Dubbi sul futuro
Buongiorno,
ho 31 anni appena compiuti e dopo una serie di travagli all'università e una crisi, l'anno scorso ho iniziato un nuovo percorso. Quindi sono al primo anno.
purtroppo, a prescindere dal campo di studi scelto, sono molto sfiduciata nei confronti del mondo del lavoro. Tutti i mercati del lavoro in Italia sembrano saturi di professionisti- Sembra che non ci sia posto per tutti. Io a volte mi chiedo se non essendo benestante, avrò mai dei problemi a collocarmi da qualche parte, anche con un titolo di studio in mano. Non ho scelto l'università per il lavoro, ma perché mi piace. Però a 30 anni è normale pensare al dopo "mi sistemerò mai?". Incontri gente per strada che appena gli dici qualcosa di te stessa e sembri entusiasta, ti smontano l'euforia.
Quest'estate andai a fare un colloquio di lavoro in un ristorante. parlai con una donna sulla quarantina, un tipetto cameriera-lavapiatti. Appena mi vide mi disse " sei troppo magra non ce la farai a fare questo lavoro". Nonostante vari chiarimenti da parte mia (in passato questo lavoro l'avevo già fatto), appena le dissi che stavo anche studiando, ha cominciato a dirmi che ho sbagliato tutto, che per me nn ci sarà futuro, che altri arriveranno prima di me, che siccome non sono benestante non sarò mai una libera professionista e che soprattutto "non si può avere tutto dalla vita, o studi o lavori". Io ho fatto buon viso a tutte le sue parole, fingevo di ascoltarla e di annuire. Morale della favola, ha fatto di tutto perché non accettassi il lavoro, dicendomi che da lei avrei dovuto fare 10 ore al giorno e che studiando sarei crollata. A fine conversazione, le ho lasciato lo stesso il mio numero e le ho detto di chiamarmi almeno il WE, nulla, ha scosso la testa. Non mi ha mai richiamata. Ora, io capisco che non è nostradamus, purtroppo però le sue frasi, anche se pronunciate da una donna "che non sa", in quel periodo un po' delicato e pesante, mi fecero un po' eco.
Io sinceramente non so cosa pensare. A 31 anni forse mi ritrovo senza niente perché ho gestito male la mia gioventù; in Italia si usa dire che non c'è futuro per le risorse umane, non importa quanto tu valga e quanto ti sei impegnato, compresi i ritardi. A volte mi sembra che essere senza soldi in partenza non mi aiuterà molto. Quindi spesso ho paura di non riuscire.
Due anni fa in un posto di lavoro ho subito un po' di mobbing, ressi 1 mese, ma somatizzai troppo e troppo in fretta, non seppi gestire la situazione e lasciai il lavoro. Da allora la mia visione delle persone e del mondo del lavoro è cambiata, e mi sento bloccata, perché ho capito che non è facile farsi strada e ho paura che ricapiti di nuovo. Secondo voi, cosa posso fare? Come la devo vedere la situazione lavorativa?
Grazie
ho 31 anni appena compiuti e dopo una serie di travagli all'università e una crisi, l'anno scorso ho iniziato un nuovo percorso. Quindi sono al primo anno.
purtroppo, a prescindere dal campo di studi scelto, sono molto sfiduciata nei confronti del mondo del lavoro. Tutti i mercati del lavoro in Italia sembrano saturi di professionisti- Sembra che non ci sia posto per tutti. Io a volte mi chiedo se non essendo benestante, avrò mai dei problemi a collocarmi da qualche parte, anche con un titolo di studio in mano. Non ho scelto l'università per il lavoro, ma perché mi piace. Però a 30 anni è normale pensare al dopo "mi sistemerò mai?". Incontri gente per strada che appena gli dici qualcosa di te stessa e sembri entusiasta, ti smontano l'euforia.
