Disturbo ossessivo compulsivo di personalità

Salve,
vi contatto perché comincio a pensare di soffrire di questo disturbo. E' un'idea che è nata durante la notte di quest'ultimo capodanno.
Intorno ai 18 anni ho cominciato a chiudermi in me stesso, avevo un'autostima bassissima e passavo la maggior parte del mio tempo chiuso in casa a studiare. Uno volta diplomatomi a 19 anni, mi sono reso conto che stavo sprofondando nella depressione ed ero stanco della mia vita. Decisi di prendere in mano la situazione e di cambiare. Ho sempre studiato molto e quindi ho continuato gli studi all'università. Mi ero promesso che mi sarei laureato in tempo, con ottimi voti e che avrei stabilito tanti nuovi rapporti. Ho finito da poco i miei tre anni di studio, mi sono laureato in tempo col massimo dei voti, sono pieno di amici che mi vogliono molto bene e che non fanno che chiamarmi per uscire e inoltre, all'età di 22 anni, ho avuto le mie prime esperienze sessuali, in quanto sono stato fidanzato per qualche mese. Insomma sono cambiato molto e sono felice della vita che svolgo. Eppure ho trascorso questo capodanno in completa solitudine. Sono stato a casa totalmente da solo, non sono voluto andare dai parenti e avevo ricevuto un invito per andare ad una festa di amici di una mia amica che non conosco che ho rifiutato. Fino al 30 Dicembre non me ne importava nulla di capodanno, eppure ieri, quando ho realizzato che ho 22 anni e sono rimasto a casa come un'idiota, mi sono sentito depresso. E' questo il punto: è vero che ho tanti amici, però spesso capita che mi invento scuse per non uscire perché rimango a casa a studiare. Ho realizzato che tutta la mia vita attualmente sta ruotando intorno ai miei studi: se i miei amici non mi chiamano per uscire io non organizzo mai niente e resto a casa a studiare. E anche quando mi chiamano, se so che ho un esame, evito di uscire e mi invento delle scuse. Non faccio più sport da 3 anni (al liceo invece facevo agonismo), e sembra che non abbia altri interessi nella vita a parte studiare. Insomma, ho subordinato tutta la mia vita allo studio e non riesco a smettere, credo di esagerare! Anche perché sono pieno di amici che si sono laureati come me, col massimo dei voti ma che non passano tutto il tempo sui libri come me. Hanno i miei stessi voti ma io studio molto più di loro. E' questo il punto: non riesco proprio a trovare un equilibrio tra lo studio e le altre attività, non riesco proprio a capire quanto tempo devo dedicare ai libri e quanto ai miei interessi, e a furia di stare sui libri non riesco più neanche a capire quali sono i miei interessi! Non so come gestire studio e vita personale. Non mi sono organizzato a capodanno perché sotto sotto volevo studiare per prepararmi gli esami di gennaio ma non l'ho fatto perché sono stato depresso per tutta la sera. E' vero che sono volenteroso nello studio e non ho paura di stare solo però è altrettanto vero che vedo ogni possibile svago come una distrazione da quello che devo fare,cioè studiare!
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Utente,
Per una notte in casa, immaginare di avere un disturbo di personalità, mi sembra forse un pò eccessivo....

Le diagnosi le fanno i clinici, mediante valutazione psichiatrica o psicologica.

È spesso difficile coniugare vita lavorativa/da studente, con la vita privata e relazionale....ma nel tempo, vedrà che sarà in grado di imparare e trovare un equilibrio tra dovere e piacere.
Che rapporto ha con la sfera del piacere?
Che tipo di educazione ha ricevuto?
Rigida, restrittiva?

Perchè la lasciato lo sport?


Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

ciò che descrivi potrebbe celare un problema d'ansia che si esprime con il perfezionismo. Tu stesso infatti fai dei confronti con i tuoi amici che si sono laureati con il massimo dei voti e nello stesso tempo ma che, diversamente da quanto fai tu, non trascorrono molto tempo chiusi in cassa sui libri...

Se invece tu hai la "necessità" di stare ore e ore sui libri, è probabile che questo tempo non sia per te sufficiente (a livello di tua percezione) perchè ti lasci prendere dall'ansia e quindi tendi a "perderti", ripetendo molto o facendo tanti schemi, insomma utilizzando un metodo di studio che non ti permette di assimilare e chiudere i libri, dosando bene il tempo libero e altri impegni.

