Emanciparsi da una famiglia opprimente e severa
Soffro di ansie da tanto tempo e sono in cura da psicologo da settembre. Ero già stata in terapia due anni ed ho ripreso dopo una lunga interruzione.
Mi sono resa conto che "l'origine del male" sta tutta nella mia famiglia opprimente che ha enormi aspettative nei miei confronti, scarsa partecipazione emotiva nei miei confronti ed una rigidità che li caratterizza da quando sono nata.
Sono molto infelice, perché a 26 anni mi sento come una ragazzina di 16. Ho viaggiato si, ma esclusivamente per impegni di studio/lavoro, e da quando questi si sono esauriti ho perso anche l'unica cosa che mi teneva su.
Per esempio: non posso fare un viaggio con gli amici, non posso farlo con un ragazzo... ecco, parlando di ragazzi: mi credono illibata e santa, e sono soggetta ad un enorme serie di privazioni come non poter stare sola con lui, non poterci fare una vacanza aassieme perchè insomma, è sconveniente. Un domani non potremo nemmeno andare a convivere senza che loro decidano di non parlarmi più.
Da piccola non potevo fare nulla, avevo un coprifuoco ridicolo mentre i miei amici tornavano alle 5 di mattina e sono rimasta sempre indietro rispetto ai miei coetanei. Mi sono rimaste poche persone ed ho perso la voglia, sono chiusa in me stessa.
Sto comprendendo la necessità di reagire, ma come, come reagire senza sentirmi ogni giorno in colpa? Io non voglio dargli sofferenza ma loro stanno facendo soffrire me da sempre e nemmeno lo sanno!
Non ho mai pausa, lavoro, studio e le vacanze sempre con loro, sempre.
Devo nascondere ogni cosa perché sono talmente medievali da prendere tutto male, e quindi bugie, enormi bugie su tutto. E ansia.
Come posso fare, come ci si distacca senza sentirsi colpevoli?
il mio psicologo insiste su questo punto e mi arrabbio perché ci siamo su da diverso tempo e non andiamo avanti.
Io voglio andare avanti, sono STANCA.
Ho bisogno di sentirmi bene IO una volta tanto
Mi sono resa conto che "l'origine del male" sta tutta nella mia famiglia opprimente che ha enormi aspettative nei miei confronti, scarsa partecipazione emotiva nei miei confronti ed una rigidità che li caratterizza da quando sono nata.
Sono molto infelice, perché a 26 anni mi sento come una ragazzina di 16. Ho viaggiato si, ma esclusivamente per impegni di studio/lavoro, e da quando questi si sono esauriti ho perso anche l'unica cosa che mi teneva su.
Per esempio: non posso fare un viaggio con gli amici, non posso farlo con un ragazzo... ecco, parlando di ragazzi: mi credono illibata e santa, e sono soggetta ad un enorme serie di privazioni come non poter stare sola con lui, non poterci fare una vacanza aassieme perchè insomma, è sconveniente. Un domani non potremo nemmeno andare a convivere senza che loro decidano di non parlarmi più.
Da piccola non potevo fare nulla, avevo un coprifuoco ridicolo mentre i miei amici tornavano alle 5 di mattina e sono rimasta sempre indietro rispetto ai miei coetanei. Mi sono rimaste poche persone ed ho perso la voglia, sono chiusa in me stessa.
Sto comprendendo la necessità di reagire, ma come, come reagire senza sentirmi ogni giorno in colpa? Io non voglio dargli sofferenza ma loro stanno facendo soffrire me da sempre e nemmeno lo sanno!
Non ho mai pausa, lavoro, studio e le vacanze sempre con loro, sempre.
Devo nascondere ogni cosa perché sono talmente medievali da prendere tutto male, e quindi bugie, enormi bugie su tutto. E ansia.
Come posso fare, come ci si distacca senza sentirsi colpevoli?
il mio psicologo insiste su questo punto e mi arrabbio perché ci siamo su da diverso tempo e non andiamo avanti.
Io voglio andare avanti, sono STANCA.
Ho bisogno di sentirmi bene IO una volta tanto
[#1]
Gentile signorina,
Per comprendere il suo senso di colpa bisogna capire come si sono svolti i rapporti fra lei è i suoi dalla sua nascita ad ora.
Che aspettative nutrissero su di lei forse sin da quando hanno pensato di metterla al mondo. E quanto potessero gestire tali aspettative liberamente.
Lei ha fratelli? Sorelle? Che eta' hanno i suoi?
Quanto lei si e' ribellata sin da bambina? Quanto riusciva a tollerare il loro disappunto?
Come vede non e' un discorso semplice.
La sua reazione attuale e' la conseguenza di una storia. E per modificarla bisogna ripercorrerla e superarla.
Abbia fiducia e un po' di pazienza!
Per comprendere il suo senso di colpa bisogna capire come si sono svolti i rapporti fra lei è i suoi dalla sua nascita ad ora.
Che aspettative nutrissero su di lei forse sin da quando hanno pensato di metterla al mondo. E quanto potessero gestire tali aspettative liberamente.
