Attacchi d'ansia di sera, battiti a 110bpm
Gentili dottori,
sono un ragazzo di 27 anni che soffre, attualmente, di attacchi d'ansia.
Tutto è iniziato dopo la separazione dei miei genitori quando mi son trovato a dover rinunciare allo studio fuori sede e correre a sostenere mia mamma che si sentiva sola ed abbandonata.
Mi son fatto carico di lei fino a quando, a forza di sostenerla, son crollato pure io.
Son dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale siccome avevo conati di vomito, dolori addominali, tachicardia e in ospedale mi hanno indirizzato da uno psicologo.
Infatti, non riuscivo più a gestire l'ansia che mi aveva intrappolato in una gabbia, stavo entrando in depressione perché mi sentivo impotente. É stato il periodo più brutto della mia vita, non ho mai sofferto in un così breve periodo di manifestazioni così violente dei miei stati d'animo.
Appena mi allontanavo da casa per andare a studiare nella città in cui frequento l'università, mi assalivano sensi di colpa siccome credevo, erroneamente, di abbandonare mia madre. Son stato così male che non riuscivo più a staccarmi dalla famiglia, a vivere con l'ammalato, ci si ammala. Io ero ammalato come mia madre. Ma stavo sprecando la mia vita!!
Sono quindi corso da uno psicologo che, con 10 sedute, mi ha fatto comprendere che in gioco c'è il mio futuro e che dovevo tornare a seguire il percorso accademico e così ho fatto, non senza paure e timori.
E ho seguito le lezioni per tre mesi, poi sono tornato a casa nella mia città natale e ho vissuto un mese in famiglia. La situazione è migliorata e ho potuto studiare e sostenere diversi esami positivamente.
Successivamente è arrivato di nuovo il momento di ritornare a seguire le lezioni e di nuovo si sono presentati gli attacchi d'ansia e credo per due semplici motivi:
1) sono ancora convinto di avere la responsabilità di mia madre anche se lei è in grado di gestirsi (è sotto cura da uno psichiatra). Io, invece, ho preferito seguire la strada della psicoterapia
2) ho paura di stare male, di morire. Son stato così male che ho perso il gusto di vivere ed ora lo voglio riprendere ma sto soffrendo tantissimo, pur vedendo qualche miglioramento
Quanto ci vorrà? Perché la caduta è velocissima e la risalita è una fatica ed una sofferenza incredibile? Però io ci voglio riuscire, voglio riottenere la vita che avevo prima di dover correre in soccorso a mia madre.
Preciso che attualmente non posso più permettermi di essere seguito ancora dallo psicologo, il quale ha affermato di avermi fornito gli strumenti per combattere e che ora spetta a me. Ed io ci sto provando ma quanto ci vorrà?
sono un ragazzo di 27 anni che soffre, attualmente, di attacchi d'ansia.
Tutto è iniziato dopo la separazione dei miei genitori quando mi son trovato a dover rinunciare allo studio fuori sede e correre a sostenere mia mamma che si sentiva sola ed abbandonata.
Mi son fatto carico di lei fino a quando, a forza di sostenerla, son crollato pure io.
Son dovuto ricorrere alle cure dell'ospedale siccome avevo conati di vomito, dolori addominali, tachicardia e in ospedale mi hanno indirizzato da uno psicologo.
Infatti, non riuscivo più a gestire l'ansia che mi aveva intrappolato in una gabbia, stavo entrando in depressione perché mi sentivo impotente. É stato il periodo più brutto della mia vita, non ho mai sofferto in un così breve periodo di manifestazioni così violente dei miei stati d'animo.
Appena mi allontanavo da casa per andare a studiare nella città in cui frequento l'università, mi assalivano sensi di colpa siccome credevo, erroneamente, di abbandonare mia madre. Son stato così male che non riuscivo più a staccarmi dalla famiglia, a vivere con l'ammalato, ci si ammala. Io ero ammalato come mia madre. Ma stavo sprecando la mia vita!!
Sono quindi corso da uno psicologo che, con 10 sedute, mi ha fatto comprendere che in gioco c'è il mio futuro e che dovevo tornare a seguire il percorso accademico e così ho fatto, non senza paure e timori.
E ho seguito le lezioni per tre mesi, poi sono tornato a casa nella mia città natale e ho vissuto un mese in famiglia. La situazione è migliorata e ho potuto studiare e sostenere diversi esami positivamente.
Successivamente è arrivato di nuovo il momento di ritornare a seguire le lezioni e di nuovo si sono presentati gli attacchi d'ansia e credo per due semplici motivi:
1) sono ancora convinto di avere la responsabilità di mia madre anche se lei è in grado di gestirsi (è sotto cura da uno psichiatra). Io, invece, ho preferito seguire la strada della psicoterapia
2) ho paura di stare male, di morire. Son stato così male che ho perso il gusto di vivere ed ora lo voglio riprendere ma sto soffrendo tantissimo, pur vedendo qualche miglioramento
Quanto ci vorrà? Perché la caduta è velocissima e la risalita è una fatica ed una sofferenza incredibile? Però io ci voglio riuscire, voglio riottenere la vita che avevo prima di dover correre in soccorso a mia madre.