Se le cose stanno così è probabile che sia un disturbo d'ansia e quindi è utile rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta di persona.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Grazie per il vostro interesse. Non credo di aver avuto un educazione rigida, probabilmente sono diventato così perché a casa sentivo dei discorsi tipo "chi va fuori corso o ha voti bassi è uno scansafatiche", però non voglio dare la colpa a casa, sono sicuro che sono stato io ad interpretare in modo troppo eccessivo le parole che sentivo. Ho lasciato lo sport perché facevo agonismo e andare al liceo e allenarsi contemporaneamente per me stava diventando un fonte di grande stress. Ora non riuscirei mai a riprendere lo sport che facevo a livello amatoriale, non riesco ad immaginarmi di riprendere quella attività senza allenarmi seriamente. Potrei fare qualcos'altro, è vero, ma il pensiero di levare tempo al lavoro mi fa venire l'ansia. Sì, sono un perfezionista, credo sia positivo voler dare sempre il massimo in qualunque cosa si faccia, però molto spesso ho la sensazione di sprecare energie nei dettagli o nelle cose poco utili. Anche quando studio è così, ultimamente ci metto tantissimo tempo a memorizzare quello che devo studiare, il fatto è che sono estremamente minuzioso e faccio fatica a cogliere quale è la cosa principale da apprendere, per questo memorizzo anche le virgole, forse ciò è dovuto ad un insegnante di liceo estremamente severo che chiedeva anche i minimi dettagli. Ho una media dei voti generalmente un po' più alta dei miei amici (che comunque hanno già una media altissima), perché agli esami vado super preparato. Questo è un altro problema, non mi sento mai pronto abbastanza. E' vero che ho passato capodanno in solitudine, però è anche vero che sono un tipo che sta abbastanza bene da solo: per esempio ieri pomeriggio mi sono fatto un giro per la mia città per scattare foto, oggi pomeriggio sono andato ad una mostra. E non sono un ragazzo che non esce mai con gli altri, proprio perché di inviti ne ricevo spesso, anche se molte volte rifiuto di uscire. Se non altro mi considero un ragazzo fortunato dal punto di vista sociale, proprio perché le persone diventano facilmente mie amiche, e la cosa è davvero molto bella. Però ieri, mentre tutti i ragazzi stavano con i propri amici a festeggiare ed io stavo solo, mi sono chiesto: "ma che ci faccio a casa come uno scemo? Possibile che con questa storia degli esami sono arrivato al punto di non uscire a capodanno pur avendo tanti amici?" A gennaio avrò degli esami ma al momento faccio molta fatica a studiare, anche perché mi sono laureato da poco e mi sento come se avessi le pile scariche... mi distraggo facilmente e tendo a fare molto poco ultimamente.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

tu scrivi: " il fatto è che sono estremamente minuzioso e faccio fatica a cogliere quale è la cosa principale da apprendere, per questo memorizzo anche le virgole..." ed era piuttosto prevedibile dal tuo primo post, perchè pare che questo perfezionismo tradisca in realtà un po' d'ansia.

Non c'è nulla di male nel fare le cose per bene e in maniera precisa; il problema nasce se si perde parecchio tempo dietro ogni dettaglio e se questo diventa un continuo controllare di aver fatto bene, altrimenti viene l'ansia....

Per questo motivo potrebbe esserti molto utile contattare uno psicologo psicoterapeuta della tua zona (magari presso lo Spazio Giovani della città) per poter avere una valutazione accurata ed eventualmente impostare una terapia adeguata.

Tieni presente che i disturbi d'ansia, se di questo si tratta (ma è probabile), possono essere trattati bene e velocemente se si interviene con prontezza, senza lasciare passare troppo tempo, perchè il tempo e le soluzioni che stai mettendo in atto per gestire il problema (es chiuderti in casa a studiare con la sensazione di non essere mai abbastanza preparato) possono essere talmente disfunzionali da aggravare il problema.

