Non ho una vita mia

Sono femmina, ho 33 anni,a 25 ho perso mio padre da cui ho preso solo sgridate fino al giorno della sua morte,a 30 ho lasciato il lavoro che odiavo per curarmi di mia madre terminale di tumore al pancreas, non ho fratelli, vivo da sola, ho una relazione sentimentale che sta finendo, ho una malattia cronica alla vescica.
Il rapporto con mio padre è stato nullo o vissuto nel regime del terrore (da bambina quando mi inseguiva in camera per urlarmi e sgridarmi mi ranicchiavo dietro a una poltrona e pregavo che non mi uccidesse, nonostante non mi abbia mai picchiata).
Il rapporto con mia madre è stato di tipo 'fusionale', non mi ha mai lasciata libera di scegliere scuola, amici, fidanzato, università, lavoro, come vestirmi, cosa mangiare, cosa dire. Questo mi ha sempre fatta sentire inadeguata e svalutata e non mi ha permesso di rendermi autonoma o di interrogarmi, semplicemente, su cosa mi poteva piacere. La mia ragione di vita era compiacerla per avere un amore che comunque non ho mai avuto indietro.
La mia psicoterapeuta (la quarta che consulto in svariati anni), da cui vado da 5 mesi, mi ha detto che 'ci vuole tempo per ricostruire una persona dalle fondamenta,' ma io è 33 anni che aspetto di sentirmi meno frustrata o infelice...e sono tanto, tanto stanca.
Passo le mie giornate dormendo 12 ore (colpa dei farmaci per la malattia cronica), appena mi sveglio nella più completa solitudine mi metto a piangere per essere ancora in vita, faccio scelte a casaccio e poco realistiche (ora sto studiando per un corso di laurea a cui mi sono iscritta pensando potesse essere la mia strada..dopo aver già conseguito una laurea specialistica in economia, come deciso da mia madre), non provo interesse per nulla, nè stimolo, non ho appetito, mangio poco e male perchè non ho voglia, provo una grande sofferenza fisica (per me fare la pipì equivalea piantarsi un coltello nell'uretra) e anche mentale. Vorrei che qualcuno si prendesse cura di me (mia madre, nonostante la disfunzionalità del nostro legame) perchè io non ne ho voglia e, forse, non ne sono nemmeno in grado,ma nonostante ciò non voglio vedere nessuno (nè i miei zii, nè i miei amici).
Penso di togliermi la vita alla fine di febbraio, quando il mio ragazzo attuale deciderà se lasciarmi o meno definitivamente e avrà concluso i suoi esami (se lo faccio ora magari potrebbe non avere la concentrazione adeguata per prepararsi e io non voglio essere incolpata anche di questo): non intendo sopportare un altro abbandono.
Di questa decisione la mia psicoterapeuta è al corrente, ma all'apparenza è sempre molto calma.
Ho due domande:
1) cosa posso fare?
2) quando una persona si suicida, viene considerata 'pazza' a prescindere dalla condizione che l'ha portata a tale scelta oppure può comunque lasciare un ricordo 'buono', non infagato dal gesto che ha compiuto per mettere fine alla sua agonia? A quel punto, è meglio 'inscenare' un incidente?
Non voglio essere ricordata come 'matta'.
Grazie per la vostra disponibilità.
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

come mai pensa che il Suo ragazzo abbia deciso di chiudere con Lei? La Sua terapeuta che cosa pensa di tutto ciò che ha scritto qui?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Dispiace leggere richieste di consulto come la sua:
La vita e' stata dura con lei e lei pensa di vendicarsi della sua vita.
Per fortuna ha una psicoterapeuta che sta cercando di riportare ad una minore conflittualita' il rapporto che lei ha con la sua vita.
C'e parecchio da rielaborare e' vero, c'e un'infanzia, un more per se stessa, una idea che si puo' anche avere diritto ad una vita senza sofferenza fisica ed emotiva.
Chiede se chi si suicida sia empre considerata pazza. No. Non pazza, ma certo chi rinuncia alla propria vita e alle possibilita' che ci sono dentro non e' certo compresa. E inscenare un incidente a che servirebbe?
Cerchi di rispondere a questa domanda: di chi vuole vendicarsi?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#3]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara Signorina,
Dispiace leggere richieste di consulto come la sua:
La vita e' stata dura con lei e lei pensa di vendicarsi della sua vita.
Per fortuna ha una psicoterapeuta che sta cercando di riportare ad una minore conflittualita' il rapporto che lei ha con la sua vita.
C'e' parecchio da rielaborare e' vero, c'e un'infanzia, un amore per se stessa, una idea che si puo' anche avere diritto ad una vita senza sofferenza fisica ed emotiva.
Chiede se chi si suicida sia sempre considerata pazza. No. Non pazza, ma certo chi rinuncia alla propria vita e alle possibilita' che ci sono dentro non e' certo compresa. E inscenare un incidente a che servirebbe?
Cerchi di rispondere a questa domanda: di chi vuole vendicarsi?
[#4]
Utente
Utente
Gent.ma Dott.ssa Pileci,
il mio ragazzo vuole chiudere con me perchè me lo ha esplicitamente detto: non sente più trasporto per me...e questo è dovuto anche al fatto che dal momento in cui lui è diventato importante per me, l'ho eletto a mia ragione di vita diventando un nulla, una sua costola. Mentre lui accanto a sè vuole una persona con le delle caratteristiche proprie e non un pupazzo che lo compiaccia. La mia terapeuta non mi fa parlare pressochè mai della relazione, nè sembra preoccupata che con essa finisca anche la mia vita. Semplicemente ha asserito che soffro di sindrome da abbandono..ma l'argomento non ha avuto seguito. Questo mi frustra: perchè mentre per me è il liet motiv principale di questo angosciante periodo, per lei è nulla, nonostante abbia ascoltato le mie proteste a riguardo.

Gent.ma Dott.ssa Esposito,
non ho più la pazienza di aspettare, attivamente o passivamente che sia, che succeda 'qualcosa'; se la mia vita è solo dolore, che senso ha porlarla avanti? Se morissi oggi, a cosa avrei rinunciato?A svegliarmi domattina con gli stessi identici dolori di oggi e con attorno il vuoto e la tristezza che scandiscono ogni minuto della mia giornata. eciò mi sembra un sollievo, non una rinuncia.
Se inscenassi un incidente potrei avere un funerale cattolico e le persone conserverebbero di me un 'buon' ricordo senza attribuirmi la 'colpa' della mia morte.
Non voglio vendicarmi di nessuno nè di qualcosa: voglio semplicemente non sentire più nulla, nè la mia vescica, nè la sofferenza nella testa e nel cuore. E' un atto di pietà e amore, forse l'unico, che compirei per me stessa in una vita. L'unica cosa buona che posso fare per me e per me solamente.

Grazie a tutte per i consulti e il tempo dedicatomi.
[#5]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Cara signorina,
La sua email trasuda depressione nelle parole e nei significati. Autodistruttivita' e rinuncia.
Vorrei esortarla ad avere pazienza perche' la depressione permea di un ineluttabile buio qualunque cosa entri nel campo percettivo della persona che ne e' affetta.
Sta facendo una terapia e questo e' molto positivo. Per sentirsi meglio occorre un certo tempo.
Percio' nei momenti no cerchi di attribuire a questa patologia piu' che alla realta' cio' che le sembra tanto intollerabile!
Ci mandi sue notizie se crede, fra qualche tempo.
Saluti