Depressione... (aiutatemi per favore!)
Cari Esperti,
vi scrivo, ma non per me.. nella speranza che qualcuno possa aiutare… il mio fidanzato.
Ha 24 anni, e da un anno a 2 esami dalla laurea in scienze infermieristiche cerca di laurearsi senza riuscire più a studiare come un tempo quando pensava di poter ancora rimandare il suo futuro.
Proverò però a spiegarvi la situazione in ordine cronologico.
Secondo di tre figli maschi, famiglia amorevole e sempre presente, ma con una importante pressione del padre sullo studio poichè lui, il mio ragazzo, sempre stato in gamba e capace. Lui però era "costretto" a dare buoni risultati, in parte perchè egli stesso amava farlo, ma al contempo desiderava quello che volevano tutti i bambini, come giocare a pallone risentendo della figura del fratello maggiore che giocava a calcio quanto voleva che ha avuto poi una breve carriera dilettantistica ora ferma (i genitori gli hanno aperto un bar per non farlo finire per strada…). Crescendo ha vissuto pressioni anche sentimentali, per via di una fidanzata gelosa e possessiva che l’ha profondamente turbato. Indeciso sul chi fosse, aveva optato prima per giurisprudenza poi per l'esercito, ma il padre l'ha fatto iscrivere ai test d'infermieristica (grazie al quale poteva "sistemarsi" poichè all'epoca lavoro sicuro). Entra con lo scorrimento, e finisce per iniziare una carriera fatti di successi per capacità ma senza devozione, risentendo dei sacrifici che quel mestiere comporta e senza essere ascoltato dal padre che non accusava i bisogni reali del figlio che desiderava solo scrivere. Ed eccoci, a due esami dalla laurea ha ceduto, può laurearsi con il massimo dei voti, ma è bloccato, non ci riesce e in lui pervadono il senso di colpa, la delusione che provocherebbe ai genitori, a se stesso dopo tanti sacrifici e la paura sul cosa fare senza quel "lavoro sicuro".
Il rapporto con me, d'altro canto, è forte, e in me vede una luogo sicuro dove sfogarsi, dicendo che se mi avesse conosciuta prima non avrebbe “rovinato” la sua vita, facendo altre scelte, poichè con me se stesso.
Ma io sono triste e preoccupata!! voglio che lui sia felice, ma non riesce ad uscire dal tunnel che ogni giovane italiano forse più di tutti deve affrontare... il mio è il grido disperato di una ragazza innamorata di una persone meravigliosa e di talento che non ha mai avuto l'occasione d'essere ascoltata; che ha tremendamente paura del futuro, che se la prende con se stesso e con le sue scelte sbagliate, ma ancor di più con quei fogli come muri di cinta impossibili da scavalcare, troppo ripidi credo o probabilmente costernato dall'angoscia di guardarci oltre.
Non vuole rivolgersi ad un terapeuta poichè dice che nessuno potrà consigliargli la cosa giusta. O molla e finisce chissà dove o continua chissà come e resta infelice per tutta la vita...
E' un ragazzo speciale, appassionato di letteratura, storia, umile e con valori veri!! e si è condannato... sta dando per spacciata la sua vita... e questo non posso permetterglielo!!
vi scrivo, ma non per me.. nella speranza che qualcuno possa aiutare… il mio fidanzato.
Ha 24 anni, e da un anno a 2 esami dalla laurea in scienze infermieristiche cerca di laurearsi senza riuscire più a studiare come un tempo quando pensava di poter ancora rimandare il suo futuro.
Proverò però a spiegarvi la situazione in ordine cronologico.
Secondo di tre figli maschi, famiglia amorevole e sempre presente, ma con una importante pressione del padre sullo studio poichè lui, il mio ragazzo, sempre stato in gamba e capace. Lui però era "costretto" a dare buoni risultati, in parte perchè egli stesso amava farlo, ma al contempo desiderava quello che volevano tutti i bambini, come giocare a pallone risentendo della figura del fratello maggiore che giocava a calcio quanto voleva che ha avuto poi una breve carriera dilettantistica ora ferma (i genitori gli hanno aperto un bar per non farlo finire per strada…). Crescendo ha vissuto pressioni anche sentimentali, per via di una fidanzata gelosa e possessiva che l’ha profondamente turbato. Indeciso sul chi fosse, aveva optato prima per giurisprudenza poi per l'esercito, ma il padre l'ha fatto iscrivere ai test d'infermieristica (grazie al quale poteva "sistemarsi" poichè all'epoca lavoro sicuro). Entra con lo scorrimento, e finisce per iniziare una carriera fatti di successi per capacità ma senza devozione, risentendo dei sacrifici che quel mestiere comporta e senza essere ascoltato dal padre che non accusava i bisogni reali del figlio che desiderava solo scrivere. Ed eccoci, a due esami dalla laurea ha ceduto, può laurearsi con il massimo dei voti, ma è bloccato, non ci riesce e in lui pervadono il senso di colpa, la delusione che provocherebbe ai genitori, a se stesso dopo tanti sacrifici e la paura sul cosa fare senza quel "lavoro sicuro".
Il rapporto con me, d'altro canto, è forte, e in me vede una luogo sicuro dove sfogarsi, dicendo che se mi avesse conosciuta prima non avrebbe “rovinato” la sua vita, facendo altre scelte, poichè con me se stesso.
