Aiuto per capire chi sono e cosa voglio

Gentili dottori,
sono una donna di 32 anni. Da diversi anni sono seguita da una psicoterapeuta e ho ottenuto buoni risultati sia a livello personale che nella relazione con mio marito.

Vi scrivo perché sento comunque la necessità di avere ulteriori spunti di riflessione sulla mia vita.

Mi ritrovo alla mia età senza sapere ancora chi sono e cosa voglio diventare.

In particolar modo soffro perché alla semplice domanda: "cosa ti piacerebbe fare nel tempo libero" io ancora non so darmi una risposta. Più ci penso e più non ne vengo fuori, ho proprio un blocco mentale. Cerco quindi di risolvere la questione dedicandomi ad attività di diverso tipo sopratutto in campo artistico visto che mi riesce bene ma non ci trovo affatto gusto. Sono ipercritica nei miei confronti e questo mi fa togliere la voglia di fare qualsiasi cosa alle prime difficoltà o se i risultati ottenuti sono sotto alle mie aspettative. Ne consegue che non riesco a trovare uno spazio personale in cui rilassarmi e sentirmi appagata.

Al lavoro le cose non vanno molto bene. Premetto che ho trovato questo impiego tramite conoscenti e quindi senza fare una ricerca attiva. Svolgo una mansione monotona, il clima è molto rilassato, nessuno mi stimola a fare di più e io in maniera poco responsabile mi do poco da fare. Solo in caso di urgenza riesco a trovare la motivazione per lavorare e mi impegno seriamente. Essendo ipercritica, mi vergogno profondamente di questo mio comportamento ma non riesco a cambiare atteggiamento. E' la mia unica esperienza lavorativa al momento ma è probabile che presto dovrò trovare un nuovo lavoro a causa del futuro incerto della ditta. Il dilemma che in questi anni ho sempre scansato "che lavoro ti piacerebbe fare?" ritorna ora di nuovo alla ribalta.
L'ansia sale a mille, i miei processi mentali si bloccano, non trovo soluzioni a questo mio disagio.


Ovviamente ne ho parlato con la mia terapeuta ma i nostri incontri vanno spesso a finire col parlare della relazione con mio marito o col rapporto un po' conflittuale con i miei genitori e con i miei suoceri, in parte perché è questo l'orientamento della sua specializzazione e un po' perché mi risulta più facile parlare di me attraverso gli altri. Certamente al mio prossimo incontro con lei riproporrò nuovamente questo mio malessere ma volevo avere altri punti di vista.


Grazie per il tempo che mi dedicherete.
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Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
La sua iper criticita' verso le sue creazioni mi ha fatto venire in mente un trucco che usava un mio professore di arte-terapia. Ci invitava a dipingere o a disegnare bendate. Collocavamo un foglio all'altezza della nostra vista e dovevamo riempirlo tramite le nostre rappresentazioni mentali.
Cio' proprio per contrastare l'ipercriticita'. Il desiderio del meglio nemico del bene.
E' un suggerimento che le offro e su cui puo' riflettere e sperimenare.

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ossessionarsi sul tempo libero ha poco senso, se non si sa cosa farsene.

Se lei è già insoddisfatta nel tempo che trascorre da occupata, ossia lavoro e relazioni intime, mi pare sarebbe opportuno concentrarsi prima in queste aree. Sempre tenendo d'occhio l'ipercriticità, è chiaro, cercando di ammorbidirla. Perché se prima non si smussa quella, anche avendo tutto il tempo libero del mondo resterebbe sempre un'insoddisfatta.

Anzi, probabilmente lo sarebbe di più.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Mi associo alle indicazioni dei colleghi.

Questo rigore verso se stessa da chi lo ha imparato?
Che tipo di educazione ha ricevuto in casa?
E che tipo di modelli genitoriali ha avuto? Li ha fatti propri ?

Nella sua famiglia, c' era spazio per il " tempo del piacere" o era solo dovere?

Ha tratto benefici dal percorso intrapreso?

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Premetto che ho trovato questo impiego tramite conoscenti e quindi senza fare una ricerca attiva. Svolgo una mansione monotona, il clima è molto rilassato, nessuno mi stimola a fare di più e io in maniera poco responsabile mi do poco da fare.<<
tutto questo è il riflesso di un atteggiamento passivo con il quale difficilmente riuscirà a rispondere alla sua domanda: "che lavoro ti piacerebbe fare?" visto che il lavoro è stato scelto da qualcun'altro.

