Ho lasciato il lavoro per la famiglia
Gentili Dottori,
scrivo perché in quest'ultimo periodo sono molto triste, piango spesso e passo molte ore della notte sveglia. A gennaio ho deciso di lasciare il mio lavoro per dedicarmi alla famiglia. Ho una bimba di 18 mesi nata naturalmente dopo cure oncologiche per un tumore avuto a 25 anni, potete immaginare che la sua nascita è stata una grande gioia per me e mio marito. Ma già in gravidanza sapevo che non sarei mai riuscita a conciliare la cura della bambina ed il lavoro per varie problematiche: orario full time e nessuna possibilità di part time, tre ore in macchina per gli spostamenti,(in tot 12 ore fuori casa) parenti ed amici molto lontani (ci siamo trasferiti da pochi anni) e marito fuori casa 14 ore al giorno.
Ho cercato di spiegare la mia situazione al datore di lavoro ma ho ricevuto più volte una sola risposta o full time e massima disponibilità in azienda o vai via.
Ho lavorato fino all'ottavo mese e sono rientrata ai sei mesi della bambina mandandola in un nido privato e appoggiandomi ad una baby sitter per le necessità, questo per far capire quanto fossi attaccata a questo lavoro ma sono stati sacrifici inutili. Ho resistito, tra congedi vari, fino a gennaio quanto ho dato le dimissioni.
In teoria ora dovrei essere felice di stare con mia figlia tutto il giorno invece sono molto triste, sono arrabbiata, mi sento inutile e soprattutto mi sento molto sola e senza prospettive future. Il lavoro mi manca tanto, per me il lavoro è stato un riscatto dopo la malattia e come se avessi detto al mondo intero io ci sono non sono morta.
Da circa un anno sono alla ricerca di una nuova occupazione ma sono molto limitata nella scelta perché ho paura di ritrovarmi nella stessa situazione e lasciare la cura di mia figlia ad estranei.
Sono molto confusa e se ripenso al mio passato non sono mai stata così male neanche durante la malattia.
Perché non sono felice di occuparmi solo della mia famiglia?
Grazie
scrivo perché in quest'ultimo periodo sono molto triste, piango spesso e passo molte ore della notte sveglia. A gennaio ho deciso di lasciare il mio lavoro per dedicarmi alla famiglia. Ho una bimba di 18 mesi nata naturalmente dopo cure oncologiche per un tumore avuto a 25 anni, potete immaginare che la sua nascita è stata una grande gioia per me e mio marito. Ma già in gravidanza sapevo che non sarei mai riuscita a conciliare la cura della bambina ed il lavoro per varie problematiche: orario full time e nessuna possibilità di part time, tre ore in macchina per gli spostamenti,(in tot 12 ore fuori casa) parenti ed amici molto lontani (ci siamo trasferiti da pochi anni) e marito fuori casa 14 ore al giorno.
Ho cercato di spiegare la mia situazione al datore di lavoro ma ho ricevuto più volte una sola risposta o full time e massima disponibilità in azienda o vai via.
Ho lavorato fino all'ottavo mese e sono rientrata ai sei mesi della bambina mandandola in un nido privato e appoggiandomi ad una baby sitter per le necessità, questo per far capire quanto fossi attaccata a questo lavoro ma sono stati sacrifici inutili. Ho resistito, tra congedi vari, fino a gennaio quanto ho dato le dimissioni.
In teoria ora dovrei essere felice di stare con mia figlia tutto il giorno invece sono molto triste, sono arrabbiata, mi sento inutile e soprattutto mi sento molto sola e senza prospettive future. Il lavoro mi manca tanto, per me il lavoro è stato un riscatto dopo la malattia e come se avessi detto al mondo intero io ci sono non sono morta.
Da circa un anno sono alla ricerca di una nuova occupazione ma sono molto limitata nella scelta perché ho paura di ritrovarmi nella stessa situazione e lasciare la cura di mia figlia ad estranei.
Sono molto confusa e se ripenso al mio passato non sono mai stata così male neanche durante la malattia.
Perché non sono felice di occuparmi solo della mia famiglia?
