Non riesco a parlare con i miei
Buonasera.
Vi scrivo perché sto attraversando un periodo confuso e non so bene come comportarmi.
Ho difficoltà nel dialogo con i miei genitori: io sono sempre stato un ragazzo abbastanza chiuso, faccio fatica a fare nuove conoscenze, anche se ho i miei amici e con le persone giuste riesco a trovarmi a mio agio.
Con i miei genitori ho sempre mantenuto un atteggiamento di riservatezza, nel senso che non mi viene spontaneo raccontare a loro i fatti miei (desideri, gioie, delusioni, ecc.), o di quali sono le mie idee in merito a certi argomenti (anche perché discordano molto spesso dalle loro idee).
Mi vergogno del loro giudizio. Mio padre in particolare è una persona un po' presuntuosa e ha il vizio di criticare tutti.
Loro sanno quali persone frequento (anche se non le vedono spesso), quali sono i miei interessi, dove vado quando esco, eccetera, però io non gli parlo mai dei miei problemi, me li tengo tutti per me e in casa fingo che vada tutto bene; non sempre appaio felice, e loro se ne accorgono. In particolare in questo ultimo periodo sono abbastanza infelice per altri motivi, e con loro parlo ancora più raramente.
Il problema è che loro soffrono questa situazione: spesso mi dicono che stanno male per questo atteggiamento, e io ho provato ad aprirmi un po' di più e raccontare la mia vita attuale, ma sembra che non gli basti mai, mia mamma in particolare è sempre stata un po' apprensiva, mi ha trattato come un bambino per troppo tempo e adesso è ancora molto attaccata a me, e in ogni cosa sto sempre attento a non ferirla.
Però: i miei genitori in passato sono stati spesso fonte di confusione (non saprei come altro dire) e sono riuscito a risolvere certi problemi solo quando loro hanno smesso di seguirmi (banalmente, ho imparato a andare in bici da solo, dopo che i miei avevano smesso di insegnarmi, idem per altre cose). Insomma, io trovo il mio metodo, e divento anche molto bravo, ma quando loro mi lasciano in pace. Altrimenti, non so perché, vedono che sono incapace e con la loro agitazione e i loro giudizi mi creano solo una incredibile confusione in testa in cui mi convinco effettivamente di essere inadatto e incapace.
Io sono ancora così, nel senso che una situazione differente mi sembra difficile: se dovessi iniziare a raccontare a loro i fatti miei probabilmente loro andrebbero in angoscia (senza motivo perché i miei problemi sono risolvibili, e poi devo risolverli io) e la loro reazione mi confonderebbe le idee, generandomi ansia, stanchezza, sensi di colpa a non finire, abbattimento eccetera.
Ma io non ne ho voglia! mi trovo proprio in una fase della mia vita in cui mi piacerebbe staccarmi, vivere un po' per conto mio (per me per adesso è impraticabile, ma lo fanno già molti miei coetanei), magari lavorare e crescere finalmente... e dimenticarli per un po' di tempo.
So che per loro è una sofferenza, ma non riesco a capire se esagero io o loro, e quale sarebbe una condotta di comportamento "giusta" per entrambi.
Grazie in anticipo
Vi scrivo perché sto attraversando un periodo confuso e non so bene come comportarmi.
Ho difficoltà nel dialogo con i miei genitori: io sono sempre stato un ragazzo abbastanza chiuso, faccio fatica a fare nuove conoscenze, anche se ho i miei amici e con le persone giuste riesco a trovarmi a mio agio.
Con i miei genitori ho sempre mantenuto un atteggiamento di riservatezza, nel senso che non mi viene spontaneo raccontare a loro i fatti miei (desideri, gioie, delusioni, ecc.), o di quali sono le mie idee in merito a certi argomenti (anche perché discordano molto spesso dalle loro idee).
Mi vergogno del loro giudizio. Mio padre in particolare è una persona un po' presuntuosa e ha il vizio di criticare tutti.
Loro sanno quali persone frequento (anche se non le vedono spesso), quali sono i miei interessi, dove vado quando esco, eccetera, però io non gli parlo mai dei miei problemi, me li tengo tutti per me e in casa fingo che vada tutto bene; non sempre appaio felice, e loro se ne accorgono. In particolare in questo ultimo periodo sono abbastanza infelice per altri motivi, e con loro parlo ancora più raramente.
