Ansia e paura pre_convivenza
Salve, sono una ragazza di 24 anni, sono molto matura per la mia età, in parte perchè sono cresciuta con i miei nonni e zii (i miei dovevano lavorare) e in seguito ho sempre frequentato persone più grandi.
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da quasi 8 anni, l'anno scorso c'è stata una piccola crisi da parte sua, causata da un po' di problemi in casa con i suoi genitori, nulla di grave, ma solo tensioni familiari. Premetto che, purtroppo, il mio ragazzo è figlio unico, vizziatissimo, con una madre molto opprimente, tra le altre cose soffre di una fortissima depressione a causa della morte dei suoi genitori avvenuta quando lei era giovane. Il padre soffre di antagonismo nei suoi confronti e di conseguenza ha sempre da rimproverargli qualcosa e ed è molto egoista; Se tutto questo non bastasse con loro abita la zia (molto giovane 40 anni) che però è una sorta di domestica in casa e ovviamente un altro punto fermo per il mio ragazzo. Ho sempre sostenuto che non avrei mai abitato nel quartiere del mio ragazzo, per due motivi, il primo a causa della sua famiglia, con la quale vado molto d'accordo, ma sono abbastanza invadenti e io ho un carattere difficile, il secondo motivo è perchè il quartiere in questione è un po' scomodo per negozi e mezzi. Purtroppo la situazione economica del nostro paese vuole che proprio in quella zona ci siano molte case con grosse metrature e prezzi abbastanza economici. Così ci siamo buttati e abbiamo fermato una casa e ora siamo in mezzo a documenti per il mutuo. A questo punto entrano in gioco mia madre e mio padre, i quali perplessi sulla scelta che ho fatto, pensano che mi sia fatta manipolare perchè ho scelto quella zona per vivere, sostengono che la zona sia troppo lontana da casa loro (circa 3km) e che se un giorno avessi bisogno essendo loro lontani e non potendo arrivare subito o comunque non potendo essermi d'aiuto io dovrei rivolgermi a mia "suocera".
Inoltre, avendo io un brutto carattere, si aspettano che litighi con la famiglia del mio ragazzo e che si creino spiacevoli situazioni.
Ora io mi sento confusa e ansiosa, perchè non sono più convinta di quello che sto facendo, in alcuni momenti mi dico "Mah si, sarà quel che sarà, se ci dovessero essere dei problemi li risolverò non appena mi si presenteranno...E comunque andrò quasi tutti i giorni a trovare i miei" altre volte penso "e se sto sbagliando tutto? e se domani mi sveglio e mi rendo conto di non convivere con un uomo ma con un bambino che pensa solo al calcio e a stupidate varie,se avessi bisogno di sostegno emotivo e lui non fosse in grado di darmelo? E se mi ritrovassi in balia della sua famiglia? " Insomma ho un terremoto nella testa, e non so se questi pensieri me li hanno fatti venire i miei o in realtà erano già dentro di me e ora stanno solo uscendo fuori.
Tutti mi consigliano di fare quello che mi sento...il problema è che mi sento solo di mandare a quel paese TUTTI, NESSUNO ESCLUSO e andarmene via da TUTTI E TUTTO...Che ne pensate?
Io e il mio ragazzo stiamo insieme da quasi 8 anni, l'anno scorso c'è stata una piccola crisi da parte sua, causata da un po' di problemi in casa con i suoi genitori, nulla di grave, ma solo tensioni familiari. Premetto che, purtroppo, il mio ragazzo è figlio unico, vizziatissimo, con una madre molto opprimente, tra le altre cose soffre di una fortissima depressione a causa della morte dei suoi genitori avvenuta quando lei era giovane. Il padre soffre di antagonismo nei suoi confronti e di conseguenza ha sempre da rimproverargli qualcosa e ed è molto egoista; Se tutto questo non bastasse con loro abita la zia (molto giovane 40 anni) che però è una sorta di domestica in casa e ovviamente un altro punto fermo per il mio ragazzo. Ho sempre sostenuto che non avrei mai abitato nel quartiere del mio ragazzo, per due motivi, il primo a causa della sua famiglia, con la quale vado molto d'accordo, ma sono abbastanza invadenti e io ho un carattere difficile, il secondo motivo è perchè il quartiere in questione è un po' scomodo per negozi e mezzi. Purtroppo la situazione economica del nostro paese vuole che proprio in quella zona ci siano molte case con grosse metrature e prezzi abbastanza economici. Così ci siamo buttati e abbiamo fermato una casa e ora siamo in mezzo a documenti per il mutuo. A questo punto entrano in gioco mia madre e mio padre, i quali perplessi sulla scelta che ho fatto, pensano che mi sia fatta manipolare perchè ho scelto quella zona per vivere, sostengono che la zona sia troppo lontana da casa loro (circa 3km) e che se un giorno avessi bisogno essendo loro lontani e non potendo arrivare subito o comunque non potendo essermi d'aiuto io dovrei rivolgermi a mia "suocera".
