Mancanza di una base sicura
Buongiorno a tutti,
sono un ragazzo di 29 anni in cura da uno psicologo da circa tre anni con scarsi risultati per attacchi di ansia e una forte insicurezza.
La sua diagnosi del mio medico a questi sintomi è " La mancanza di una base sicura " ossia la mia famiglia stabile, essendo una famiglia con molte discussioni che spesso sfociano in litigi violenti.
Fino a poco tempo fa ero fidanzato con una ragazza, il nostro rapporto durava da circa dieci anni e avevamo deciso di sposarci; ora mi trovo da circa un anno che mi ha lasciato e " i benefici " che avevo tratto da questo rapporto sono finiti, facendo tornare i miei problemi:
soffro di disturbi della personalità : in mezzo agli altri non mi sento a mio agio, quando conosco persone nuove mi prende l'ansia per paura di non essere all'altezza, e tutto ciò mi sta portando a isolarmi
soffro di ansia e attacchi di panico, mi spaventa cominciare cose nuove come il solo iscrivermi in palestra o andare a sciare da solo ( non avendo nessuno con chi andare)
cerco sempre una figura da prendere come sicurezza, punto di riferimento, prima avevo la mia ragazza che consideravo come la famiglia che non avevo, ora posso dire di essere rimasto solo al livello affettivo, di fatti i rapporti con i miei a parte quando si discute non ci sono.
Mi spaventa il fatto che questo sia un vortice, che non riesco a crearmi una mia famiglia e di risolvere questi problemi;
quale soluzione posso adottare?
Grazie per l'attenzione
Cordiali Saluti
sono un ragazzo di 29 anni in cura da uno psicologo da circa tre anni con scarsi risultati per attacchi di ansia e una forte insicurezza.
La sua diagnosi del mio medico a questi sintomi è " La mancanza di una base sicura " ossia la mia famiglia stabile, essendo una famiglia con molte discussioni che spesso sfociano in litigi violenti.
Fino a poco tempo fa ero fidanzato con una ragazza, il nostro rapporto durava da circa dieci anni e avevamo deciso di sposarci; ora mi trovo da circa un anno che mi ha lasciato e " i benefici " che avevo tratto da questo rapporto sono finiti, facendo tornare i miei problemi:
soffro di disturbi della personalità : in mezzo agli altri non mi sento a mio agio, quando conosco persone nuove mi prende l'ansia per paura di non essere all'altezza, e tutto ciò mi sta portando a isolarmi
soffro di ansia e attacchi di panico, mi spaventa cominciare cose nuove come il solo iscrivermi in palestra o andare a sciare da solo ( non avendo nessuno con chi andare)
cerco sempre una figura da prendere come sicurezza, punto di riferimento, prima avevo la mia ragazza che consideravo come la famiglia che non avevo, ora posso dire di essere rimasto solo al livello affettivo, di fatti i rapporti con i miei a parte quando si discute non ci sono.
Mi spaventa il fatto che questo sia un vortice, che non riesco a crearmi una mia famiglia e di risolvere questi problemi;
quale soluzione posso adottare?
Grazie per l'attenzione
Cordiali Saluti
[#1]
Gentile ragazzo,
come lei può comprendere, conoscendo il "lavoro psicologico", non esistono strategie da suggerire on line che le permettano di risolvere definitivamente i problemi.
Essere insicuro senza una persona accanto, contrasta con la fase della vita che dovrebbe attraversare, più incentrata alla realizzazione personale e all'autonomia.
La base sicura dovrebbe essere interna.
Restiamo in ascolto
come lei può comprendere, conoscendo il "lavoro psicologico", non esistono strategie da suggerire on line che le permettano di risolvere definitivamente i problemi.
Essere insicuro senza una persona accanto, contrasta con la fase della vita che dovrebbe attraversare, più incentrata alla realizzazione personale e all'autonomia.
La base sicura dovrebbe essere interna.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#3]
Gentile Utente,
>>..soffro di disturbi della personalità..<<
chi ha fatto questa diagnosi il Collega che la segue?
>>La sua diagnosi del mio medico a questi sintomi è " La mancanza di una base sicura "<<
questa non è una "diagnosi", ma una valutazione che riguarda alcuni tratti della sua personalità.
Credo sia importante capire se lei sta in cura per un disturbo d'ansia o per un disturbo della personalità o per entrambi.
>>..soffro di disturbi della personalità..<<
chi ha fatto questa diagnosi il Collega che la segue?
>>La sua diagnosi del mio medico a questi sintomi è " La mancanza di una base sicura "<<
questa non è una "diagnosi", ma una valutazione che riguarda alcuni tratti della sua personalità.