Grazie
[#1]
Cara Utente,
se il lavoro per lei era così importante è comprensibile che, ora che ha dovuto lasciarlo, si senta svuotata e inutile, priva di prospettive in un ambito che ha (temporaneamente?) abbandonato e che per lei ha rappresentato anche qualcosa di più di quello che può rappresentare per altri:
"per me il lavoro è stato un riscatto dopo la malattia e come se avessi detto al mondo intero io ci sono non sono morta".
Mi sembra che lei ritenga in astratto che "dovrebbe" essere felice di stare a casa con la bambina e di occuparsi della famiglia, ma questo è mai stato ciò che si aspettava per il suo futuro?
Le "teorie" su come una persona "dovrebbe" sentirsi servono a poco e sono anzi dannose, quando provocano sensi di colpa e di inadeguatezza.
Suo marito che atteggiamento e che opinione ha riguardo a quanto ci ha esposto?
se il lavoro per lei era così importante è comprensibile che, ora che ha dovuto lasciarlo, si senta svuotata e inutile, priva di prospettive in un ambito che ha (temporaneamente?) abbandonato e che per lei ha rappresentato anche qualcosa di più di quello che può rappresentare per altri:
"per me il lavoro è stato un riscatto dopo la malattia e come se avessi detto al mondo intero io ci sono non sono morta".
Mi sembra che lei ritenga in astratto che "dovrebbe" essere felice di stare a casa con la bambina e di occuparsi della famiglia, ma questo è mai stato ciò che si aspettava per il suo futuro?
Le "teorie" su come una persona "dovrebbe" sentirsi servono a poco e sono anzi dannose, quando provocano sensi di colpa e di inadeguatezza.
Suo marito che atteggiamento e che opinione ha riguardo a quanto ci ha esposto?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Ex utente
Gentile Dott.ssa la ringrazio per la risposta.
Mi sono sempre vista come una donna lavoratrice ma anche mamma, così come hanno sempre fatto tutte le figure femminili a me intorno. Non ho abbandonato l'dea di lavorare ma penso che sia molto difficile trovare un lavoro che mi permetta di conciliare le due cose. Ho fatto diversi colloqui ma alla fine il monte ore fuori casa non cambiava rispetto all'impiego lasciato. Per altre mansioni quali cassiera, segretaria..dove potrei ambire al part time mi è stato detto che sono troppo specializzata. Per questo non vedo futuro.
Per quanto riguarda mio marito ci siamo conosciuti nella stessa facoltà di ingegneria e mi ha sempre appoggiata sulla scelta di lavorare. Insieme abbiamo superato i miei problemi di salute e sognato una bella famiglia con tanti bambini. In merito alla mia situazione attuale lui si sente impotente non potendo contribuire in nessun modo alla gestione della casa e della bambina per via del suo lavoro. La sua presenza è solo dalle 21 di sera e nei week-end. Riguardo al mio vecchio lavoro non ha mai nascosto che era troppo impegnativo e ha tirato un sospiro di sollievo quando mi sono licenziata.
Sapendo quanto è importante per me lavorare mi consiglia di riprendere gli studi per poter insegnare materie tecniche nelle scuole superiori oppure provare dei concorsi pubblici. Entrambe le soluzioni mi porterebbero fuori casa meno tempo che in una ipotetica azienda e non sarei soggetta a turni come in un call center o in un negozio.
Ma in generale dice che mi appoggia in qualsiasi scelta voglia prendere.
Sono però sicura che gli farebbe comunque piacere sapermi una casalinga purché "felice". Week end sempre liberi, ferie da non concordare, nessun impegno fuori dal lavoro.
Sono molto confusa ricominciare a studiare mi spaventa molto e mi sembra di buttare una laurea ed un master già presi. Allo stesso tempo fare la casalinga a 30 anni mi terrorizza anche se economicamente stiamo bene e quando la bimba cresce che faccio? Ho anche pensato di provare una seconda gravidanza ma ho paura di una possibile recidiva.
Scusi se mi sono allungata nel rispondere.
Grazie
Mi sono sempre vista come una donna lavoratrice ma anche mamma, così come hanno sempre fatto tutte le figure femminili a me intorno. Non ho abbandonato l'dea di lavorare ma penso che sia molto difficile trovare un lavoro che mi permetta di conciliare le due cose. Ho fatto diversi colloqui ma alla fine il monte ore fuori casa non cambiava rispetto all'impiego lasciato. Per altre mansioni quali cassiera, segretaria..dove potrei ambire al part time mi è stato detto che sono troppo specializzata. Per questo non vedo futuro.
