Apatia e tristezza
Gentili dottori,
Sono una ragazza di 20 anni (21, a giorni) e, da qualche tempo, sto attraversando un periodo di totale apatia e indifferenza.
Sono tremendamente insoddisfatta della mia vita nonostante io abbia un lavoro (che non volevo ma, per così dire, mi è stato "imposto"), ed una famiglia che, più o meno, mi apprezza.
So di essere fortunata ad avere un lavoro, che molti vorrebbero il mio posto ecc ecc, ma penso, davvero, che sia la causa principale del mio malessere. Mi spiego meglio: Lavoro nel negozio di famiglia che è gestito esclusivamente da me, mio padre, e mio nonno. Non ho contatti con nessuno lì, non c'è molto da fare, tanto che passo la maggior parte del tempo seduta, imbronciata, o a pensare. I primi tempi riuscivo a prendere la cosa alla leggera, convinta che col tempo sarebbe migliorata, ma da qualche mese è dventato insostenibile.
Non riesco completamente a tirarmi giù dal letto.
Punto una sveglia alle 7.30, una alle 8.00, una alle 8.30 che, regolarmente, spengo, per poi svegliarmi alle 9 meno un quarto, se riesco. Qualche mattina fa ho avuto una crisi di pianto, non volevo saperne di alzarmi. Ho chiesto più volte di lavorare mezza giornata, con la speranza di riprendermi un po', ma pare che i miei non vogliano capire; Dicono che ho delle responsabilità (mai chieste), e che devo rispettare i miei impegni. Ok, quindi continuo a "violentarmi" letteralmente ogni santa mattina, e faccio quel che devo.
C'è da dire che non ho completamente una vita sociale.
Ho perso gran parte delle amicizie a causa di brutti episodi ormai trascorsi e l'unica fonte di speranza che m'è rimasta, è una relazione a distanza con un ragazzo che conosco da ben 6 anni. E' una storia travagliata e complicata, sono ancora costretta a tenere nascosto il tutto, perchè i miei genitori non sono mai stati d'accordo. Cerco di sopportare la cosa perchè mi sono convinta che non ho altre speranze nella vita, se non lui. Ultimamente, lo vedo come la mia luce. Non so neanche più se provo qualcosa per lui, o se è solo diventato la mia ancora.
Pratico sport regolarmente, cerco sempre di tenermi ben curata ma sto avendo dei gravi disagi anche col mio aspetto fisico.
A volte evito di uscire per evitare che la gente mi veda, perchè mi reputo brutta, odio la mia faccia e il mio corpo. Insomma... tutte sono migliori di me.
Ho avuto tanta paura in questi giorni, a volte penso seriamente di farla finita, e che per me in questo mondo non c'è davvero niente.
Sono stata anche in terapia con una psicologa ma, sinceramente, penso di aver risolto poco o nulla...
Sono consapevole del fatto di aver scritto molto, ma non so più a chi rivolgermi.
Cordiali saluti
Sono una ragazza di 20 anni (21, a giorni) e, da qualche tempo, sto attraversando un periodo di totale apatia e indifferenza.
Sono tremendamente insoddisfatta della mia vita nonostante io abbia un lavoro (che non volevo ma, per così dire, mi è stato "imposto"), ed una famiglia che, più o meno, mi apprezza.
So di essere fortunata ad avere un lavoro, che molti vorrebbero il mio posto ecc ecc, ma penso, davvero, che sia la causa principale del mio malessere. Mi spiego meglio: Lavoro nel negozio di famiglia che è gestito esclusivamente da me, mio padre, e mio nonno. Non ho contatti con nessuno lì, non c'è molto da fare, tanto che passo la maggior parte del tempo seduta, imbronciata, o a pensare. I primi tempi riuscivo a prendere la cosa alla leggera, convinta che col tempo sarebbe migliorata, ma da qualche mese è dventato insostenibile.
Non riesco completamente a tirarmi giù dal letto.
Punto una sveglia alle 7.30, una alle 8.00, una alle 8.30 che, regolarmente, spengo, per poi svegliarmi alle 9 meno un quarto, se riesco. Qualche mattina fa ho avuto una crisi di pianto, non volevo saperne di alzarmi. Ho chiesto più volte di lavorare mezza giornata, con la speranza di riprendermi un po', ma pare che i miei non vogliano capire; Dicono che ho delle responsabilità (mai chieste), e che devo rispettare i miei impegni. Ok, quindi continuo a "violentarmi" letteralmente ogni santa mattina, e faccio quel che devo.
