Ansia e preoccupazione
Salve,sono una ragazza di 19 anni solare,sempre pronta ad aiutare gli altri,ma molto sensibile. Sono una persona molto ansiosa,empatica,mi preoccupo per tutto,specialmente per le persone che amo. Sono una studentessa universitaria e giovedì dovrò affrontare il mio primo esame. Fino a quando ho seguito i corsi a Napoli le mie ansie erano quasi assenti. Ma da metà Gennaio ho lasciato l'uni per dedicarmi allo studio. Domenica scorsa mi svegliai con un senso d'ansia (apparentemente) immotivata e oppressione,un senso che mi ha accompagnata per l'intera settimana fino ad oggi. Oggi sono stata meglio,ho avvertito l'ansia solo verso sera mentre i giorni scorsi la avvertito soprattutto al risveglio e durante la mattinata. Ho vissuto la stessa situazione un anno e mezzo fa in estate e la associai alla noia,ma ora non so davvero da cosa possa essere scaturita. Quando mi trovo in questo stato,non riesco a dare il meglio di me,cosa che,bene o male,riesco a fare sempre nonostante la mia ansia. Una persona per cui mi preoccupo spesso è la mia migliore amica,una ragazza della mia stessa età che purtroppo non ha una vita facile e parecchi problemi che le attanagliano la vita (specialmente la malattia di suo padre,al quale capita che gli si spegne una parte del cervello per alcuni minuti). Siamo molto legate,ci sentiamo tutti i giorni e ci confidiamo ogni piccolo pensiero. Ma ecco,quando mi trovo in questi periodi non riesco a gestire le mie emozioni e appena avverto il senso d'ansia il mio pensiero va a lei,a suo padre malato e al pensiero che possa avere un ''attacco'' da un momento a un altro. Ed ecco che ho paura di controllare il cellulare,per la paura di ricevere notizie negative. Ne ho parlato anche a lei di questa mia ''preoccupazione nei suoi confronti'' e lei,da amica qual'è,mi ha detto di non preoccuparmi e di pensare alla mia vita perchè dei suoi problemi devi occuparsene lei. Eccoci arrivati al punto,questo è quello che vorrei,ridurre la mia empatia e creare un confine tra me e gli altri. Non voglio soffrire per i loro problemi,voglio stargli semplicemente accanto senza alterare il mio umore e farmi venire inutili ansie. Ma come fare? Di solito se ricevo una notizia negativa dalla mia amica (come ad esempio un attacco del padre) mi viene un senso d'ansia,il mio umore si rattristisce,cerco di dare il meglio di me e di rassicurarla. Ma non è un pensiero ossessivo come lo è invece ora. Secondo lei,quindi,qual'è il mio problema? Forse quando mi ritrovo in questi periodi d'ansia la mia preoccupazione si raddoppia (se non triplica)? Sarà dovuto al primo esame che dovrò affrontare? Non so più cosa pensare. P.s. anche di notte il mio sonno è agitato,visto che non riesco a dormire bene e mi sveglio con dolori un pò ovunque. In attesa di una vostra risposta,vi ringrazio in anticipo
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Gentile ragazza,
spesso l'ansia si sposta dalla causa che la determina ad un altro oggetto. Tuttavia non credo che dovrebbe ridurre la sua empatia. Forse dovrebbe imparare a convivere con il fatto che nessuno può risolvere i problemi degli altri, non del tutto almeno.
Il benessere della sua amica non dipende da lei, ne' lei può salvare e il padre.
Si concentri sul suo esame.
Restiamo in ascolto
spesso l'ansia si sposta dalla causa che la determina ad un altro oggetto. Tuttavia non credo che dovrebbe ridurre la sua empatia. Forse dovrebbe imparare a convivere con il fatto che nessuno può risolvere i problemi degli altri, non del tutto almeno.
Il benessere della sua amica non dipende da lei, ne' lei può salvare e il padre.
Si concentri sul suo esame.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#4]
Gentile Utente,
>>Eccoci arrivati al punto,questo è quello che vorrei,ridurre la mia empatia e creare un confine tra me e gli altri. Non voglio soffrire per i loro problemi,voglio stargli semplicemente accanto senza alterare il mio umore e farmi venire inutili ansie.<<
non credo si tratti di empatia, ma di una sensibilità legata ad un "immaturità" affettiva (ansia), una sorta di mancanza di filtro tra il se e gli altri, questo di conseguenza genera un contagio emotivo (che tradotto significa: i tuoi problemi sono anche i miei).
Questo probabilmente ha origini antiche, forse nelle prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
Trova delle similitudini tra la sofferenza che patisce la sua amica e la sfera affettiva all'interno della sua famiglia?
