Gli ostacoli verso la sicurezza
Salve, sono un ragazzo che ad un certo punto della vita ha deciso di affrontare i suoi limitanti problemi e, per farlo, ho intrapreso un percorso terapeutico con una psicologa. Dopo ormai un anno di "lavoro introspettivo" sono consapevolmente giunto alla conclusione che alla base dei miei problemi ce n'è uno ed è questo che devo affrontare prima di tutti: la bassa autostima,insomma, l'insicurezza.
Ora,il 'problema' è che il raggiungimento di questa forte consapevolezza è recente, di questo periodo di pausa dovuto alle feste natalizie e di fine anno.
Ciò significa che ancora per un po' non incontrerò la mia terapeuta.
Ma una delle mie più grandi difficoltà è 'la fretta',la voglia di 'stare bene', di sentirmi migliore il prima possibile. Anche su questa sto lavorando ma il punto è che questa consapevolezza, questa chiarezza che avverto sulla mia condizione, l'idea di aver riconosciuto il mio (al momento)"nemico numero uno" mi rende impaziente.
Non voglio un consulto da voi, solo uno spunto di riflessione.
La questione è la seguente:
Ho delle 'linee guida' da seguire nell'interagire e misurarmi con gli altri per individuare,oppormi e scacciare i momenti in cui la paura dello scontro,il sentirmi inferiore,inadeguato,poco intelligente si avvicinano. Ma ultimamente mi sto scontrando con qualcosa di nuovo che non so gestire:
Ho imparato che non posso pretendere che solo perché ho chiare le idee,da oggi sarò un ragazzo sicuro.C'è bisogno di tempo perché la propria mente impari a guardare il mondo diversamente.
Il problema è che mi sono reso conto di non essere capace di vivere un momento,uno scontro,come uno dei tanti,come uno degli strumenti di cui ho bisogno per mettermi alla prova:
Se ho uno scontro(che significa anche una discussione)con una persona molto sicura di se, può capitarmi che nonostante io abbia ragione, difronte alla sua sicurezza sia io a cominciare a dubitare di me e di quello che dico(e solo quando sono da solo e dinuovo 'calmo' recupero la lucidità per valutare).
Queste situazioni mi servono, in seguito le analizzo e so gioire-nonostante il "fallimento"-dei miei passi avanti rispetto al passato: magari sono stato più deciso, mi sono intimorito ma ho tenuto il punto,ecc. Tutti segnali importanti, e va bene.
Il problema è che non riesco a non desiderare di rifarmi! Vorrei riavere uno scontro con queste persone così sicure e avere la meglio io stavolta, dimostrargli che anch'io potrei essere sicuro di me e piegarle solo con il mio essere deciso!
Il fatto è che ormai oggi so, perché lo sento, che questo non mi fa bene: mi blocca a rimuginare ed è controproducente,non è un elemento di crescita.
Solo non so cosa dirmi per spiegarmi quello che razionalmente so e allora chiedo a voi:
che domande potrei pormi per capire perché mi accade questo e perché non riesco a farne a meno?
Cosa potrebbe bloccarmi su questa cosa?
Avete spunti di riflessione, nuovi punti di vista del problema che potrebbero sfuggirmi ma sarebbero importanti?
Grazie
Ora,il 'problema' è che il raggiungimento di questa forte consapevolezza è recente, di questo periodo di pausa dovuto alle feste natalizie e di fine anno.
Ciò significa che ancora per un po' non incontrerò la mia terapeuta.
Ma una delle mie più grandi difficoltà è 'la fretta',la voglia di 'stare bene', di sentirmi migliore il prima possibile. Anche su questa sto lavorando ma il punto è che questa consapevolezza, questa chiarezza che avverto sulla mia condizione, l'idea di aver riconosciuto il mio (al momento)"nemico numero uno" mi rende impaziente.
Non voglio un consulto da voi, solo uno spunto di riflessione.
La questione è la seguente:
Ho delle 'linee guida' da seguire nell'interagire e misurarmi con gli altri per individuare,oppormi e scacciare i momenti in cui la paura dello scontro,il sentirmi inferiore,inadeguato,poco intelligente si avvicinano. Ma ultimamente mi sto scontrando con qualcosa di nuovo che non so gestire:
Ho imparato che non posso pretendere che solo perché ho chiare le idee,da oggi sarò un ragazzo sicuro.C'è bisogno di tempo perché la propria mente impari a guardare il mondo diversamente.
