Scelta della scuola superiore e autostima

Salve, sono la mamma di una tredicenne. Ho letto l'articolo della d.ssa Giselle Ferretti a proposito dei criteri -guida per supportare al meglio la scelta della scuola e a questo proposito vorrei chiedere un parere. Stiamo vivendo in famiglia un momento molto difficile, difficoltà apparentemente provocata dall'incertezze che nostra figlia esprime nello scegliere la scuola futura. Il punto di maggiore criticità è rappresentato dal fatto che in questo momento, dopo vari cambiamenti, la scelta si è concentrata su una scuola che si trova in una sede diversa rispetto alla sede dove lei ha frequentato le scuole medie e elementari. Noi abitiamo a circa 15 Km da un città capoluogo di provincia. Siccome lavoriamo entrambio nostra figlia ha frequentato tutte le scuole in questa città, sede del nostro lavoro. Abbiamo sempre contato sull'aiuto dei miei genitori, che abitano vicino alla nostra sede di lavoro e vicino alle scuole frequentate da nostra figlia. Davamo per scontato che il suo percorso scolastico potesse completarsi nella stessa città, invece nostra figlia ha cambiato idea, concentrando la sua preferenza per una scuola situata in un'altra cittadina più piccola. La nostra abitazione risulta essere praticamente a metà strada tra la nostra sede di lavoro e la sede dove mia figlia vorrebbe frequentare la scuola ( non si tratta di un tipo particolare di scuola). Le ragioni secondo lei sono dovute al fatto che la scuola in questione è più piccola, ( 510 ragazzi contro 1300 della scuola di città) più accessibile come ambiente. Questo perchè durante le vacanze di Natale abbiamo trascorso una settimana con un gruppo di parenti e conoscenti i cui figli - tutti di età diversa e diversa da quella di mia figlia - gravitano maggiormente nel nostro paese di residenza e per lo più tendono a frequentare la scuola superiore in questa cittadina che si trova dal lato opposto della nostra sede di lavoro. L'esperienza estremamente piacevole della vacanza ha convinto mia figlia della migliore qualità di vita e di relazione che avrebbe potuto avere se avesse anche lei frequentato questo ambiente. Premetto che sia io che mio marito abbiamo sempre cercato di favorire il suo inserimento nel paese di residenza, proponendole di volta in volta varie attività dallo sport, alla parrocchia, organizzando piccole feste a casa o favorendo la sua partecipazione alle feste degli altri, ma non abbiamo mai trovato nessun entusiasmo da parte sua, e anche le vacanze di Natale organizzate con nostri vicini inizialmente non avevano incontrato il suo favore. Ora se tutto questo corrispondesse ad una istanza di autonomia, saremmo disposti a valutarla e anche ad assecondarla, in realtà ci sembra che nostra figlia abbia vissuto con difficoltà i rapporti di amicizia in genere, e quindi questa soluzione da lei ipotizzata ci sembra piuttosto un tentativo di fuga dalle sue ansie e paure. Inoltre la cultura del paese è molto ristretta e penalizzante se vissuta in totale immersione. Come fare?
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
parte degli interrogativi che ci porta sembrano essere pensieri che lei sta attribuendo a sua figlia e non "conflitti" che la ragazzina esprime. Forse potrebbe essere opportuno che lei gli rivolgesse domande dirette.
Inoltre non mi sembra che la distanza (15 km) sia abissale.
Sua figlia potrà ricoprirla in breve tempo ed in autonomia tra qualche mese, quando potrà utilizzare il ciclomotore.
Mi domando se quelle che ci porta non siano in realtà ansie connesse alla perdita di controllo, legate alla distanza che sua figlia cerca di mettere tra l'abitazione dei nonni e la scuola.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Utente
Utente
Sono d'accordo con lei, sicuramente un cambiamento come quello ipotizzato mi produce ansie, ma i conflitti , o meglio le contraddizioni, mia figlia li esprime davvero. Proprio stasera ne abbiamo avuto prova: a cena erano nostri ospiti due nostri amici - educatori di lunga esperienza - e il loro figlio, coetaneo della mia. Mia figlia ha chiesto un parere ai nostri amici motivando inizialmente la sua scelta di frequentare la scuola del paese, con ragioni legate alla maggiore presunta facilità di relazioni che ne potrebbe trarre, pur ammettendo lei stessa che ora come ora il suo ambiente si trova dove lei sta frequentando la scuola attualmente. Nel corso della serata e del discorso, invece è apparso chiaro ai nostri ospiti che nostra figlia sogna un cambiamento per fuggire alcune difficoltà che si sono venute a creare nel gruppo di compagni della sua classe, una fantasia un po' pericolosa visto che viene presa come motivazione per la scelta della scuola superiore. Inoltre ha espresso il desiderio di confrontarsi in un mondo scolastico privo di competizione, allo stesso tempo parla di liceo e di università all'estero, che implicano invece molta grinta e resistenza alla frustrazione ... insomma a me sembra confusa e che questa storia del voler cambiare sede mi sembra un espediente per tentare di dire altro, magari ci sta chiedendo indirettamente un aiuto per migliorare a negoziare con i suoi compagni??Assecondarla continua a sembrarmi la risposta sbagliata. Credo che faremo la pre iscrizione riservandoci poi il tempo di decidere veramente, magari chiedendo anche un aiuto....
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

se da una parte vale il mito del doversi inserire per forza in un ambiente, è anche vero che ci sono ambienti ostili ed ambienti meno ostili; può essere che Vostra figlia abbia problemi di inserimento in quella scuola con quelle persona, e può essere che cambiando persone spariscono anche le difficoltà.
I compagni e gli insegnanti fanno la differenza.