Quest'estate andai a fare un colloquio di lavoro in un ristorante. parlai con una donna sulla quarantina, un tipetto cameriera-lavapiatti. Appena mi vide mi disse " sei troppo magra non ce la farai a fare questo lavoro". Nonostante vari chiarimenti da parte mia (in passato questo lavoro l'avevo già fatto), appena le dissi che stavo anche studiando, ha cominciato a dirmi che ho sbagliato tutto, che per me nn ci sarà futuro, che altri arriveranno prima di me, che siccome non sono benestante non sarò mai una libera professionista e che soprattutto "non si può avere tutto dalla vita, o studi o lavori". Io ho fatto buon viso a tutte le sue parole, fingevo di ascoltarla e di annuire. Morale della favola, ha fatto di tutto perché non accettassi il lavoro, dicendomi che da lei avrei dovuto fare 10 ore al giorno e che studiando sarei crollata. A fine conversazione, le ho lasciato lo stesso il mio numero e le ho detto di chiamarmi almeno il WE, nulla, ha scosso la testa. Non mi ha mai richiamata. Ora, io capisco che non è nostradamus, purtroppo però le sue frasi, anche se pronunciate da una donna "che non sa", in quel periodo un po' delicato e pesante, mi fecero un po' eco.
Io sinceramente non so cosa pensare. A 31 anni forse mi ritrovo senza niente perché ho gestito male la mia gioventù; in Italia si usa dire che non c'è futuro per le risorse umane, non importa quanto tu valga e quanto ti sei impegnato, compresi i ritardi. A volte mi sembra che essere senza soldi in partenza non mi aiuterà molto. Quindi spesso ho paura di non riuscire.
Due anni fa in un posto di lavoro ho subito un po' di mobbing, ressi 1 mese, ma somatizzai troppo e troppo in fretta, non seppi gestire la situazione e lasciai il lavoro. Da allora la mia visione delle persone e del mondo del lavoro è cambiata, e mi sento bloccata, perché ho capito che non è facile farsi strada e ho paura che ricapiti di nuovo. Secondo voi, cosa posso fare? Come la devo vedere la situazione lavorativa?
Grazie
[#1]
Gentile ragazza, non ho capito bene il suo percorso di studi, si è iscritta ora all'Università o ha cambiato facoltà? E nel periodo tra i 20 e i 30 anni cosa ha fatto , di cosa si è interessata.. o ha lavorato.. ? non sappiamo niente di lei, nè della sua storia, con chi vive e come vive ?Io apprezzo molto che lei studi perchè le piace, la motivazione è fondamentale, però naturalmente anche il principio di realtà è importante, cerchiamo di capire come la laurea che sogna può essere poi sfruttata anche concretamente.. ..Restiamo in ascolto anche per poterla aiutare meglio...Quanto alla poco simpatica donna che avrebbe potuto farla lavorare, la lasci perdere, lei ha dato quello che è il suo sbrigativo punto di vista, non è la bocca della verità..Non abbandoni i suoi sogni, ma li verifichi sul piano di realtà con lucidità e intelligenza...
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#2]
Gentile ragazza, rileggendo i suoi post precedenti, vedo che tutti i colleghi le consigliano di farsi aiutare, lo faccia ora, anche il servizio pubblico è ottimo, lo faccia per la bambina poco felice che è stata , per fare la pace emotivamente con quei suoi genitori che le hanno dato quello che avevano e che potevano, per andare "oltre " con un coraggio nuovo..
molti auguri davvero..
molti auguri davvero..
[#3]
Ex utente
Buongiorno. Scusate il ritardo e grazie delle risposte. Dottoressa Fregonese sì, ho già preso contatto con un collega della USL. Devo solo passare dal medico di famiglia per il primo consulto. Una mia amica però mi ha detto che con l'USL i tempi d'attesa sono lunghissimi. Comunque proverò.
