In secundis, gradirei informazioni relative ai farmaci che dovrei utilizzare per combattere la

Salve,
per chiarire la mia situazione debbo fare alcune doverose premesse: in primo luogo, ho un timore smisurato per qualsivoglia tipologia di consulto pischiatrico, sia perchè mi vergogno moltissimo nel trattare di questioni riguardanti la mia vita privata, sia perchè non nutro sufficiente fiducia in una persona estranea e per giunta disposta ad aiutarmi primariamente per meri scopi pecuniari.
In secondo luogo, sono consapevole di trovarmi in una situazione insostenibile, in quanto soffro quotidianamente per quasi tutto il giorno, posso dire di essere ossessionato e di non riuscire a smettere di pensare ogni momento della giornata ad un fatto che mi ha rovinato gli ultimi 6-7 mesi, ed inoltre ho accertato i seguenti sintomi:
- Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno.
- Marcata diminuzione di interesse o piacere per quasi tutte le attività per la maggior parte del giorno, da ormai otto mesi, ed è particolarmente opprimente, in quanto ho perso ogni attaccamento alla vita e non traggo il minimo appagamento da qualsiasi cosa faccia.
- rallentamento psicomotorio e mancanza di energia ogni giorno.
- Sentimenti di autosvalutazione.
- Diminuzione della capacità di pensare o concentrarsi.
- Ricorrenti pensieri di morte, ricorrente ideazione suicida con (non sempre) elaborazione di piani specifici, questo quasi tutti i giorni.
Ora, sono ben conscio del fatto di necessitare disperatamente di un supporto medico e farmaceutico, e vorrei dunque chiedere se fosse possibile rivolgersi ad un medico/psicologo/psichiatra senza dover giocoforza toccare nei dettagli le questioni private.
In secundis, gradirei informazioni relative ai farmaci che dovrei utilizzare per combattere la depressione, e alla tipologia precisa del disturbo di cui soffro, sempre che le informazioni da me fornite siano sufficientemente esaurienti.
Perdonate la lunghezza del messaggio, vi ringrazio di cuore per le risposte.

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Certo il suo è un bel dilemma. Sta molto male, ma non può farsi aiutare a causa di convinzioni sue personali. Mi dispiace doverglielo dire, ma non vedo molte altre alternative. L'automedicazione è fuori discussione nei casi come il suo.

E poi qui siamo tutte persone estranee. Lei per primo, che appare come utente anonimo. Quindi perché qualcuno dovrebbe fidarsi di lei? E nella vita reale ci facciamo pagare tutti per i nostri consulti, quindi non so se lei potrebbe comunque fidarsi di noi.

Mi perdoni se le faccio una domanda. Supponiamo che lei dovesse essere operato d'urgenza, ad esempio d'appendicite. Cosa farebbe, chiederebbe che le venisse insegnato subito come operarsi da solo? La funzione di ogni ferro chirurgico, il modo di tagliare, di suturare, di tamponare? Oppure preferirebbe lasciar fare chi queste cose le fa per mestiere?

Veda un po' lei. Ma se è in grado di mettere tutti questi paletti e queste condizioni, forse vuol dire che non sta così male e che non ha ancora veramente bisogno d'essere aiutato.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Per rispondere alla sua domanda, senza dubbio mi farei operare, tuttavia la mia situazione è differente: presumo ci sia stato un fraintendimento relativamente alla mia "sfiducia": il problema è che io mi vergogno oltre ogni limite nel trattare le mie questioni private, e ho già sperimentato quanto sia fallimentare e rischioso parlarne con altri, sebbene fino ad ora abbia affrontato la questione unicamente con il mio migliore amico.
Non mi sogno minimamente di dubitare della professionalità e dell'esperienza di taluni psicologi/psichiatri, semplicemente non ho la forza di raccontare ad un estraneo quanto mi riguarda intimamente.
Qui non si tratta di ferite esteriori che sono medicabili ed operabili, bensì di problemi troppo personali perchè io possa rendere partecipe di essi un estraneo - con tutto che può essere il migliore psichiatra sulla piazza-, tanto è vero che è per me un grande sforzo anche solo parlarne qui, nel più totale anonimato.
Riconosco che lei abbia perfettamente ragione, potrei mentire, perchè dovreste fidarvi di me? Verissimo, ma le assicuro che non è uno scherzo e che se sono venuto qui è perchè sto particolarmente male.
Perchè, dunque, l'automedicazione sarebbe fuori discussione? So per certo che non cadrei nell'abuso di psicofarmaci, e che gestirei il tutto con la massima cautela e precisione.
Guardate, non ho intenzione di farvi perdere tempo, se ritenete che non vi siano alternative ad un consulto psichiatrico pazienza, è già importante che abbia ricevuto una risposta: già che ci sono allora, domanderei a quale tipologia di medico avrei da rivolgermi qualora riuscissi a superare i miei timori - allo stato attuale dubito che possa accadere, ma l'acuirsi del dolore e le crisi quotidiane si aggravano di continuo e prima o poi sarò costretto a prendere una decisione-.
Grazie della disponibilità.

Cordiali saluti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Mi permetta di dubitare ancora, ma se lei esordisce con: "non nutro sufficiente fiducia in una persona estranea e per giunta disposta ad aiutarmi primariamente per meri scopi pecuniari", è chiaro che non può aspettarsi fiducia a sua volta.

Anzi, forse senza rendersene minimamente conto, lei sta continuando a insultarci tutti quanti, paragonandoci al suo migliore amico. Il suo ragionamento implicito è: se con il mio migliore amico non ha funzionato, perché mai dovrebbe funzionare con degli estranei, che ascoltano le persone per mestiere e che per giunta hanno studiato lunghi anni per fare quello che fanno? E che si fanno anche pagare?