Tanto, mi scusi, ma comunque sia, anche obbligandola ad andare nella scuola vicina, per Vostra (giusta) comodità, la figlia potrebbe sempre rinfacciarvi la scelta e comunque essere insofferente della scelta fatta.

Poi, se da una parte le lasciate libertà di scelta, impedendole la scelta, per qualsivoglia di lei ragione, le state disconfermando che è libera di scegliere; insomma, il messaggio che sembrerebbe passare è: sei libera di scegliere quello che piace a noi genitori.

Poi, in che modo incide sull'autostima della ragazza il fatto che le dite che le scelte che fa sono sbagliate? Non l'aiutate certo! :)

Forse ha scelto la scuola B proprio per mettervi alla prova e verificare quanto ciò che dite corrisponde a verità...

Insomma, cosa la fate scegliere a fare se poi non la supportate nelle scelte che fa, giuste o sbagliate che siano? Daltronde, se non sbaglia come si fa le ossa, se trova tutto pronto?

Ecco, ma come reagite se la pargola mostra grinta e resistenza alla frustrazione nel momento in cui le imponete la scuola che fa comodo a Voi genitori?

Scusi, ma credo che Vi stiate infilando in un ginepraio.
In bocca al lupo!

Che ne pensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Dr.ssa Antonietta Forcella Psicologo 6
Gentile utente,
Lei scrive:

"cambiare sede mi sembra un espediente per tentare di dire altro"

Cosa l'ha portata a farsi questa impressione?
Che tipo di difficoltà si trova a fronteggiare sua figlia nel suo gruppo di compagni?

Mi sembra ottima l'idea di riservarsi il tempo per decidere.
Valuti eventualmente anche l'opzione di una consulenza psicologica per inquadrare meglio la situazione.

Ci faccia sapere.

Dr.ssa A.Forcella
Psicologa a Perugia
www.psicologiabenesseresport.it

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Utente
Utente
Intanto vi ringrazio molto delle risposte.. sono di grande aiuto. Approfitto di questo spazio per fare delle considerazioni a voce alta E' vero che dal punto di vista teorico la capacità di scelta è direttamente proporzionale alla propria autostima e scegliere liberamente aiuta a rafforzarla.. ma in questo caso io sto solo chiedendo un po' di attenzione nella scelta geografica e non sul tipo di scuola. L'area geografica in questione porta sì notevoli inconvenienti organizzativi rispetto all'attuale organizzazione familiare ma sopratutto è la zona di origine della famiglia di mio marito, famiglia numerosa, estremamente invadente e governata da un codice interno a dir poco feudale. Le donne cucinano, accudiscono i vecchi e i bambini, la famiglia è solo etero, i neri puzzano, e anche i bianchi meglio quelli del nostro livello sociale, cattolici e piccolo borghese, bisogna essere vestiti in un certo modo avere la macchina bella, si lavora per quello del resto, le donne lavorano solo se questo non è di impiccio e se lo è è meglio che prendano il part time. La carriera femminile non è compatibile con la famiglia.. ecc.. A rileggerlo sembra un'esagerazione delle generazioni più vecchie e invece no, sono proprio i quarantenni a farsi portavoce di tanta filosofia. I programmi
di scambio culturale faticano a decollare perchè le famiglie non sono favorevoli ad ospitare "sconosciuti " in casa. Nel corso di questi anni ho scoperto con mio rammarico che l'unico modo era avere una vita parallela e x fortuna il nostro lavoro situato alla distanza minima di 15 km, ha garantito questa privacy. I nostri amici sono ovunque ma non dove risiediamo, per convenienza abbiamo rapporti cordiali ma niente di più. Ho provato a convincere mio marito a cambiare casa, ma l'età avanzata dei suoi genitori che abitano accanto e che sarebbero fortissimamente contrari al nostro trasferimento, ha di fatto vanificato i miei sforzi. Perchè ora mia figlia improvvisamente sembra essere attratta da questo mondo? perchè come molte adolescenti è categorica e poco negoziale, è in attrito con alcune che pensava fossero amiche, non sta tentando una mediazione, dice spesso, basta io me ne vado così imparano! E aggiunge: io con la mia preparazione "cittadina" brillerò per qui i ragazzi sono semplici senza ambizioni non bisogna sforzarsi...tutto verrà da solo! Io credo che questo ragionamento sia sbagliato, non è la base per fare una scelta e se la scelta sarà per queste motivazioni be' credo che ci siano ragioni per preoccuparsi. Quindi se ci sarà una situazione più difficile, noi genitori saremo fisicamente lontani e inoltre i nonni che le hanno dato in questi anni affetto e sostegno, non saranno più a portata di mano. Trascorrere 4 ore da sola tutti i pomeriggi è un po' dura.. secondo me... Sto chiedendo a mia figlia solo di pensare e di riflettere , di acquisire maggiorei info, ma mi risponde categorica. Forse mio marito potrebbe mediare meglio e sarebbe opportuno x me farmi da parte x evitare che lo scontro diventi tra me e lei , del resto è stato proprio lui a convincerla inizialmente a valutare tutte le opzioni, ma avrebbe forse dovuto verificare prima quali potessero essere quelle sostenibili; E' stato un atto ingenuo perchè si tratta della scuola da lui frequentata 40 anni fa.. Si credo proprio che siamo in un ginepraio!!!!!!!!!!!