Carattere fragile
Cari Dottori,
sono un ragazzo di 20 anni e riconosco da ormai tanto tempo di essere caratterialmente molto fragile, cioè: ogni evento che mi accade mi segna profondamente e mi fa avere reazioni eccessive o di troppa gioia o di troppa tristezza. Non a caso mi capita di avere a distanza di pochi giorni o addirittura ore eccessivi sbalzi di morale. La troppa gioia mi fa sentire forte, soddisfatto, quando poi passo alla tristezza spesso mi chiedo addirittura che senso abbia la mia vita portandomi a cercare, tra le cose che faccio, qualcosa di utile che possa farmi risentire felice.
Un altro mio grande problema è la paura del giudizio degli altri. Molto spesso mi capita di non pensare a ciò che voglio ma mi adeguo a fare ciò che gli altri si aspettano. Se una persona, ad esempio, mi dice che un pantalone non mi sta bene probabilmente non lo metterò mai piu (esempio banale).
Ciò che incide particolarmente è quando qualcuno mi critica e mi dice che non so fare qualcosa, infatti in quel caso mi capita di ripensare per tanto tempo a ciò che mi è stato detto tanto da pensare che sono un fallito e che non ho alcuna qualità.
Spesso tutto ciò incide nel prendere decisioni, anche decisioni quotidiane, semplici. La paura di sbagliare e di prendere delle decisioni criticabili dagli altri mi condizionano e spesso affronto la vita senza prendere decisioni drastiche. Se devo prendere una decisione da "prendere o lasciare" spesso cerco una via di mezzo perchè ho paura di scegliere l'alternativa sbagliata.
Mi scuso per la lunghezza del messaggio e vi ringrazio per l'attenzione.
Cordiali saluti
sono un ragazzo di 20 anni e riconosco da ormai tanto tempo di essere caratterialmente molto fragile, cioè: ogni evento che mi accade mi segna profondamente e mi fa avere reazioni eccessive o di troppa gioia o di troppa tristezza. Non a caso mi capita di avere a distanza di pochi giorni o addirittura ore eccessivi sbalzi di morale. La troppa gioia mi fa sentire forte, soddisfatto, quando poi passo alla tristezza spesso mi chiedo addirittura che senso abbia la mia vita portandomi a cercare, tra le cose che faccio, qualcosa di utile che possa farmi risentire felice.
Un altro mio grande problema è la paura del giudizio degli altri. Molto spesso mi capita di non pensare a ciò che voglio ma mi adeguo a fare ciò che gli altri si aspettano. Se una persona, ad esempio, mi dice che un pantalone non mi sta bene probabilmente non lo metterò mai piu (esempio banale).
Ciò che incide particolarmente è quando qualcuno mi critica e mi dice che non so fare qualcosa, infatti in quel caso mi capita di ripensare per tanto tempo a ciò che mi è stato detto tanto da pensare che sono un fallito e che non ho alcuna qualità.
Spesso tutto ciò incide nel prendere decisioni, anche decisioni quotidiane, semplici. La paura di sbagliare e di prendere delle decisioni criticabili dagli altri mi condizionano e spesso affronto la vita senza prendere decisioni drastiche. Se devo prendere una decisione da "prendere o lasciare" spesso cerco una via di mezzo perchè ho paura di scegliere l'alternativa sbagliata.
Mi scuso per la lunghezza del messaggio e vi ringrazio per l'attenzione.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
i problemi dei quali ci parla sono due, entrambi forse dettati da un'estrema sensibilità agli stimoli sociali: l'eccessiva permeabilità al giudizio altrui e l'esperienza di emozioni che sente in maniera molto intensa e quindi fastidiosa anche quando sono positive.
Da come si descrive sembra che lei non abbia delle difese e che si senta in balia di persone e situazioni che tende a subire, non sentendosi in gradi di "resisteree" e di reagire diversamente.
Per quanto riguarda l'ipersensibilità al giudizio altrui, è possibile che sia dovuta alle sue esperienze familiari e, in particolare, a come è stato educato dai suoi genitori e alla relazione che aveva (e ha) con loro.
Cosa ci può dire al riguardo?
Riceveva/riceve molte critiche e si sentiva/sente svalutato o, al contrario, era/è oggetto di aspettative molto elevate che non ammettono errori?
i problemi dei quali ci parla sono due, entrambi forse dettati da un'estrema sensibilità agli stimoli sociali: l'eccessiva permeabilità al giudizio altrui e l'esperienza di emozioni che sente in maniera molto intensa e quindi fastidiosa anche quando sono positive.