Beh, complimenti. Non c'è che dire, lei è davvero maldestro.

Le ferite che ha lei non sono così superficiali, non le pare? Infatti lei stesso dice che sono così profonde che non riesce nemmeno a parlarne.

L'automedicazione è fuori discussione perché:

1. la "diagnosi" che lei si sarebbe fatto non ha alcun valore, perché lei non è medico né psicologo; non basta leggersi l'elenco dei sintomi per fare una diagnosi;

2. da qui non sarebbe possibile comunque fare alcuna diagnosi o intervento, a causa delle limitazioni del mezzo;

3. nel nostro paese gli psicofarmaci sono soggetti a prescrizione medica; quindi anche ammesso che lei sapesse esattamente cosa prendere, nessuna farmacia glieli darebbe senza una ricetta;

4. lei dà per scontato che nel suo caso i farmaci siano risolutivi, ma ciò non è affatto detto: solo una visita specialistica può determinarlo.

Quindi, devo dirle con rammarico che tutto ciò mi dispiace molto, perché sarebbe sufficiente che lei prendesse la decisione di parlarne ad esempio con uno psicologo (che fra le altre cose non è un medico), rivolgendosi privatamente oppure presso il servizio pubblico e forse, dico forse, potrebbe averne qualche beneficio.

Ma lei è contrario, a causa di convinzioni sue personali. Quindi devo dirle che purtroppo da qui non è possibile fare molto altro.

Mi dispiace.

Cordiali saluti
[#4]
Utente
Utente
Sì, lei ha ragione su tutti i punti:
- Il ragionamento implicito è esattamente quello
- Non ho possibilità di curarmi
- Sono stato abbastanza maldestro da non rendermi conto di rivolgermi agli stessi specialisti presso i quali ho timore di recarmi nella vita reale.
Va bene, mi scuso se posso essere sembrato offensivo, ma non era mia intenzione.
Grazie della disponibilità, cordiali saluti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Ok, le sue idee in fondo sono una cosa che riguarda solo lei. Però non ha ancora toccato il punto più importante.

Se lei sarebbe disposto a farsi operare, senza vergogna di lasciarsi osservare le viscere né di denudare la parte che andrebbe operata, secondo modalità e regole che per un chirurgo sarebbero di routine, che cosa le fa pensare che esporre a qualcuno i suoi problemi personali sarebbe una cosa così grave? Non voglio neanche sapere in cosa consistono questi problemi, quindi la prego di non dirmelo.

Ma la domanda è: pensa che parlarne farebbe stare più male lei oppure che farebbe stare male o scandalizzerebbe la persona che la ascolterebbe?

Cordiali saluti
[#6]
Utente
Utente
Darebbe disagio a me, non alla persona che mi ascolterebbe. Per rispondere alla prima domanda, mi basta dire che se un individuo prova vergogna in un determinato frangente, ciò non implica che debba provarla in generale; analogamente, io provo vergogna nel discorrere di taluni aspetti privati della mia persona, di contro non avvertirei disagio qualora dovessi denudare la parte materiale destinata all'operazione.
Non reputo che esporre i miei problemi personali ad un'altra persona sia cosa grave, bensì molto fastidiosa, mi metterebbe oltremodo a disagio.
Mi dirà che il disagio è minor cosa rispetto al dolore, ed ha ragione, probabilmente sono un idiota, tuttavia il fatto che l'efficacia di un consulto reale con eventuale terapia sia dubbia e non certa, accentua ancora di più le mie remore.
E poi - non so come abbia fatto a dimenticare questo-, un'ulteriore motivazione che mi pone nelle suddette condizioni, è rappresentata dal fatto che, qualora mi recassi per un consulto, allarmerei alcune persone, le quali inizierebbero immediatamente a mettermi sotto pressione, a chiedere spiegazioni e quant'altro, lo so per certo.
Quindi sì, per un certo verso potrebbe anche essere "grave", almeno per il sottoscritto; potrà sembrare un capriccio, poco importa.

Cordiali saluti.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente
Mi permetta di ricordarle che sono pochissime le cose certe a questo mondo, eccettuate forse la morte e le tasse. D'altra parte, se lei è in cerca di certezze ha perfettamente ragione nel ritenere che qualsiasi tipo di cura sia incerta per definizione. Meglio la certezza del disturbo che l'incertezza della guarigione.

Diventare adulti significa imparare ad avere a che fare con l'incertezza. E da questo punto di vista credo che lei abbia ancora molta strada da fare.

Per concludere vorrei dirle che le dimenticanze a volte hanno la loro importanza. Non ci sarebbe alcun bisogno di dire a "quelle persone" che lei si sta recando per un consulto, perché il servizio pubblico le garantirebbe la totale riservatezza e a costi in genere molto contenuti. Potrebbe andarci anche da solo e prenotare. Ma la verità è che forse ancora non sta abbastanza male per prendere questa decisione.

Le faccio molti auguri
[#8]
Utente
Utente
Ci sono ragioni d'altro genere che rendono molto complicata la possibilità di andarci da solo, ma questo è un altro discorso.
Lei sostiene che probabilmente non sto male al punto di prendere questa decisione; forse ha ragione, il fatto è che sono sei mesi che attendo il momento in cui il limite del sopportabile venga superato, sono sempre all'apice, stabile, nelle condizioni che ho specificato nel primo messaggio. Alla lunga è logorante, sul serio, specialmente l'anedonia..ops, un'altra diagnosi avventata, pardon.
Ad ogni modo, suppongo che attendere ancora mi porterà, prima o poi, a prendere qualche decisione in conseguenza del peggioramento, almeno lo spero.
Grazie ancora per la disponibilità.

Cordiali saluti.