Ansia , senso di colpa , incapacità di affrontare i problemi

Mi sono deciso a scrivervi dopo mesi che vi seguo perché per me la situazione è diventata insostenibile; fin da piccolo ho avuto grossi problemi di autostima e sensi di colpa; questo mi ha portato ad avere grossissime difficoltà ad affrontare qualsivoglia problema vivendo il tutto con grande frustrazione che si sfoga anche in modo fisico (ho grossi problemi di pelle oltre ad emicranie continue e problemi di stomaco).Negli ultimi 2 anni i problemi sono arrivati tutti insieme: facendo un lavoro autonomo (insieme a mia madre) la crisi mi ha colpito duramente nonostante comunque riesca a mantenerlo ma ciò mi ha reso pessimista ed intrattabile dato che ho poche possibilità economiche e non mi permette di realizzare i miei desideri (sposarmi ed avere una famiglia) , inoltre non posso comunque cambiare lavoro in quanto mi piace e mi sento portato inoltre non ho alcun titolo di studio od altra esperienza lavorativa e data la situazione attuale significa impossibilità di essere assunto da qualsiasi parte;
ho iniziato ad avere problemi con la mia ragazza con cui sto insieme da 10 anni (ed è stata l' unica donna con cui sono stato) culminati con il suo rifiuto di vivere con me che mi ha ferito profondamente;
infine i miei genitori sono andati in crisi e hanno iniziato a litigare continuamente, cosa che mi ha obbligato ad uscire comunque di casa (ne avevo già desiderio data l' età e avrei voluto comprare una casa con la mia ragazza) andando in affitto da solo e che è finita con mia mamma che è scappata di casa (tradendomi dato che mi ha chiesto una giornata di permesso dal lavoro con la scusa di aiutare mia nonna ed invece è andata a casa a portare via tutto);
dopo tutto questo con mia madre ho ormai un rapporto solo per il lavoro (sentendomi abbandonato e tradito nonostante possa comprendere in parte il suo gesto) mentre sono subissato dalle violenze psicologiche (non so come altro chiamarle , magari mi sbaglio) di mio padre che continua a parlarmi con tono di accusa (lavorando con mia madre secondo lui sono per forza complice delle sue scelte) e richieste assurde di controllo nei confronti di mia madre oppure di accuse di abbandono nonostante lo chiamassi ogni 2 giorni e andassi a trovarlo , accuse aumentate quando non ce l' ho fatta più e ho iniziato ed evitarlo fino a 2 giorni fa che sono esploso e gli urlato di tutto al telefono e mi son sentito rispondere "ma cosa ti avrei fatto?" quando gliel'avevo spiegato per mesi!
Questa mia "depressione" (metto tra virgolette in quanto non ho avuto alcuna diagnosi) è peggiorata dal fatto che non mi sento compreso e quando cerco di sfogarmi con le altre persone mi sento rispondere: o con sofismi e detti cinesi (cose che mi fanno sentire un idiota) oppure con un "guarda che c'è gente che sta peggio" (cosa che aumenta il mio senso di colpa) oppure con un "te ne devi fregare" (cosa che non riesco a fare sempre per senso di colpa).
So che sono stato molto confusionario e spero possiate darmi un primo aiuto.
Buongiorno
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

mi pare che la situazione famigliare e relazionale che sta vivendo in effetti non sia delle più serene.
Più che pensare a chi sta peggio o ignorare, sarebbe il caso di pensare a quali strategie più funzionali mettere i natto in modo da:

- non essere coinvolto nelle dicussioni tra i Suoi genitori;
- fare luce sulla Sua storia con la Sua storica fidanzata: che accordi avete? Come mai lei ha rifiutato la convivenza? Ne avete parlato? Lei che progetti ha ora, dopo il rifiuto della Sua ragazza?
- decisioni per il lavoro: che cosa ha deciso di fare? Continuare in questa azienda?

