico, proprio dubbi di questo tipo. Quindi Lei è in buona compagnia, perchè anche le donne che hanno già partorito si sono confrontate, più o meno consapevolmente, con questi timori, cui potremmo universalmente aggiungerne altri.
A me pare che Lei sia già molto consapevole dei Suoi timori.
Perchè sono contrastanti queste sensazioni?
Per il modo in cui è fatto il nostro cervello.
L'essere umano è progettato per procreare. Ma non solo.
Pur avendo un antico mandato biologico che ci spinge a ricercare un partner per creare la coppia all'interno della quale generare la vita, assicurando così maggiori probabilità di sopravvivenza ai piccoli, ha anche altri mandati più "evoluti", che gli altri mammiferi non hanno.
Per esempio noi esseri umani possiamo costruire e attribuire un significato a ciò che facciamo, figli compresi.
Questo significato dipende da tanti fattori.
Quindi, se da una parte è dettato da una spinta biologica il desiderio di avere un figlio, dall'altra noi possiamo anche avere diversi dubbi sull'opportunità o meno di procreare. Possiamo immaginare come saremo come genitori, quali guai incontreremo, quali gioie, ecc...
In ogni caso, è anche vero che la gravidanza può essere vissuta da alcune donne come un momento in cui non ci si vede belle, in forma, aumentano le paure (non solo legate al parto, ma anche a ciò che verrà dopo, al rapporto col partner, ecc...).
Potrebbe, se lo desidera, provare a frequentare un open day presso qualunque ospedale della Sua citta, porre domande alle ostetriche e anche alle psicologhe, normalizzando i Suoi timori.
E' verissimo che la nascita di un figlio ci costringe a diventare responsabili e ad accudire 24 ore su 24, anche perchè modifica per sempre la nostra identità, tant'è che tutti attorno a Lei inizieranno a pensare a Lei come alla "mamma di...". Molte persone hanno un problema sulla responsabilità di questo tipo, anche perchè è una condizione irreversibile.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#4]
Vedo che diversi mesi fa ha chiesto un consulto per gli scatti d'ira che ha suo marito, il quale rifiuta di farsi aiutare e porta lei a cercare un modo per gestire al meglio queste sue esplosioni.
La sua preoccupazione l'anno scorso era questa:
"rifiuta l’aiuto ma so anche che se non risolviamo il problema non andremo lontano come coppia e come famiglia".
Il problema è ancora presente o alla fine suo marito ha accettato di farsi seguire da uno psicoterapeuta?
Avere un figlio con una persona che dà in escandescenza periodicamente senza motivo, incolpando di tutto lei e che la porta, da adulta, a "rintanarsi" in un'altra stanza, a che risvolti potrebbe portare?
Quanto sarebbero tutelati la sicurezza e il benessere di un bambino che si trovasse a fare i conti con un padre con questi problemi?
Se la situazione non è cambiata o comunque non è risolta non escludo che lei rifiuti in parte l'idea di una gravidanza perché sta proteggendo un eventuale figlio da tutto questo.
La sua preoccupazione l'anno scorso era questa:
"rifiuta l’aiuto ma so anche che se non risolviamo il problema non andremo lontano come coppia e come famiglia".
Il problema è ancora presente o alla fine suo marito ha accettato di farsi seguire da uno psicoterapeuta?
Avere un figlio con una persona che dà in escandescenza periodicamente senza motivo, incolpando di tutto lei e che la porta, da adulta, a "rintanarsi" in un'altra stanza, a che risvolti potrebbe portare?
Quanto sarebbero tutelati la sicurezza e il benessere di un bambino che si trovasse a fare i conti con un padre con questi problemi?
Se la situazione non è cambiata o comunque non è risolta non escludo che lei rifiuti in parte l'idea di una gravidanza perché sta proteggendo un eventuale figlio da tutto questo.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.5k visite dal 14/03/2014.
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