Grosso problema con le sigarette
Gentili dottori,
sono una ragazza di 23 anni. Poco meno di tre mesi fa ho fatto il mio primo serio tentativo di smettere di fumare, tentativo fallito miseramente una decina di giorni fa. Fumo dall'età di 15 anni e da allora nessun momento della mia vita è stato disgiunto dalle sigarette. Nei periodi peggiori arrivavo a fumare un pacchetto al giorno, di norma rimango fra le 8 e le 15 al giorno. Ma non credo che la quantità abbia la benchè minima rilevanza.
Ho deciso di smettere dopo aver studiato il best seller di Allen Carr, che mi ha aiutata moltissimo. Quando ho smesso di fumare mi sentivo forte come un leone. Come se di colpo avessi sperimentato la giovinezza. Le crisi di astinenza del primissimo periodo mi sono parse ridicole rispetto al senso di libertà che provavo, e sono passate in fretta. Trascorso il periodo iniziale, quando le cose normalmente dovrebbero assestarsi, è iniziata una serie di disagi per me molto pesanti. Innanzi tutto ho cominciato a sentirmi strana, come se mi mancasse qualcosa: continuavo a ripetermi che non ero cambiata, chiedevo agli amici "ma sono diversa rispetto a quando fumavo?" e loro chiaramente mi dicevano di no; non mi riconoscevo più: la me che non fumava non solo era una perfetta sconosciuta, ma mi stava anche molto antipatica; poi ho cominciato a sentirmi poco padrona della mia vita, come se le cose che prima controllavo mi sfuggissero: questo generava in me un grande senso di precarietà e mi facevo domande del tipo "riuscirò a fare gli esami all'università senza fumare? Riuscirò ad andare alla tal festa senza fumare? Riuscirò a fare la spesa/un viaggio in treno/una visita dal dentista senza fumare?" era sempre un'impresa compiere qualsiasi sciocchezza. Nei momenti di stress sono giunta a pensare di non riuscire a risolvere i problemi senza fumare e infatti in un momento molto stressante ho riacceso una sigaretta (ricominciando a fumare come se niente fosse successo). Tutti questi stati d'animo negativi si sono trasformati in umore decisamente depresso: crisi di pianto, crisi di rabbia, panico, ansia, risvegli notturni, autosvalutazione, apatia, misanatropia, pensieri di morte (mi sentivo un compendio dei sintomi della depressione, a me tristemente noti perchè dall'età di 15 anni tutti insieme o un po' per volta li ho sperimentati a cadenza semestrale; salvo poi sentirmi dire da amici e parenti che dovevo star su che la vita è bella, ma lasciamo perdere): questo per un mese. Dopodichè ho ripreso a fumare.
Ora che sono tornata a fumare mi sembra se non altro di aver riacquistato il controllo di me e delle cose che mi succedono. Il guaio è che per il resto mi disprezzo e oltretutto odio fumare, mi disgusta, ma d'altra parte ne sono dipendente. Vorrei smettere, star bene come ho provato che si può star bene, ma ho troppa paura che mi ricapiti tutta l'orribile sequenza. Penso ossessivamente al fumo, sono molto stanca. Come faccio a trovare le forze per smettere di nuovo? Vi chiedo consiglio, grazie in anticipo.
sono una ragazza di 23 anni. Poco meno di tre mesi fa ho fatto il mio primo serio tentativo di smettere di fumare, tentativo fallito miseramente una decina di giorni fa. Fumo dall'età di 15 anni e da allora nessun momento della mia vita è stato disgiunto dalle sigarette. Nei periodi peggiori arrivavo a fumare un pacchetto al giorno, di norma rimango fra le 8 e le 15 al giorno. Ma non credo che la quantità abbia la benchè minima rilevanza.
