Come posso superare una brutta crisi adolescenziale?
Salve a tutti, ho 19 anni ed è da due anni che mi porto il peso di questa crisi adolescenziale...Sono depresso, ma mi hanno prescritto delle medicine, non mi va di far niente...E' come se da un lato volessi ancora avere la gioia di comportarmi da bambino e da un altro lato subire il peso delle responsabilità. Mi rendo anche conto che i miei genitori non accettino la mia crescita, infatti mi trattano ancora come se avessi 12 anni (più o meno mi sento di avere questa età) e questa situazione mi mette ancora più in difficoltà, non accettano il mio modo di pensare, diverso dal loro. In un certo senso mi fanno anche paura, ecco perchè non riesco ad affrontarli. Solo quando sono lontano da loro, quando sto dalla mia ragazza, sto bene (abita lontano da me); mi sento più adulto, più responsabile e la voglia di darmi da fare mi torna. In sostanza, è come se la mia parte ancora rimasta bambina mi "tiri" da un lato e la mia parte diventata adulta mi "tiri" da un altro, infatti quando tento di svolgere un compito impegnativo la mia ansia mi aumenta. A 16 anni mi sentivo molto più adulto di adesso, riuscivo a fare tutto ma, improvvisamente, ho avuto questa regressione, che mi causa una terribile ansia, depressione, stanchezza, mancanza di energia ed entusiasmo, vedo tutto nero. Come posso diventare del tutto adulto? Come posso tornare nello stesso status di quando avevo 16 anni? Grazie a tutti per le risposte.
[#1]
Caro Ragazzo,
per quanto il conflitto fra crescere e rimanere bambini sia tipico dell'adolescenza se ti sono state prescritte delle medicine immagino che la tua non sia stata inquadrata semplicemente come "crisi adolescenziale", quanto piuttosto come un disturbo psicologico da curare.
Che diagnosi hai ricevuto e da chi?
per quanto il conflitto fra crescere e rimanere bambini sia tipico dell'adolescenza se ti sono state prescritte delle medicine immagino che la tua non sia stata inquadrata semplicemente come "crisi adolescenziale", quanto piuttosto come un disturbo psicologico da curare.
Che diagnosi hai ricevuto e da chi?
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Gentile utente,
anche io, come la Collega, le chiedo quale diagnosi ha ricevuto
La farmacoterapia dovrebbe sempre essere affiancata dalla terapia psicologica, al fine di comprendere le cause del suo disagio e lavorarci su
anche io, come la Collega, le chiedo quale diagnosi ha ricevuto
La farmacoterapia dovrebbe sempre essere affiancata dalla terapia psicologica, al fine di comprendere le cause del suo disagio e lavorarci su
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#4]
Carissimo,
senza conoscere qualche dettaglio in più non ci è possibile risponderti.
Se vuoi metterci in condizione di dirti dell'altro devi fornirci elementi ulteriori sulla tua situazione.
Oltre a specificare la diagnosi ti chiederei di dirci anche quali farmaci stai prendendo, da quanto e per quanto tempo è previsto che tu prosegua (sempre che sia stato ipotizzato un termine).
senza conoscere qualche dettaglio in più non ci è possibile risponderti.
Se vuoi metterci in condizione di dirti dell'altro devi fornirci elementi ulteriori sulla tua situazione.
Oltre a specificare la diagnosi ti chiederei di dirci anche quali farmaci stai prendendo, da quanto e per quanto tempo è previsto che tu prosegua (sempre che sia stato ipotizzato un termine).
[#7]
Gentile Utente,
oltre al supporto farmacologico, Le è stato proposto un sostegno psicologico?
Il farmaco da solo non sempre basta, dato che se la preoccupazione non sono solo i sintomi, è necessario esplorare le motovazioni psicologiche del Suo pensare.
oltre al supporto farmacologico, Le è stato proposto un sostegno psicologico?
Il farmaco da solo non sempre basta, dato che se la preoccupazione non sono solo i sintomi, è necessario esplorare le motovazioni psicologiche del Suo pensare.
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#8]
Tornando a quanto ci hai detto all'inizio:
"è come se la mia parte ancora rimasta bambina mi "tiri" da un lato e la mia parte diventata adulta mi "tiri" da un altro, infatti quando tento di svolgere un compito impegnativo la mia ansia mi aumenta"
non posso che confermare quanto detto dai miei Colleghi e dirti che i farmaci possono aiutare, ma non costituiscono una soluzione alle difficoltà della crescita, a quel conflitto fra diventare adulto e ritornare bambino che stai sentendo in maniera drammatica perchè include anche il conflitto fra quello che i tuoi genitori si aspettano da te e la tua naturale spinta all'autonomia.
