Attacchi di panico, ansia, depressione
Salve a tutti, ho 27 anni e da 5 mesi soffro di attacchi di panico, il primo episodio, violentissimo, l'ho avuto a metà luglio, e da quel giorno la mia vita è completamente cambiata. Premetto che sono disoccupata e ho una bambina di 7 anni. La famosa "paura della paura" mi ha portato a rinchiudermi in casa, luogo nel quale stavo bene. Ogni volta che provavo ad uscire stavo male... Rimasi in casa fino a inizio Settembre, poi il panico arrivò anche in casa. Non avevo quindi più un luogo di "serenità". Ne scaturì poi la paura di rimanere in casa da sola, non volevo mandare mio marito a lavoro, volevo che non mi lasciasse sola e si creò una situazione di turni, fra mio marito la mattina a casa, il pomeriggio mia madre, e quando poteva anche mio padre... Ho avuto molto aiuto dalla mia famiglia. Ovviamente a furia di stare male, di non "vivere" più essendo limitata mi ha portato ad una depressione. A piccoli passi ho ripreso la macchina, anche se non mi allontano ancora tanto, ho ripreso a rimanere sola in casa, ho ripreso a far tornare gli amici in casa, (evitavo anche loro per paura che si presentasse un attacco davanti a loro)... ho ripreso ad andare al supermercato ecc... Quindi dei miglioramenti, anche se piccoli, li ho avuti...La sera della vigilia di Natale ho avuto i parenti a cena a casa mia, poco prima che arrivassero ho avuto un nuovo attacco di panico, che più che panico era paura, disperazione, esaurimento.... Tutta quella gente in casa mia, e se mi fossi sentita male? Cosa avrei fatto? Non potevo mica cacciarli da casa! Ma si stava in casa mia, quindi dove potevo andare se fosse arrivato l'attacco? Questi i ragionamenti che feci... poi alla fine passò e la serata andò alla grande. Il problema è questo, il mio medico mi ha sempre prescritto Cipralex e Lexotan, che io però mai ho preso! Sono contraria ai medicinali, e ho sempre pensato che sia una questione di "testa", ce la faccio da sola ecc... Ho paura a prendere questo tipo di medicinali e quindi non ho mai preso nulla. Se vado analizzando la situazione, si, ho avuto miglioramenti, ma di certo non posso dire di essere "guarita". L'ansia anticipatoria c'è sempre, la paura della paura c'è sempre, l'unica consolazione è che ora sono più le volte che vinco io piuttosto che la paura. Un ostacolo che ancora non ho superato è quello di fare viaggi relativamente lunghi in macchina, sia che guidi io, sia che guidi mio marito. La mia domanda è questa, ho qualche speranza di uscirne da sola? I piccoli miglioramenti che ho avuto, sono sufficienti per dire, "ok, piano piano puoi farcela da sola?". Come posso eliminare la "paura della paura"? Come faccio a cambiare il mio pensiero? Posso farcela senza l'aiuto dei medicinali? Grazie in anticipo per la vostra risposta, il vostro tempo e la vostra competenza che mettete a disposizione gratuitamente. Apprezzo moltissimo il servizio che offrite.
Saluti
Saluti
[#1]
>>> La mia domanda è questa, ho qualche speranza di uscirne da sola?
>>>
Si risponda da sola, leggendo qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
L'ansia anticipatoria spesso è l'evoluzione dell'ansia fobica. L'ansioso impara presto a evitare le situazioni che lo spaventano e a premunirsi, trasformando gli evitamenti in precauzioni.
Quindi lei non sta guarendo, sta solo passando da una forma d'ansia (fobica) a un'altra (fobico-ossessiva od ossessiva).
Perciò dovrebbe rivolgersi a uno specialista. Se non vuole curarsi con i farmaci deve interpellare uno psicologo psicoterapeuta, meglio se a indirizzo attivo e focale, ad esempio breve strategico o comportamentale:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
>>>
Si risponda da sola, leggendo qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
L'ansia anticipatoria spesso è l'evoluzione dell'ansia fobica. L'ansioso impara presto a evitare le situazioni che lo spaventano e a premunirsi, trasformando gli evitamenti in precauzioni.
Quindi lei non sta guarendo, sta solo passando da una forma d'ansia (fobica) a un'altra (fobico-ossessiva od ossessiva).