Ho deciso di smettere dopo aver studiato il best seller di Allen Carr, che mi ha aiutata moltissimo. Quando ho smesso di fumare mi sentivo forte come un leone. Come se di colpo avessi sperimentato la giovinezza. Le crisi di astinenza del primissimo periodo mi sono parse ridicole rispetto al senso di libertà che provavo, e sono passate in fretta. Trascorso il periodo iniziale, quando le cose normalmente dovrebbero assestarsi, è iniziata una serie di disagi per me molto pesanti. Innanzi tutto ho cominciato a sentirmi strana, come se mi mancasse qualcosa: continuavo a ripetermi che non ero cambiata, chiedevo agli amici "ma sono diversa rispetto a quando fumavo?" e loro chiaramente mi dicevano di no; non mi riconoscevo più: la me che non fumava non solo era una perfetta sconosciuta, ma mi stava anche molto antipatica; poi ho cominciato a sentirmi poco padrona della mia vita, come se le cose che prima controllavo mi sfuggissero: questo generava in me un grande senso di precarietà e mi facevo domande del tipo "riuscirò a fare gli esami all'università senza fumare? Riuscirò ad andare alla tal festa senza fumare? Riuscirò a fare la spesa/un viaggio in treno/una visita dal dentista senza fumare?" era sempre un'impresa compiere qualsiasi sciocchezza. Nei momenti di stress sono giunta a pensare di non riuscire a risolvere i problemi senza fumare e infatti in un momento molto stressante ho riacceso una sigaretta (ricominciando a fumare come se niente fosse successo). Tutti questi stati d'animo negativi si sono trasformati in umore decisamente depresso: crisi di pianto, crisi di rabbia, panico, ansia, risvegli notturni, autosvalutazione, apatia, misanatropia, pensieri di morte (mi sentivo un compendio dei sintomi della depressione, a me tristemente noti perchè dall'età di 15 anni tutti insieme o un po' per volta li ho sperimentati a cadenza semestrale; salvo poi sentirmi dire da amici e parenti che dovevo star su che la vita è bella, ma lasciamo perdere): questo per un mese. Dopodichè ho ripreso a fumare.
Ora che sono tornata a fumare mi sembra se non altro di aver riacquistato il controllo di me e delle cose che mi succedono. Il guaio è che per il resto mi disprezzo e oltretutto odio fumare, mi disgusta, ma d'altra parte ne sono dipendente. Vorrei smettere, star bene come ho provato che si può star bene, ma ho troppa paura che mi ricapiti tutta l'orribile sequenza. Penso ossessivamente al fumo, sono molto stanca. Come faccio a trovare le forze per smettere di nuovo? Vi chiedo consiglio, grazie in anticipo.
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È possibile che in lei si intreccino due questioni, di principio distinte, ma che si influenzano vicendevolmente: il vizio del fumo e l'ansia (ossessività).
L'ansia sembra esprimersi in lei appunto come bisogno di controllo e rimuginazioni ossessive. È possibile che curando questa, riuscirà anche a venire a capo del problema del fumo.
L'ansia sembra esprimersi in lei appunto come bisogno di controllo e rimuginazioni ossessive. È possibile che curando questa, riuscirà anche a venire a capo del problema del fumo.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#2]
Gentile Utente,
>>Quando ho smesso di fumare mi sentivo forte come un leone. Come se di colpo avessi sperimentato la giovinezza. Le crisi di astinenza del primissimo periodo mi sono parse ridicole rispetto al senso di libertà che provavo..<<
questo stato di cose le dava la sensazioni di un "controllo onnipotente" sulla situazione e come tale è molto gratificante proprio perché agisce grosso modo sugli stessi meccanismi del "piacere" che si innescano con il fumo di sigaretta (aumento del rilascio di dopamina).
Le sue variazioni umorali e gli stati d'ansia connessi al periodo di "astinenza", potrebbero essere collegati non solo a dei fattori microbiologici, ma anche ad una sorta di identificazione con il vizio della sigaretta che diventa quasi identitario, tant'è vero che lei aveva la percezione di "non essere più se stessa". Un paragone implicito tra "con" o "senza" sigarette.
Come il Collega le suggerisco di consultare uno psicologo di persona, perché smettere di fumare implica uno sforzo e se non si comprendono i meccanismi di rinforzo che stanno alla base dello stimolo, diventa tutto più difficile.
>>Quando ho smesso di fumare mi sentivo forte come un leone. Come se di colpo avessi sperimentato la giovinezza. Le crisi di astinenza del primissimo periodo mi sono parse ridicole rispetto al senso di libertà che provavo..<<
questo stato di cose le dava la sensazioni di un "controllo onnipotente" sulla situazione e come tale è molto gratificante proprio perché agisce grosso modo sugli stessi meccanismi del "piacere" che si innescano con il fumo di sigaretta (aumento del rilascio di dopamina).
Le sue variazioni umorali e gli stati d'ansia connessi al periodo di "astinenza", potrebbero essere collegati non solo a dei fattori microbiologici, ma anche ad una sorta di identificazione con il vizio della sigaretta che diventa quasi identitario, tant'è vero che lei aveva la percezione di "non essere più se stessa". Un paragone implicito tra "con" o "senza" sigarette.
Come il Collega le suggerisco di consultare uno psicologo di persona, perché smettere di fumare implica uno sforzo e se non si comprendono i meccanismi di rinforzo che stanno alla base dello stimolo, diventa tutto più difficile.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#3]
Utente
Grazie per le vostre risposte.
