Terapia più idonea al trattamento agorafobia

Buonasera, credo di soffrire di agorafobia. Mi spiego meglio: negli spazi ampi, all'aperto o al chiuso, dove NON ho possibilità di appoggio a qualcosa o qualcuno, mi assale il panico, il tremito e mi paralizzo.Oltre ai farmaci so che può essere utile una psicoterapia, in particolare ho sentito parlare di Cognitivo -comportamentale o Strategica breve. Le chiedo gentilmente un'opinione . Quante sedute ,orientativamente, potrebbero essere necessarie ? E SOPRATTUTTO: COME TROVARE UNO SPECIALISTA IN GAMBA NELLA MIA CITTA' E NON UN VENDITORE DI FUMO? Ringrazio cordialmente.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Signora,

per trovare il recapito di un professionista abilitato all'esercizio della psicoterapia deve controllare che sia iscritto con questo titolo all'Albo degli Psicologi, informazione che può reperire sul sito del nostro Ordine.

Attualmente sta assumendo dei farmaci?
La psicoterapia è molto utile e spesso essenziale, perchè il farmaco non consente quell'elaborazione psicologica necessaria per aggredire efficacemente un problema di questa natura.

Tutte le psicoterapie curano l'ansia e l'agorafobia, perciò può scegliere quella che sente più vicina alla sua sensibilità e al suo desiderio di approfondire in maniera più o meno significativa la trattazione dei suoi vissuti e della sua storia.

Non è possibile stabilire in anticipo quanto durerà una psicoterapia semplicemente perchè non si può sapere quale sviluppo avrà il trattamento. Esistono terapie brevi che possono essere efficaci e risolutive ma anche terminare senza che il problema sia risolto: essendo l'essere umano un oggetto di intervento molto complesso non è dato sapere con precisione in anticipo di quale e quanto lavoro psicoterapeutico ha bisogno.
Le segnalo questo articolo sull'argomento:
http://www.serviziodipsicologia.it/quanto-dura-una-psicoterapia/

Da quanto soffre di agorafobia? Sempre che di agorafobia si tratti, visto che da quanto dice sembrerebbe più una forte paura di non farcela da sola:

"dove NON ho possibilità di appoggio a qualcosa o qualcuno, mi assale il panico, il tremito e mi paralizzo".

Ha subito delle perdite, dei lutti o dei traumi?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

per l'agorafobia e i disturbi d'ansia e panico sono particolarmente indicati gli approcci che Le hanno già suggerito, cognitivo-comportamentale e breve, in quanto è molto importante spezzare quella sequenza critica di comportamenti, ma anche di cognizioni (idee, credenze, ecc...) che non solo hanno generato il problema ma che lo mantengono e rafforzano nel tempo.

Poichè non tutte le psicoterapie sono uguali, anzi il loro impianto teorico è profondamente diverso, è utile sapere che i disturbi d'ansia si possono trattare velocemente e bene, perchè mentre il pz. inizia a modificare i propri comportamenti grazie alle prescrizioni del terapeuta, anche la percezione del problema e la sua padronanza da parte del pz si modificano.
Legga qui: https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4335-la-psicoterapia-cognitivo-comportamentale-non-rimuove-le-cause-del-problema.html

Si tratta di approcci di durata limitata sia perchè i disturbi d'ansia sono molto semplici da trattare, sia perchè tali approcci non prevedono di indagare nel passato alla ricerca di cause che possono aver fatto nascere il problema.

Ad esempio, nel caso della fobia, se di questo si tratta, è probabile che ci sia stato l'apprendimento a partire da un'esperienza spiacevole di modalità di evitamento del problema che però lo rafforzano, nonostante i tentativi attivi ma disfunzionali del pz. di gestirlo.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Alla cortese attenzione della dottoressa F. Massaro,
mi spiace che lei sia così lontana perché mi affiderei volentieri a lei. Perchè credo che pur dalle mie poche parole lei abbia colto perfettamente nel segno. Mi chiede se ho subito lutti o traumi, ebbene sì , ne ho subiti due, due importantissime figure maschili di riferimento , di sostegno ,appoggio, sicurezza e voglia di vivere. Anche se sono passati più di 20 anni , i segni temo che siano rimasti. Le dirò di più , ho sempre pensato anch'io che la paura del vuoto SPAZIALE, nascondesse in realtà la paura del vuoto AFFETTIVO che c'è nella mia vita ,anche se in caso di bisogno so a chi rivolgermi. Ho anche qualche buona amicizia femminile che mi è di conforto.
Mi chiede inoltre se sto assumendo farmaci: Le dirò che fino a 6/7 mesi fa ho assunto En e Citalopram a dosi molto basse _per circa due anni_ ma con ottimi risultati. Ho poi smesso e in Novembre/Dicembre ho avuto una ricaduta terribile. Attualmente sto riassumendo gli stessi farmaci -su prescrizione dello psichiatra- che mi ha aggiunto metà Sereupin. Risultato : nessuno Ho ancora tremore diffuso e paura..Sto infatti provando a ricontattarlo. Con queste nuove indicazioni, ha qualcosa di più PRECISO da consigliarmi? Esistono tecniche che posso adottare da sola? Ho notato ad es. che il respiro profondo un po' mi aiuta. La ringrazio infinitamente per avermi risposto in modo esauriente, per nulla sbrigativo, e per avermi dato qualche rassicurazione sull'efficacia di una psicoterapia. La ringrazio cordialmente se vorrà darmi qualche ulteriore pillola di soccorso.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
"ho assunto En e Citalopram a dosi molto basse _per circa due anni_ ma con ottimi risultati. Ho poi smesso e in Novembre/Dicembre ho avuto una ricaduta terribile"

