Violazione privacy maggiorenne
Salve a tutti
Circa un anno e mezzo fa ho cominciato a fare delle sedute di psicoterapia con una psicologa per circa 3 mesi.Dopo questo periodo ha consigliato ai miei genitori un ricovero di 3 settimane presso un Ospedale psichiatrico a Milano, specializzato nella riabilitazione alle tossicodipendenze.
La mia dipendenza era la mariyuana (roba da poco, considerando che tuti gli altri pazienti erano lì o per gravi psicosi, o per riabilitarsi dopo l'utilizzo di droghe considerate pesanti), nonostante ciò ho accettato di buon grado in quanto pensavo che potesse aiutarmi.
Oltre questa dipendenza, ero depresso (io mi sono sempre autodiagnosticato il disturbo evitante, in quanto leggendo la descrizione di tale disturbo la prima volta mi ha sopreso quanto mi calzasse a pennello la descrizione di tale disturbo), e in più sono omosessuale.
Questa psicologa è stata la terza persona a cui abbia rivelato la mia natura sessuale, in quanto fiducioso di essere tutelato dal famoso segreto professionale.
Insomma finiti questi 3 mesi di terapia mi sono recato a milano, accompagnato dai miei, presso questo Ospedale. Durante quei giorni ho scoperto che mia madre già sapeva che fossi gay! (era lei che mi ha quasi forzato a confessarglielo, in quanto faceva delle domande molto specifiche, faccio qualche esempio: "ma non è che ti stai tenendo qualcosa dentro che ti fa star male?", "lo sai che a noi puoi dire tutto? siamo i tuoi genitori, accetteremmo di buon grado qualsiasi cosa tu sia"!!!).
Insomma era palese che già lo sapesse, e lì per lì ho semplicemente pensato che la cara mamma l'avesse capito in quanto tale.
A distanza di qualche settimana però, (forse perchè avendo smesso di essere imbottito fossi tornato più lucido) ho investigato sulla questione, e mia madre in seguito a domandi pressanti, ha finalmente confessato che era stata la psicologa a dirglielo!
Preciso che questa psicologa e mia madre sono molto amiche, non npensavo che però potesse farmi qualcosa del genere.
Ora però sto cominciando a seccarmi del fatto che lei lo sappia, perchè in quanto medico a volte(anzi spesso) si azzarda a diagnosticare questi miei problemi di ansia, isolamento, depressione, ecc. , come una mancata accettazione della mia sessualità, E MI SONO STANCATO.
Io non credo che l'avrei detto ai miei genitori, non per ora almeno, e sinceramente credo che questa "professionista" debba rispondere di questa grave violazione, anche perchè avevo 22 anni, e, con tutti i problemi che possa avere, non credo che nennuno potrà mai riconoscermi la l'invalidità di intendere e di volere (o come si dice, scusate non sono pratico).
Come devo muovermi dunque? Era leggittimata a farlo? A cosa dovrà incorrere, se dovessi sporgere denuncia? E in tal caso, servirebbe che mia madre testimoni di questa violazione?
Scusate, volevo essere il più sintetico possibile, e alla fine mi ritrovo a corto di caratteri; mi scuso inoltre se poco chiaro, l ho scritto di getto. Grazie in anticipo dell'attenzione.
Circa un anno e mezzo fa ho cominciato a fare delle sedute di psicoterapia con una psicologa per circa 3 mesi.Dopo questo periodo ha consigliato ai miei genitori un ricovero di 3 settimane presso un Ospedale psichiatrico a Milano, specializzato nella riabilitazione alle tossicodipendenze.
La mia dipendenza era la mariyuana (roba da poco, considerando che tuti gli altri pazienti erano lì o per gravi psicosi, o per riabilitarsi dopo l'utilizzo di droghe considerate pesanti), nonostante ciò ho accettato di buon grado in quanto pensavo che potesse aiutarmi.
Oltre questa dipendenza, ero depresso (io mi sono sempre autodiagnosticato il disturbo evitante, in quanto leggendo la descrizione di tale disturbo la prima volta mi ha sopreso quanto mi calzasse a pennello la descrizione di tale disturbo), e in più sono omosessuale.
Questa psicologa è stata la terza persona a cui abbia rivelato la mia natura sessuale, in quanto fiducioso di essere tutelato dal famoso segreto professionale.