Ho già riflettuto sulla possibilità di rivolgermi ad uno psicologo, anche perchè il problema del fumo è solo l'ultimo in ordine cronologico dei miei disagi. Però non riesco ad accettare il fatto che smettere di fumare debba essere un'impresa per la quale occorra adottare delle strategie. Mi spiego meglio: nei miei circa due mesi senza fumo stavo complessivamente bene, ma il dover continuamente riflettere sui miei impulsi a fumare, dover sempre fare uno sforzo di razionalità per dirmi che non mi serviva fumare, che il piacere era un'illusione, che certo non avrebbe risolto il momento di stress ecc ecc... Ecco tutto ciò mi faceva sentire oltre che spossata mentalmente anche un tantino patetica. Mi sentivo debole e fragile e in sostanza non mi sopportavo.
Ho già riflettuto sulla possibilità di rivolgermi ad uno psicologo, anche perchè il problema del fumo è solo l'ultimo in ordine cronologico dei miei disagi. Però non riesco ad accettare il fatto che smettere di fumare debba essere un'impresa per la quale occorra adottare delle strategie. Mi spiego meglio: nei miei circa due mesi senza fumo stavo complessivamente bene, ma il dover continuamente riflettere sui miei impulsi a fumare, dover sempre fare uno sforzo di razionalità per dirmi che non mi serviva fumare, che il piacere era un'illusione, che certo non avrebbe risolto il momento di stress ecc ecc... Ecco tutto ciò mi faceva sentire oltre che spossata mentalmente anche un tantino patetica. Mi sentivo debole e fragile e in sostanza non mi sopportavo.
[#4]
>>> non riesco ad accettare il fatto che smettere di fumare debba essere un'impresa per la quale occorra adottare delle strategie
>>>
Perché, come le dicevo, lei ha probabilmente un estremo bisogno della sensazione di controllo.
Solo che spesso l'eccesso di controllo è proprio ciò che il controllo lo fa perdere... come chi digiuna, digiuna, digiuna e poi alla fine si alza di notte e fa fuori il frigorifero.
Se vuole imparare a controllarsi e a controllare i suoi impulsi, dovrà imparare, paradossalmente, a cedere parte di tale controllo.
La terapia breve strategica ha fatto di questo concetto uno dei suoi cavalli di battaglia, rivelatosi efficace nella risoluzione delle compulsioni basate sul piacere, come appunto alcuni disturbi alimentari, il fumo, il gioco d'azzardo ecc.
Tuttavia, devo avvertirla che dove c'è di mezzo il piacere il progresso può essere tortuoso, quindi non è detto che anche attraverso una psicoterapia andrà tutto bene. La motivazione del paziente conta molto.
>>>
Perché, come le dicevo, lei ha probabilmente un estremo bisogno della sensazione di controllo.
Solo che spesso l'eccesso di controllo è proprio ciò che il controllo lo fa perdere... come chi digiuna, digiuna, digiuna e poi alla fine si alza di notte e fa fuori il frigorifero.
Se vuole imparare a controllarsi e a controllare i suoi impulsi, dovrà imparare, paradossalmente, a cedere parte di tale controllo.
La terapia breve strategica ha fatto di questo concetto uno dei suoi cavalli di battaglia, rivelatosi efficace nella risoluzione delle compulsioni basate sul piacere, come appunto alcuni disturbi alimentari, il fumo, il gioco d'azzardo ecc.
Tuttavia, devo avvertirla che dove c'è di mezzo il piacere il progresso può essere tortuoso, quindi non è detto che anche attraverso una psicoterapia andrà tutto bene. La motivazione del paziente conta molto.
[#5]
Gentile Utente,
>>Però non riesco ad accettare il fatto che smettere di fumare debba essere un'impresa per la quale occorra adottare delle strategie.<<
si tratta di una dipendenza a tutti gli effetti sia sul piano fisico che psichico. Se lei considera un'impresa uscire dalla dipendenza del fumo, probabilmente usare le "strategie" (intervento psicologico) è la soluzione ottimale.
Il fatto è che quelle che lei chiama strategie, in psicologia hanno un'altro nome, ossia "difficoltà nel gestire l'ansia". Superare una dipendenza implica uno sforzo e una motivazione, sapendo che dietro al vizio potrebbe celarsi "altro".
Il problema non è tanto il vizio in se, quanto ciò che lo rende tale (mancanza di piacere? Difficoltà nella gestione degli impulsi? Ansia?).