Inoltre, avendo io un brutto carattere, si aspettano che litighi con la famiglia del mio ragazzo e che si creino spiacevoli situazioni.
Ora io mi sento confusa e ansiosa, perchè non sono più convinta di quello che sto facendo, in alcuni momenti mi dico "Mah si, sarà quel che sarà, se ci dovessero essere dei problemi li risolverò non appena mi si presenteranno...E comunque andrò quasi tutti i giorni a trovare i miei" altre volte penso "e se sto sbagliando tutto? e se domani mi sveglio e mi rendo conto di non convivere con un uomo ma con un bambino che pensa solo al calcio e a stupidate varie,se avessi bisogno di sostegno emotivo e lui non fosse in grado di darmelo? E se mi ritrovassi in balia della sua famiglia? " Insomma ho un terremoto nella testa, e non so se questi pensieri me li hanno fatti venire i miei o in realtà erano già dentro di me e ora stanno solo uscendo fuori.
Tutti mi consigliano di fare quello che mi sento...il problema è che mi sento solo di mandare a quel paese TUTTI, NESSUNO ESCLUSO e andarmene via da TUTTI E TUTTO...Che ne pensate?
[#1]
Gentile utente,
come Ligabue fa dire a "Freccia" nel celebre monologo del film "Radiofreccia", dai "tuoi problemi non scappi neanche se sei Eddy Merckx".
Non credo che scappare sia la soluzione, anche se posso comprenderla.
E' possibile che lei senta le pressioni della sua famiglia ma è molto probabile che i dubbi di cui ci parla siano anche suoi.
Probabilmente si domanda se in qualche modo ha ceduto alle debolezze che attribuisce al suo ex.
Beh i problemi arriveranno soltanto se non sarete, come coppia adulta e matura, in grado di affrontarli.
Ci rifletta.
Restiamo in ascolto
come Ligabue fa dire a "Freccia" nel celebre monologo del film "Radiofreccia", dai "tuoi problemi non scappi neanche se sei Eddy Merckx".
Non credo che scappare sia la soluzione, anche se posso comprenderla.
E' possibile che lei senta le pressioni della sua famiglia ma è molto probabile che i dubbi di cui ci parla siano anche suoi.
Probabilmente si domanda se in qualche modo ha ceduto alle debolezze che attribuisce al suo ex.
Beh i problemi arriveranno soltanto se non sarete, come coppia adulta e matura, in grado di affrontarli.
Ci rifletta.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile ragazza,
Quà ti dubbie perolessità, sicuramente anche sue, come detto dal Collega.
Una coppia, adulta ed equilibrata, si fonda su tanti elementi, non solo sulle presunte e possibili pressioni e " doti' familiari...
Le allego qualche lettura sulle tematiche relative alla scelta del parnter
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1824-le-scelte-del-partner-e-le-loro-conseguenze.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1831-la-scelta-del-secondo-partner.html
Quà ti dubbie perolessità, sicuramente anche sue, come detto dal Collega.
Una coppia, adulta ed equilibrata, si fonda su tanti elementi, non solo sulle presunte e possibili pressioni e " doti' familiari...
Le allego qualche lettura sulle tematiche relative alla scelta del parnter
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1824-le-scelte-del-partner-e-le-loro-conseguenze.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1831-la-scelta-del-secondo-partner.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#3]
Utente
Ringrazio per la Vostra risposta.
Dottor Mori, potrebbe gentilmente spiegarmi questa frase:
"Probabilmente si domanda se in qualche modo ha ceduto alle debolezze che attribuisce al suo ex"?!
Grazie.
Dottoressa Randone, ho letto i link che mi ha fornito.
L'articolo parlava di una fase regressiva nel momento dell'innamoramento, che può essere regressiva benigna oppure regressiva difensiva, al momento non sono in grado di capire a quale gruppo appartengo io e la mia relazione. Come ho già detto, e sicuramente Voi lo potete confermare, sono molto confusa, nel senso che comincio a vedere, nel mio ragazzo, dei difetti che, vedevo anche prima, ma non mi pesavano più di tanto in quanto ogni uno la sera tornava a casa propria con i suoi pensieri e i suoi spazi. Ora questi difetti cominciano a sembrarmi giganteschi, scogli insormontabili, probabilmente perchè avendo intenzione di mettere su famiglia, non solo comprando una casa, ma avendo anche dei figli (tra qualche anno), non vorrei poi ritrovarmi ad affrontare tutto "da sola" in quanto il mio compagno/marito non sia stato in grado di "crescere" e maturare un po' di più, a causa della vicinanza della sua famiglia.