Intanto per risponderle alla sua prima risposta, tra i 20 e i 30 ho fatto molti lavori temporanei, di varia natura: cameriera,commessa d'abbigliamento, aiuto segretaria, barista, doposcuola ai bambini, provai ad aprire un negozio e ho lavorato anche all'estero. Però in quei 10 anni non ho solo lavorato; a 24 anni mi iscrissi all'università per puro piacere di studio e scelsi un percorso (storia e filosofia) senza pensare a un dopo, in pratica mi misi a studiare con lena ma per passatempo, seppur con buoni voti e impegno. Poi a quasi 27 anni arriva la crisi, che mi portò a capire che non volevo specializzarmi in quel campo, per quanto potesse piacermi. Brancolai nel buio per troppo tempo (ci metto tanto per uscire dall'impasse di solito) e poi a 29 anni quasi finiti ho cambiato facoltà, sentendo qualcosa che non avevo mai sentito prima: un motivo per il dopo, il cosiddetto obiettivo (anche se sono aperta alla multidisciplinarietà). Però dal tunnel del passato non ci sono uscita, in pratica ho paura del futuro, ora che l'orologio biologico inizia a farsi sentire. O almeno credo. Spesso mi guardo allo specchio e credo di vedermi le prime rughe...vedo mia madre che piano piano invecchia...e mi sento triste quando la guardo....è come se la volessi vedere giovane di nuovo...Ora la mia ossessione è il tempo che scorre, il mercato del lavoro, i rapporti con i colleghi, i soldi, le opportunità.
Cercherò al più presto di prenotare un consulto. La ringrazio per il suo consiglio...
Cordiali saluti
Intanto per risponderle alla sua prima risposta, tra i 20 e i 30 ho fatto molti lavori temporanei, di varia natura: cameriera,commessa d'abbigliamento, aiuto segretaria, barista, doposcuola ai bambini, provai ad aprire un negozio e ho lavorato anche all'estero. Però in quei 10 anni non ho solo lavorato; a 24 anni mi iscrissi all'università per puro piacere di studio e scelsi un percorso (storia e filosofia) senza pensare a un dopo, in pratica mi misi a studiare con lena ma per passatempo, seppur con buoni voti e impegno. Poi a quasi 27 anni arriva la crisi, che mi portò a capire che non volevo specializzarmi in quel campo, per quanto potesse piacermi. Brancolai nel buio per troppo tempo (ci metto tanto per uscire dall'impasse di solito) e poi a 29 anni quasi finiti ho cambiato facoltà, sentendo qualcosa che non avevo mai sentito prima: un motivo per il dopo, il cosiddetto obiettivo (anche se sono aperta alla multidisciplinarietà). Però dal tunnel del passato non ci sono uscita, in pratica ho paura del futuro, ora che l'orologio biologico inizia a farsi sentire. O almeno credo. Spesso mi guardo allo specchio e credo di vedermi le prime rughe...vedo mia madre che piano piano invecchia...e mi sento triste quando la guardo....è come se la volessi vedere giovane di nuovo...Ora la mia ossessione è il tempo che scorre, il mercato del lavoro, i rapporti con i colleghi, i soldi, le opportunità.
Cercherò al più presto di prenotare un consulto. La ringrazio per il suo consiglio...
Cordiali saluti
[#4]
Ex utente
dimenticavo. Vivo ancora con mia madre, quindi mi sento un po' in difetto. Mio padre non c'è più da quando avevo 12 anni. Sono fidanzata da qualche anno ma lui ha perso il lavoro l'anno scorso e ora trova solo lavori su provvigioni che difficilmente lo fanno guadagnare. Quindi non abbiamo una casa nostra.
Mi sono iscritta alla facoltà di scienze della formazione per studiare lo sviluppo dell'individuo lungo l'arco della vita.