Da come si descrive sembra che lei non abbia delle difese e che si senta in balia di persone e situazioni che tende a subire, non sentendosi in gradi di "resisteree" e di reagire diversamente.
Per quanto riguarda l'ipersensibilità al giudizio altrui, è possibile che sia dovuta alle sue esperienze familiari e, in particolare, a come è stato educato dai suoi genitori e alla relazione che aveva (e ha) con loro.
Cosa ci può dire al riguardo?
Riceveva/riceve molte critiche e si sentiva/sente svalutato o, al contrario, era/è oggetto di aspettative molto elevate che non ammettono errori?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#2]
Utente
Per quanto riguarda il rapporto con i miei genitori Le dico che nell'età tra i 10 e i 15 anni circa mi sentivo troppo spesso rimproverato da loro ricevendo anche divieti, ritenuti da me eccessivi, anche se ora ritengo che alcuni di essi fossero giusti. Spesso mi capitava di rinfacciare a loro che per qualsiasi cosa davano la colpa a me (come in caso di litigi) e avevo questa ossessione di essere preso di mira da loro.
Nonostante ciò mi hanno sempre detto che mi apprezzano e che sono contenti della mia ambizione.
Cordiali saluti
Nonostante ciò mi hanno sempre detto che mi apprezzano e che sono contenti della mia ambizione.
Cordiali saluti
[#3]
"avevo questa ossessione di essere preso di mira da loro"
E' possibile che lei stia sperimentando ora nel rapporto con persone esterne alla famiglia quel sentimento di inadeguatezza che ha vissuto con i suoi genitori e che aderisca al punto di vista che le viene offerto (come nell'esempio che ha fatto circa i pantaloni) nel tentativo di essere accettato.
Probabilmente le manca quella sicurezza necessaria per opporsi alle opinioni altrui quando non le condivide senza sentirsi per questo in difetto o un potenziuale bersaglio di critiche e rimproveri.
Qual è la sua attuale ambizione?
E' possibile che lei stia sperimentando ora nel rapporto con persone esterne alla famiglia quel sentimento di inadeguatezza che ha vissuto con i suoi genitori e che aderisca al punto di vista che le viene offerto (come nell'esempio che ha fatto circa i pantaloni) nel tentativo di essere accettato.
Probabilmente le manca quella sicurezza necessaria per opporsi alle opinioni altrui quando non le condivide senza sentirsi per questo in difetto o un potenziuale bersaglio di critiche e rimproveri.
Qual è la sua attuale ambizione?
[#4]
Utente
La mia attuale ambizione è quella di laurearmi (sono al secondo anno di giurisprudenza).
Per quanto riguarda il carattere vorrei essere più sicuro di me stesso e fare in modo di essere in grado di prendere decisioni. Le faccio un esempio: molto spesso capita che quando devo prendere una decisione drastica anziché ascoltare me stesso preferisco applicare direttamente i consigli degli amici
Per quanto riguarda il carattere vorrei essere più sicuro di me stesso e fare in modo di essere in grado di prendere decisioni. Le faccio un esempio: molto spesso capita che quando devo prendere una decisione drastica anziché ascoltare me stesso preferisco applicare direttamente i consigli degli amici
[#6]
Utente
Difficilmente prendo decisioni autonome senza aver ascoltato altri. Ho scelto autonomamente il percorso di studio e la volontà di trasferirmi nella città in cui studiare (sono uno studente fuorisede).
Quando mi danno un consiglio sbagliato ripongo tutta la colpa a chi mi ha dato il consiglio senza assumermi alcuna responsabilità, proprio perché mi sono affidato al consiglio di una persona esterna. Inoltre, spesso mi capita poi di iniziare una sorta di lotta interiore per cercare di capire se quel consiglio mi ha davvero portato a fare quello che sentivo di fare personalmente
Quando mi danno un consiglio sbagliato ripongo tutta la colpa a chi mi ha dato il consiglio senza assumermi alcuna responsabilità, proprio perché mi sono affidato al consiglio di una persona esterna. Inoltre, spesso mi capita poi di iniziare una sorta di lotta interiore per cercare di capire se quel consiglio mi ha davvero portato a fare quello che sentivo di fare personalmente
[#7]
Gentile Utente,
Anche io, come la Collega, penso che il suo disagio parta da lontano, da come è stato educato accudito, rinforzato, fatto sentire importante o meno....