Un atteggiamento più attivo è sicuramente importante, ma bisogna anche fare i conti con l'esame di realtà.
Che studi ha fatto?
Quali potrebbero essere le sue competenze spendibili nel mondo del lavoro?

>>..cosa ti piacerebbe fare nel tempo libero?..<<
se non c'è un "desiderio" alla base di questa domanda difficilmente troverà una risposta, stessa cosa vale per l'ambito lavorativo.

Se le sue aspettative sono alte, ma senza un desiderio che possa motivare le sue scelte diventa tutto difficile.





Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#5]
Utente
Utente
Vi ringrazio per le Vs risposte.

Gentile dott.ssa Esposito,
grazie per lo spunto, proverò stasera. Ho sempre desiderato utilizzare l'arte anche come forma di espressione delle mie emozioni, ma la fissazione di ottenere al contempo un buon prodotto anche agli occhi degli altri vanificava questo mio intento. Ripassavo i miei lavori più e più volte non essendo mai contenta del risultato ma questo a danno della spontaneità. Qualche tempo fa decisi di sperimentare l'acquerello in quanto è una tecnica più immediata e che non consente di lavorarci più di tanto. Ho pensato che così sarei stata più istintiva nei miei lavori.
Purtroppo non è andata molto bene, qualche ora prima di andare alle lezioni avevo delle forti scariche di diarrea (soffro di colon irritabile). Quando lasciavo espandere il colore sul foglio sentivo una profonda angoscia perché non avevo il controllo della situazione.

Gentile dott. Santonocito,
ha ragione, è inutile pensare a cosa si potrebbe fare nel tempo libero se poi comunque non si è in grado di goderne. Il fatto di non sapere rispondere ad una così banale domanda "che cosa mi piace" comunque mi destabilizza perché non riesco ad identificarmi come persona. Ma forse ha ragione, non è quello il problema, è l'atteggiamento critico che ho verso me stessa il vero problema.

Gentile dott.ssa Randone,
sicuramente il rigore l'ho acquisito da mia madre. Entrambi i miei genitori hanno vissuto in condizioni di miseria nella loro infanzia e questo li ha spinti ad impegnarsi per non farci mancare niente a me e mia sorella. Tuttavia questo loro modo di agire li ha portati ad essere poco presenti nella vita famigliare e a trascurare la casa. Ricordo la vergogna che provavo nel ricevere a casa da sola i parenti in un ambiente sporco e disordinato.
Mia madre si è sempre impegnata duramente al lavoro compensando un'incapacità a sostenere le relazioni dentro e fuori la famiglia. Non si concede mai uno svago, uno sfizio, un'amicizia neppure adesso che è in pensione.
Mio padre al contrario si impegnava poco al lavoro e se ne vantava perché comunque portava a casa lo stipendio. Tuttavia era lo stesso poco presente perché ha sempre dedicato molto tempo alle sue passioni e ai suoi interessi al di fuori della famiglia.
Mi son trovata in adolescenza a gestire una casa come se fossi io il capofamiglia, esortando i miei genitori a fare di più per renderla più accogliente.
Il rapporto della loro coppia non è mai stato buono. Mio padre ha sempre inflitto violenze psicologiche (mai fisiche) a mia mamma insultandola pesantemente e minando così la sua autostima e lei incassa il colpo senza reagire. Da piccola però l'ho spesso sorpresa a piangere e allora in me scaturiva una rabbia nei confronti di mio padre: andavo da lui e lo riempivo di brutte parole ma lui non reagiva, se ne usciva dalla stanza.
Dal percorso che ho intrapreso ho raggiunto importanti risultati a livello dei miei rapporti con gli altri, in particolare con mio marito. Avevo difficoltà con lui di manifestare in maniera libera i miei pensieri per paura di non essere accettata e di perderlo. Dopo anni di terapia comunque ho raggiunto buoni risultati e di questo sono contenta.