>>Però non riesco ad accettare il fatto che smettere di fumare debba essere un'impresa per la quale occorra adottare delle strategie.<<
si tratta di una dipendenza a tutti gli effetti sia sul piano fisico che psichico. Se lei considera un'impresa uscire dalla dipendenza del fumo, probabilmente usare le "strategie" (intervento psicologico) è la soluzione ottimale.
Il fatto è che quelle che lei chiama strategie, in psicologia hanno un'altro nome, ossia "difficoltà nel gestire l'ansia". Superare una dipendenza implica uno sforzo e una motivazione, sapendo che dietro al vizio potrebbe celarsi "altro".
Il problema non è tanto il vizio in se, quanto ciò che lo rende tale (mancanza di piacere? Difficoltà nella gestione degli impulsi? Ansia?).
[#6]
Utente
Mi destabilizza un po' sentirmi dire che ho bisogno di controllo, non l'avevo mai vista sotto questa luce.
Anzi, mi ritengo una persona piuttosto flessibile, capace di accettare, anche se con fatica, i propri limiti; tanto che ad esempio detesto le imposizioni e tutte le cose che prevedono un atteggiamento troppo rigido: la rigidità che mi richiedeva il non fumare mi ingombrava moltissimo, infatti.
Sono sempre in bilico tra il desiderio di rigore (nello studio, per fare un esempio) e il bisogno di leggerezza e autoindulgenza, che vivo con senso di colpa.Credo che tutta la faccenda del fumo sia paradigmatica di questa situazione.
Anzi, mi ritengo una persona piuttosto flessibile, capace di accettare, anche se con fatica, i propri limiti; tanto che ad esempio detesto le imposizioni e tutte le cose che prevedono un atteggiamento troppo rigido: la rigidità che mi richiedeva il non fumare mi ingombrava moltissimo, infatti.
Sono sempre in bilico tra il desiderio di rigore (nello studio, per fare un esempio) e il bisogno di leggerezza e autoindulgenza, che vivo con senso di colpa.Credo che tutta la faccenda del fumo sia paradigmatica di questa situazione.
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Gentile Utente,
>>Sono sempre in bilico tra il desiderio di rigore (nello studio, per fare un esempio) e il bisogno di leggerezza e autoindulgenza, che vivo con senso di colpa.<<
se il bisogno di "leggerezza" e "auto-indulgenza" lo vive con dei sensi di colpa è probabile che oltre al controllo ci sia una certa rigidità che lei vive su se stessa e che la porta inevitabilmente a delle limitazioni (ad es. nel piacere, o nel lasciarsi andare).
>>..detesto le imposizioni e tutte le cose che prevedono un atteggiamento troppo rigido..<<
in realtà questo è proprio il suo conflitto principale, ossia il riflesso di ciò che cerca di "combattere" in se stessa.
>>Sono sempre in bilico tra il desiderio di rigore (nello studio, per fare un esempio) e il bisogno di leggerezza e autoindulgenza, che vivo con senso di colpa.<<
se il bisogno di "leggerezza" e "auto-indulgenza" lo vive con dei sensi di colpa è probabile che oltre al controllo ci sia una certa rigidità che lei vive su se stessa e che la porta inevitabilmente a delle limitazioni (ad es. nel piacere, o nel lasciarsi andare).
>>..detesto le imposizioni e tutte le cose che prevedono un atteggiamento troppo rigido..<<
in realtà questo è proprio il suo conflitto principale, ossia il riflesso di ciò che cerca di "combattere" in se stessa.
[#8]
Il bisogno di controllo è chiamato ossessività dagli psicologi. Esso si esprime anche attraverso le rimuginazioni e i dubbi.
La domanda ricorrente dell'ossessivo è: "E se poi...?"
Se rilegge la descrizione che lei stessa ha fatto del suo caso, vedrà che la preoccupazione per come veniva percepita dagli altri e per come/cosa sarebbe riuscita o non riuscita a funzionare senza fumo, sono indizi in tal senso.
Non è detto comunque che tutto si riduca a ossessività. Potrebbe esserci anche una certa difficoltà nel controllo delle emozioni e degli stati di umore, magari acuita dalla mancanza dell'abitudine.
In ogni caso, più che paradigmatico, il fumo potrebbe fungere da elemento rivelatore di tali problematiche.
La domanda ricorrente dell'ossessivo è: "E se poi...?"
Se rilegge la descrizione che lei stessa ha fatto del suo caso, vedrà che la preoccupazione per come veniva percepita dagli altri e per come/cosa sarebbe riuscita o non riuscita a funzionare senza fumo, sono indizi in tal senso.
