Relazione interrotta
Gentili dottori,
sono un ragazzo 30enne. Scrivo per chiedere un parere circa le sensazioni che sto provando in questi giorni.
Pochi giorni fa ho confessato alla mia ragazza di non essere più innamorato di lei. Era da tempo che volevo dirglielo, e finalmente ci sono riuscito. L'ho vista distrutta, e pur non sentendola da qualche giorno, so che lo sarà ancora per molto, perché la conosco bene, avendoci passato insieme due anni. Lei è di una bontà e di una dolcezza infinite, e per questo dirglielo è stato tremendamente difficile. Mai un litigio. Ovviamente questa mia confessione ha portato alla rottura, inevitabile. Tuttavia in questi pochi giorni che sono trascorsi, io sento un malessere interiore, che va a fasi alterne. Più o meno un paio di volte al giorno sento delle crisi che si manifestano sotto forma di ansia e angoscia (una specie di terrore di aver fatto la cosa sbagliata, ma in cuor mio so che non la amo), che sfocia inevitabilmente in un pianto di breve durata, un minuto o due. Nel momento in cui mi sono allontanato da lei, senza che mi vedesse, ho pianto come un disperato, mai che io ricordi mi era capitato, nemmeno ai funerali. Dopodiché, il giorno seguente, ho pianto 3 o 4 volte, e dal secondo giorno ad oggi i pianti sono molto meno frequenti appunto, e anche meno intensi, ma persiste comunque una sorta di magone e nodo allo stomaco.
Ho provato a fare una specie di autoanalisi. Io sono una persona che non sa dire di no, da sempre. Figuriamoci con una persona buona e gentile, che mi ama alla follia e a cui io voglio un gran bene, dirle un NO così doloroso e definitivo è stata una vera e propria fatica di Ercole per me. Io sono sempre stato benissimo da single, non ho mai cercato la fidanzata, in barba alle convenzioni sociali che non mi hanno mai particolarmente influenzato. Tuttavia incontrandola ho deciso di mettermici insieme, e dopo meno di due anni eccomi qua, incapace a riabituarmi alla vita da single che ho sempre, e dico sempre avuto. D'accordo che sono passati pochissimi giorni, e so che per riabituarsi ci vuole più tempo, ma per come sto mi sembra che questo non succederà mai. Mi sento come un padre che ha volutamente abbandonato la propria figlia, pur continuando a volerle bene. Infatti fra di noi, almeno per quanto mi riguarda, il rapporto era diventato più di questo tipo che non quello che dovrebbe esserci tra fidanzati. Una specie di sorellina da proteggere. Per questo ho deciso di troncare. Ma fa male, sapere che lei sta male mi fa stare malissimo. Sapevo che ad essere lasciati si soffre, ma non pensavo che anche colui che lascia soffrisse così. Mi passerà? Grazie per l'attenzione.
sono un ragazzo 30enne. Scrivo per chiedere un parere circa le sensazioni che sto provando in questi giorni.
Pochi giorni fa ho confessato alla mia ragazza di non essere più innamorato di lei. Era da tempo che volevo dirglielo, e finalmente ci sono riuscito. L'ho vista distrutta, e pur non sentendola da qualche giorno, so che lo sarà ancora per molto, perché la conosco bene, avendoci passato insieme due anni. Lei è di una bontà e di una dolcezza infinite, e per questo dirglielo è stato tremendamente difficile. Mai un litigio. Ovviamente questa mia confessione ha portato alla rottura, inevitabile. Tuttavia in questi pochi giorni che sono trascorsi, io sento un malessere interiore, che va a fasi alterne. Più o meno un paio di volte al giorno sento delle crisi che si manifestano sotto forma di ansia e angoscia (una specie di terrore di aver fatto la cosa sbagliata, ma in cuor mio so che non la amo), che sfocia inevitabilmente in un pianto di breve durata, un minuto o due. Nel momento in cui mi sono allontanato da lei, senza che mi vedesse, ho pianto come un disperato, mai che io ricordi mi era capitato, nemmeno ai funerali. Dopodiché, il giorno seguente, ho pianto 3 o 4 volte, e dal secondo giorno ad oggi i pianti sono molto meno frequenti appunto, e anche meno intensi, ma persiste comunque una sorta di magone e nodo allo stomaco.