Per quanto riguarda mio marito ci siamo conosciuti nella stessa facoltà di ingegneria e mi ha sempre appoggiata sulla scelta di lavorare. Insieme abbiamo superato i miei problemi di salute e sognato una bella famiglia con tanti bambini. In merito alla mia situazione attuale lui si sente impotente non potendo contribuire in nessun modo alla gestione della casa e della bambina per via del suo lavoro. La sua presenza è solo dalle 21 di sera e nei week-end. Riguardo al mio vecchio lavoro non ha mai nascosto che era troppo impegnativo e ha tirato un sospiro di sollievo quando mi sono licenziata.
Sapendo quanto è importante per me lavorare mi consiglia di riprendere gli studi per poter insegnare materie tecniche nelle scuole superiori oppure provare dei concorsi pubblici. Entrambe le soluzioni mi porterebbero fuori casa meno tempo che in una ipotetica azienda e non sarei soggetta a turni come in un call center o in un negozio.
Ma in generale dice che mi appoggia in qualsiasi scelta voglia prendere.
Sono però sicura che gli farebbe comunque piacere sapermi una casalinga purché "felice". Week end sempre liberi, ferie da non concordare, nessun impegno fuori dal lavoro.
Sono molto confusa ricominciare a studiare mi spaventa molto e mi sembra di buttare una laurea ed un master già presi. Allo stesso tempo fare la casalinga a 30 anni mi terrorizza anche se economicamente stiamo bene e quando la bimba cresce che faccio? Ho anche pensato di provare una seconda gravidanza ma ho paura di una possibile recidiva.
Scusi se mi sono allungata nel rispondere.
Grazie
[#3]
Penso che una seconda gravidanza dovrebbe essere cercato solo se la desidera, e non per dare un senso ulteriore al suo restare a casa, perchè potrebbe esserci il rischio serio non solo di una "recidiva", ma anche di un peggioramento della sensazione di essere "incastrata" e obbligata a rinunciare a tutto il resto.
La sua famiglia d'origine che atteggiamento tiene verso di lei in questo momento?
Si sente sostenuta o le arriva il messaggio che, tutto sommato, non è un male se fa la casalinga?
Ha fatto un bilancio delle competenze che ha acquisito sia durante lo studio che sul lavoro?
Potrebbe valutare la possibilità di reinventarsi in un'attività autonoma, magari in società con altri?
La sua famiglia d'origine che atteggiamento tiene verso di lei in questo momento?
Si sente sostenuta o le arriva il messaggio che, tutto sommato, non è un male se fa la casalinga?
Ha fatto un bilancio delle competenze che ha acquisito sia durante lo studio che sul lavoro?
Potrebbe valutare la possibilità di reinventarsi in un'attività autonoma, magari in società con altri?
[#4]
Gentile utente, con la dott. Massaro provi a pensare se non sia possibile un lavoro autonomo, magari insieme al alcuni altri colleghi, fare un squadra con varie competenze, oppure vincere il concorso ed insegnare nella scuola come dice suo marito.. non si senta in colpa se stare a casa con la bimba non le basta..lei ha molti talenti ed è bello e sano che cerchi di esprimerli in varie situazioni, una mamma che ha qualcosa da dire e da raccontare, oggi è una garanzia migliore..
Cosa ne pensa ?
Cosa ne pensa ?
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#5]
Ex utente
Gentili Dottoresse, vi ringrazio ancora per le risposte.
Vorrei spiegarmi meglio sul desiderio di una seconda gravidanza. Effettivamente come ho posto la questione poteva essere fraintesa. Io e mi marito desideriamo un secondo figlio già da tempo ma abbiamo rimandato perché negli ultimi sei mesi ho avuto molti controlli medici ravvicinati certamente non compatibili con una gravidanza. In primavera finiranno e se non ci dovessero essere problemi ci è sembrato il momento giusto per pensare ad un secondo figlio. Conosco i rischi e conviviamo con la paura delle recidive da ben cinque anni, ma questo non ci ha mai demoralizzato e abbiamo cercato di vivere sempre come una coppia "normale". Per quanto riguarda la sensazione di essere "incastrata" penso che possa essere la stessa che si prova anche con un figlio solo ma apprezzo il consiglio, forse al momento sono solo molto confusa e non vedo in prospettiva.