>>Intanto,cosa posso fare per ridurre l'ansia in questo periodo che sembra non passare più?<<
fare una valutazione di personalità ed eventualmente un intervento psicologico mirato.
>>Eccoci arrivati al punto,questo è quello che vorrei,ridurre la mia empatia e creare un confine tra me e gli altri. Non voglio soffrire per i loro problemi,voglio stargli semplicemente accanto senza alterare il mio umore e farmi venire inutili ansie.<<
non credo si tratti di empatia, ma di una sensibilità legata ad un "immaturità" affettiva (ansia), una sorta di mancanza di filtro tra il se e gli altri, questo di conseguenza genera un contagio emotivo (che tradotto significa: i tuoi problemi sono anche i miei).
Questo probabilmente ha origini antiche, forse nelle prime relazioni affettive importanti, quelle genitoriali.
Trova delle similitudini tra la sofferenza che patisce la sua amica e la sfera affettiva all'interno della sua famiglia?
>>Intanto,cosa posso fare per ridurre l'ansia in questo periodo che sembra non passare più?<<
fare una valutazione di personalità ed eventualmente un intervento psicologico mirato.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#5]
Utente
Gentile esperto,
Intanto la ringrazio per la risposta. Per quanto riguarda le similitudini tra la mia famiglia e quella della mia amica posso dire che ce ne sono ben poche. La mia sfera familiare è sempre stata tranquilla,vivo in un ambiente sereno,i miei genitori non sono per nulla ansiosi,tra loro hanno sempre avuto un rapporto bellissimo,non hanno alcun problema si salute grave e il mio rapporto con loro è altrettanto sereno. Insomma,se non fosse per qualche problema economico che da alcuni problemi,posso dire di avere una famiglia perfetta! Ho vissuto un'infanzia tranquilla,ed essendo stata sempre una bambina\ragazza tranquilla non ho mai avuto particolari problemi con loro. La mia amica invece,dovuto anche alle sue origini straniere,ha avuto parecchi problemi e un'infanzia non tranquilla come la mia. (Poi in seguito è subentrata anche la malattia del padre). Ho sempre pensato che la mia sensibilità e la mia serenità in ambito familiare mi abbiano comportato un ''trauma'' nello scoprire la realtà esterna,anche perchè già da bambina avevo paura di un qualsiasi ''cambiamento'' nella routine quotidiana(da una semplice visita dal dentista,a un'iscrizione in piscina). Non sono mai stata viziata,però forse la mia vulnerabilità e protezione offertami dai miei genitori mi hanno portata a questo. Quando lei parla della mancanza di un filtro tra me e gli altri sono pienamente d'accordo. Spesso penso prima agli altri e poi a me stessa. Ecco e a questo proposito che vorrei chiederle,da dove devo iniziare,cosa devo fare per iniziare a costruire questo filtro? Ci sono periodi in cui riesco a costruire un certo ''confine'' tra me e gli altri,però poi capitano periodi come questo in cui mi sento davvero vulnerabile. In attesa di un vostro consiglio,vi ringrazio nuovamente.
Intanto la ringrazio per la risposta. Per quanto riguarda le similitudini tra la mia famiglia e quella della mia amica posso dire che ce ne sono ben poche. La mia sfera familiare è sempre stata tranquilla,vivo in un ambiente sereno,i miei genitori non sono per nulla ansiosi,tra loro hanno sempre avuto un rapporto bellissimo,non hanno alcun problema si salute grave e il mio rapporto con loro è altrettanto sereno. Insomma,se non fosse per qualche problema economico che da alcuni problemi,posso dire di avere una famiglia perfetta! Ho vissuto un'infanzia tranquilla,ed essendo stata sempre una bambina\ragazza tranquilla non ho mai avuto particolari problemi con loro. La mia amica invece,dovuto anche alle sue origini straniere,ha avuto parecchi problemi e un'infanzia non tranquilla come la mia. (Poi in seguito è subentrata anche la malattia del padre). Ho sempre pensato che la mia sensibilità e la mia serenità in ambito familiare mi abbiano comportato un ''trauma'' nello scoprire la realtà esterna,anche perchè già da bambina avevo paura di un qualsiasi ''cambiamento'' nella routine quotidiana(da una semplice visita dal dentista,a un'iscrizione in piscina). Non sono mai stata viziata,però forse la mia vulnerabilità e protezione offertami dai miei genitori mi hanno portata a questo. Quando lei parla della mancanza di un filtro tra me e gli altri sono pienamente d'accordo. Spesso penso prima agli altri e poi a me stessa. Ecco e a questo proposito che vorrei chiederle,da dove devo iniziare,cosa devo fare per iniziare a costruire questo filtro? Ci sono periodi in cui riesco a costruire un certo ''confine'' tra me e gli altri,però poi capitano periodi come questo in cui mi sento davvero vulnerabile. In attesa di un vostro consiglio,vi ringrazio nuovamente.