Non è detto comunque che tutto si riduca a ossessività. Potrebbe esserci anche una certa difficoltà nel controllo delle emozioni e degli stati di umore, magari acuita dalla mancanza dell'abitudine.
In ogni caso, più che paradigmatico, il fumo potrebbe fungere da elemento rivelatore di tali problematiche.
[#9]
Utente
Gentile dr. Del Signore,
<<Superare una dipendenza implica uno sforzo e una motivazione, sapendo che dietro al vizio potrebbe celarsi "altro">>
questa sua affermazione è forse ciò che mi spaventa di più. Non accetto di buon grado di fare degli sforzi. Sono cresciuta sentendomi dire che ero priva di forza di volontà e ciò ha generato in me una profonda avversione per la cosiddetta "determinazione": tutto ciò che ho ottenuto (e sono una persona brillante a detta di tutti, ho ottimi risultati in ciò che faccio) l'ho ottenuto non ricorrendo alla forza di volontà ma piuttosto spinta dal timore di fallire. Non so se riesco a spiegarmi. Liberarmi dal fumo mi è sembrata una cosa fattibile solo nel momento in cui sono riuscita a vederla come qualcosa di naturale, già inclusa nella mie capacità, per cui non serviva chissà quale sforzo.
<<Superare una dipendenza implica uno sforzo e una motivazione, sapendo che dietro al vizio potrebbe celarsi "altro">>
questa sua affermazione è forse ciò che mi spaventa di più. Non accetto di buon grado di fare degli sforzi. Sono cresciuta sentendomi dire che ero priva di forza di volontà e ciò ha generato in me una profonda avversione per la cosiddetta "determinazione": tutto ciò che ho ottenuto (e sono una persona brillante a detta di tutti, ho ottimi risultati in ciò che faccio) l'ho ottenuto non ricorrendo alla forza di volontà ma piuttosto spinta dal timore di fallire. Non so se riesco a spiegarmi. Liberarmi dal fumo mi è sembrata una cosa fattibile solo nel momento in cui sono riuscita a vederla come qualcosa di naturale, già inclusa nella mie capacità, per cui non serviva chissà quale sforzo.
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Gentile Utente,
>>Sono cresciuta sentendomi dire che ero priva di forza di volontà e ciò ha generato in me una profonda avversione per la cosiddetta "determinazione"..<<
questa sembra una presa di posizione o un'opposizione rispetto all'educazione che ha ricevuto, ma è un pensiero che andrebbe rivisto o almeno aggiornato.
E' come de lei dicesse: "mi hanno sempre detto che non sono determinata e io mi ostino con tutte le mie forze a non esserlo", ma si renderà conto che questo è un preconcetto.
>>Sono cresciuta sentendomi dire che ero priva di forza di volontà e ciò ha generato in me una profonda avversione per la cosiddetta "determinazione"..<<
questa sembra una presa di posizione o un'opposizione rispetto all'educazione che ha ricevuto, ma è un pensiero che andrebbe rivisto o almeno aggiornato.
E' come de lei dicesse: "mi hanno sempre detto che non sono determinata e io mi ostino con tutte le mie forze a non esserlo", ma si renderà conto che questo è un preconcetto.
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Utente
Gentili dottori,
vi ringrazio per l'attenzione e per gli spunti di riflessione che mi avete offerto. Pur non conoscendomi avete scritto molte cose che mi riguardano da vicino. Valuterò la possibilità di rivolgermi di persona ad uno psicologo e a tal proposito volevo chiedervi se esiste una struttura pubblica a cui rivolgermi perchè non potrei sostenere la spesa dell'onorario di uno specialista privato (sono una studentessa e l'ipotesi di coinvolgere in questa storia i miei genitori chiedendo loro di pagarmi lo psicologo è fuori discussione).
vi ringrazio per l'attenzione e per gli spunti di riflessione che mi avete offerto. Pur non conoscendomi avete scritto molte cose che mi riguardano da vicino. Valuterò la possibilità di rivolgermi di persona ad uno psicologo e a tal proposito volevo chiedervi se esiste una struttura pubblica a cui rivolgermi perchè non potrei sostenere la spesa dell'onorario di uno specialista privato (sono una studentessa e l'ipotesi di coinvolgere in questa storia i miei genitori chiedendo loro di pagarmi lo psicologo è fuori discussione).
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Altra possibilità è iniziare chiedendo un colloquio allo sportello di ascolto psicologico per studenti della sua facoltà. Non potrà esserle somministrata psicoterapia, se mai ce ne fosse bisogno, ma potrebbe essere un punto da cui cominciare nell'immediato.
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 3.8k visite dal 16/12/2013.
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