Il problema è che mi sono reso conto di non essere capace di vivere un momento,uno scontro,come uno dei tanti,come uno degli strumenti di cui ho bisogno per mettermi alla prova:
Se ho uno scontro(che significa anche una discussione)con una persona molto sicura di se, può capitarmi che nonostante io abbia ragione, difronte alla sua sicurezza sia io a cominciare a dubitare di me e di quello che dico(e solo quando sono da solo e dinuovo 'calmo' recupero la lucidità per valutare).
Queste situazioni mi servono, in seguito le analizzo e so gioire-nonostante il "fallimento"-dei miei passi avanti rispetto al passato: magari sono stato più deciso, mi sono intimorito ma ho tenuto il punto,ecc. Tutti segnali importanti, e va bene.
Il problema è che non riesco a non desiderare di rifarmi! Vorrei riavere uno scontro con queste persone così sicure e avere la meglio io stavolta, dimostrargli che anch'io potrei essere sicuro di me e piegarle solo con il mio essere deciso!
Il fatto è che ormai oggi so, perché lo sento, che questo non mi fa bene: mi blocca a rimuginare ed è controproducente,non è un elemento di crescita.
Solo non so cosa dirmi per spiegarmi quello che razionalmente so e allora chiedo a voi:
che domande potrei pormi per capire perché mi accade questo e perché non riesco a farne a meno?
Cosa potrebbe bloccarmi su questa cosa?
Avete spunti di riflessione, nuovi punti di vista del problema che potrebbero sfuggirmi ma sarebbero importanti?
Grazie
[#1]
Gentile utente,
è vero, come dice lei, ha fretta. Non può aspettare di riprendere le sedute con la terapeuta, deve risolvere attraverso i nostri spunti di riflessione, al più presto.
Beh, credo che la battaglia che intraprende, solo apparentemente con gli altri, in realtà con se stesso, sia una di quelle che non si può vincere.
Vede chi ha continuo bisogno di prevalere negli scontri, chi vuole costantemente dimostrare di avere la meglio, altro non sta dimostrando di essere debole.
Chi si sente forte non ha bisogno di dimostrare...
Restiamo in ascolto
è vero, come dice lei, ha fretta. Non può aspettare di riprendere le sedute con la terapeuta, deve risolvere attraverso i nostri spunti di riflessione, al più presto.
Beh, credo che la battaglia che intraprende, solo apparentemente con gli altri, in realtà con se stesso, sia una di quelle che non si può vincere.
Vede chi ha continuo bisogno di prevalere negli scontri, chi vuole costantemente dimostrare di avere la meglio, altro non sta dimostrando di essere debole.
Chi si sente forte non ha bisogno di dimostrare...
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile Utente,
>>che domande potrei pormi per capire perché mi accade questo e perché non riesco a farne a meno? Cosa potrebbe bloccarmi su questa cosa? Avete spunti di riflessione, nuovi punti di vista del problema che potrebbero sfuggirmi ma sarebbero importanti?<<
probabilmente sono proprio tutte queste domande che lei si pone ad alimentare la sua insicurezza. La rimuginazione sul bisogno di "rivalsa" smetterà di "ossessionarla" nel momento in cui non sentirà più il bisogno di un "secondo round" per far valere le sue ragioni.
Cerchi di continuare a lavorare su se stesso, ma non in maniera ossessiva pensando di dover riflettere su tutto. La sicurezza di se non si costruisce da un momento all'altro, ma nel corso del tempo, affrontando le situazioni di vita in maniera diversa da come lo si è sempre fatto (un po' come se dovesse aggiustare il tiro).
Credo sia importante che lei rivolga i suoi dubbi alla Collega che la sta seguendo.
>>che domande potrei pormi per capire perché mi accade questo e perché non riesco a farne a meno? Cosa potrebbe bloccarmi su questa cosa? Avete spunti di riflessione, nuovi punti di vista del problema che potrebbero sfuggirmi ma sarebbero importanti?<<
probabilmente sono proprio tutte queste domande che lei si pone ad alimentare la sua insicurezza. La rimuginazione sul bisogno di "rivalsa" smetterà di "ossessionarla" nel momento in cui non sentirà più il bisogno di un "secondo round" per far valere le sue ragioni.
Cerchi di continuare a lavorare su se stesso, ma non in maniera ossessiva pensando di dover riflettere su tutto. La sicurezza di se non si costruisce da un momento all'altro, ma nel corso del tempo, affrontando le situazioni di vita in maniera diversa da come lo si è sempre fatto (un po' come se dovesse aggiustare il tiro).
Credo sia importante che lei rivolga i suoi dubbi alla Collega che la sta seguendo.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.5k visite dal 03/01/2014.
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