C'è da dire che non ho completamente una vita sociale.
Ho perso gran parte delle amicizie a causa di brutti episodi ormai trascorsi e l'unica fonte di speranza che m'è rimasta, è una relazione a distanza con un ragazzo che conosco da ben 6 anni. E' una storia travagliata e complicata, sono ancora costretta a tenere nascosto il tutto, perchè i miei genitori non sono mai stati d'accordo. Cerco di sopportare la cosa perchè mi sono convinta che non ho altre speranze nella vita, se non lui. Ultimamente, lo vedo come la mia luce. Non so neanche più se provo qualcosa per lui, o se è solo diventato la mia ancora.
Pratico sport regolarmente, cerco sempre di tenermi ben curata ma sto avendo dei gravi disagi anche col mio aspetto fisico.
A volte evito di uscire per evitare che la gente mi veda, perchè mi reputo brutta, odio la mia faccia e il mio corpo. Insomma... tutte sono migliori di me.
Ho avuto tanta paura in questi giorni, a volte penso seriamente di farla finita, e che per me in questo mondo non c'è davvero niente.
Sono stata anche in terapia con una psicologa ma, sinceramente, penso di aver risolto poco o nulla...
Sono consapevole del fatto di aver scritto molto, ma non so più a chi rivolgermi.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Ragazza,
sembra che nella sua vita ci sia poco spazio per scelte personali e autonome, e che si sente in qualche modo costretta a seguire la volontà dei suoi genitori, in più di un ambito - lavoro, affetti.
Infatti anche per quanto riguarda il rapporto sentimentale continua a mantenerlo nascosto dai suoi.
Un rapporto a distanza - potrebbe non essere un caso - che i suoi non digeriscono, al quale si aggrappa.Quali motivazioni adducono?
Sembra evidente la sua difficoltà a definirsi diversamente in famiglia non più come figlia-bambina, ma come giovane adulta in grado di progettarsi autononamente e di conquistarsi gli spazi personali consoni alla sua età.
Ha mai provato a definirsi diversamente?
Quando è stata in terapia, per quanto tempo e come è terminata? E' stata seguita privatamente o in ambito pubblico?
Il suo malessere che potrebbe avere radici non recenti, si riverbera anche sulla percezione che ha di sé, del suo aspetto, sulla difficoltà nell'uscire e incontrare persone, ad avere una vita sociale appagante...
Sarebbe opportuno prendesse in considerazione l'idea di incontrare nuovamente un nostro collega che la possa accompagnare a far fronte ai suoi disagi, a gestire diversamente il rapporto con i suoi genitori, a ritrovare migliore benessere e qualità di vita. Che ne pensa?
Restiamo in ascolto
sembra che nella sua vita ci sia poco spazio per scelte personali e autonome, e che si sente in qualche modo costretta a seguire la volontà dei suoi genitori, in più di un ambito - lavoro, affetti.
Infatti anche per quanto riguarda il rapporto sentimentale continua a mantenerlo nascosto dai suoi.
Un rapporto a distanza - potrebbe non essere un caso - che i suoi non digeriscono, al quale si aggrappa.Quali motivazioni adducono?
Sembra evidente la sua difficoltà a definirsi diversamente in famiglia non più come figlia-bambina, ma come giovane adulta in grado di progettarsi autononamente e di conquistarsi gli spazi personali consoni alla sua età.
Ha mai provato a definirsi diversamente?
Quando è stata in terapia, per quanto tempo e come è terminata? E' stata seguita privatamente o in ambito pubblico?
Il suo malessere che potrebbe avere radici non recenti, si riverbera anche sulla percezione che ha di sé, del suo aspetto, sulla difficoltà nell'uscire e incontrare persone, ad avere una vita sociale appagante...
Sarebbe opportuno prendesse in considerazione l'idea di incontrare nuovamente un nostro collega che la possa accompagnare a far fronte ai suoi disagi, a gestire diversamente il rapporto con i suoi genitori, a ritrovare migliore benessere e qualità di vita. Che ne pensa?
Restiamo in ascolto
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2k visite dal 13/03/2014.
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