Quesito su psicoterapia
da circa un mese ho intrapreso una psicoterapia presso il CSM a cui faccio riferimento,e devo dire di essere soddisfatto.
e' una psicoterapia diversa dalle precedenti che ho seguito(cognitivo comportamentali)
nelle precedenti la terapeuta mi poneva una serie di domande a cui rispondevo,mentre invece in questa nuova terapia,parlo io per il 70% del tempo,seguendo una libera associazione di idee,secondo un vero e proprio flusso di coscienza.
Il nuovo psicologo mi ha detto che questa e' una terapia,in cui devo sforzarmi di passare da paziente a spettatore e analizzatore della mia vita.
Lui interviene non spesso,commentando quando ritiene opportuno i miei pensieri.
pero' mi domando:una terapia in cui parla prevalentemente il paziente,e' corretta?porta dei risultati?da quello che ho capito dovrebbe essere una psicoterapia ad orientamento fenomenologico
grazie
p.s. i disturbi per cui sono in cura sono depressione maggiore,dismorfofobia,disturbo d'ansia generalizzato
e' una psicoterapia diversa dalle precedenti che ho seguito(cognitivo comportamentali)
nelle precedenti la terapeuta mi poneva una serie di domande a cui rispondevo,mentre invece in questa nuova terapia,parlo io per il 70% del tempo,seguendo una libera associazione di idee,secondo un vero e proprio flusso di coscienza.
Il nuovo psicologo mi ha detto che questa e' una terapia,in cui devo sforzarmi di passare da paziente a spettatore e analizzatore della mia vita.
Lui interviene non spesso,commentando quando ritiene opportuno i miei pensieri.
pero' mi domando:una terapia in cui parla prevalentemente il paziente,e' corretta?porta dei risultati?da quello che ho capito dovrebbe essere una psicoterapia ad orientamento fenomenologico
grazie
p.s. i disturbi per cui sono in cura sono depressione maggiore,dismorfofobia,disturbo d'ansia generalizzato
[#1]
da quello che dice sembra che si tratti di un orientamento psicodinamico
le consiglio queste letture
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
saluti
le consiglio queste letture
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1399-panico-e-ossessioni-quali-terapie.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#5]
"una terapia in cui parla prevalentemente il paziente,e' corretta?porta dei risultati?"
Gentile Utente,
da una paret questa domanda farebbe pensare ad un po' d'ansia, ma dall'altra credo dovrebbe chiedere al curante.
Lei dice di essere soddisfatto; ha apprezzato dei miglioramenti? Se si, di che tipo?
Gentile Utente,
da una paret questa domanda farebbe pensare ad un po' d'ansia, ma dall'altra credo dovrebbe chiedere al curante.
Lei dice di essere soddisfatto; ha apprezzato dei miglioramenti? Se si, di che tipo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#6]
Gentile Utente,
>>..pero' mi domando:una terapia in cui parla prevalentemente il paziente,e' corretta?porta dei risultati?<<
la risposta è affermativa ad entrambe le domande, si tratta semplicemente di un orientamento diverso dal precedente.
>>..pero' mi domando:una terapia in cui parla prevalentemente il paziente,e' corretta?porta dei risultati?<<
la risposta è affermativa ad entrambe le domande, si tratta semplicemente di un orientamento diverso dal precedente.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#7]
G.le utente, per delucidarla rispetto al quesito che si pone, esistono diversi tipi di psicoterapia, a seconda dell'orientamento teorico e tecnico dello psicoterapeuta.
A grandi linee, ci sono psicoterapie più "direttive" dove il terapeuta assume una modalità interattiva più "attiva", nel senso che guida il paziente, interviene, parla, da indicazioni e consigli tecnici o training per superare una precisa problematica o sviluppare abilità (ad esempio è il caso della terapia cognitivo-comportamentale da lei citata).
Poi ci sono psicoterapie, come quelle ad orientamento psicoanlitico, dove il terapeuta, attenendosi ad una posizione di neutralità e di ascolto attivo, invita il paziente a dire tutto ciò che gli passa in mente, non curandosi dei legami logici, dell'importanza di ciò che dice o del relativo valore morale (regola fondamentale delle libere associazioni). Ciò allo scopo di far affiorare, nella rete dei significanti che si dipanano dal discorso del paziente, un'enunciazione inedita, facendo emergere ciò che prima era sconosciuto e quindi inconscio, nel luogo della causa.
Tale materiale viene poi utilizzato in modo diverso dallo psicoanalista, per cui, a seconda dell'indirizzo, c'è chi elabora le associazioni del paziente integrandole a delle precise interpretazioni teoriche e chi, invece, lascia che l'analizzato raggiunga la sua unicità e verità soggettiva al di là del suo sintomo generale, recuperando il suo senso e la sua "libertà" esistenziale.
Si tratta quindi di un'impostazione e di una scelta tecnica dove, inevitabilmente, chi parla è soprattutto il paziente, mentre l'analista è, appunto, in una posizione di ascolto attivo ma neutrale.
Ognuno dei due approcci ha le sue peculiarità, nessuno è a priori meglio dell'altro, più o meno efficace, e, a mio avviso, molto dipende da ciò che ogni paziente si aspetta di trovare in una psicoterapia e in uno psicoterapeuta, per cui c'è chi preferisce l’una e chi l’altra.
È, come dire, un feeling che si sente “a pelle”, al pari del transfert che ci lega o meno ad un particolare psicoterapeuta, per cui trattasi più di fattori soggettivi che oggettivi.
A grandi linee, ci sono psicoterapie più "direttive" dove il terapeuta assume una modalità interattiva più "attiva", nel senso che guida il paziente, interviene, parla, da indicazioni e consigli tecnici o training per superare una precisa problematica o sviluppare abilità (ad esempio è il caso della terapia cognitivo-comportamentale da lei citata).
Poi ci sono psicoterapie, come quelle ad orientamento psicoanlitico, dove il terapeuta, attenendosi ad una posizione di neutralità e di ascolto attivo, invita il paziente a dire tutto ciò che gli passa in mente, non curandosi dei legami logici, dell'importanza di ciò che dice o del relativo valore morale (regola fondamentale delle libere associazioni). Ciò allo scopo di far affiorare, nella rete dei significanti che si dipanano dal discorso del paziente, un'enunciazione inedita, facendo emergere ciò che prima era sconosciuto e quindi inconscio, nel luogo della causa.
Tale materiale viene poi utilizzato in modo diverso dallo psicoanalista, per cui, a seconda dell'indirizzo, c'è chi elabora le associazioni del paziente integrandole a delle precise interpretazioni teoriche e chi, invece, lascia che l'analizzato raggiunga la sua unicità e verità soggettiva al di là del suo sintomo generale, recuperando il suo senso e la sua "libertà" esistenziale.
Si tratta quindi di un'impostazione e di una scelta tecnica dove, inevitabilmente, chi parla è soprattutto il paziente, mentre l'analista è, appunto, in una posizione di ascolto attivo ma neutrale.
Ognuno dei due approcci ha le sue peculiarità, nessuno è a priori meglio dell'altro, più o meno efficace, e, a mio avviso, molto dipende da ciò che ogni paziente si aspetta di trovare in una psicoterapia e in uno psicoterapeuta, per cui c'è chi preferisce l’una e chi l’altra.
È, come dire, un feeling che si sente “a pelle”, al pari del transfert che ci lega o meno ad un particolare psicoterapeuta, per cui trattasi più di fattori soggettivi che oggettivi.
Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.9k visite dal 01/01/2014.
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