Il problema è che loro soffrono questa situazione: spesso mi dicono che stanno male per questo atteggiamento, e io ho provato ad aprirmi un po' di più e raccontare la mia vita attuale, ma sembra che non gli basti mai, mia mamma in particolare è sempre stata un po' apprensiva, mi ha trattato come un bambino per troppo tempo e adesso è ancora molto attaccata a me, e in ogni cosa sto sempre attento a non ferirla.
Però: i miei genitori in passato sono stati spesso fonte di confusione (non saprei come altro dire) e sono riuscito a risolvere certi problemi solo quando loro hanno smesso di seguirmi (banalmente, ho imparato a andare in bici da solo, dopo che i miei avevano smesso di insegnarmi, idem per altre cose). Insomma, io trovo il mio metodo, e divento anche molto bravo, ma quando loro mi lasciano in pace. Altrimenti, non so perché, vedono che sono incapace e con la loro agitazione e i loro giudizi mi creano solo una incredibile confusione in testa in cui mi convinco effettivamente di essere inadatto e incapace.
Io sono ancora così, nel senso che una situazione differente mi sembra difficile: se dovessi iniziare a raccontare a loro i fatti miei probabilmente loro andrebbero in angoscia (senza motivo perché i miei problemi sono risolvibili, e poi devo risolverli io) e la loro reazione mi confonderebbe le idee, generandomi ansia, stanchezza, sensi di colpa a non finire, abbattimento eccetera.
Ma io non ne ho voglia! mi trovo proprio in una fase della mia vita in cui mi piacerebbe staccarmi, vivere un po' per conto mio (per me per adesso è impraticabile, ma lo fanno già molti miei coetanei), magari lavorare e crescere finalmente... e dimenticarli per un po' di tempo.
So che per loro è una sofferenza, ma non riesco a capire se esagero io o loro, e quale sarebbe una condotta di comportamento "giusta" per entrambi.
Grazie in anticipo
[#1]
Gentile Utente,
complimenti per come ha descritto la situazione: mi pare un'analisi molto lucida di cosa sta accadendo a casa.
Da una parte c'è Lei con le Sue difficoltà ad aprirsi, dall'altra ci sono i Suoi genitori che non Le rendono le cose più semplici... perchè sono un po' troppo preoccupati per Lei.
Non solo la mamma, probabilmente anche il papà.
Di lui infatti scrive: "Mi vergogno del loro giudizio. Mio padre in particolare è una persona un po' presuntuosa e ha il vizio di criticare tutti."
Forse il papà giudica tutti per tenere -inconsapevolmente- una distanza tra Lei e i Suoi amici.
Però potrebbe guardare i uoi genitori con tenerezza, perchè è vero che fanno fatica a vedere che ora lei non è più un bambino ma una persona adulta. Ma non riescono.
In genere anche i genitori crescono, dopo aver messo al mondo i figli, insieme a loro. Per alcuni è difficile.
Lei però può contribuire a modificare questo stato di cose.
Se aprirsi con loro sui problemi che incontra nella vita può generare ansia, perchè non comincia a coinvolgerli dalle cose più piccole?
Perchè non comunica loro i Suoi bisogni?
Cordiali saluti,
complimenti per come ha descritto la situazione: mi pare un'analisi molto lucida di cosa sta accadendo a casa.
Da una parte c'è Lei con le Sue difficoltà ad aprirsi, dall'altra ci sono i Suoi genitori che non Le rendono le cose più semplici... perchè sono un po' troppo preoccupati per Lei.
Non solo la mamma, probabilmente anche il papà.
Di lui infatti scrive: "Mi vergogno del loro giudizio. Mio padre in particolare è una persona un po' presuntuosa e ha il vizio di criticare tutti."
Forse il papà giudica tutti per tenere -inconsapevolmente- una distanza tra Lei e i Suoi amici.
Però potrebbe guardare i uoi genitori con tenerezza, perchè è vero che fanno fatica a vedere che ora lei non è più un bambino ma una persona adulta. Ma non riescono.
In genere anche i genitori crescono, dopo aver messo al mondo i figli, insieme a loro. Per alcuni è difficile.
Lei però può contribuire a modificare questo stato di cose.
Se aprirsi con loro sui problemi che incontra nella vita può generare ansia, perchè non comincia a coinvolgerli dalle cose più piccole?
Perchè non comunica loro i Suoi bisogni?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile ragazzo,
anche io ho notato una sua capacità di raccontare le cose in modo molto equilibrato e lucido.
Ho notato inoltre una spiccata sensibilità ed una altissima coscienziosità.
