Stress e dubbi esistenziali

Buonasera.
Sono una ragazza e frequento il secondo anno di università.
In generale ciò che studio mi piace, ma mi angoscia il ritmo del lavoro e le consegne settimanali (studio architettura). Mi angoscia al punto da farmi stare male, da ledere la mia autostima. Capita a volte che non riesca a dare degli esami o che sia costretta ad assentarmi, anche se lavoro notte e giorno, ma capita anche di non riuscire a lavorare perchè mi sento come schiacciata dalla mole immensa di lavoro che mi aspetta. Sono sempre stata brava nello studio, ho voti alti e ci tengo molto, ma adesso...è diverso. Impegnarsi non sempre basta.
A casa sento forte il confronto con mia sorella maggiore, che è uscita con il massimo dei voti e con la quale ho da sempre un rapporto difficile. So di stare sbagliando, ho anche un esame del primo anno ch conto di dare presto, ma ci ho provato. Forse sono meno brava...non so se sia una colpa. E' tutta la vita che cerco di dimostrare che valgo qualcosa, per prima a me stessa. Sono sempre stata la prima della classe e mi piaceva. Mi ci sentivo anche, prima della classe, sicura che con l'impegno giusto tutto sarebbe andato per il meglio.
Sono spesso stanca, nervosa, sto male di stomaco e ho voglia di piangere per qualsiasi cosa. Ho paura per il futuro, so che in questo momento il mio compito è quello di studiare, perchè poi dovrò cercare lavoro, sperando di trovarlo. Ho paura di non diventare brava abbastanza, di non essere orgogliosa di me stessa. Al momento, a prescindere dai voti, io non mi sento brava abbastanza.
Contemporaneamente però quando l'ansia per una consegna sale troppo non riesco più a lavorare. Come oggi pomeriggio. Mi sento inutile, sciatta, piccola.
Mi sento anche come un'ape operaia, nata per lavorare, il cui futuro è in fondo abbastanza prevedibile. Mi fa rabbia il non potere entrare a contatto con le mie emozioni. Una mia parente si è ammalata gravemente e io non sono ancora riuscita a piangere. Non perchè non sia triste, ma perchè ogni volta penso che non posso permettermi di pensarci. Non ho il tempo, gli esami sono vicini e io devo lavorare. Ma quando torna in mente, sento un peso fortissimo sul petto e cerco in tutti i modi di cacciarla dai pensieri.
Che senso ha una vita di lavoro e sacrifici? Che senso ha una vita dove ciò che conta è ciò che produci e dove non si ha il tempo per se stessi? Non mi piace questa società, questi ritmi, questa gabbia. Ma ci sono dentro e continuo a seguirne le regole. Sono arrabbiatissima e non ne so il motivo!




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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
L'università ha questo effetto su molte persone: di farle sentire messe alla prova. Non parliamo poi di quando si avvicina il momento della tesi finale...

Ma io credo che nel tuo caso il problema stia qui:

>>> a prescindere dai voti, io non mi sento brava abbastanza
>>>

Come ha detto qualcuno, se ti paragoni a dio, rischi di fare una brutta figura...

È probabile che anche se "vincessi" la sfida con tua sorella forse non basterebbe lo stesso, perché il problema è che l'asticella, dentro di te, finisce sempre per essere messa troppo in alto.

Perciò dovresti forse lavorare su questo punto.

Ti sei mai rivolta a uno psicologo di persona prima d'ora?

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Utente
Utente
Si, l'ultimo incontro, con il quale avremmo finito, è stato 7 mesi fa circa.
E' chiaro che il confronto con mia sorella sia un tema scottante per me e il termine 'sfida' è molto attinente. Il fatto che lei sia sempre stata presa come modello mi ha portata a cercare di dare il massimo nel tentativo di dimostrare di essere brava almeno quanto lei.
Tuttavia devo confessarle che non so fino a che punto la psicoterapia mi possa aiutare. Sono riuscita a superare alcune questioni, ma altre rimangono sotterrate nel profondo del mio essere e so che ci saranno per sempre. Lei crede che si possa davvero raggiungere l'equilibrio?