Preciso che attualmente non posso più permettermi di essere seguito ancora dallo psicologo, il quale ha affermato di avermi fornito gli strumenti per combattere e che ora spetta a me. Ed io ci sto provando ma quanto ci vorrà?
[#1]
Gentile ragazzo,
così come ogni situazione è altamente soggettiva lo è anche la sua risoluzione.
Non possiamo sapere quanto ci vorrà. Posso capire che lei si senta in colpa per lasciare sua madre in una situazione di difficoltà e che ritornando a casa si siano riattivate vecchie dinamiche tra di voi. Tuttavia non credo sia solo farina del suo sacco. Mi domando infatti se sua madre non faccia qualcosa per farla sentire in difficoltà..... Tutte le situazioni di coppia, anche quella madre/figlio si costruiscono in due. Parte del compito di ogni genitore è permettere al figlio di lasciarlo e farlo andare per la sua strada. Non tenerlo legato a se'.
Restiamo in ascolto
così come ogni situazione è altamente soggettiva lo è anche la sua risoluzione.
Non possiamo sapere quanto ci vorrà. Posso capire che lei si senta in colpa per lasciare sua madre in una situazione di difficoltà e che ritornando a casa si siano riattivate vecchie dinamiche tra di voi. Tuttavia non credo sia solo farina del suo sacco. Mi domando infatti se sua madre non faccia qualcosa per farla sentire in difficoltà..... Tutte le situazioni di coppia, anche quella madre/figlio si costruiscono in due. Parte del compito di ogni genitore è permettere al figlio di lasciarlo e farlo andare per la sua strada. Non tenerlo legato a se'.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
"sono ancora convinto di avere la responsabilità di mia madre anche se lei è in grado di gestirsi "
Mi pare che questo sia il nocciolo della questione.
Ma, se non ho capito male, Lei ha terminato la psicoterapia e sta cercando di mettere in pratica le indicazioni dello psicologo. Quali sono?
Che tipo di psicoterapia ha fatto?
Mi pare che questo sia il nocciolo della questione.
Ma, se non ho capito male, Lei ha terminato la psicoterapia e sta cercando di mettere in pratica le indicazioni dello psicologo. Quali sono?
Che tipo di psicoterapia ha fatto?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Ex utente
Innanzitutto ringrazio entrambi i dottori per le risposte. Nella mia vita son sempre andato in soccorso agli altri e non ho mai ricevuto sostegno da nessuno. E anche adesso mi trovo a sostenere questa situazione da solo con le estreme difficoltà che ci sono. Ma ci voglio riuscire, senza farmaci perché questa cosa come è nata nella mia testa, dalla mia testa se ne va.
Con lo psicologo ho affrontato una psicoterapia cognitivo comportamentale con rielaborazione dei concetti errati che, a causa del mio riavvicinamento alla famiglia, sono subentrati.
Lo psicologo mi ha spiegato di accettare queste onde di ansia che vengono, di affrontare le paure che mi sono subentrate. Per esempio, essendo stato molto male, ora ho paura di morire, di stare di nuovo male e lo psicologo mi ha spiegato che non si muore di ansia, subentra un meccanicismo di sopravvivenza che fa sopravvivere l'organismo. Avevo paura di vomitare e anche li, lo psicologo mi ha spiegato che succede a tutti di poter stare male. Mi ha fatto capire che devo pensare al mio futuro e non a mia madre, perché son troppo giovane per sacrificare la mia vita.
Mi ha detto che le battaglie contro queste mie paure (di star male, di stare da solo, di essere lontano dalla famiglia) saranno difficili ma ne riceverò i benefici quando superandole, mi ritroverò nuove risorse dentro me.
Oggi per esempio ho mangiato solo 2 panini e un piatto di insalata, non è molto ma meglio di niente. Con l'abitudine, l'ansia diminuirà e riacquisterò voglia di mangiare, di uscire, di divertirmi. Lo spero.
Con lo psicologo ho affrontato una psicoterapia cognitivo comportamentale con rielaborazione dei concetti errati che, a causa del mio riavvicinamento alla famiglia, sono subentrati.
Lo psicologo mi ha spiegato di accettare queste onde di ansia che vengono, di affrontare le paure che mi sono subentrate. Per esempio, essendo stato molto male, ora ho paura di morire, di stare di nuovo male e lo psicologo mi ha spiegato che non si muore di ansia, subentra un meccanicismo di sopravvivenza che fa sopravvivere l'organismo. Avevo paura di vomitare e anche li, lo psicologo mi ha spiegato che succede a tutti di poter stare male. Mi ha fatto capire che devo pensare al mio futuro e non a mia madre, perché son troppo giovane per sacrificare la mia vita.
Mi ha detto che le battaglie contro queste mie paure (di star male, di stare da solo, di essere lontano dalla famiglia) saranno difficili ma ne riceverò i benefici quando superandole, mi ritroverò nuove risorse dentro me.
Oggi per esempio ho mangiato solo 2 panini e un piatto di insalata, non è molto ma meglio di niente. Con l'abitudine, l'ansia diminuirà e riacquisterò voglia di mangiare, di uscire, di divertirmi. Lo spero.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 14/02/2014.
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Approfondimento su Ansia
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