Male di vivere

Salve, sono una ragazza di diciannove anni e questo peso che sento addosso lo chiamo "male di vivere".
Tutto ha inizio molti anni fa, credo di aver avuto all'incirca dieci anni. Ero timida e parlavo poco, mi limitavo ad osservare quello che avevo attorno. Iniziai a notare comportamenti strani dei miei genitori, scoprivo e vedevo cose che non mi piacevano affatto, e questo iniziò a turbarmi. Iniziavo a non fidarmi nemmeno dei miei genitori anche se a me non avevano mai fatto mancare nulla, iniziavo ad osservare la gente e notavo ogni singolo "difetto" o azione che non approvavo e di conseguenza allontanavo poi quella persona. Ho finito con il chiudermi in me stessa e ad opprimere tutto dentro. Per non stare male tentavo di copiare i ragazzi come me e ho finito con fare cose che non avrei mai pensato di fare e che mi fanno sentire in colpa. Quattro anni fa è iniziata un'amicizia con un ragazzo che conosco da sempre, le nostre famiglie si sono sempre frequentate e la morte di suo padre ci ha fatto legare sempre più. Anche lui ha un male di vivere dentro dovuto al lutto anche se son passati diversi anni. Con il tempo questa amicizia è diventata qualcosa di più e ci siamo fidanzati. Dopo tre mesi lui si è allontanato e dopo diversi giorni mi è venuto a dire che aveva paura di ferirmi e rovinare la nostra amicizia. Con il tempo però siamo tornati insieme,e in questo periodo lui più volte si è allontanato dall'oggi al domani per poi tornare dicendomi che delle situazioni lo facevano star male e di conseguenza tendeva ad isolarsi. Lui si è aperto con me raccontandomi tutto quello che non aveva mai raccontato a nessun'altro e ha spinto me a fare lo stesso. Con grande fatica l'ho fatto, dopo tre anni che ci frequentavamo stando insieme ogni giorno e legandoci così tanto mi sono fidata per la prima volta di qualcuno. Il nostro legame ( per come lo vedevo io) era indissolubile. Per l'ennesima volta si è allontano dopo un litigio per poi tornare e dirmi che stava male e che dovevamo accettarci per quelli che eravamo per iniziare a costruire un futuro assieme. Dopo un po di mesi è andato di nuovo via e io ho iniziato a credere che non mi amasse, visto che non me lo aveva mai effettivamente detto, e lui mi ha detto che forse era così perchè non sapeva se mi amava. Gli ho proposto di restare amici, ma mi ha detto di voler condividere la vita con me, che ne era sicuro. Dopo questa "dichiarazione", dopo alcuni mesi abbiamo litigato ed è andato via. Adesso mi dice che non mi ha mai amato, che mi ha sempre voluto un gran bene e che voleva stare davvero con me, ma non sa se mi ama in realtà, che merito qualcuno che mi ami perchè lui mi fa solo stare male. Quando gli chiedo se mi ama risponde "non lo so", oppure "non provo quel sentimento forte che senti tu". Eppure mi guarda, mi ascolta, non mi lascia mai in realtà. Può essere insicurezza? O non mi ama davvero?E mi è tornato quel male di vivere che avevo prima di incontrarlo. Lui era la mia libertà dopo tanto tempo.
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
è possibile che le oscillazioni del vostro rapporto siano in realtà frutto delle consuete ed altalenanti relazioni giovanili. Progettare un futuro di coppia ad un età dove anche quello personale è nebuloso, può essere difficile.
Comprendo in ogni caso il suo dolore, legato ad una fiducia che sembra essere ciclicamente tradita.
Sembra inoltre che abbia investito molto in questa relazione, cosa che forse sarebbe diversa se riuscisse ad aprirsi di più alla vita...
Che ne pensa?

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Cara Ragazza,
comprendo il suo dolore e la sua amarezza per quanto accaduto con il suo ragazzo, ma non possiamo sapere cosa in realtà provi il suo ragazzo per lei e quali motivi lo spingano acomportarsi così con lei, difficile fornire pareri per giunta on line su terze persone.
Certi andamenti del vostro rapporto potrebbero essere legati anche alla vostra giovane età.
Mi colpisce però quello che lei definisce il male di vivere, che sembra venire da lontano, da una sofferenza trascinata nel tempo che non ha trovato soluzione, ma una possibile condivisione con un ragazzo che sembra sofferente e con comportamenti non del tutto chiari.
E' anche comprensibile come lei soffra per sentirsi privata di quella che definisce "libertà ritrovata" dopo tanto tempo.
Una libertà o meglio miglior benessere che andrebbe ritrovato in lei a prescindere da un rapporto sentimentale.

Forse servirebbe capire meglio e di più questo male di vivere che la affligge ed affrontarlo, magari con l'aiuto di un nostro collega.
Ci vuole dire di più in merito?
Come vanno le cose ora in famiglia? E il rapporto con i suoi genitori?

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Dr.ssa Annalisa De Filippo Psicologo, Psicoterapeuta 113 4
Gentile ragazza,

accenni ad un disagio che ha origine più antiche: "iniziai a notare comportamenti strani dei miei genitori, scoprivo e vedevo cose che non mi piacevano affatto, e questo iniziò a turbarmi. Iniziavo a non fidarmi nemmeno dei miei genitori" "Ho finito con il chiudermi in me stessa e ad opprimere tutto dentro".

