Aiutare un amico con ritardo cognitivo
Buona sera a tutti e buone feste!
Ho bisogno di un parere. Ho un amico con ritardo cognitivo (credo LIEVE, dato che capisce e interagisce abbastanza bene) di 28 anni che frequenta insieme a me un'associazione per portatori di handicap (io ho un handicap fisico) che si occupa del tempo libero. Tutti, in associazione, abbiamo visto i miglioramenti da quando è entrato ad ora: gli sono stati affidati piccoli compiti di supporto ai volontari che svolge abbastanza volentieri (apparecchiare, sparecchiare, aiutare altri ragazzi durante le gite, spingere le carrozzine). Con me è entrato abbastanza in sintonia. A detta dei genitori sono la prima ragazza con cui è riuscito a parlare (ha avuto un'adolescenza difficile). A dicembre dello scorso anno mi chiede di fidanzarmi con lui e, poiché è un bel ragazzo e mi è anche simpatico, accetto molto volentieri, chiedendogli il piacere di dire ai suoi che stiamo insieme (non volevo pensassero che l'avessi convinto a fare ciò che non voleva), cosa che lui non fa (a febbraio mi tocca sentire i genitori che urlano perché, anche se dicono il contrario, secondo me non erano molto d'accordo sulla relazione). A ottobre mi molla dicendo che non gli piaceva che insistessi a farlo partecipare alle gite e che è offeso perché non sono andata a trovarlo durante un'attività estiva a cui ha preso parte come aiuto - animatore (non sono andata quando voleva, perché non mi ha PROPRIO invitato, ma l'ho fatto appena ho capito quanto fosse importante per lui). Anche se molto ferita accetto di essere mollata (ho cercato di chiedergli se volesse ripensarci, ma mi ha sempre detto no e quindi ho smesso) e domenica 15 dicembre riparlo con i suoi che mi dicono che tanto più di cosi non riesce a fare (loro non vedono i miglioramenti che ha fatto), che è inutile insistere, che ho preteso troppo dalla relazione (chiedevo solo di vederci al sabato O alla domenica), che secondo loro non ha sentimenti... A loro sta bene che noi siamo amici, ma io non riesco a pensare alla nostra amicizia se non posso più permettermi di stimolarlo nelle cose, se devo accettare passivamente ogni suo no perché "lui è fatto così"... Mi vede come punto di riferimento, ma a che serve se devo trattarlo da incapace??? Aiutatemi a trovare una strada per aiutarlo (con la relazione era maturato un pochino ed ora è tornato come prima) senza insistere troppo, cosa che lui odia di me...
Grazie
Clara
Ho bisogno di un parere. Ho un amico con ritardo cognitivo (credo LIEVE, dato che capisce e interagisce abbastanza bene) di 28 anni che frequenta insieme a me un'associazione per portatori di handicap (io ho un handicap fisico) che si occupa del tempo libero. Tutti, in associazione, abbiamo visto i miglioramenti da quando è entrato ad ora: gli sono stati affidati piccoli compiti di supporto ai volontari che svolge abbastanza volentieri (apparecchiare, sparecchiare, aiutare altri ragazzi durante le gite, spingere le carrozzine). Con me è entrato abbastanza in sintonia. A detta dei genitori sono la prima ragazza con cui è riuscito a parlare (ha avuto un'adolescenza difficile). A dicembre dello scorso anno mi chiede di fidanzarmi con lui e, poiché è un bel ragazzo e mi è anche simpatico, accetto molto volentieri, chiedendogli il piacere di dire ai suoi che stiamo insieme (non volevo pensassero che l'avessi convinto a fare ciò che non voleva), cosa che lui non fa (a febbraio mi tocca sentire i genitori che urlano perché, anche se dicono il contrario, secondo me non erano molto d'accordo sulla relazione). A ottobre mi molla dicendo che non gli piaceva che insistessi a farlo partecipare alle gite e che è offeso perché non sono andata a trovarlo durante un'attività estiva a cui ha preso parte come aiuto - animatore (non sono andata quando voleva, perché non mi ha PROPRIO invitato, ma l'ho fatto appena ho capito quanto fosse importante per lui). Anche se molto ferita accetto di essere mollata (ho cercato di chiedergli se volesse ripensarci, ma mi ha sempre detto no e quindi ho smesso) e domenica 15 dicembre riparlo con i suoi che mi dicono che tanto più di cosi non riesce a fare (loro non vedono i miglioramenti che ha fatto), che è inutile insistere, che ho preteso troppo dalla relazione (chiedevo solo di vederci al sabato O alla domenica), che secondo loro non ha sentimenti... A loro sta bene che noi siamo amici, ma io non riesco a pensare alla nostra amicizia se non posso più permettermi di stimolarlo nelle cose, se devo accettare passivamente ogni suo no perché "lui è fatto così"... Mi vede come punto di riferimento, ma a che serve se devo trattarlo da incapace??? Aiutatemi a trovare una strada per aiutarlo (con la relazione era maturato un pochino ed ora è tornato come prima) senza insistere troppo, cosa che lui odia di me...
Grazie
Clara
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gentile utente se ha accettato una relazione con una persona con deficit cognitivo deve anche aspettarsi delle reazioni che vanno oltre la logica che può avere lei (lei che scrive) . Comprendo che l'osservare dei miglioramente ci fa dimenticare il problema e , forse, avere pretese che possano andare al di là di ciò che si può davvero ottenere, ma questo è un errore in cui spesso si cade con la conseguente frustrazione. Quindi ci si deve armare solo di pazienza.
saluti.
saluti.
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Gentile Utente,
questo ragazzo con deficit cognitivo è seguito presso le strutture della zona? Ha un piano educativo in cui è facilitato da un educatore professionale?
Da una parte quello che descrive ai genitori di questo ragazzo accade piuttosto frequentemente, perchè i genitori vanno in sofferenza facilmente e non riescono sempre a vedere i cambiamenti nei figli, talvolta perchè li temono...
Dall'altra però Lei cosa vorrebbe fare?
Crede che questo ragazzo abbia voluto chiudere la relazione perchè Lei ha esercitato una pressione notevole... tanto da farsi addirittura odiare per questo?
questo ragazzo con deficit cognitivo è seguito presso le strutture della zona? Ha un piano educativo in cui è facilitato da un educatore professionale?
Da una parte quello che descrive ai genitori di questo ragazzo accade piuttosto frequentemente, perchè i genitori vanno in sofferenza facilmente e non riescono sempre a vedere i cambiamenti nei figli, talvolta perchè li temono...
Dall'altra però Lei cosa vorrebbe fare?
Crede che questo ragazzo abbia voluto chiudere la relazione perchè Lei ha esercitato una pressione notevole... tanto da farsi addirittura odiare per questo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4k visite dal 25/12/2013.
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