Lei ha fratelli? Sorelle? Che eta' hanno i suoi?
Quanto lei si e' ribellata sin da bambina? Quanto riusciva a tollerare il loro disappunto?
Come vede non e' un discorso semplice.
La sua reazione attuale e' la conseguenza di una storia. E per modificarla bisogna ripercorrerla e superarla.
Abbia fiducia e un po' di pazienza!
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile utente, penso che il suo psicologo possa essere d'accordo sul fatto che lei vada a farsi un giretto da uno psichiatra dell'ospedale stesso, a me da qui, pare che lei ha bisogno di uno starter, ecco lo starter può essere un pò di antidepressivio che le dia coraggio e l'aiutii a non ingigantire tutto quanto.
Perchè la famiglia opprimente ok, ma se ne faranno una ragione anche loro che i tempi cambiano se lei si propone con più decisione e coraggio, ecco il coraggio glielo darà l'antidepressivo, poco, ben dosato, giusto.. sarà come accendere la luce in una stanza buia..
Perche, cara, la gente ti tratta come anche tu gli permetti di trattarti questa è la verità.. piuttosto da chiarire è se lei lavora, studia , se ha un minimo di indipendenza economica e che progetti ha.. perchè avere un progetto dà forza e fa uscire dal tunnel passo passo..Le consiglio di volersi bene e di prendere in mano la situazione, tutto si può cambiare, volendo..
restiamo in ascolto
Perchè la famiglia opprimente ok, ma se ne faranno una ragione anche loro che i tempi cambiano se lei si propone con più decisione e coraggio, ecco il coraggio glielo darà l'antidepressivo, poco, ben dosato, giusto.. sarà come accendere la luce in una stanza buia..
Perche, cara, la gente ti tratta come anche tu gli permetti di trattarti questa è la verità.. piuttosto da chiarire è se lei lavora, studia , se ha un minimo di indipendenza economica e che progetti ha.. perchè avere un progetto dà forza e fa uscire dal tunnel passo passo..Le consiglio di volersi bene e di prendere in mano la situazione, tutto si può cambiare, volendo..
restiamo in ascolto
MAGDA MUSCARA FREGONESE
Psicologo, Psicoterapeuta psicodinamico per problemi familiari, adolescenza, depressione - magda_fregonese@libero.it
[#3]
Gentile utente,
di solito dei genitori autoritari stimolano la ribellione e/o l'emancipazione e in questo senso creano un ambiente relazionale meno rischioso per i figli, dal momento che l'autonomia è il risultato di un'educazione ben riuscita.
Se tuttavia lei sente di aver bisogno di un aiuto nel processo di emancipazione lo psicologo è la persona necessaria e adatta per fornirlo; se finora non ha ottenuto sufficienti risultati con la psicoterapia ciò a mio avviso potrebbe dipendere da uno dei seguenti fattori o da tutti e due:
- lo psicologo non ha trovato le giuste strategie per aiutarla
- c'è assoluto bisogno di una terapia familiare
Purtroppo il secondo caso può essere frequente quando il figlio non abbia una indipendenza economica; lei comunque ha già 26 anni e un qualche risultato la psicoterapia dovrebbe ottenerlo, anche se lei non lavora. La Terapia della Gestalt dovrebbe ottenere dei risultati velocemente.
Cordiali saluti
di solito dei genitori autoritari stimolano la ribellione e/o l'emancipazione e in questo senso creano un ambiente relazionale meno rischioso per i figli, dal momento che l'autonomia è il risultato di un'educazione ben riuscita.
Se tuttavia lei sente di aver bisogno di un aiuto nel processo di emancipazione lo psicologo è la persona necessaria e adatta per fornirlo; se finora non ha ottenuto sufficienti risultati con la psicoterapia ciò a mio avviso potrebbe dipendere da uno dei seguenti fattori o da tutti e due:
- lo psicologo non ha trovato le giuste strategie per aiutarla
- c'è assoluto bisogno di una terapia familiare
Purtroppo il secondo caso può essere frequente quando il figlio non abbia una indipendenza economica; lei comunque ha già 26 anni e un qualche risultato la psicoterapia dovrebbe ottenerlo, anche se lei non lavora. La Terapia della Gestalt dovrebbe ottenere dei risultati velocemente.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
[#4]
Ex utente
Grazie a tutti per le risposte, le ho lette quasi appena ricevute ma devo dire di aver aspettato di proposito sino ad adesso perché mi sono sentita molto stanca ed infelice di tutto questo, per un attimo ho desiderato solo non parlarne più. Ma la verità è che ho tanto bisogno di parlarne.
Cercherò di rispondere a tutti in un'unica tranche.
é vero che lavoro, ma prendo 500 euro al mese, sono praticante presso un notaio a Roma. Di affitto pago 300, fate un po' i conti voi. Non sono affatto indipendente, i soldi non riesco a farmeli bastare a malapena per vivere, anche perché sto seguendo una scuola di notoriato che viene pagata dai miei genitori.