[#6]
Cara ragazza,
le famiglie perfette non esistono, questo è un mito d'armonia molto rassicurante e anche abbastanza frequente, ma le impedisce di "vedere" ciò che non va (mancanza di confini, distanze ecc.).
Probabilmente lei è cresciuta in un ambiente molto protettivo e di conseguenza il confronto con una realtà "diversa" non le riesce sempre facile, soprattutto se legata al disagio.
>>Ecco e a questo proposito che vorrei chiederle,da dove devo iniziare,cosa devo fare per iniziare a costruire questo filtro?<<
questo è possibile consultando un Collega di persona, che dopo una valutazione saprà indirizzarla al meglio.
le famiglie perfette non esistono, questo è un mito d'armonia molto rassicurante e anche abbastanza frequente, ma le impedisce di "vedere" ciò che non va (mancanza di confini, distanze ecc.).
Probabilmente lei è cresciuta in un ambiente molto protettivo e di conseguenza il confronto con una realtà "diversa" non le riesce sempre facile, soprattutto se legata al disagio.
>>Ecco e a questo proposito che vorrei chiederle,da dove devo iniziare,cosa devo fare per iniziare a costruire questo filtro?<<
questo è possibile consultando un Collega di persona, che dopo una valutazione saprà indirizzarla al meglio.
[#7]
Gentile ragazza,
vorrei capire alcune cose prima di esprimere un parere.
Che rapporto ha con la sua famiglia? Ha degli amici, a parte quella di cui ci ha parlato? Esce, ha una vita sociale oltre lo studio?
Ha progetti? Ha un fidanzato?
Le sue preoccupazioni sono tendenzialmente le stesse per "chiunque" o, per legami, intensità, tempi e modalità alcune persone le "vive empaticamente" più di altre?
Quando la sua amica, o chi per lei sta bene e non ha problemi particolari, lei come si sente?
Esiste un'area della sua vita, dedicandosi alla quale riesce ad "isolarsi" e viversela pienamente con al centro solo lei stessa?
vorrei capire alcune cose prima di esprimere un parere.
Che rapporto ha con la sua famiglia? Ha degli amici, a parte quella di cui ci ha parlato? Esce, ha una vita sociale oltre lo studio?
Ha progetti? Ha un fidanzato?
Le sue preoccupazioni sono tendenzialmente le stesse per "chiunque" o, per legami, intensità, tempi e modalità alcune persone le "vive empaticamente" più di altre?
Quando la sua amica, o chi per lei sta bene e non ha problemi particolari, lei come si sente?
Esiste un'area della sua vita, dedicandosi alla quale riesce ad "isolarsi" e viversela pienamente con al centro solo lei stessa?
Dr.ssa Laura Termini
Psicologa - Psicoterapeuta
[#8]
Utente
Gentile Dr.ssa,
Si,per quanto riguarda le amicizie ne ho varie,alcune risalenti al Liceo e altre no. Però la mia amica più cara è la ragazza di cui ho parlato.
Per quanto riguarda le uscite,esco ma poco. Se non fosse per l'università che mi fa scendere di casa quasi ogni giorno,esco solo il Sabato (e non sempre) e a volte la Domenica. Non ho un fidanzato,mi manca molto la figura di un ragazzo (visto che non ho quasi esperienza in questo campo). Per quanto riguarda le mie preoccupazioni,no,non sono le stesse con chiunque. Sono di questa intensità solo con la mia migliore amica,con gli altri riesco a gestire la mia empatia e non mi lascio trascinare dalle emozioni. E quando la mia amica sta bene io mi sento bene ma non sempre. Spesso e volentieri c'è anche il mio umore,giustamente,di mezzo. Per quanto riguarda l'ultima domanda,non lo so. Le dico che fino a metà Gennaio in cui andavo a seguire i corsi all'università a Napoli,ho seguito le lezioni per la patente, non ho mai avvertito l'ansia in questo modo. Se ricevevo notizie ''negative'' anche da questa mia amica,mi preoccupavo ma riuscivo a controllarmi e non influiva troppo sul mio umore. Insomma,non avevo pensieri ossessivi. Da quando ho lasciato l'università per studiare per gli esami,ho preso la patente,e sto quasi sempre a casa,dopo una settimana è iniziata l'ansia e le preoccupazioni di cui ho parlato. Premetto che andare a Napoli mi piace tantissimo,e anche la vita frenetica dell'università. Non vedo l'ora di tornare. Sarà la noia? Anche perchè lo stesso episodio di ansia prolungata e di stessi pensieri ossessivi mi è capitato un anno e mezzo fa in estate quando ''non avevo niente da fare''. In attesa di suoi consigli,ringrazio lei e i suoi colleghi.