Ho provato a fare una specie di autoanalisi. Io sono una persona che non sa dire di no, da sempre. Figuriamoci con una persona buona e gentile, che mi ama alla follia e a cui io voglio un gran bene, dirle un NO così doloroso e definitivo è stata una vera e propria fatica di Ercole per me. Io sono sempre stato benissimo da single, non ho mai cercato la fidanzata, in barba alle convenzioni sociali che non mi hanno mai particolarmente influenzato. Tuttavia incontrandola ho deciso di mettermici insieme, e dopo meno di due anni eccomi qua, incapace a riabituarmi alla vita da single che ho sempre, e dico sempre avuto. D'accordo che sono passati pochissimi giorni, e so che per riabituarsi ci vuole più tempo, ma per come sto mi sembra che questo non succederà mai. Mi sento come un padre che ha volutamente abbandonato la propria figlia, pur continuando a volerle bene. Infatti fra di noi, almeno per quanto mi riguarda, il rapporto era diventato più di questo tipo che non quello che dovrebbe esserci tra fidanzati. Una specie di sorellina da proteggere. Per questo ho deciso di troncare. Ma fa male, sapere che lei sta male mi fa stare malissimo. Sapevo che ad essere lasciati si soffre, ma non pensavo che anche colui che lascia soffrisse così. Mi passerà? Grazie per l'attenzione.
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Gentile utente,
non abbiamo la "palla di vetro", non possiamo sapere quanto durerà. La sua percezione tuttavia era errata. Chi lascia soffre, si sente in colpa per avere infranto i sogni dell'altro, specie se questo altro era una persona importante.
Restiamo in ascolto
non abbiamo la "palla di vetro", non possiamo sapere quanto durerà. La sua percezione tuttavia era errata. Chi lascia soffre, si sente in colpa per avere infranto i sogni dell'altro, specie se questo altro era una persona importante.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Ex utente
Dr. Mori,
la ringrazio per la risposta, mi è stata d'aiuto.
Volevo anche informarla di uno sviluppo, verificatosi dopo la pubblicazione del mio messaggio. Lei non ha retto alla tentazione di contattarmi. Io so che per consentire alla persona che soffre di riprendersi più velocemente si dovrebbe sparire dalla sua vita. E infatti io non l'ho ricontattata. Il problema è che l'ha fatto lei. Nella mia risposta io non le ho dato modo di pensare che ci possa essere qualche spiraglio per un ritorno. Le ho anche detto che dovrebbe cercare di fare il possibile per non contattarmi. Ma sia chiaro che a me non disturba affatto se lei mi contatta, proprio per niente. Il problema è che credo che a lei questo non faccia bene. Le farà bene sul momento di sicuro, ma a lungo andare credo di no. Sbaglio o è così?
E se sì, cosa posso fare se mi dovesse contattare un'altra volta? Non riesco a ignorarla, ma se è l'unica via cercherò di farlo, anche se sarebbe davvero inumano.
la ringrazio per la risposta, mi è stata d'aiuto.
Volevo anche informarla di uno sviluppo, verificatosi dopo la pubblicazione del mio messaggio. Lei non ha retto alla tentazione di contattarmi. Io so che per consentire alla persona che soffre di riprendersi più velocemente si dovrebbe sparire dalla sua vita. E infatti io non l'ho ricontattata. Il problema è che l'ha fatto lei. Nella mia risposta io non le ho dato modo di pensare che ci possa essere qualche spiraglio per un ritorno. Le ho anche detto che dovrebbe cercare di fare il possibile per non contattarmi. Ma sia chiaro che a me non disturba affatto se lei mi contatta, proprio per niente. Il problema è che credo che a lei questo non faccia bene. Le farà bene sul momento di sicuro, ma a lungo andare credo di no. Sbaglio o è così?
E se sì, cosa posso fare se mi dovesse contattare un'altra volta? Non riesco a ignorarla, ma se è l'unica via cercherò di farlo, anche se sarebbe davvero inumano.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.9k visite dal 11/02/2014.
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