Allo stesso modo ho notato però un modo particolare di raccontare la vicenda, in superficie sembrerebbe che lei si sia aperto, ma poi se si va ad analizzare a fondo sembra che abbia deciso di aprire solo un cassetto e ...a metà! ... ad esempio non si è soffermato sui motivi che in questo periodo la rendono infelice, ha preferito restare centrato sul "problema genitori" aprire questo file senza possibilità che altri files possano interferire.
Di primo impatto sembrerebbe che teme il giudizio dei suoi. Teme di deluderli. Se osservato da loro va in palla, non riesce a terminare le cose o ad impararle come è successo con la bicicletta. Sarebbe interessante sapere il suo rapporto con i genitori durante tutta l'infanzia e poi adolescenza.
Probabilmente quando i genitori (soprattutto la mamma) lamenta di sapere poche cose da te sulla tua vita, la sua richiesta è quella di poterti ascoltare ma anche quella di essere ascoltata. La sua richiesta è quella di avere un rapporto madre e figlio e questo non significa per forza andare a parlare di cose di cui non hai voglia di parlare; e se non hai voglia perchè "non abituato"a farlo o perchè ti sembra "innaturale" visto che non sei solito farlo, glielo dici con dolcezza credo che la mamma possa superare questo piccolo dispiacere, ma questo non toglie che un rapporto genitori/figlio possa anche essere fatto da altro. Ovvero potresti essere anche tu (ormai adulto) ad interessarti della vita di tua madre, chiedere come sta oggi, come si sente oppure potresti dichiarare le tue idee quando capita su qualsiasi tema con tuo padre. Il fatto che la pensiate in maniera diversa non deve per forza portare a un litigio o alla paura di essere valutato negativamente ( e seppure lo fosse ma se rimane convinto di quello che dice, cosa avrebbe da recriminarsi?) ma anzi potrebbe essere un arricchimento (come lo è sempre la pluralità di opinioni e mai il monopolio di pensiero).
Sembra mancare autostima. Sembra che un loro giudizio negativo possa frantumarla in mille pezzettini. Sono convinto qualora riuscisse nel suo intento di andare a vivere per conto proprio che il rapporto con loro potrà trarne giovamento, talora la distanza fisica annulla quella affettiva.
Cordialmente
anche io ho notato una sua capacità di raccontare le cose in modo molto equilibrato e lucido.
Ho notato inoltre una spiccata sensibilità ed una altissima coscienziosità.
Allo stesso modo ho notato però un modo particolare di raccontare la vicenda, in superficie sembrerebbe che lei si sia aperto, ma poi se si va ad analizzare a fondo sembra che abbia deciso di aprire solo un cassetto e ...a metà! ... ad esempio non si è soffermato sui motivi che in questo periodo la rendono infelice, ha preferito restare centrato sul "problema genitori" aprire questo file senza possibilità che altri files possano interferire.
Di primo impatto sembrerebbe che teme il giudizio dei suoi. Teme di deluderli. Se osservato da loro va in palla, non riesce a terminare le cose o ad impararle come è successo con la bicicletta. Sarebbe interessante sapere il suo rapporto con i genitori durante tutta l'infanzia e poi adolescenza.
Probabilmente quando i genitori (soprattutto la mamma) lamenta di sapere poche cose da te sulla tua vita, la sua richiesta è quella di poterti ascoltare ma anche quella di essere ascoltata. La sua richiesta è quella di avere un rapporto madre e figlio e questo non significa per forza andare a parlare di cose di cui non hai voglia di parlare; e se non hai voglia perchè "non abituato"a farlo o perchè ti sembra "innaturale" visto che non sei solito farlo, glielo dici con dolcezza credo che la mamma possa superare questo piccolo dispiacere, ma questo non toglie che un rapporto genitori/figlio possa anche essere fatto da altro. Ovvero potresti essere anche tu (ormai adulto) ad interessarti della vita di tua madre, chiedere come sta oggi, come si sente oppure potresti dichiarare le tue idee quando capita su qualsiasi tema con tuo padre. Il fatto che la pensiate in maniera diversa non deve per forza portare a un litigio o alla paura di essere valutato negativamente ( e seppure lo fosse ma se rimane convinto di quello che dice, cosa avrebbe da recriminarsi?) ma anzi potrebbe essere un arricchimento (come lo è sempre la pluralità di opinioni e mai il monopolio di pensiero).
Sembra mancare autostima. Sembra che un loro giudizio negativo possa frantumarla in mille pezzettini. Sono convinto qualora riuscisse nel suo intento di andare a vivere per conto proprio che il rapporto con loro potrà trarne giovamento, talora la distanza fisica annulla quella affettiva.
Cordialmente
Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 35.6k visite dal 10/03/2014.
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