Questo è normale: difficilmente un farmaco può risolvere problemi molto più complessi del semplice squilibrio biochimico che si crea come CONSEGUENZA del disagio psicologico, e che non ne è la causa.
Nella mia esperienza è frequente che al termine di periodi anche molto lunghi di assunzione di psicofarmaci la persona stia di nuovo male, se non ha lavorato su di sè nel frattempo.


"Mi chiede se ho subito lutti o traumi, ebbene sì , ne ho subiti due, due importantissime figure maschili di riferimento , di sostegno ,appoggio, sicurezza e voglia di vivere"

E' plausibile che quello che sta vivendo sia la diretta consenguenza del senso di solitudine e abbandono che dipende da quei due lutti/traumi.
Per questo in determinate condizioni esterne, che meglio si prestrano all'emersione dell'angoscia, lei sente la mancanza di un punto di riferimento e di un sostegno, temendo di non farcela da sola.
Tutto considerato, la sua mi sembra più ansia da separazione che generica agorafobia.

Se le cose stanno così è necessario che lavori sul suo vissuto conseguente alle perdite che l'hanno segnata così profondamente: ci sono tecniche che le possono consentire di sedare temporaneamente e di contenere l'ansia, come ad esempio il Training Autogeno, ma il problema di fondo rimane e deve lavorare con una psicoterapia adeguata - e che duri il tempo necessario - per modificare ciò che è alla base del suo malessere.
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Utente
Utente
Alla cortese attenzione della dottoressa F. Massaro. Buonasera, grazie per la risposta, è stata chiarissima. Concordo con la sua diagnosi, ma c'è un particolare che mi lascia perplessa. I due lutti a cui le ho accennato risalgono esattamente a 20 ed a 30 anni fa, mentre io ho cominciato ad accusare certi disturbi circa 7/8 anni fa.Possibile dopo così tanti anni ? Grazie di nuovo.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Non è raro che accada qualcosa del genere: eventi traumatici o comunque portatori di grande sofferenza possono rimanere "congelati" per anni fino a quando nella vita psichica o sociale della persona accade qualcosa che smobilita quella quota di sofferenza e porta alla luce tutte le conseguenze di quegli eventi non risolti.
Vista la sua età per esempio 7-8 anni fa potrebbe essere cambiato qualcosa nella sua vita come il pensionamento o la nascita di un nipote o essere accaduto altro ancora, che non riesce a collegare direttamente ai lutti ma che ne ha riattivato le conseguenze.
A volte sono episodi insignificanti a riattivare angoscia e dolore, non è detto che si tratti sempre di eventi o cambiamenti importanti.

Altre volte ancora il malessere si era già manifestato prima di arrivare alla condizione attuale che lei ha descritto, ma in una forma non riconosciuta come psicosomatica, ad esempio con sintomi come disturbi gastrici/digestivi, cefalea, vertigini, debolezza ecc.
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Utente
Utente
Buonasera, grazie per la risposta, chiarissima come al solito. Semplice, ma non semplicistica, accessibile a chiunque, ma non superficiale. E' un vero piacere. leggerla. Per questo leggerei molto volentieri qualcosa_ articoli su Internet ,libri scritti da LEI, IN PRIMIS, ma anche qualsiasi testo che a suo giudizio può interessarmi. relativamente ai miei malesseri. Ha qualcosa da consigliarmi?
Cordiali saluti e complimenti a lei e a Medicitalia per il lavoro che svolgete.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Si tratta di argomenti ampi e trasversali alla psicologia clinica e alla psicoanalisi, perciò la letteratura è vasta ma anche piuttosto specialistica.

Se le interessa leggere qualcosa sul lutto le consiglio "L'elaborazione del lutto" di Ursula Markham, ma ricordi che nessuna lettura può sostituire un lavoro psicoterapeutico individuale nè fornirle tutte le risposte.
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