Insomma finiti questi 3 mesi di terapia mi sono recato a milano, accompagnato dai miei, presso questo Ospedale. Durante quei giorni ho scoperto che mia madre già sapeva che fossi gay! (era lei che mi ha quasi forzato a confessarglielo, in quanto faceva delle domande molto specifiche, faccio qualche esempio: "ma non è che ti stai tenendo qualcosa dentro che ti fa star male?", "lo sai che a noi puoi dire tutto? siamo i tuoi genitori, accetteremmo di buon grado qualsiasi cosa tu sia"!!!).
Insomma era palese che già lo sapesse, e lì per lì ho semplicemente pensato che la cara mamma l'avesse capito in quanto tale.
A distanza di qualche settimana però, (forse perchè avendo smesso di essere imbottito fossi tornato più lucido) ho investigato sulla questione, e mia madre in seguito a domandi pressanti, ha finalmente confessato che era stata la psicologa a dirglielo!
Preciso che questa psicologa e mia madre sono molto amiche, non npensavo che però potesse farmi qualcosa del genere.
Ora però sto cominciando a seccarmi del fatto che lei lo sappia, perchè in quanto medico a volte(anzi spesso) si azzarda a diagnosticare questi miei problemi di ansia, isolamento, depressione, ecc. , come una mancata accettazione della mia sessualità, E MI SONO STANCATO.
Io non credo che l'avrei detto ai miei genitori, non per ora almeno, e sinceramente credo che questa "professionista" debba rispondere di questa grave violazione, anche perchè avevo 22 anni, e, con tutti i problemi che possa avere, non credo che nennuno potrà mai riconoscermi la l'invalidità di intendere e di volere (o come si dice, scusate non sono pratico).
Come devo muovermi dunque? Era leggittimata a farlo? A cosa dovrà incorrere, se dovessi sporgere denuncia? E in tal caso, servirebbe che mia madre testimoni di questa violazione?
Scusate, volevo essere il più sintetico possibile, e alla fine mi ritrovo a corto di caratteri; mi scuso inoltre se poco chiaro, l ho scritto di getto. Grazie in anticipo dell'attenzione.
[#1]
Gentile ragazzo,
La psicologa era tenuta al segreto circa i colloqui e le tematiche trattate.
Avendo violato il segreto e' passibile di una denuncia all'Ordine. Ovviamente lei dovra' produrre delle prove.
Ma, mi scusi, c'e stato un errore iniziale molto grave: non si sceglie una terapeuta legata da amicizia alla propria madre ne' ad alcun membro della propria famiglia o ai propri amici.
In tali casi non e' certo il mantenimento della privacy. Non lo sapeva?
La psicologa era tenuta al segreto circa i colloqui e le tematiche trattate.
Avendo violato il segreto e' passibile di una denuncia all'Ordine. Ovviamente lei dovra' produrre delle prove.
Ma, mi scusi, c'e stato un errore iniziale molto grave: non si sceglie una terapeuta legata da amicizia alla propria madre ne' ad alcun membro della propria famiglia o ai propri amici.
In tali casi non e' certo il mantenimento della privacy. Non lo sapeva?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Utente,
concordo con la Collega rispetto alla violazione del segreto professionale (sempre ammesso che le cose siano andate come lei sta ipotizzando). La psicologa in realtà avrebbe dovuto declinare la presa in carico proprio per il vincolo affettivo (di amicizia) con sua madre, e quindi indirizzare il cliente (lei che scrive) ad un altro/a Collega. Questo è molto importante proprio per evitare situazioni di questo tipo.
Probabilmente la scelta della psicologa alla quale rivolgersi è stata di sua madre, in un tentativo "controllante", probabilmente inconsapevole, per riuscire a gestire al meglio la situazione. Come mai non si è sentito lei di scegliere il professionista più adatto visto che era maggiorenne?
Per un'eventuale segnalazione deve contattare l'ordine di appartenenza.
concordo con la Collega rispetto alla violazione del segreto professionale (sempre ammesso che le cose siano andate come lei sta ipotizzando). La psicologa in realtà avrebbe dovuto declinare la presa in carico proprio per il vincolo affettivo (di amicizia) con sua madre, e quindi indirizzare il cliente (lei che scrive) ad un altro/a Collega. Questo è molto importante proprio per evitare situazioni di questo tipo.
Probabilmente la scelta della psicologa alla quale rivolgersi è stata di sua madre, in un tentativo "controllante", probabilmente inconsapevole, per riuscire a gestire al meglio la situazione. Come mai non si è sentito lei di scegliere il professionista più adatto visto che era maggiorenne?
Per un'eventuale segnalazione deve contattare l'ordine di appartenenza.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.6k visite dal 03/02/2014.
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