Mio marito è morto da 1 anno e, nonostante la psicoterapia gli antidepressivi e mia figlia, non ries
Anche mio marito era giovane aveva solo, 52 anni ed io 51. io peò non sono stata in grado di aiutarlo. Dentro di me,ero sicura che anche questa volta, dopo l'operazione
che aveva subito nel 2007 per una pancreatite cronica, con la quale gli avevano asportato la parte di pancreas che produce l'insulina, si sarebbe salvato. Ed invece è morto in soli 15 giorni. Chiedo a voi, gentilmente come tornare a vivere, Spesso penso sarebbe meglio non svegliarsi più, avrei così finito di soffrire. Tanto, non riesco a pensare alla quotidianità, nulla m'interessa,nulla ha senso, visto che mio marito non sa' più nulla, non potrà condividere nulla, non potrà realizzare i suoi desideri. Non riesco inoltre a distrarmi con niente, perchè mi dico a cosa serve distrarmi, se non posso cambiare la realtà, e riavere mio marito.Grazie per la Vs. risposta.
Aurora
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Posso darle una risposta diretta e sincera? Se lo scordi.
L'abuso di alcol - se di questo si trattava - è una dipendenza e come tutte le dipendenze NON si cura con l'amore.
La convinzione che l'amore curi tutto è una pericolosa e diffusa credenza, totalmente falsa.
Di fronte alle dipendenze e alle malattie l'unica strada è la cura specialistica, ma la triste notizia è che non tutti sono disposti a intraprenderla, purtroppo.
Secondo lei come mai la psicoterapia a cui si è sottoposta non ha funzionato?
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Gentile signora,
questo è un meccanismo della nostra mente per cercare di esercitare un certo controllo anche su quelle situazioni che non possiamo controllare, come per esempio la morte.
Che tipo di percorso sta facendo con la psicologa?
Si tratta di psicoterapia?
Ha una rete sociale di supporto (amici, parenti, ecc...) cui chiedere aiuto?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Come posso io tornare ad amare la vita ad interessarmi e a provare piacere nelle cose di tutti i giorni, se mio marito non può più fare nulla, non può essere partecipe della mia vita, se ancora giovane ha finito la sua esistenza, quando aveva ancora tante cose da realizzare, da sapere, ds vedere. Come posso io distrarmi e provare piacere nel vedere il sole, nel fare una passeggiata, nell'uscire con le amiche a mangiare una pizza, nel vedere mia figlia realizzarsi , magari sposarsi ed avere un bimbo, se a mio marito tutto questo è negato. Come può la mente umana essere in grado di distrarsi, quando la realtà della morte non è modificabile e ti accompagna ovunque sei, con chiunque tu sia e qualunque cosa tu faccia, togliendoti ogni iniziativa, desiderio e serenità.
Ecco, Vi chiedo come posso riprendere in mano la mia vita e dirmi, dai Aurora, che nonostante questo tremendo dolore, puoi tornare a sorridere e ad amare la vita.
Aurora
Di fronte alla morte alcuni trovano conforto nella fede, altri in altro ancora e alla fine dev'essere l'individuo a decidere quale posizione assumere.
Il fatto è che la morte è una delle poche certezze che ci accompagna nella vita (insieme alle tasse). Di questo occorre farsi una ragione. O prima o dopo, cioè dopo che siamo stati messi a confronto con la morte di una persona cara.
Nel suo caso è possibile che una mancanza di fondo (preesistente) la stia facendo aggrappare con tutte le forze a qualcosa che non c'è più, negando la realtà di ciò che è successo (non a caso continua a parlare di suo marito al presente, come se ancora fosse in giro da qualche parte, solo che non riesce a vederlo).
Allora, l'unica strada corretta sta nell'aiuto professionale se non si riesce da soli a sbrogliare la matassa. Se una cosa può consolarla, è che entro i 2 anni si può parlare di "normale" difficoltà a superare un lutto. In ogni caso se l'aiuto che sta ricevendo sente che non è sufficiente, può sempre decidere di cambiare.
immagino che il dolore per la perdita sia atroce e l'assenza insopportabile....
leggendola mi chiedo se con suo marito in vita, lei era in grado di assaporare la vita, di sentirne il profumo, il sapore, di emozionarsi anche senza di lui.....o solo con e per lui...
L'elaborazione del lutto, processo psichico fondamentale nelle perdite reali o simboliche, come per esempio i divorzi o gli abbandoni, dipende da un'infinità di fattori, tra i quali le dinamiche della coppia stessa...
Mi chiedo se eravate una coppia "fusione", se uno era dentro l'altro e viceversa, se lei sapeva bastare a se stessa o meno......
La scelta del partner solitamente correla con tanti aspetti del carattere e soprattutto della nostra struttura di personalità.....
Mi chiedo, se anche lei, come suo marito, non soffre di "dipendenza......"
legga questo articolo, se desidera, poi ne riparliamo.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Mi chiedo come possono la medicina e la psicoterapia aiutarmi, se non possono ridare la vita a mio marito. So che è una domanda che nessuno farebbe, ma per star bene, io vorrei solo che tornasse mio marito e che fosse felice.
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Guardi signora, è certamente una possibilità che medicina e psicoterapia non possono aiutarla. Ma se lei non crede questo, allora a maggior ragione non dovrebbe credere che possa riuscirci un consulto per email.
Credeva questo, quando ha deciso di scriverci?
la perdita del coniuge è un evento molto stressante a cui può seguire uno stato depressivo, come nel suo caso.