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Tuttavia devo confessarle che non so fino a che punto la psicoterapia mi possa aiutare
>>>

Se ciò è vero, come mai si sta rivolgendo a noi, che siamo psicologi/psicoterapeuti?
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Che senso ha una vita di lavoro e sacrifici? Che senso ha una vita dove ciò che conta è ciò che produci e dove non si ha il tempo per se stessi? Non mi piace questa società, questi ritmi, questa gabbia..<<
in realtà la società non è fatta così come lei la descrive. Questa è la sua percezione, probabilmente mediata da una cultura basata sullo sforzo e sulla rinuncia.

La sua "gabbia" è semplicemente il suo modo di vivere questa situazione. Certo l'università è importante, ma cerchi di dedicare altrettanto tempo agli affetti, alle relazioni (affettive, sentimentali, amicali), perché altrimenti rischia di costruire la sua identità unicamente sullo studio o peggio ancora sul "voto".





Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#5]
Utente
Utente
Perchè era molto tempo che non avvertivo un disagio così forte, quasi invalidante. Non posso certo dire che la psicoterapia sia inutile nè disconoscere gli enormi giovamenti che ne ho tratto negli anni passati! Non è assolutamente questo che volevo dire e mi dispiace se mi sono espressa male.
Volevo invece dire che ci sono cose che non ho mai risolto, una radiazione di fondo che non va via, che è quasi fisiologica. Credevo di poterla sopportare, che in fondo fosse normale, ma adesso, a quanto pare, si è riaccesa la miccia. E mi chiedo se devo semplicemente rassegnarmi o se davvero anche questo fastidioso sottofondo può sparire.
Comunque sia, per tornare a ciò che ha scritto, ho capito quale potrebbe essere la ragione vera del mio malessere e la ringrazio per l'aiuto. Adesso si tratta 'soltanto' di capire come abbassare la famosa asticella, giusto?
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Utente
Utente
Gentile dottore,
per fortuna la mia visione delle cose non è sempre così pessimista, ho scritto in un momento particolare. Cercherò di seguire il suo consiglio. Forse devo soltanto trovare il modo per conciliare le due cose, mantenendo lo studio nei suoi limiti e lasciando del tempo per me e gli altri.
Spero di riuscirci!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
La mia non era una domanda polemica, perciò non deve scusarsi.

È la domanda di rito che faccio sempre agli utenti quando vengono ad affermare, proprio a noi che siamo psicologi, di non essere sicuri che la psicoterapia possa esser loro d'aiuto.

Si tratta di una contraddizione causata da un assunto di fondo, inconsapevole e parte del problema, che si ravvisa in tutte queste frasi:

>>> era molto tempo che non avvertivo un disagio così forte, quasi invalidante
[...]
cose che non ho mai risolto, una radiazione di fondo che non va via
[...]
Credevo di poterla sopportare
[...]
mi chiedo se devo semplicemente rassegnarmi o se davvero anche questo fastidioso sottofondo può sparire
>>>

L'assunto è: ce la devo fare da sola.

Legga qui:

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html

>>> Adesso si tratta 'soltanto' di capire come abbassare la famosa asticella, giusto?
>>>

Esatto. Il punto è che, se non è riuscita finora a farcela da sola, che cosa le fa pensare che può riuscirci? Non penso che sia ottimista al punto da credere che basti un consulto per email per superare i problemi di una vita.
[#8]
Utente
Utente
La ringrazio per il link, l'articolo mi ha fatta riflettere molto. Vedo anche io il paradosso e penso di aver capito cosa è necessario fare adesso. E' inutile e controproducente nascondere l'evidenza!
La ringrazio nuovamente per la sua disponibilità e l'aiuto che mi ha dato a sciogliere una parte della matassa.
Buona sera e buone vacanze!
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Lieto di esserle stato di qualche aiuto.

Buone Feste anche a lei