Si,per quanto riguarda le amicizie ne ho varie,alcune risalenti al Liceo e altre no. Però la mia amica più cara è la ragazza di cui ho parlato.
Per quanto riguarda le uscite,esco ma poco. Se non fosse per l'università che mi fa scendere di casa quasi ogni giorno,esco solo il Sabato (e non sempre) e a volte la Domenica. Non ho un fidanzato,mi manca molto la figura di un ragazzo (visto che non ho quasi esperienza in questo campo). Per quanto riguarda le mie preoccupazioni,no,non sono le stesse con chiunque. Sono di questa intensità solo con la mia migliore amica,con gli altri riesco a gestire la mia empatia e non mi lascio trascinare dalle emozioni. E quando la mia amica sta bene io mi sento bene ma non sempre. Spesso e volentieri c'è anche il mio umore,giustamente,di mezzo. Per quanto riguarda l'ultima domanda,non lo so. Le dico che fino a metà Gennaio in cui andavo a seguire i corsi all'università a Napoli,ho seguito le lezioni per la patente, non ho mai avvertito l'ansia in questo modo. Se ricevevo notizie ''negative'' anche da questa mia amica,mi preoccupavo ma riuscivo a controllarmi e non influiva troppo sul mio umore. Insomma,non avevo pensieri ossessivi. Da quando ho lasciato l'università per studiare per gli esami,ho preso la patente,e sto quasi sempre a casa,dopo una settimana è iniziata l'ansia e le preoccupazioni di cui ho parlato. Premetto che andare a Napoli mi piace tantissimo,e anche la vita frenetica dell'università. Non vedo l'ora di tornare. Sarà la noia? Anche perchè lo stesso episodio di ansia prolungata e di stessi pensieri ossessivi mi è capitato un anno e mezzo fa in estate quando ''non avevo niente da fare''. In attesa di suoi consigli,ringrazio lei e i suoi colleghi.
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Gentile Utente,
>>Sarà la noia? Anche perchè lo stesso episodio di ansia prolungata e di stessi pensieri ossessivi mi è capitato un anno e mezzo fa in estate quando ''non avevo niente da fare''.<<
se si tratta di "ossessioni", ossia un disturbo d'ansia, la noia non c'entra nulla.
>>Sarà la noia? Anche perchè lo stesso episodio di ansia prolungata e di stessi pensieri ossessivi mi è capitato un anno e mezzo fa in estate quando ''non avevo niente da fare''.<<
se si tratta di "ossessioni", ossia un disturbo d'ansia, la noia non c'entra nulla.
[#10]
Intanto le porgo la preghiera di non etichettarsi in alcun modo (ossessioni...), non in assenza di una diagnosi fatta a seguito di colloqui ed indagini specifiche da parte di uno specialista.
In base ai pochi elementi che abbiamo ho come la sensazione che il suo stato di apprensione ruoti principalmente intorno alla sua amica.
Perchè? Conflitti, rivalità, gelosie, interesse? O forse...
E' come se la sua amica fosse una sorta di mezzo catalitico che le consente di indirizzare ansie non meglio identificate che riguardano lei però, e a cui dà il nome fittizio di "problemi della mia amica", come se per lei fosse più semplice travestirli piuttosto che riconoscerli come suoi.
E' un ipotesi e tanto vale.
Deve trovare il nome alle SUE ansie, e questo può farlo facendosi accompagnare da un collega in un percorso psicologico.
Buona serata
In base ai pochi elementi che abbiamo ho come la sensazione che il suo stato di apprensione ruoti principalmente intorno alla sua amica.
Perchè? Conflitti, rivalità, gelosie, interesse? O forse...
E' come se la sua amica fosse una sorta di mezzo catalitico che le consente di indirizzare ansie non meglio identificate che riguardano lei però, e a cui dà il nome fittizio di "problemi della mia amica", come se per lei fosse più semplice travestirli piuttosto che riconoscerli come suoi.
E' un ipotesi e tanto vale.
Deve trovare il nome alle SUE ansie, e questo può farlo facendosi accompagnare da un collega in un percorso psicologico.
Buona serata
Questo consulto ha ricevuto 10 risposte e 2.5k visite dal 10/02/2014.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.