Solitamente le insicurezze e fragilità di oggi, dipendono dalle voragini...di ieri.
A ciclo di studi ultimato, vedrà che farà "giustizia" ed acquisterà fiducia nelle sue capacità, le esperienze della vita poi aiutano a crescere...
Se tale disagio dovesse persistere e diventare centrale nelle sua giornate, una consulenza de visu, potrebbe darle una mano a dipanare la matassa emozionale che abita le sue fragilità
Anche io, come la Collega, penso che il suo disagio parta da lontano, da come è stato educato accudito, rinforzato, fatto sentire importante o meno....
Solitamente le insicurezze e fragilità di oggi, dipendono dalle voragini...di ieri.
A ciclo di studi ultimato, vedrà che farà "giustizia" ed acquisterà fiducia nelle sue capacità, le esperienze della vita poi aiutano a crescere...
Se tale disagio dovesse persistere e diventare centrale nelle sua giornate, una consulenza de visu, potrebbe darle una mano a dipanare la matassa emozionale che abita le sue fragilità
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#9]
Ascoltare gli altri al punto da far prendere a loro a tutti gli effetti le decisioni che si dovrebbe prendere in prima persona ha due importanti risvolti: da un lato è frutto di insicurezza e alimenta l'insicurezza stessa dalla quale nasce, portando a perpetrare la malsana abitudine di delegare ad altri le proprie scelte, ma dall'altro lato permette di non sbagliare e di dare la colpa agli altri quando la scelta fatta seguendo il loro parere si rivela errata.
Lei ci ha infatti detto questo:
"Quando mi danno un consiglio sbagliato ripongo tutta la colpa a chi mi ha dato il consiglio senza assumermi alcuna responsabilità".
Si può quindi pensare che lei ascolti troppo gli altri sia perchè non si fida delle proprie valutazioni, sia perchè in fondo è una soluzione comoda: se i consiglio è uono ci guadagna, mentre se non è buono la colpa non è sua - almeno apaprentemente, perchè in ogni caso è lei a decidere chi ascoltare e se ascoltarlo o meno.
Si considera un perfezionista?
Su cosa decide in maniera autonoma?
Lei ci ha infatti detto questo:
"Quando mi danno un consiglio sbagliato ripongo tutta la colpa a chi mi ha dato il consiglio senza assumermi alcuna responsabilità".
Si può quindi pensare che lei ascolti troppo gli altri sia perchè non si fida delle proprie valutazioni, sia perchè in fondo è una soluzione comoda: se i consiglio è uono ci guadagna, mentre se non è buono la colpa non è sua - almeno apaprentemente, perchè in ogni caso è lei a decidere chi ascoltare e se ascoltarlo o meno.
Si considera un perfezionista?
Su cosa decide in maniera autonoma?
[#10]
Utente
Mi potrei definire perfezionista perché spesso capita di non voler avere fallimenti, spesso non riesco ad accettarli al punto di sentirmi inadeguato. Nel concreto: non riesco a farmene facilmente una ragione quando una ragazza mi rifiuta e mi convinco che nessuna ragazza mi vorrà in futuro.
Decido in maniera autonoma su come spendere i miei soldi, cosa fare durante la giornata o l'esame da preparare all'università.
Decido in maniera autonoma su come spendere i miei soldi, cosa fare durante la giornata o l'esame da preparare all'università.
[#11]
I fallimenti non fanno piacere a nessuno, ma costituiscono importanti opportunità per migliorarsi e per comprendere dove si sbaglia e perchè si sbaglia.
Diventare adulti significa anche imparare a tollerare i fallimenti non confondendo la sconfitta in battaglia con la perdita della guerra.
Se non riesce in alcun modo ad uscire dall'impasse e cominciare a prendere qualche decisione per conto suo, sforzandosi di farlo come se si trattasse di un esercizio per vedere cosa succede, le consiglio di approfondire la questione con uno psicologo per lavorare sulla sua autostima.
Diventare adulti significa anche imparare a tollerare i fallimenti non confondendo la sconfitta in battaglia con la perdita della guerra.
Se non riesce in alcun modo ad uscire dall'impasse e cominciare a prendere qualche decisione per conto suo, sforzandosi di farlo come se si trattasse di un esercizio per vedere cosa succede, le consiglio di approfondire la questione con uno psicologo per lavorare sulla sua autostima.
Questo consulto ha ricevuto 11 risposte e 17.8k visite dal 04/02/2014.
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