Cordiali saluti,
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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, mi sento di rassicurarla rispetto al suo timore di avere un disturbo ossessivo-compulsivo, tuttavia la sua dedizione, quasi religiosa (sacrificio, rinuncia, astensione da vita mondana e da attività sportive ricreative), allo studio appare come un’espiazione, una sorta di darsi completamente al sapere, alla performance e all'exploit, tematiche queste molto significative e predittive di un certo rapporto con sé stesso e con il mondo.
Senza volerlo ha fatto un lapsus di scrittura, riferendosi allo studio e allo sport, lei dice: "il pensiero di levare tempo al lavoro mi fa venire l'ansia". Credo che identificare lo studio al lavoro condensi il rapporto che lei intrattiene con tale attività e l'importanza che assume nella sua economia psichica.
Trattandosi, per lei, di "lavoro", le capita di sentirsi obbligato a studiare fino ad aver raggiunto un certo numero di pagine, di ore o un determinato obiettivo prefissato all'inizio della giornata o di sentirsi atrocemente in colpa se non acquisisce un preciso step?
Se è vero che il sapere rende liberi dall'ignoranza è tuttavia molto pericoloso quando questo è funzionalizzato interamente da una volontà coercitiva, un dover fare per forza, che attinge il suo potere, non da un vuoto di sapere, ma dall'angoscia che si sperimenterebbe nel non aver raggiunto un dato risultato, un preciso voto o quant'altro, a discapito della propria autonomia di scelta.
Come le hanno giustamente detto i miei colleghi, in genere, alla base di una tale percezione ed apprensione per lo studio ci potrebbe essere un nucleo irrisolto d'ansia, che interessa il rapporto con la propria autostima e con le proprie aspettative, per cui il proprio valore personale dipende da quanto siamo “bravi”, da quanto dimostriamo a noi stessi e agli altri di esserlo.
Da quanto dice, sembra che le cose più o meno stiano così e credo che ciò porti con sé inutili rinunce e sacrifici, che non necessariamente potrebbero servirle per costruirsi un futuro, altresì rischiando di “rovinarle” il suo presente, in termini di relazioni, di libertà di scelta e di possibilità di “godersi” la vita.
Sarebbe importante per lei che si rivolga ad uno specialista che possa aiutarla in merito, senza per questo doversi sentire “ossessivo” o inadeguato, ma solo per migliorarsi e trascendere ciò che la costringe a “lavorare” sempre.

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

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Attivo dal 2014 al 2017
Ex utente
Grazie per il vostro gentile aiuto.
Il fatto è che io non riesco nemmeno a pianificarmi un obiettivo durante la giornata: non ho un numero di pagine prefissato, o un numero di ore da studiare per giorno, semplicemente apro i libri e ci resto il più possibile, perché sono convinto che più studio più o la possibilità di prendere un voto alto e anche perché non riesco proprio a programmarmi una giornata in modo da conciliare le varie cose. Non nego che punto quasi sempre al massimo dei voti agli esami (che quasi sempre ottengo), tuttavia anche quando mi capita di non prendere l'obiettivo prefissato (il 30 e lode) la prendo sempre in modo molto positivo (ed io stesso mi stupisco di questa cosa). Insomma, quando studio il mio obiettivo non è un numero di pagine al giorno ma il massimo voto ad un esame, per questo mi ritrovo sempre sui libri. Ripeto, fortunatamente ho comunque abbastanza controllo sulla mia ansia: non vorrei che si credesse che non ho per niente vita sociale, perché come ho già detto gli amici non mi mancano proprio. Tra l'altro lo scorso anno sono andato anche in erasmus e ho un ricordo meraviglioso di quella esperienza. Nel complesso però mi rendo conto che sto comunque molto più tempo sui libri rispetto ai miei amici, certo ho dei voti leggermente più alti rispetto a loro ma roba di poco considerando il notevole sforzo che faccio. Mi reputo un ragazzo comunque molto appagato dalla vita, in particolar modo perché, come ripeto, intorno ai 18 - 19 anni c'è stato un periodo di tempo in cui realmente stavo chiuso in casa sui libri senza mai uscire. Il cambiamento che ho fatto da solo (dal punto di vista dell'autostima, della vita sociale e in molti altri ambiti) è sicuramente notevole. Sono consapevole di ciò eppure adesso mi prende un senso di rimpianto nel pensare al fatto che forse avrei potuto vivere questi ultimi anni ancora meglio di quanto già abbia fatto (nonostante nel complesso sono molto soddisfatto) se solo fossi intervenuto prima su questa cosa, magari già a 19 anni.