Non so come uscire da questa situazione

Gentile dottori. Non so cosa mi sta succedendo. Ho 22 anni e da ormai qualche anno vivo male e ho paura che mi sto ammalando di depressione. Ho finito le superiori regolarmente con un bel voto e fino a li andava tutto bene anche se sono sempre stato un pò timido e con poca autostima e questo mi ha portato a non essere il classico ragazzo da discoteca o uscite abitudinarie con amici. Dopo le superiori il buio totale. Ho iniziato giurisprudenza ma dopo due anni ho lasciato. Avevo dato pochi esami ed essendo orali mi agitavo sempre talmente tanto che quasi svenivo. Questo per la mia solita paura di confrontarmi con qualcuno, questa paura sociale. Non ho fatto vita da fuori sede perché avevo sempre paura di non cavarmela di avere nostalgia. Nel frattempo mia madre si è ammalata di tumore. E nel gennaio 2013 se ne è andata. Non ho ancora capito che impatto abbia avuto la sua morte su di me. Perché stranamente in quel caso mi sono sentito forte e coraggioso e non ho mai pianto in pubblico e ho tenuto tutta la mia sofferenza dentro. Ancora oggi non riesco forse a realizzare completamento che lei non c’è più e non capisco se è la mia forza che mi fa andare avanti oppure il semplice fatto di non volermi capacitare. In famiglia siamo mio padre e mia sorella. Ho una ragazza con cui sto da tre anni che mi ha dato molta forza nel momento peggiore della mia vita e se non fosse per lei probabilmente sarebbe stato tutto molto più ‘nero’. Nel frattempo ho provato a capire cosa volevo fare e ho scelto un altra facoltà simile a giurisprudenza ma di durata di tre anni. Mi sono iscritto ho iniziato ma non riesco. Non riesco a studiare a dare esami, non riseco a vedere un futuro. Non ho obbiettivi ne ambizioni. La voglia di fare c’è ma non riesco a fare nulla e non so perché. Vorrei andare a lavorare perché ho voglia di avere una routine quotidiana nella mia vita ma mi spaventa anche questo. Ho paura di fallire e deludere e non essere in grado di fare nulla. Mi spaventa il fatto che magari senza laurea non riuscirò mai a fare qualcosa di serio nella vita. Mio padre mi ha sempre appoggiato in tutto nella vita universitaria e mi ha sempre detto che se volessi lavorare e non studiare per lui non fa differenza basta che io mi senta felice. Ma so che un genitore si sentirebbe più orgoglioso di un figlio che si laurea. Non so cosa fare, non come dirgli che io non ce la faccio che non so cosa fare. Ho paura di deluderlo, ho paura di deludere tutti. Vado a letto insoddisfatto della mia vita e dormo 4 ore a notte. Ho macigno enorme che mi sento dentro e non so più come uscirne.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Gentile Utente,

comprendere cosa si desidera fare della propria vita è un compito impegnativo, che mette in crisi la maggior parte dei ragazzi.

Quando è presente anche un forte desiderio di non deludere gli altri questo processo si complica, perchè può diventare difficile capire cosa corrisponde ai propri desideri, cosa ai desideri degli altri, cosa alla percezione che si ha di quali siano i "reali" desideri degli altri.
E' molto importante che suo padre si dica pronto a sostenerla qualunque sia la sua decisione: non penso che abbia motivo di pensare che sarebbe più orgoglioso di un figlio felicemente e faticosamente laureato piuttosto che di un figlio realizzatosi in altro modo.

Lei ci parla di difficoltà legate all'autostima, che l'hanno sempre condizionata, alle quali si è aggiunta la comprensibile e comune confusione legata alle scelte sul suo futuro e infine il lutto per la morte della mamma, che può essere "cristallizzato" ed esercitare un'importante influenza sul suo stato d'animo e sulla sua capacità di prendere decisioni.
Ci sono quindi più elementi che le provocano un serio disagio ed è importante che li affronti seriamente.
Le suggerisco di parlare di tutto questo con uno psicologo per fare chiarezza e modificare quegli aspetti di lei e della sua esistenza che stanno ponendo seri ostacoli (macigni) sul suo cammino.

Cordialmente,

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

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Utente
Utente
Gentile Dott.ssa, La ringrazio per la risposta. Sono già in cura da un anno con una psicologa ma purtroppo non ho riscontrato dei miglioramenti. Forse perché non riesco ad esprimere completamente tutto quello che sento e tutto quello che provo nemmeno con la psicologa. Ogni tanto mi sembra di avere paura di dire le cose per deludere anche lei ... forse dovrei cercare di tirare fuori tutto anche se difficile.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

se Lei si è rivolto ad una psicologa da un anno e sente di non averne beneficio, dovrebbe dirlo molto chiaramente alla Collega ed eventualmente rivedere insieme gli obiettivi che vi eravate posti.
Quali sono questi obiettivi?
Quali sono stati raggiunti?
Quali NON sono stati raggiunti e perchè?

Poi Lei scrive: "Ogni tanto mi sembra di avere paura di dire le cose per deludere anche lei ... forse dovrei cercare di tirare fuori tutto anche se difficile."