Non mi fa onore dirlo ma da quando lasciai il posto di lavoro in seguito al mobbing (avevo 28 anni), ho perso la "voglia" di lavorare. Certo che riuscirono a smontare la mia autostima in poche settimane. Non vorrei usare questo termine ma mi sembra che sia così. Se solo sento dire "vedrai cercano in quel posto", la me di una volta si sarebbe lanciata con il CV in mano, ora invece rifiuto" a priori". Io non voglio essere la brutta immagine dell'italiano medio, ma bisogna essere realisti: trovare un lavoro non è impossibile, solo difficile. Quando trovi un lavoro, spesso non c'è pietà, c'è questa piaga sociale chiamata mobbing che distrugge o almeno debilita le risorse umane. Vuoi perché sei giovane, vuoi perché c'è fame di successo, vuoi perché sei carina, vuoi perché vogliono ridimensionare l'organico o perché ti devono far sentire in colpa di di voler diventare mamma.
Io non so, forse i blocchi arrivano e basta.
Grazie
cordiali saluti di nuovo
Mi sono iscritta alla facoltà di scienze della formazione per studiare lo sviluppo dell'individuo lungo l'arco della vita.
Non mi fa onore dirlo ma da quando lasciai il posto di lavoro in seguito al mobbing (avevo 28 anni), ho perso la "voglia" di lavorare. Certo che riuscirono a smontare la mia autostima in poche settimane. Non vorrei usare questo termine ma mi sembra che sia così. Se solo sento dire "vedrai cercano in quel posto", la me di una volta si sarebbe lanciata con il CV in mano, ora invece rifiuto" a priori". Io non voglio essere la brutta immagine dell'italiano medio, ma bisogna essere realisti: trovare un lavoro non è impossibile, solo difficile. Quando trovi un lavoro, spesso non c'è pietà, c'è questa piaga sociale chiamata mobbing che distrugge o almeno debilita le risorse umane. Vuoi perché sei giovane, vuoi perché c'è fame di successo, vuoi perché sei carina, vuoi perché vogliono ridimensionare l'organico o perché ti devono far sentire in colpa di di voler diventare mamma.
Io non so, forse i blocchi arrivano e basta.
Grazie
cordiali saluti di nuovo
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Gentile Utente,
purtroppo bisogna fare i conti con la realtà, specialmente quando è dura e quando è tanto diversa da ciò che vorremmo.
Bisogna anche sapersi accontentare, ma a sapersi accontentare spesso si perde la forza di lottare per quel che vorremmo.
Purtroppo in Italia la mentalità nei confronti della giovane donna aspirante mamma non è favorevole, a meno che non si abbia un posto pubblico. Solo che per queste questioni, lo psicologo serve dal punto di vista emotivo, e deve essere affiancato da una consulenza di un giuslavorista o di un sindacato.
Il difficile a questo punto è stabilire quanto è responsabile Lei, e quanto è responsabile "il sistema Italia", per poter essere consapevole dove indirizzare le proprie forze e le proprie risorse, e dove lasciare che le cose facciano il loro corso. Ed in questo un supporto psicologico rappresenta quel punto di vista *da fuori*.
Ad andare controcorrente si fa solo una gran fatica e si rischia di affogare, ma lasciarsi trascinare dalla corrente direzionandosi a riva o impegnandosi a galleggiare, garantisce una maggiore probabilità di sopravvivenza.
purtroppo bisogna fare i conti con la realtà, specialmente quando è dura e quando è tanto diversa da ciò che vorremmo.
Bisogna anche sapersi accontentare, ma a sapersi accontentare spesso si perde la forza di lottare per quel che vorremmo.
Purtroppo in Italia la mentalità nei confronti della giovane donna aspirante mamma non è favorevole, a meno che non si abbia un posto pubblico. Solo che per queste questioni, lo psicologo serve dal punto di vista emotivo, e deve essere affiancato da una consulenza di un giuslavorista o di un sindacato.