Cosa intendo dire, ho la sensazione che allontanandoci dal quartiere dove vivono i suoi, lui riesca a maturare un po' di più e diventare un uomo più "completo" e non il ragazzino che pensa solo al calcio e alla PS. Mi rendo conto che questi non sono i "veri problemi" che possano affliggere una coppia, ma al momento i mio dubbio più grande è questo, cioè sarà lui in grado di affrontare quello che ci riserba il futuro?
Probabilmente ho una visione "sbagliata" dell' "uomo" in generale, cioè i credo che l'uomo, in quanto figura "più forte" debba rassicurare la donna e farla sentire "protetta".
Parafrasando una frase del film "Pretty Women" , "cosa vuoi veramente?" "Io voglio la Favola".
Vorrei il cavaliere che mi salvasse da qualsiasi cosa si possa presentare nella mia vita, la sicurezza di un appoggio morale, fisico...
Questo è il mio dubbio. Ad oggi questo appoggio l'ho avuto, spesso, non sempre, ma spesso. Ma oggi i miei problemi sono sicuramente diversi da quelli che potranno essere un domani, e se domani questo appoggio non lo avessi più?
Intendiamoci io sono sicuramente in grado di affrontare le cose da sola, non ho bisogno per forza di appoggio, ma se si pensa di costruire una vita in due, significa che entrambi possono e debbano contare l'uno su l'antro. Altrimenti la vita di coppia non servirebbe a nulla, se non ad essere in compagnia.
Sbaglio a pensarla così? Il problema sono io o il problema non ha fondamenta, se non quelle dell'incertezza?
Grazie.
Dottor Mori, potrebbe gentilmente spiegarmi questa frase:
"Probabilmente si domanda se in qualche modo ha ceduto alle debolezze che attribuisce al suo ex"?!
Grazie.
Dottoressa Randone, ho letto i link che mi ha fornito.
L'articolo parlava di una fase regressiva nel momento dell'innamoramento, che può essere regressiva benigna oppure regressiva difensiva, al momento non sono in grado di capire a quale gruppo appartengo io e la mia relazione. Come ho già detto, e sicuramente Voi lo potete confermare, sono molto confusa, nel senso che comincio a vedere, nel mio ragazzo, dei difetti che, vedevo anche prima, ma non mi pesavano più di tanto in quanto ogni uno la sera tornava a casa propria con i suoi pensieri e i suoi spazi. Ora questi difetti cominciano a sembrarmi giganteschi, scogli insormontabili, probabilmente perchè avendo intenzione di mettere su famiglia, non solo comprando una casa, ma avendo anche dei figli (tra qualche anno), non vorrei poi ritrovarmi ad affrontare tutto "da sola" in quanto il mio compagno/marito non sia stato in grado di "crescere" e maturare un po' di più, a causa della vicinanza della sua famiglia.
Cosa intendo dire, ho la sensazione che allontanandoci dal quartiere dove vivono i suoi, lui riesca a maturare un po' di più e diventare un uomo più "completo" e non il ragazzino che pensa solo al calcio e alla PS. Mi rendo conto che questi non sono i "veri problemi" che possano affliggere una coppia, ma al momento i mio dubbio più grande è questo, cioè sarà lui in grado di affrontare quello che ci riserba il futuro?
Probabilmente ho una visione "sbagliata" dell' "uomo" in generale, cioè i credo che l'uomo, in quanto figura "più forte" debba rassicurare la donna e farla sentire "protetta".
Parafrasando una frase del film "Pretty Women" , "cosa vuoi veramente?" "Io voglio la Favola".
Vorrei il cavaliere che mi salvasse da qualsiasi cosa si possa presentare nella mia vita, la sicurezza di un appoggio morale, fisico...
Questo è il mio dubbio. Ad oggi questo appoggio l'ho avuto, spesso, non sempre, ma spesso. Ma oggi i miei problemi sono sicuramente diversi da quelli che potranno essere un domani, e se domani questo appoggio non lo avessi più?
Intendiamoci io sono sicuramente in grado di affrontare le cose da sola, non ho bisogno per forza di appoggio, ma se si pensa di costruire una vita in due, significa che entrambi possono e debbano contare l'uno su l'antro. Altrimenti la vita di coppia non servirebbe a nulla, se non ad essere in compagnia.
Sbaglio a pensarla così? Il problema sono io o il problema non ha fondamenta, se non quelle dell'incertezza?
Grazie.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 16/12/2013.
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