Credo che hai bisogno proprio di tirare fuori quello che hai dentro, di dare un significato ai comportamenti dei tuoi genitori e alle emozioni che hai provato. Sembra sia stata minata la fiducia di base.

I continui allontanamenti-ritorni-contraddizioni del ragazzo di cui parli, di sicuro non ti sono di aiuto in quanto vanno ad intaccare la fiducia. Non so se lui ti ami o no ma credo che un rapporto cosi instabile non ti faccia bene: se lui non riesce ad avere una posizione chiara e coerente, puoi farlo tu. Capisco possa essere difficile ma è importante instaurare rapporti basati sulla fiducia e il supporto reciproco che trasmettano sicurezza e stabilità.

Dici "lui era la mia libertà dopo tanto tempo": credo che se affronti quello che ti causa dolore da quasi 10 anni, potresti liberarti di un grosso peso e affrontare meglio questo difficile momento della tua vita.

Un saluto.

Dr.ssa Annalisa De Filippo
Psicologa Psicoterapeuta
www.centropianetapsicologia.com
www.psicologasestosangiovanni.com

[#4]
Utente
Utente
Grazie per le vostre tempestive risposte. Concordo con il dire che il mio stato di benessere dovrebbe andare al di là di una relazione sentimentale, ma su quella relazione, anche di profonda amicizia scaturita tempo prima, vi ho investito parecchio. Faccio fatica ad aprirmi alla vita, alle persone che mi circondano perchè ogni volta che l'ho fatto sono stata poi tradita, anche da singoli atteggiamenti, per questo non mi sono mai esposta come con questo ragazzo. La gente tende ad usare le storie che sente, quelle poche confidenze fatte in passate si sono tramutate in dicerie e di conseguenza in brutte reputazioni. Il mio interiore e i miei pensieri li ho confessati, anche se con gran fatica, a quell'unica persona. Costruire qualcosa con lui, le sue parole e i suoi atti avuti fin ora era per me, stavano a significare il dover lasciare indietro il passato ( cosa che non sono mai riuscita realmente a fare) e costruire una nuova me con basi solide. Avere qualcuno accanto che non mi giudicasse e che tentasse di capirmi, consigliarmi e dirmi la verità, qualunque essa fosse anche se dolorosa mi confortava e ha alleviato il mio malessere. Lo ha alleviato soprattutto il poter parlare e confrontarmi con qualcuno realmente interessato a me. Per questo ho investito molto sul sentimento, sul legame creatosi, che poteva anche essere un'amicizia, ma che lui non ha mai voluto e attualmente continua a non volere, la sua soluzione è allontanarsi per non farmi star male. Penso che ci siano di mezzo la giovane età e la non esperienza da parte di entrambi su tutti i fronti, ma arrivare a tale punto di crescita e forza ( per me), dopo tanto star male, mi ha buttata di nuovo giù, come se avessi avuto l'ennesima batosta. Con quella persona io respiravo, anche quando eravamo semplici amici, respiravo.
I miei genitori sono cresciuti in alcuni modi, hanno dei comportamenti che io non condividevo e non condivido. Per quanto loro possano volermi bene, hanno dei modi di fare e vedere limitati, e quando ne ero piccola ne soffrivo, non vedevo aiuto da nessuna parte. Poi vedevo mio padre avere degli atteggiamenti "cattivi" nei miei confronti, che adesso identifico come "comportamenti non voluti" o di cui non si rende conto, ma da piccola e in adolescenza ne ho sofferto molto. Adesso il mio rapporto è migliore, perchè riesco a scindere me dai miei genitori. C'è stato un periodo davvero buio un po di anni fa, dove la gente mi identificava come loro e a me non piaceva affatto. Chi mi conosce, per quanti difetti io possa avere, sa a prescindere che sono una persona totalmente diversa. In questo momento so distinguere me stessa da loro, so distinguere ( anche se con fatica) l'essere coerente con il parere della gente. Mi sono portata appresso però le conseguenze, comportamenti avuti in passato, esperienze avute in passato, tanto che ero arrivata ad essermi persa. Questo ragazzo mi aveva fatto capire che lui aveva visto qualcun'altro sotto la mia pelle, e io stessa non sapevo più riconscermi, ero diventata quello che non volevo essere. Per piacere alla gente, per essere il più "normale" possibile. Quegli atti però mi tormentano ancora, perdonare alcuni comportamenti avuti da mio padre non è facile, anche se ci sto lavorando. Per me quel ragazzo era una base su cui partire, ed è chiaro che dovrei farlo anche da sola, ma le delusione è tanta. Lui era il mio diario ed io il suo. Per me donare il mio corpo significava anche donare la mia anima, i miei pensieri, il mio dolore. E ritorno sul punto, per quanto un uomo possa confondere l'affetto unito al desiderio e scambiarlo per amore, non credo che si possa spingere così tanto, per così tanto tempo. La cosa che non capisce la gente quando vede i suoi comportamenti strani è che siamo giovani, e lui ed io possiamo commettere errori. Una persona non può passare tutto il tempo per due anni con qualcuno, guardarlo negli occhi, azzardarsi a fare promesse ( che potrebbero essere accadute oppure no) per nessun motivo senza avere un dubbio o averlo e tenerlo dentro per tutto il tempo. Per cattiveria? E' l'unica risposta che so dare, ma non è cattiva la persona che conosco io, forse immatura,giovane, ma non cattiva.