Il difficile a questo punto è stabilire quanto è responsabile Lei, e quanto è responsabile "il sistema Italia", per poter essere consapevole dove indirizzare le proprie forze e le proprie risorse, e dove lasciare che le cose facciano il loro corso. Ed in questo un supporto psicologico rappresenta quel punto di vista *da fuori*.
Ad andare controcorrente si fa solo una gran fatica e si rischia di affogare, ma lasciarsi trascinare dalla corrente direzionandosi a riva o impegnandosi a galleggiare, garantisce una maggiore probabilità di sopravvivenza.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#6]
Ex utente
Buongiorno dott. Bellizzi,
grazie per la sua risposta. Io non vedo dove sia la logica nel boicottare il diritto alla maternità. Spesso sono altre donne che vessano le donne incinte, e questo la dice lunga.
Quello che non riesco ad accettare è che non esiste una vera cooperazione nel mondo del lavoro; ho capito solo che le persone costruiscono cattiverie da girarti contro perché evidentemente è difficile essere felici al giorno d'oggi, quindi man mano che l'età avanza, si diventa sempre meno sensibili. Ma non tutti; almeno io mi ritengo sensibile e malinconica come un poeta a volte, sono la ragazza che ha gli occhi lucidi di fronte alle crudeltà verso animali e natura. Però so essere mondana all'occorrenza, come tutti.
Il mio partire in buona fede con i colleghi di lavoro a quanto pare andava bene quando ero più giovane, illudendomi così che quello fosse il mondo: chi ti sorride è buono e bravo. Ora ho capito che non è così.
A prescindere dal mobbing, come nella mia prima richiesta, credo solo di essere in ritardo per realizzarmi perché ho 30 anni. Questo non mi porta a fermarmi ma solo ad avere piccole crisi depressive un paio di volte a settimana.
Grazie ancora
buona giornata
grazie per la sua risposta. Io non vedo dove sia la logica nel boicottare il diritto alla maternità. Spesso sono altre donne che vessano le donne incinte, e questo la dice lunga.
Quello che non riesco ad accettare è che non esiste una vera cooperazione nel mondo del lavoro; ho capito solo che le persone costruiscono cattiverie da girarti contro perché evidentemente è difficile essere felici al giorno d'oggi, quindi man mano che l'età avanza, si diventa sempre meno sensibili. Ma non tutti; almeno io mi ritengo sensibile e malinconica come un poeta a volte, sono la ragazza che ha gli occhi lucidi di fronte alle crudeltà verso animali e natura. Però so essere mondana all'occorrenza, come tutti.
Il mio partire in buona fede con i colleghi di lavoro a quanto pare andava bene quando ero più giovane, illudendomi così che quello fosse il mondo: chi ti sorride è buono e bravo. Ora ho capito che non è così.
A prescindere dal mobbing, come nella mia prima richiesta, credo solo di essere in ritardo per realizzarmi perché ho 30 anni. Questo non mi porta a fermarmi ma solo ad avere piccole crisi depressive un paio di volte a settimana.
Grazie ancora
buona giornata
[#7]
Gentile Utente,
dovrebbe definire cosa intende per "realizzarsi" e per "a 30 anni".
Indubbiamente ci sono un bel pò di cose che se non le ha fatte finora, non le farà, ma ci sono tante cose che si possono ancora fare.
E chi l'ha detto che è tardi per realizzarsi a 30 anni?
E perchè non potrebbe realizzarsi a 40, a 50 a 60 o a 70?
D'accordo che non tutto è possibile, ma tante cose sono possibili!
dovrebbe definire cosa intende per "realizzarsi" e per "a 30 anni".
Indubbiamente ci sono un bel pò di cose che se non le ha fatte finora, non le farà, ma ci sono tante cose che si possono ancora fare.
E chi l'ha detto che è tardi per realizzarsi a 30 anni?
E perchè non potrebbe realizzarsi a 40, a 50 a 60 o a 70?
D'accordo che non tutto è possibile, ma tante cose sono possibili!
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 3.8k visite dal 12/02/2014.
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