Perciò dovrebbe rivolgersi a uno specialista. Se non vuole curarsi con i farmaci deve interpellare uno psicologo psicoterapeuta, meglio se a indirizzo attivo e focale, ad esempio breve strategico o comportamentale:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile utente,
la situazione così come la descrive pare complessa e si presta a numerose interpretazioni psicologiche.
Non credo possa riuscire da sola.
Al di là dei farmaci, che possono in alcune circostanze aiutare a superare i sintomi, credo che sarebbe opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo di persona.
Spesso il "fai da te" innesca meccanismi che incrementano l'ansia (come i "turni" dei familiari di cui ci parla, che hanno contribuito a farla sentire inadeguata ad affrontare il problema...).
Lei sembra molto focalizzata sul sintomo ansioso.
Non riesce ad allargare la prospettiva collegando ciò che prova con ragioni relazionali (famiglia, lavoro, progetti per il futuro) che spesso sottendono i sintomi.
Uno psicologo potrebbe aiutarla a lavorare su questi aspetti.
Le invio un link sul rapporto tra panico e paura:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1835-il-disturbo-di-panico-ed-il-rapporto-con-la-paura-l-importanza-delle-emozioni.html
Spero possa esserle utile.
Restiamo in ascolto
la situazione così come la descrive pare complessa e si presta a numerose interpretazioni psicologiche.
Non credo possa riuscire da sola.
Al di là dei farmaci, che possono in alcune circostanze aiutare a superare i sintomi, credo che sarebbe opportuno che si rivolgesse ad uno psicologo di persona.
Spesso il "fai da te" innesca meccanismi che incrementano l'ansia (come i "turni" dei familiari di cui ci parla, che hanno contribuito a farla sentire inadeguata ad affrontare il problema...).
Lei sembra molto focalizzata sul sintomo ansioso.
Non riesce ad allargare la prospettiva collegando ciò che prova con ragioni relazionali (famiglia, lavoro, progetti per il futuro) che spesso sottendono i sintomi.
Uno psicologo potrebbe aiutarla a lavorare su questi aspetti.
Le invio un link sul rapporto tra panico e paura:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1835-il-disturbo-di-panico-ed-il-rapporto-con-la-paura-l-importanza-delle-emozioni.html
Spero possa esserle utile.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#3]
Gentile Utente,
concordo pienamente con le riflessioni dei Colleghi.
Credo inoltre che possa essere importante riflettere sulla funzione del sintomo come forma di "controllo" all'interno delle relazioni famigliari.
Soprattutto quando scrive:
>>non volevo mandare mio marito a lavoro, volevo che non mi lasciasse sola e si creò una situazione di turni, fra mio marito la mattina a casa, il pomeriggio mia madre, e quando poteva anche mio padre..<<
E' riuscita a tenere "in scacco" non solo suo marito, ma anche la sua famiglia di origine polarizzando l'attenzione su di se.
Tutto questo andrebbe analizzato in seduta anche in funzione della fase del ciclo vitale che lei e la sua famiglia state attraversando (ad es. dipendenza-autonomia-separazione dalla propria famiglia di origine).
E' successo qualche avvenimento importante?
Magari prima o nel momento in cui è stata più male?
concordo pienamente con le riflessioni dei Colleghi.
Credo inoltre che possa essere importante riflettere sulla funzione del sintomo come forma di "controllo" all'interno delle relazioni famigliari.
Soprattutto quando scrive:
>>non volevo mandare mio marito a lavoro, volevo che non mi lasciasse sola e si creò una situazione di turni, fra mio marito la mattina a casa, il pomeriggio mia madre, e quando poteva anche mio padre..<<
E' riuscita a tenere "in scacco" non solo suo marito, ma anche la sua famiglia di origine polarizzando l'attenzione su di se.
Tutto questo andrebbe analizzato in seduta anche in funzione della fase del ciclo vitale che lei e la sua famiglia state attraversando (ad es. dipendenza-autonomia-separazione dalla propria famiglia di origine).
E' successo qualche avvenimento importante?
Magari prima o nel momento in cui è stata più male?
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#4]
Utente
Grazie prima di tutto per la tempestività delle vostre risposte, vorrei iniziare rispondendo al Dr Santonocito, ho letto l'articolo che mi ha postato e non è il mio caso. Sarei felicissima di poter andare da uno psicologo, potermi aprire con una persona qualificata che possa davvero aiutarmi, ciò che manca al momento è la moneta però! Non è un buon momento, economicamente parlando, e non posso permettermelo, devo aspettare qualche mese.