Credo sia importante capire se lei sta in cura per un disturbo d'ansia o per un disturbo della personalità o per entrambi.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#4]
Gentilissimo,
credo sia importante portare in una terapia queste problematiche, le ha condivise con il terapeuta che la segue?
In che contesto è seguito? (psicoterapia, counselling, colloquio clinico? Privato, pubblico? Settimanalmente?)
Che risultati si aspetta? quali sono gli obiettivi del lavoro che state facendo?
I suoi obiettivi sono condivisi dal suo terapeuta e raggiungibili con un intervento terapeutico?
Le chiedo questo perchè credo, come il collega Mori, che on-line ogni suggerimento sarebbe parziale e poco utilizzabile.
Sarebbe invece interessante prendere i suoi dubbi sul lavoro fino ad ora svolto, ed il sul suo attuale stato e renderlo oggetto di lavoro su se stesso con l'aiuto dello psicologo...
cosa si aspetta da un terapeuta? Quale rassicurazione sente di abbisognare? Cosa riceve e cosa non riceve?
consideri che il suo stato attuale è legato agli avvenimenti della sua vita, e difficilmente il suo sentire (rispetto a se, agli altri ed al futuro) si può scollegare da una storia così lunga ed importante che si è conclusa
Cordialmente
credo sia importante portare in una terapia queste problematiche, le ha condivise con il terapeuta che la segue?
In che contesto è seguito? (psicoterapia, counselling, colloquio clinico? Privato, pubblico? Settimanalmente?)
Che risultati si aspetta? quali sono gli obiettivi del lavoro che state facendo?
I suoi obiettivi sono condivisi dal suo terapeuta e raggiungibili con un intervento terapeutico?
Le chiedo questo perchè credo, come il collega Mori, che on-line ogni suggerimento sarebbe parziale e poco utilizzabile.
Sarebbe invece interessante prendere i suoi dubbi sul lavoro fino ad ora svolto, ed il sul suo attuale stato e renderlo oggetto di lavoro su se stesso con l'aiuto dello psicologo...
cosa si aspetta da un terapeuta? Quale rassicurazione sente di abbisognare? Cosa riceve e cosa non riceve?
consideri che il suo stato attuale è legato agli avvenimenti della sua vita, e difficilmente il suo sentire (rispetto a se, agli altri ed al futuro) si può scollegare da una storia così lunga ed importante che si è conclusa
Cordialmente
Dr. Sandro Lingua
psicoterapeuta cognitivo-comportamentale
perfezionato in sessuologia clinica
[#5]
Utente
Buonasera a tutti,
attualmente sto facendo una terapia basata su degli incontri individuali ogni 15 gg circa con il mio psicologa, e in più per gestire l'ansia sto facendo una cura farmacologica ( xanax 1mg, i compressa al giorno);
Le motivazione per le quali ho iniziato questo percorso è perché come dicevo ieri sono una persona molto insicura ( e la causa di questo il mio medico la attribuisce al malsano nucleo familiare "base sicura) e questo mi consegue che ogni volta che mi trovo di fronte a molte esperienze nuove da affrontare (lavoro, sport, ecc), mi inizia l'ansia.
Un altro motivo di ansia è quando mi trovo in mezzo a persone che non conosco, (a volte anche a quelle che conosco da più tempo) finche non mi sento accettato, finche non mi sento tranquillo non riesco ad essere me stesso, il mio primo pensiero in queste situazione è che gli altri sono più bravi e io non sono alla loro altezza, mi consegue che tendo quasi sempre a isolarmi, o a evitare di essere al centro dell'attenzione.
Il risultato che cerco di ottenere da questa terapia è accettarmi per quello che sono, essere più sciuro di me stesso e di conseguenza affrontare anche cose nuove, essere io la mia sicurezza, e non cercare negli altri quel comportamento di protezione genitoriale che non ho ricevuto.
Tengo a precisare un ultima cosa: la fine della mia relazione mi ha portato al riacutizzarti di tutti questi problemi; la mia ragazza per me era quella sicurezza che non ho, quella protezione genitoriale che si preoccupa e ti fa sentire amato e che non sei da solo, non mi importava di quello che potevano pensare gli altri di me perché anche se mi ero creato il vuoto nei rapporti interpersonali a me bastava lei.
Questo periodo durato 10 anni è stato solo un nascondere a me stesso le mie problematiche, ma ora che sono da solo tutto quello sopra descritto si è ripresentato; e più forte di prima.
Grazie a tutti
attualmente sto facendo una terapia basata su degli incontri individuali ogni 15 gg circa con il mio psicologa, e in più per gestire l'ansia sto facendo una cura farmacologica ( xanax 1mg, i compressa al giorno);
Le motivazione per le quali ho iniziato questo percorso è perché come dicevo ieri sono una persona molto insicura ( e la causa di questo il mio medico la attribuisce al malsano nucleo familiare "base sicura) e questo mi consegue che ogni volta che mi trovo di fronte a molte esperienze nuove da affrontare (lavoro, sport, ecc), mi inizia l'ansia.