Nella relazione terapeutica, che è comunque una relazione tra persone, il pz. mette in atto gli schemi cognitivi e comportamentali che ha imparato e che sa usare meglio e se Lei ha intercettato questa Sua modalità di fare e di essere, allora è bene che lo faccia sapere alla psicologa che si faccia aiutare a cambiare. Lo chieda molto esplicitamente, altrimenti si porterà dietro il problema all'infinito...

Infine mi pare che Lei abbia una visione particolare delle cose, come se la Sua RESPONSABILITA' fosse ipertrofica e avesse il potere di fare più di quello che abitualemente le persone fanno.
Dico bene?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"Forse perché non riesco ad esprimere completamente tutto quello che sento e tutto quello che provo nemmeno con la psicologa"

Gent.le ragazzo,
per entrare in relazione profonda ed empatica è necessario aver instaurato un rapporto di fiducia, dalle sue parole emerge una notevole "resistenza" come se avesse paura di correre un rischio...forse quello d'incorrere nel giudizio dell'altro?
La relazione terapeutica è caratterizzata dalla sospensione dell'atteggiamento giudicante da parte dello Psicologo, è così anche nel suo caso?
Le consiglio la lettura di questo articolo:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/153-perche-iniziare-una-psicoterapia.html


Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Se lei non si sente completamente a suo agio non parla di tutto quello che invece dovrebbe essere discusso, e la terapia non può fare i progressi che invece potrebbe fare se lei riuscisse ad aprirsi di più.

Cosa pensa che potrebbe succedere nel caso in cui si esprimesse in maniera più libera?

Quanto descrive è molto importante:

"Ogni tanto mi sembra di avere paura di dire le cose per deludere anche lei ..."

Dal punto di vista psicodinamico questa trasposizione sulla psicologa di sentimenti che lei prova nei confronti dei suoi genitori (ora del solo padre, visto che purtroppo la mamma non c'è più) si chiama "transfert" ed è importantissimo che ne parli in terapia.
Se infatti sta ricreando nel rapporto con la terapeuta lo stesso rapporto che ha con le persone significative della sua vita ha la fondamentale occasione di modificare entro la relazione terapeutica questo suo modo di sentire e di comportarsi di conseguenza.

Il transfert è un costrutto centrale soprattutto nella psicoterapia psicodinamica/psicoanalitica, ma anche se la psicoterapia che sta facendo non appartenesse a questo orientamento non potrei che suggerirle di far presente alla psicologa che la sta trattando (involontariamente) come tratta i suoi genitori.
Se consideriamo inoltre che ha iniziato la psicoterapia subito dopo aver perso la mamma è possibile che stia trasferendo direttamente sulla psicologa anche altri sentimenti che provava verso sua madre: penso che possa esserle chiaro quanto è importante che gliene parli.
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Utente
Utente
Gentili Dott.sse,
ascolterò i vostri consigli e proverò ad aprirmi completamente con la psicologa come dovrebbe essere fatto. Il fatto del timore di deludere anche la psicologa deriva dal fatto che in questo anno è stato fatto un percorso dove poi sembrava essere arrivati ad un buon punto positivo (ad esempio dal punto di vista universitario e la paura degli esami orali) e invece alla fine non è stato così e quindi ho timore (forse paura di fare brutta figura) nel dirle che nulla sembra cambiato in questi mesi. Questo mi spaventa ma devo cercare di dare un senso a questa terapia.
Forse quello che ancora più mi spaventa è il discorso con mio padre dove dovrei dirgli tutto quello che sta passando nella mia mente in questi mesi, il fatto che per ora vorrei lasciare gli studi, che non mi sento bene ecc. Ma so già che non riuscirei a trovare il coraggio per farlo. Ho pensato più volte di scrivere una lettera dove, forse, sarebbe più facile esprimere ciò che penso. Ma non so se lui capirebbe il perché di una lettera piuttosto di un discorso a voce. Inoltre sono sicuro che il volere lasciare l'università e il fatto di avere questa paura anche di affrontare un lavoro per lui sarebbe una mia 'mancanza di voglia di fare qualcosa'. Invece non è così ... ma non so se capirebbe.
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
Suo padre sa che lei è in terapia?
Se sì, avete mai parlato del perchè si sta facendo aiutare?
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Utente
Utente
Si mio padre sa che sono in terapia. La terapia è iniziata qualche mese prima della morte di mia madre. Inizialmente il motivo della terapia era la mia elevata ipocondria oltre, naturalmente, al fatto che stavo affrontando la malattia di mia madre. Quando sembravano esserci dei leggeri progressi è arrivata la morte di mia madre che ha quindi 'frenato' il percorso della terapia. Con mio padre ho affrontato solo inizialmente i motivi della terapia (è lui che mi consiglio di andare). Poi però non ho più parlato con lui della terapia, dei problemi che mi affliggono ... e quindi lui pensa che tutto vada bene, ma non è così ... e non so come affrontarlo ...
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233
E' sicuro che suo padre non si renda conto di nulla?
Non è piuttosto possibile che eviti di parlarne proprio come sta facendo lei?

Ha già rivisto la psicologa?