E al Dr Del Signore, non è accaduto nessun avvenimento, nulla a cui io possa collegare questo momento che sto vivendo.
In realtà io ansiosa ci sono sempre stata, fin da bambina... Credo faccia parte proprio del mio carattere...
E comunque c'è un altro problema, quando potrò andare da uno psicologo, come ci andrò? Se non supero questa cosa di spostarmi con la macchina anche fuori da dove sono sarà difficile! Mi è stato detto che alcuni psicologi, specializzati appunto in ansia e panico, all'inizio per chi ha problemi a "muoversi", iniziano la terapia anche online, usando ad esempio skype, si comincia a parlare così, e poi quando ci si sente pronti si passa dalla web cam al "faccia a faccia". Questa cosa è vera? Sapreste indicarmi un buono psicologo che effettua questo servizio? Ovviamente più vicino è meglio è.... Mi trovo a Roma nord, e non conosco nessuno che possa indicarmi un bravo psicologo. Sapreste consigliarmi qualcuno?
Grazie ancora per il tempo che mi state dedicando
E al Dr Del Signore, non è accaduto nessun avvenimento, nulla a cui io possa collegare questo momento che sto vivendo.
In realtà io ansiosa ci sono sempre stata, fin da bambina... Credo faccia parte proprio del mio carattere...
E comunque c'è un altro problema, quando potrò andare da uno psicologo, come ci andrò? Se non supero questa cosa di spostarmi con la macchina anche fuori da dove sono sarà difficile! Mi è stato detto che alcuni psicologi, specializzati appunto in ansia e panico, all'inizio per chi ha problemi a "muoversi", iniziano la terapia anche online, usando ad esempio skype, si comincia a parlare così, e poi quando ci si sente pronti si passa dalla web cam al "faccia a faccia". Questa cosa è vera? Sapreste indicarmi un buono psicologo che effettua questo servizio? Ovviamente più vicino è meglio è.... Mi trovo a Roma nord, e non conosco nessuno che possa indicarmi un bravo psicologo. Sapreste consigliarmi qualcuno?
Grazie ancora per il tempo che mi state dedicando
[#6]
>>> Questa cosa è vera?
>>>
No. Lo psicologo può erogare a distanza solo servizi di consulenza psicologica, non psicoterapia, che richiede la presenza di persona. Sono cose diverse.
I tempi stanno cambiando, dato lo svilupparsi della tecnologia, ma resta il fatto che la terapia è maggiormente efficace di persona. Farla a distanza sarebbe come prendere una medicina diluita. Può avere un certo effetto, ma il percorso è più incerto, lungo e meno garantito.
L'articolo che le ho linkato in realtà è adatto a chiunque, come lei, si rivolga a uno psicologo chiedendo se ha speranze di poterne uscire da sola. Si tratta di una richiesta paradossale. Il bisogno di controllo, cioè di fare da sé, è tipico dell'ossessività, e la richiesta di rassicurazioni anche.
>>> Se non supero questa cosa di spostarmi con la macchina anche fuori da dove sono sarà difficile!
>>>
Può sempre chiedere al professionista se è disposto a venirla a trovare a casa. Alcuni offrono questo servizio.
>>>
No. Lo psicologo può erogare a distanza solo servizi di consulenza psicologica, non psicoterapia, che richiede la presenza di persona. Sono cose diverse.
I tempi stanno cambiando, dato lo svilupparsi della tecnologia, ma resta il fatto che la terapia è maggiormente efficace di persona. Farla a distanza sarebbe come prendere una medicina diluita. Può avere un certo effetto, ma il percorso è più incerto, lungo e meno garantito.
L'articolo che le ho linkato in realtà è adatto a chiunque, come lei, si rivolga a uno psicologo chiedendo se ha speranze di poterne uscire da sola. Si tratta di una richiesta paradossale. Il bisogno di controllo, cioè di fare da sé, è tipico dell'ossessività, e la richiesta di rassicurazioni anche.
>>> Se non supero questa cosa di spostarmi con la macchina anche fuori da dove sono sarà difficile!
>>>
Può sempre chiedere al professionista se è disposto a venirla a trovare a casa. Alcuni offrono questo servizio.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.8k visite dal 29/12/2013.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.