Ad ogni modo, ad essere onesti, ai miei genitori i soldi non mancano, quindi devo dire che non mi fanno pesare la cosa, anzi. Sono sempre stati molto generosi sotto questo punto di vista e non mi hanno mai fatto mancare nulla, ho avuto sempre più di quello che mi era dovuto forse.
Il problema della dipendenza lo sento io, perché penso che se avessi un lavoro con uno stipendio decente...non so, potrei alzare la testa.
Ci ho pensato mille volte a lasciare il notaio, ma è tutto lavoro per il futuro ( futuro incerto, pieno di ansie, quante volte non mi sento all'altezza, quante volte penso che non ho il papà notaio e non passerò mai l'esame...)
Cercherò di rispondere a tutti in un'unica tranche.
é vero che lavoro, ma prendo 500 euro al mese, sono praticante presso un notaio a Roma. Di affitto pago 300, fate un po' i conti voi. Non sono affatto indipendente, i soldi non riesco a farmeli bastare a malapena per vivere, anche perché sto seguendo una scuola di notoriato che viene pagata dai miei genitori.
Ad ogni modo, ad essere onesti, ai miei genitori i soldi non mancano, quindi devo dire che non mi fanno pesare la cosa, anzi. Sono sempre stati molto generosi sotto questo punto di vista e non mi hanno mai fatto mancare nulla, ho avuto sempre più di quello che mi era dovuto forse.
Il problema della dipendenza lo sento io, perché penso che se avessi un lavoro con uno stipendio decente...non so, potrei alzare la testa.
Ci ho pensato mille volte a lasciare il notaio, ma è tutto lavoro per il futuro ( futuro incerto, pieno di ansie, quante volte non mi sento all'altezza, quante volte penso che non ho il papà notaio e non passerò mai l'esame...)
[#5]
Ex utente
Per quanto riguarda la terapia farmacologica, è una cosa che abbiamo discusso col mio psicologo. Lui si trova abbastanza d'accordo, nonostante un primo momento di perplessità in cui insisteva per la sola psicoterapia. Poi mi ha detto che si, se vivo tanto male è il caso di fare qualcosa.
Mi preoccupa e mi destabilizza questa cosa. Sono caduta talmente in basso?
e pensare che a vedermi di fuori non si vedrebbe affatto.
So che devo aspettare, so che devo rielaborare ma mi sento talmente stanca... ho sempre le lacrime agli occhi, sempre il "non ce la faccio più"in bocca....
Ho paura che non passi mai, ho paura di stare male per sempre...
Mi preoccupa e mi destabilizza questa cosa. Sono caduta talmente in basso?
e pensare che a vedermi di fuori non si vedrebbe affatto.
So che devo aspettare, so che devo rielaborare ma mi sento talmente stanca... ho sempre le lacrime agli occhi, sempre il "non ce la faccio più"in bocca....
Ho paura che non passi mai, ho paura di stare male per sempre...
[#6]
Cara signorina,
Molti figli di notai non riescono a superare l'esame perche' un padre incombente e inarrivabile e' spesso piu' ingombrante di uno estraneo all'ambiente.
La sua rabbia e' tangibile e la sua frustrazione evidente.
Ma dovrebbe considerare che non e' la sola a trovarsi in queste condizioni. Molte studentesse hanno percorso faticosamente la salita per farsi la propria strada, un po' alla volta, con tenacia. E moltissime ce l'hanno fatta.
Provi a pensare che forse viene pressata perche' anche i suoi hanno delle aspettative per lei e per il suo futuro e vivono le difficolta' dalla loro prospettiva. Forse questa riflessione puo' aiutarla a tollerare e a contenere la frustrazione.
Le faccio i miei auguri e ci mandi sue notizie!
Molti figli di notai non riescono a superare l'esame perche' un padre incombente e inarrivabile e' spesso piu' ingombrante di uno estraneo all'ambiente.
La sua rabbia e' tangibile e la sua frustrazione evidente.
Ma dovrebbe considerare che non e' la sola a trovarsi in queste condizioni. Molte studentesse hanno percorso faticosamente la salita per farsi la propria strada, un po' alla volta, con tenacia. E moltissime ce l'hanno fatta.
Provi a pensare che forse viene pressata perche' anche i suoi hanno delle aspettative per lei e per il suo futuro e vivono le difficolta' dalla loro prospettiva. Forse questa riflessione puo' aiutarla a tollerare e a contenere la frustrazione.
Le faccio i miei auguri e ci mandi sue notizie!
[#7]
Perchè, cara signorina, pensa che un piccolo, mirato aiuto farmacologico dovrebbe essere visto come dimostrativo del fatto che lei è caduta "così" in basso.. mi permetto di incoraggiarla, tenuto conto che difficoltà oggettive ci sono nella sua vita , piccolo stipendio, esame ritenuto difficile, quindi se lei riesce a vedere le cose meno drammaticamente e a gestirle poi con la psicoterapia è bene per lei, cioè non ci sono solo i suoi vissuti da rileggere,ma anche dei dati di realtà da vivere meglio. coraggio si dia aiuto..
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 14.1k visite dal 26/12/2013.
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