Gentile dott. Del Signore,
è da sempre che ho questo atteggiamento passivo nei confronti della vita, sono sempre in attesa che mi venga un'illuminazione divina che mi faccia agire e per questo che mi odio tanto. Non mi accetto perché ho capito che il mio atteggiamento passivo è causa di tante mie insoddisfazione ma non riesco venirne a capo, non riesco a reagire.
Io ho seguito un percorso di studi prettamente tecnico, imposto dai miei genitori e ho conseguito una laurea triennale in ingegneria (sempre imposta dai miei genitori). Non ho proseguito con la specialistica (con grande dispetto di mia madre) perché ho capito che non mi interessava e perché in quel periodo volevo lavorare per conquistare una mia indipendenza. Ho deciso di non fare un lavoro in linea con quanto studiato perché non mi sono mai sentita sicura di quello che ho imparato. Sarà perché ho poca autostima....
Attualmente il lavoro che faccio è prettamente burocratico e non ha bisogno di una particolare laurea per farlo. Ho acquisito esperienza in questo campo ma vista la mia insicurezza, la crisi economica e il fatto di essere donna in età da figli mi fa partire svantaggiata. Ma lo ammetto, sono solo delle scuse per non prendere l'iniziativa di cambiare....


Grazie a tutti per l'attenzione
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Serenità e soddisfazione derivano dalle cose cha facciamo e che ci piacciono. Finché non recupererà la capacità di fare ciò che le piace, invece di ciò che sente che DEVE fare, avrà difficoltà a piacersi e ricavare piacere dalla vita.

Le sembrerà come di vivere la vita di qualcun altro.

Le suggerisco pertanto di prendere in considerazione l'idea di cambiare approccio terapeutico, rivolgendosi a uno di tipo più attivo. La terapia che sta facendo adesso sembra che abbia prodotto i risultati che era in grado di produrre, ma se il problema è l'eccesso di passività, occorre (re)imparare la capacità di agire, non solo analizzare i perché e i per come.
[#7]
Utente
Utente
Grazie dott. Santonocito.
In effetti è corretto dire che mi sembra di vivere la vita di qualcun'altro. Ho scelto poche cose nella mia vita, il resto l'ho fatto seguendo le altre persone e adattandomi.
Inoltre la mia mente fa lunghi processi di introspezione, rimurginando spesso nel passato e sognando un futuro roseo e ricco di successi. Ma questo mi comporta il non saper vivere nel presente.
Forse dovrei semplicemente smettere di pensare e cominciare a fare qualcosa? Però se non mi ascolto dentro come faccio a capire se per me va bene quello che faccio?
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Forse dovrei semplicemente smettere di pensare e cominciare a fare qualcosa?
>>>

Esatto.

>>> Però se non mi ascolto dentro come faccio a capire se per me va bene quello che faccio?
>>>

No, è il contrario. Prima si fa qualcosa e DOPO ci si ascolta e si vede se ci è piacuto o meno. Altrimenti facendo troppi piani e progetti, senza un confronto diretto e costante con la realtà, si rischia di confondersi sempre più.

Cerchi un aiuto professionale adeguato.
[#9]
Utente
Utente
Come si chiama la terapia in questione?
Grazie per l'attenzione.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Può scegliere il percorso terapeutico che si adatta a lei, effettui qualche colloquio preliminare e valuti, in funzione delle sensazioni provate.
[#12]
Utente
Utente
Grazie!

Finora credo di aver fatto una terapia sistemico-relazionale però avverto in questo periodo di spostare l'attenzione dalle relazioni con i familiari a solo me stessa.
E soprattutto di riuscire a farmi meno "seghe mentali", passatemi il termine...
Ne parlerò con la mia terapeuta per vedere se può apportare modifiche alla terapia o al limite cambiare professionista.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> E soprattutto di riuscire a farmi meno "seghe mentali"
>>>

Bravissima.
[#14]
Utente
Utente
Buongiorni Dottori,
Vi contatto per informarVi che ho parlato con la mia psicologa della possibilità di aggiustare il percorso terapeutico verso un lavoro più attivo di crescita personale. Ho chiesto quindi degli spunti su cui riflettere e le ho chiesto che cosa ne pensasse se cambiassi tipo di terapia.

Mi ha detto che è inutile adottare chissà quali strategie o terapie differenti, in quanto la risposta alle mie domande le devo cercare dentro di me e non all'esterno.
Anche voi concordate a riguardo?
Io guardo dentro di me in cerca di obbiettivi e di una strada da intraprendere ma vedo il vuoto.

Grazie anticipatamente