Un altro motivo di ansia è quando mi trovo in mezzo a persone che non conosco, (a volte anche a quelle che conosco da più tempo) finche non mi sento accettato, finche non mi sento tranquillo non riesco ad essere me stesso, il mio primo pensiero in queste situazione è che gli altri sono più bravi e io non sono alla loro altezza, mi consegue che tendo quasi sempre a isolarmi, o a evitare di essere al centro dell'attenzione.
Il risultato che cerco di ottenere da questa terapia è accettarmi per quello che sono, essere più sciuro di me stesso e di conseguenza affrontare anche cose nuove, essere io la mia sicurezza, e non cercare negli altri quel comportamento di protezione genitoriale che non ho ricevuto.
Tengo a precisare un ultima cosa: la fine della mia relazione mi ha portato al riacutizzarti di tutti questi problemi; la mia ragazza per me era quella sicurezza che non ho, quella protezione genitoriale che si preoccupa e ti fa sentire amato e che non sei da solo, non mi importava di quello che potevano pensare gli altri di me perché anche se mi ero creato il vuoto nei rapporti interpersonali a me bastava lei.
Questo periodo durato 10 anni è stato solo un nascondere a me stesso le mie problematiche, ma ora che sono da solo tutto quello sopra descritto si è ripresentato; e più forte di prima.
Grazie a tutti
[#6]
Buongiorno,
Mi sembra che abbia una buona lettura dei suoi stati interni, e credo che l'accettazione di sè sia un obiettivo importante. Ciò implica anche la capacità di osservare e consentirsi alcune insicurezze?
Ritengo sia importante lavorare sul tema dell'insicurezza in situazioni sociali, e su quello della 'permanenza' di una buona immagine di sè anche quando non c'è chi gliela riconosce
Cordialmente
Mi sembra che abbia una buona lettura dei suoi stati interni, e credo che l'accettazione di sè sia un obiettivo importante. Ciò implica anche la capacità di osservare e consentirsi alcune insicurezze?
Ritengo sia importante lavorare sul tema dell'insicurezza in situazioni sociali, e su quello della 'permanenza' di una buona immagine di sè anche quando non c'è chi gliela riconosce
Cordialmente
[#7]
Gentile Utente,
>>..non mi importava di quello che potevano pensare gli altri di me perché anche se mi ero creato il vuoto nei rapporti interpersonali a me bastava lei.<<
questo significa vivere le relazioni affettive di coppia in maniera totalizzante e "fusionale", proprio come se la coppia stessa fosse una parte del suo sé, che quindi coesione e consistenza interna.
Può sembrare inizialmente una soluzione vantaggiosa, ma in realtà è un "mito di completamento", soprattutto se si evita di alimentare/conservare tutta quella parte dell'io che non ha nulla a che fare con la coppia (amicizie, svaghi, interessi ecc.), insomma coltivare la propria individualità.
Ogni coppia funziona meglio se si ha la possibilità di "stare insieme rimanendo separati".
>>..non mi importava di quello che potevano pensare gli altri di me perché anche se mi ero creato il vuoto nei rapporti interpersonali a me bastava lei.<<
questo significa vivere le relazioni affettive di coppia in maniera totalizzante e "fusionale", proprio come se la coppia stessa fosse una parte del suo sé, che quindi coesione e consistenza interna.
Può sembrare inizialmente una soluzione vantaggiosa, ma in realtà è un "mito di completamento", soprattutto se si evita di alimentare/conservare tutta quella parte dell'io che non ha nulla a che fare con la coppia (amicizie, svaghi, interessi ecc.), insomma coltivare la propria individualità.
Ogni coppia funziona meglio se si ha la possibilità di "stare insieme rimanendo separati".
[#8]
Gentile Utente,
chieda alla terapeuta come poter fare per risolvere il problema, in quanto è certamente importante essere consapevoli del proprio funzionamento mentale, ma non è sufficiente per poter cambiare.
Inoltre potrebbe esserLe utile questa lettura
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
perchè queste difficoltà possono essere superate anche apprendendo nuove modalità comportamentali e relazionali.
Cordiali saluti,
chieda alla terapeuta come poter fare per risolvere il problema, in quanto è certamente importante essere consapevoli del proprio funzionamento mentale, ma non è sufficiente per poter cambiare.
Inoltre potrebbe esserLe utile questa lettura
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
perchè queste difficoltà possono essere superate anche apprendendo nuove modalità comportamentali e relazionali.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 3.7k visite dal 29/01/2014.
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