Il fatto che tu ti sentissi più forte a 16 anni è comprensibile: in quel momento eri minorenne, vivevi un'esistenza con scarse responsabilità e la vita non ti stava ancora mettendo di fronte al compito di diventare adulto, cosa che invece da maggiorenne e diplomato/diplomando devi affrontare,
Il desiderio di tornare indietro e cullarsi nella regressione si avverte proprio nel momento in cui si sta andando avanti e si incontrano delle difficoltà, in particolare nei momenti di passaggio che si incontrano al termine di un ciclo scolastico e a fronte delle decisioni importanti che si devono prendere in quei momenti (cercare lavoro? Dove? Continuare a studiare? Cosa?)
Da questo punto di vista qual è la tua situazione?
"è come se la mia parte ancora rimasta bambina mi "tiri" da un lato e la mia parte diventata adulta mi "tiri" da un altro, infatti quando tento di svolgere un compito impegnativo la mia ansia mi aumenta"
non posso che confermare quanto detto dai miei Colleghi e dirti che i farmaci possono aiutare, ma non costituiscono una soluzione alle difficoltà della crescita, a quel conflitto fra diventare adulto e ritornare bambino che stai sentendo in maniera drammatica perchè include anche il conflitto fra quello che i tuoi genitori si aspettano da te e la tua naturale spinta all'autonomia.
Il fatto che tu ti sentissi più forte a 16 anni è comprensibile: in quel momento eri minorenne, vivevi un'esistenza con scarse responsabilità e la vita non ti stava ancora mettendo di fronte al compito di diventare adulto, cosa che invece da maggiorenne e diplomato/diplomando devi affrontare,
Il desiderio di tornare indietro e cullarsi nella regressione si avverte proprio nel momento in cui si sta andando avanti e si incontrano delle difficoltà, in particolare nei momenti di passaggio che si incontrano al termine di un ciclo scolastico e a fronte delle decisioni importanti che si devono prendere in quei momenti (cercare lavoro? Dove? Continuare a studiare? Cosa?)
Da questo punto di vista qual è la tua situazione?
[#9]
Utente
Allora...Io adesso studio alla facoltà di Ingegneria ed è quello che davvero voglio dalla vita. Il punto è che da quando è iniziata questa crisi ho pesanti blocchi emotivi nei confronti dello studio...Spesso non riesco neanche ad iniziare per quanto pesanti siano. Ma non riguardano solo esso: spesso ce li ho anche quando devo svolgere compiti "fisici" (ad esempio lavare piatti, sistemare la camera, lavare per terra...). Tutto mi appare inspiegabilmente pesante, e in quei momenti sento proprio un senso di oppressione al petto e l'ansia mi aumenta (la mia ansia è localizzata più o meno nella zona del naso, respiro come se "sputassi fuoco, inoltre tendo a mordermi frequentemente il labbro interno). Tutto questo mio stato di impotenza non fa altro che alimentare la mia ansia e la mia depressione. Se non avessi questi blocchi emotivi sarei davvero un'altra persona... Aggiungo inoltre che ho anche problemi familiari, cioè che i miei e i parenti non accettano la mia ragazza e la riempiono di offese immotivate per il solo scopo di manipolarmi e lei, giustamente, non ha molta voglia di venire qui da me. Almeno mia madre sembra che stia iniziando a cambiare e a capirmi...
[#11]
Utente
Salve Dr. Bellizzi, non ho ben capito cosa intende con l'affermazione "due sistemi che entrano in conflitto". Vorrei inoltre aggiungere che prima che entrassi in questo stato d'animo avevo attacchi di gelosia immotivati nei confronti della mia ragazza, che mi facevano star male davvero, inoltre ho preferito cambiare il mio modo di pensare ed avvicinarmi al suo, in quanto lo trovo più giusto. Provo inoltre una sorta di odio nei confronti del luogo in cui vivo, appunto perchè ho cambiato modo di pensare.
[#12]
Essendo questa la situazione attuale:
"Tutto mi appare inspiegabilmente pesante, e in quei momenti sento proprio un senso di oppressione al petto e l'ansia mi aumenta (la mia ansia è localizzata più o meno nella zona del naso, respiro come se "sputassi fuoco, inoltre tendo a mordermi frequentemente il labbro interno). Tutto questo mio stato di impotenza non fa altro che alimentare la mia ansia e la mia depressione"
mi domando quanto la terapia farmacologica che assumi (e che è composta da ben 3 farmaci, dei quali uno è un antiepilettico prescritto per la sua azione sedativa per il contenimento dell'ansia acuta) sia adeguata.
E' cambiato qualcosa da quando l'hai iniziata?
Da quanto la segui?
Forse è il caso che tu ne riparli allo psichiatra, perché se prendendo 3 farmaci stai così e non vedi miglioramenti si può pensare che la terapia debba essere rivista.