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Grazie della rapida risposta:
- io cerco di non farmi coinvolgere direttamente ed infatti sono uscito di casa anche per questo motivo ma il fatto di essere comunque in un paese vicino (al contrario di mio fratello che è riuscito ad uscire di casa molto prima che iniziasse tutto questo ed è andato per lavoro in Germania cosa che gli permette di essere più distaccato) unita alla mia incapacità di svincolarmi da certe trappole psicologiche (sensi di colpa appunto) e dal continuo ignorare delle mie richieste di non coinvolgimento da parte di mio padre mi impediscono di non subire conseguenze da questa situazione.
- Con la mia ragazza siamo in una situazione di stallo : ha rifiutato perché ero in una fase "depressiva" già da tempo e temeva di non riuscire a reggere i miei umori con il rischio di essere senza via d' uscita , oltre che confusa sui suoi sentimenti (a causa del mio continuare ad essere "depresso");
ne abbiamo parlato ed abbiamo deciso di riprovarci cominciando dal fatto che sarei andato in affitto da solo allontanandomi dalla negatività della situazione a casa ma finora ha aiutato poco dato che non basta ad allontanarmi da quella situazione;
per i progetti dopo alti e bassi lei si vuole comprare una casa da sola (dato che ne ha i mezzi economici al contrario di me) e mi ha chiesto se voglio andare da lei una volta superate queste difficoltà , cosa che ovviamente desidero.
- per il lavoro ho deciso comunque di continuarlo ma non so come superare le difficoltà poste dalla presenza di mia madre (che ha inventato questo lavoro e che ovviamente non posso togliergli) e dalla conseguente invadenza di mio padre (che appunto usa questa cosa come arma contro di me).
[#3]
Dr.ssa Laura Termini Psicologo, Psicoterapeuta 40 5
Egregio Signore,
alla sua età credo sia proprio giunto il momento dello svincolo! Non solo fisico (andar via di casa), ma prima di tutto emotivo.
I legacci non sono solo quelli dei suoi, sua madre a cui non può togliere il lavoro o suoi padre con i suoi ricatti morali...i legacci sono soprattutto i suoi!
Mi colpisce il termine che usa riferendosi a sua madre "sentendomi abbandonato e tradito nonostante possa comprendere in parte il suo gesto". Tradito? Abbandonato? Deve forse giustificare e/o comprendere e/o avallare la decisione dei suoi genitori di separarsi? Quella di sua madre di andare via di casa? Non è compito suo, così come non è compito di suo padre stabilire come debba essere il suo rapporto con sua madre. Sembra che ci siano confini sfocati in questa famiglia.
Si appoggi alla sua compagna e alla separazione fisica faccia a poco poco seguire quella emotiva, non rinnegando i suoi o rifiutando i contatti con loro, ma chiedendosi "io cosa voglio?" "io come voglio?" "io quando voglio?", si ascolti e scelga se stesso, nel rispetto degli altri, vedrà che si sentirà meglio.

Dr.ssa Laura Termini
Psicologa - Psicoterapeuta

[#4]
Utente
Utente
La ringrazio della risposta:
sono conscio che non sia un problema mio la separazione dei miei essendo , come Lei fa giustamente notare , un uomo adulto e quindi consapevole delle dinamiche della fine di un amore ma appunto per questo avrei compreso meglio che mia madre , con cui avevo un rapporto comunque aperto e franco , mi avesse detto il motivo per cui quel giorno non poteva presentarsi al lavoro invece che dirmi una bugia (ci sarei rimasto comunque male perché mi dispiaceva che soffrissero entrambi , come credo sia normale , di questa cosa ma non avrei fatto nulla per fermarla o dirle qualcosa proprio perché non era mio compito).
Sui confini sfuocati Le devo dare ragione: probabilmente , credo a causa del senso di colpa che mi attanaglia da sempre verso chiunque temo di ferire , mi ritrovo incapace di gestirmi in queste situazioni e mi faccio trascinare fino ad esplodere in reazioni estreme che mi fanno star male.
Sull' appoggiarmi sulla mia compagna cerco di farlo ma temo di farlo nel modo sbagliato facendole pesare il mio malessere e ciò causa in me un senso di colpa; quale sarebbe il modo migliore con cui possa appoggiarmi a lei senza farla star male a causa della mia negatività?
Seguirò i Suoi consigli e cercherò di ascoltare realmente me stesso (cosa che ammetto non faccio da tantissimo tempo).
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