La terapia fu interrotta perchè non completamente appoggiata dalla mia famiglia
Gentilissimo dottore le scrivo perché spero di poter trovare, finalmente, una soluzione e un nome a questo senso di angoscia che mi avvolge. E' da tempo che soffro di uno stato di tristezza cronica, insoddisfazione in tutto ciò che faccio, sento sempre di non valere abbastanza, sfuggo le situazioni che potrebbero mettermi alla prova come ad esempio gli esami universitari. Non riesco mai a prendere decisioni, per cui qualora sia costretta a fare una scelta sento sempre di aver sbagliato e che facendo il contrario le cose sarebbero andate meglio, spesso ad ogni mia azione segue un senso di colpa apparentemente immotivato. Non riesco mai a sentirmi felice, faccio mille piani, fantastico su cose o esperienze che potrebbero farmi sentire meglio ma quando arriva il momento di passare all'atto pratico mi faccio indietro. Da qualche tempo mi trovo spesso a disagio nel trovarmi con le altre persone, specialmente se coinvolta in un discorso sento sempre di aver sbagliato, parlato troppo o troppo poco, ho deficit di attenzione il che rallenta i miei studi facendomi sentire ancora di più una nullità, dormo troppo e mangio per sfogarmi. Molte cose che alle persone comuni potrebbero sembrare banali gesti di routine per me diventano un immenso ostacolo, prima di fare una semplice telefonata mi faccio mille problemi preferendo, nel migliore dei casi la parola scritta (come in questo momento). Sento di avere sempre un atteggiamento aggressivo nei confronti delle persone che mi stanno attorno, ma mentre lo faccio non riesco a trattenermi. Non mi sento compresa. So che di avere una vita bellissima, che potrei essere felice anche soltanto apprezzando quello che ho ma di fatto non riesco a gioire di ciò che mi circonda. Ho disturbi fisici che attribuisco a questo stato emotivo come la sensazione di avere contrazioni muscolari, mi manca all'improvviso il fiato, sento di non avere le forze. Negli ultimi tempi sento che questo disturbo mi stia rodendo più che mai e penso che l'unico motivo per cui riesco a rendermi conto di avere un problema è perché so di non poterlo risolvere, almeno per ora. Qualche anno fa ho fatto poche sedute di terapia da uno psicoterapeuta da cui mi ero recata per problemi di ansia, quest'ultimo mi diagnosticò uno stato di depressione da attribuirsi (a suo parere) ai cambiamenti legati alla nascita di mia sorella quando avevo 20 mesi, probabilmente non avrà tutti i torti perchè mi sono sempre sentita così. La terapia fu interrotta perchè non completamente appoggiata dalla mia famiglia. Chiedo il suo aiuto per capire se davvero è la depressione il mio disturbo e quali possono essere e se esistono modi per guarire. La ringrazio per la sua attenzione e spero in una sua risposta.
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Cara Ragazza,
Anche se la sua famiglia non la appoggia, dovrebbe trovare un modo per prendersi cura di se stessa. Al di la' di ogni diagnosi che non è possibile fare on linee sembra evidente che il suo benessere psicofisico sia minacciato e sia bloccata in un impasse dalla quale da sola non riesce ad uscire.
Certo che c.è. un modo per poter affrontare in modo efficace questa sua condizione, ed è quello di rivolgersi a un nostro collega di persona, anche presso il servizio pubblico presso le strutture Asl del suo territorio., se la sua famiglia non la appoggia.
Ci vuole dire di piu in merito ai rapporti in essere e sul perché i suoi genitori non hanno sostenuto il pregresso percorso?
Anche se la sua famiglia non la appoggia, dovrebbe trovare un modo per prendersi cura di se stessa. Al di la' di ogni diagnosi che non è possibile fare on linee sembra evidente che il suo benessere psicofisico sia minacciato e sia bloccata in un impasse dalla quale da sola non riesce ad uscire.
Certo che c.è. un modo per poter affrontare in modo efficace questa sua condizione, ed è quello di rivolgersi a un nostro collega di persona, anche presso il servizio pubblico presso le strutture Asl del suo territorio., se la sua famiglia non la appoggia.
Ci vuole dire di piu in merito ai rapporti in essere e sul perché i suoi genitori non hanno sostenuto il pregresso percorso?
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#2]
Utente
Probabilmente per il semplice fatto che non è facile ammettere che un figlio apparentemente sano possa presentare questo tipo di disturbi (specie se si vive in un piccolo paese). Ci tengo a precisare che non mi fu assolutamente imposto di terminare il percorso terapeutico, piuttosto fu mia la scelta di non riprendere gli incontri dopo le feste natalizie in quanto percepivo in maniera chiara il mancato appoggio di cui avrei avuto bisogno.
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Gentile ragazza,
Lei è maggiorenne ed adesso può provvedere alla sua cura da sola.
Si rivolga ad una struttura pubblica, in convenzione, valuti quale professionista è adatto a lei e si faccia fare una diagnosi clinica del suo disturbo, soltanto così potrà capire bene di cosa si tratta e come potersi curare
Lei è maggiorenne ed adesso può provvedere alla sua cura da sola.
Si rivolga ad una struttura pubblica, in convenzione, valuti quale professionista è adatto a lei e si faccia fare una diagnosi clinica del suo disturbo, soltanto così potrà capire bene di cosa si tratta e come potersi curare
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.8k visite dal 18/12/2013.
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