La mia famiglia di origine concorda con mio marito (scuola e concorsi) ma anche con una possibile attività in proprio. Quest'ultima opportunità l'avevo accantonata, perché pur avendo competenza in materia sento che mi manca la componente commerciale che è necessaria in una attività autonoma. L'ideale sarebbe un gruppo di persone come giustamente consigliate.
Per ora penso che riprenderò gli studi per l'insegnamento e i concorsi. Magari con il tempo il mio coraggio crescerà e aprirò uno studio tutto mio.
Vi ringrazio ancora per i consigli dati in particolare mi ha fatto riflettere
la frase della dott.ssa MUSCARA FREGONESE:
"lei ha molti talenti ed è bello e sano che cerchi di esprimerli in varie situazioni, una mamma che ha qualcosa da dire e da raccontare, oggi è una garanzia migliore."
Mi avete trasmesso serenità e questo mi ha permesso di riposare molto meglio la notte scorsa.
Grazie ancora.
Buona giornata.
Vorrei spiegarmi meglio sul desiderio di una seconda gravidanza. Effettivamente come ho posto la questione poteva essere fraintesa. Io e mi marito desideriamo un secondo figlio già da tempo ma abbiamo rimandato perché negli ultimi sei mesi ho avuto molti controlli medici ravvicinati certamente non compatibili con una gravidanza. In primavera finiranno e se non ci dovessero essere problemi ci è sembrato il momento giusto per pensare ad un secondo figlio. Conosco i rischi e conviviamo con la paura delle recidive da ben cinque anni, ma questo non ci ha mai demoralizzato e abbiamo cercato di vivere sempre come una coppia "normale". Per quanto riguarda la sensazione di essere "incastrata" penso che possa essere la stessa che si prova anche con un figlio solo ma apprezzo il consiglio, forse al momento sono solo molto confusa e non vedo in prospettiva.
La mia famiglia di origine concorda con mio marito (scuola e concorsi) ma anche con una possibile attività in proprio. Quest'ultima opportunità l'avevo accantonata, perché pur avendo competenza in materia sento che mi manca la componente commerciale che è necessaria in una attività autonoma. L'ideale sarebbe un gruppo di persone come giustamente consigliate.
Per ora penso che riprenderò gli studi per l'insegnamento e i concorsi. Magari con il tempo il mio coraggio crescerà e aprirò uno studio tutto mio.
Vi ringrazio ancora per i consigli dati in particolare mi ha fatto riflettere
la frase della dott.ssa MUSCARA FREGONESE:
"lei ha molti talenti ed è bello e sano che cerchi di esprimerli in varie situazioni, una mamma che ha qualcosa da dire e da raccontare, oggi è una garanzia migliore."
Mi avete trasmesso serenità e questo mi ha permesso di riposare molto meglio la notte scorsa.
Grazie ancora.
Buona giornata.
[#6]
Penso che possa tranquillamente iniziare a muoversi nella direzione dell'insegnamento e dei concorsi senza accantonare definitivamente altre ipotesi.
Proceda per gradi, cercando di non affrontare i problemi tutti assieme perché non le appaiano una massa insormontabile.
Riguardo al secondo figlio non era in effetti chiaro che si tratta di un desiderio condiviso e presente da qualche tempo, e se le cose stanno così - controlli medici permettendo - non vedo perché non provarci.
Ci aggiorni quando vuole!
Tanti cari auguri per tutto,
Proceda per gradi, cercando di non affrontare i problemi tutti assieme perché non le appaiano una massa insormontabile.
Riguardo al secondo figlio non era in effetti chiaro che si tratta di un desiderio condiviso e presente da qualche tempo, e se le cose stanno così - controlli medici permettendo - non vedo perché non provarci.
Ci aggiorni quando vuole!
Tanti cari auguri per tutto,
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 6.6k visite dal 06/03/2014.
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