Ma io sono triste e preoccupata!! voglio che lui sia felice, ma non riesce ad uscire dal tunnel che ogni giovane italiano forse più di tutti deve affrontare... il mio è il grido disperato di una ragazza innamorata di una persone meravigliosa e di talento che non ha mai avuto l'occasione d'essere ascoltata; che ha tremendamente paura del futuro, che se la prende con se stesso e con le sue scelte sbagliate, ma ancor di più con quei fogli come muri di cinta impossibili da scavalcare, troppo ripidi credo o probabilmente costernato dall'angoscia di guardarci oltre.
Non vuole rivolgersi ad un terapeuta poichè dice che nessuno potrà consigliargli la cosa giusta. O molla e finisce chissà dove o continua chissà come e resta infelice per tutta la vita...
E' un ragazzo speciale, appassionato di letteratura, storia, umile e con valori veri!! e si è condannato... sta dando per spacciata la sua vita... e questo non posso permetterglielo!!
[#1]
Cara Utente,
sarebbe importante che fosse il suo fidanzato a scriverci, in maniera tale da riferire in prima persona ciò che sente e quello che sta passando.
In linea di massima comunque posso dirle che non poche persone si bloccano a pochi esami dalla laurea (o addirittura prima di dare la tesi) perchè, pur essendo capaci e anche brillanti, non riescono a portare a termine un percorso che non hanno scelto con convinzione e che li condurrà a svolgere un lavoro che non sono interessati a fare.
E' probabilmente venuto per li suo fidanzato il momento di lasciar prevalere i propri desideri su quelli del padre, e questo si sta concretizzando con un'improvvisa incapacità di studiare perchè non riesce a imporsi in altro modo, a far valere il proprio punto di vista e a far capire al padre come si sente.
La volontà infatti non è tutto, quando non è sostenuta da un'adeguata motivazione, e le capacità cognitive necessarie per lo studio o il lavoro possono anche non essere più disponibili come in precedenza, quando si vive un forte stress.
Suggerisca al ragazzo di scriverci o, meglio ancora, di richiedere di persona una consulenza psicologica senza aspettarsi che arrivino dei "consigli", quanto piuttosto un aiuto perchè riesca ad elaborare le emozioni che causano questo suo blocco psicoogico e a capire perchè si sente così, prima ancora di stabilire come può affrontare in altro modo la situazione.
Gli stia vicino, ma cerchi di fargli capire che il suo aiuto può non essere abbastanza e che una situazione delicata come quella in cui si trova merita uno spazio di ascolto e di riflessione anche d'altro tipo.
sarebbe importante che fosse il suo fidanzato a scriverci, in maniera tale da riferire in prima persona ciò che sente e quello che sta passando.
In linea di massima comunque posso dirle che non poche persone si bloccano a pochi esami dalla laurea (o addirittura prima di dare la tesi) perchè, pur essendo capaci e anche brillanti, non riescono a portare a termine un percorso che non hanno scelto con convinzione e che li condurrà a svolgere un lavoro che non sono interessati a fare.
E' probabilmente venuto per li suo fidanzato il momento di lasciar prevalere i propri desideri su quelli del padre, e questo si sta concretizzando con un'improvvisa incapacità di studiare perchè non riesce a imporsi in altro modo, a far valere il proprio punto di vista e a far capire al padre come si sente.
La volontà infatti non è tutto, quando non è sostenuta da un'adeguata motivazione, e le capacità cognitive necessarie per lo studio o il lavoro possono anche non essere più disponibili come in precedenza, quando si vive un forte stress.
Suggerisca al ragazzo di scriverci o, meglio ancora, di richiedere di persona una consulenza psicologica senza aspettarsi che arrivino dei "consigli", quanto piuttosto un aiuto perchè riesca ad elaborare le emozioni che causano questo suo blocco psicoogico e a capire perchè si sente così, prima ancora di stabilire come può affrontare in altro modo la situazione.
Gli stia vicino, ma cerchi di fargli capire che il suo aiuto può non essere abbastanza e che una situazione delicata come quella in cui si trova merita uno spazio di ascolto e di riflessione anche d'altro tipo.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Concordo con la Collega nel consigliare al suo ragazzo di prendersi un intervallo anche breve e cercare aiuto, per chiarirsi la situazione, leggere le sue emozioni, esprimere anche la sua rabbia.
Che poi sarà anche il caso di valutare se, con principio di realtà non sia bene concludere gli studi e di questo titolo di studio fare quello che sembra meno pesante ..si può leggere, scrivere studiare, con part-time , l'importante è che lui non si senta incastrato a fare tutto il tempo e tutta la vita qualcosa che non ama..
E' lui che deve farsi carico della propria vita, io apprezzo il suo slancio ed il suo desiderio di salvarlo, ma lo scatto , la decisione è lui che deve sentirla..
Restiamo in ascolto con molti auguri...
Che poi sarà anche il caso di valutare se, con principio di realtà non sia bene concludere gli studi e di questo titolo di studio fare quello che sembra meno pesante ..si può leggere, scrivere studiare, con part-time , l'importante è che lui non si senta incastrato a fare tutto il tempo e tutta la vita qualcosa che non ama..
E' lui che deve farsi carico della propria vita, io apprezzo il suo slancio ed il suo desiderio di salvarlo, ma lo scatto , la decisione è lui che deve sentirla..
Restiamo in ascolto con molti auguri...
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.5k visite dal 19/02/2014.
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