Dal momento che comunque il tuo disagio dipende presumibilmente dal conflitto che vivi fra crescere, differenziandoti dalla tua famiglia e dall'ambiente nel quale sei vissuto finora, e restare un ragazzino di 12 anni (quale ti considerano i tuoi), è necessario che ti faccia seguire da uno psicologo per venire a capo del problema.
In che senso tua mamma sta iniziando a capire il tuo punto di vista?
"Tutto mi appare inspiegabilmente pesante, e in quei momenti sento proprio un senso di oppressione al petto e l'ansia mi aumenta (la mia ansia è localizzata più o meno nella zona del naso, respiro come se "sputassi fuoco, inoltre tendo a mordermi frequentemente il labbro interno). Tutto questo mio stato di impotenza non fa altro che alimentare la mia ansia e la mia depressione"
mi domando quanto la terapia farmacologica che assumi (e che è composta da ben 3 farmaci, dei quali uno è un antiepilettico prescritto per la sua azione sedativa per il contenimento dell'ansia acuta) sia adeguata.
E' cambiato qualcosa da quando l'hai iniziata?
Da quanto la segui?
Forse è il caso che tu ne riparli allo psichiatra, perché se prendendo 3 farmaci stai così e non vedi miglioramenti si può pensare che la terapia debba essere rivista.
Dal momento che comunque il tuo disagio dipende presumibilmente dal conflitto che vivi fra crescere, differenziandoti dalla tua famiglia e dall'ambiente nel quale sei vissuto finora, e restare un ragazzino di 12 anni (quale ti considerano i tuoi), è necessario che ti faccia seguire da uno psicologo per venire a capo del problema.
In che senso tua mamma sta iniziando a capire il tuo punto di vista?
[#13]
Utente
Cioè diciamo che i farmaci hanno "equilibrato" la mia situazione. Sta iniziando a capire il mio punto di vista nel senso che sta capendo che col suo comportamento mi fa stare solo male. Comunque se riuscissi a studiare starei benissimo, il problema è che non riesco a capire perchè tendo a fuggire da ciò che richieda uno sforzo fisico o mentale, cioè un lavoro. Ho sempre atteggiamenti di fuga, mi alzo di continuo mentre sto studiando e tendo a procrastinare. Non riesco a "vivere" insomma. Mi basterebbe solo riuscire a faticare, è che sento di avere questi "freni" che mi bloccano.
[#14]
Non penso che il problema sia solo lo studio: penso che sia probabile che lo studio risenta del tuo malessere, che è più generale e non legato esclusivamente a quest'ambito.
Ci hai detto infatti di aver scelto convintamente questo corso di laurea, quindi di per sé lo studio non dovrebbe essere fonte di problemi - a meno che tu non ci dica anche che ti sei reso conto che studiare Ingegneria è molto più difficile e più noioso di quello che pensavi, ma mi sembra di capire che non sia così.
Ti faccio però notare che fai equivalere "studiare" e "faticare": questo è vero, ma se nella tua mente prevale la rappresentazione dello studio come fatica piuttosto che come crescita, apprendimento, costruzione del tuo futuro, forse dovresti riflettere su cosa è diverso da ciò che ti aspettavi prima di iniziare l'università.
E' possibile che tu non abbia fatto particolare fatica al liceo e che quindi ti aspettassi di non fare particolare fatica nemmeno all'università?
Ci hai detto infatti di aver scelto convintamente questo corso di laurea, quindi di per sé lo studio non dovrebbe essere fonte di problemi - a meno che tu non ci dica anche che ti sei reso conto che studiare Ingegneria è molto più difficile e più noioso di quello che pensavi, ma mi sembra di capire che non sia così.
Ti faccio però notare che fai equivalere "studiare" e "faticare": questo è vero, ma se nella tua mente prevale la rappresentazione dello studio come fatica piuttosto che come crescita, apprendimento, costruzione del tuo futuro, forse dovresti riflettere su cosa è diverso da ciò che ti aspettavi prima di iniziare l'università.
E' possibile che tu non abbia fatto particolare fatica al liceo e che quindi ti aspettassi di non fare particolare fatica nemmeno all'università?
[#15]
Utente
Adesso grazie ai farmaci sto molto meglio. Iniziano a dare i loro veri effetti, ci sono volute circa 6 settimane. La voglia di studiare per fortuna mi sta tornando. Comunque sia ho fissato un appuntamento con una psicologa già per questa settimana, non vedo l'ora di scoprire quali siano le cause di questo malessere. Ma, comunque, va già tutto a gonfie vele, anche se i sintomi stanno scomparendo lentamente.
Questo consulto ha ricevuto 16 risposte e 6.2k visite dal 04/01/2014.
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Approfondimento su Ansia
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