La psicoterapia tuttavia può aiutarla ad uscire dalla sua situazione. In particolare la Terapia Breve Strategica ha elaborato delle strategie efficaci ed efficienti nella cura degli stati depressivi. Pertanto, come le accennava il collega, potrebbe valutare la possibilità di provare un nuovo approccio psicoterapeutico se con l'attuale non riscontra risultati di rilievo.
Cordiali saluti
Valentina Sciubba Psicologa
www.valentinasciubba.it Terapia on line
Terapia Breve Strategica e della Gestalt
Disturbi psicologici e mente-corpo
Intervengo per chiederle quale é la terapia antidepressiva che sta assumendo, a che dosaggio e da quanto tempo?
Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it
Cordiali saluti e grazie
Dopo tanto tempo di assunzione di una molecola senza effetti rilevanti é legittimo pensare di cambiare principio. La sua condizione attuale le impedisce di vedere il benché minimo spiraglio nel futuro. Tuttavia questa condizione può cambiare, anche se lei non vede come e perché, con l'aiuto del percorso terapeutico che sta effettuando, associato ad una corretta terapia farmacologica. Dal momento che assume un farmaco é legittimo chiedere al farmaco un minimo di efficacia; pertanto é corretta la valutazione del suo specialista di cambiare molecola. Si tenga in contatto con gli specialisti che la seguono.
Cordiali saluti
probabilmente ci sono dei motivi che rendono questo lutto così difficile da superare. Benchè il tempo sia una medicina essi potrebbero persistere per molto o per un tempo indefinito.
Uno psicologo invece potrebbe probabilmente facilmente promuoverne la rimozione, ma certamente sta a lei la decisione di affidarcisi.
Con chi sta facendo la psicoterapia? Con una psichiatra? con una psicologa? Quale indirizzo terapeutico viene usato?
Per quanto riguarda la terapia con antidepressivi, la sto facendo con uno ppsichiatra, per la psicoterapia, sono seguita da una psicologa psicoterapeuta. Non so però quale tipo di terapia sta usando.
La psicoterapeuta mi dice che probabilmente non sono mai riuscita a superare la morte di mio papà, avvenuta nel 1988 a causa di un infarto, Io avevo 27 anni, ero figlia unica ed ero sposata da 1anno, Vivevo nella stessa casa dei miei gentitori. La psicoteraperuta dice che probabilmente, ho sostituito la figura di mio papa' con mio marito, ed ora che mio marito è morto, mi sento persa, senza più nessuno che mi sostenga, che mi faccia sentire importante. Tengo a precisare che io ero autonoma, mi occupavo di tutte le faccende anche burocratiche in casa e uscivo sempre con mia figlia per la spese, per fare una passeggiata,etc. La psicoterapeuta ha detto che non mi ha mai sentito parlare di me stessa, ma solo di mio marito, come se io non esistessi, come se la mia vita non fosse importante. Ed è vero, perchè penso che se mio marito non può più vivere, realizzare i suoi sogni, essere partecipe della mia vita e di quella di sua figlia, non può più sapere nulla di quello che succede nel mondo, se con lui non potrò più condividere gioie e dolori, dopo 30 anni di vita vissuta insieme, come posso io aver voglia di vivere e trovare la serenità. Anche se tutti dicono il contrario, io mi sento la causa della morte di mio marito. Lui probabilmente non è riuscito a smettere di bere, perchè non si sentiva sufficientemente amato da me. Io ora, non quindi il diritto di vivere. Inoltre la mia vita mi sembra finita, senza più un motivo per essere vissuta. La mia vita mi sembra solo finzione.
Grazie
Suo marito non è riuscito a smettere di bere perchè aveva una dipendenza, e non è semplice riuscire ad uscirne perchè spesso chi beve non riconosce il problema e non giunge neppure a chiedere aiuto.
Il Suo problema invece è questa sorta di onnipotenza, che Le fa pensare "Io non sono stata capace di cambiarlo e curarlo".
Non spettava a Lei e soprattutto non era in grado di farlo perchè la motivazione doveva venire da Suo marito.
Ma riferendomi alla vita e alla scomparsa di Suo marito, sottolineo che Lei non haa colpa, invece si sente nella Sua mail un profondo senso di colpa per non essere stata in grado di controllare tutto.
Come poteva controllare tali eventi? Come può pensare di avere potere sulla morte?
Come Le ho già scritto sopra è vero che questi pensieri vengono in mente a chiunque dopo il lutto di una persona amata, ma dal momento che l'eleborazione del lutto in questo caso si sta complicando, credo dovrebbe affidarsi come già sta facendo ai curanti per poter uscire da questo tormento.
Lei scrive: "Io infatti penso che ormai senza mio marito la mia vita sia finita, pur avendo io una figlia di 23 anni."
Questo pensiero Le sta complicando la vita ed è chiaro che questa convinzione è incompatibile con l'adattamento alla "nuova vita".
Invece potrebbe cambiare prospettiva.
E ancora: "Tutta la mia vita sembra completamente diversa, ed io odio questa nuova vita. Inoltre, vivere e cercare di pensare a me, alla mia salute, ad essere serena mi sembra una mancanza di rispetto verso mio marito. "
In realtà l'unica cosa che può fare è abbracciare questa nuova vita, che è la Sua, e sapere che la mancanza di rispetto è verso se stessa perchè si sta autopunendo e in parte verso Sua figlia.
Perchè non prova a riflettere seriamente su tutte le ragion iche ha ancora per vivere?
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È possibile, ma anche potendo essere certi al 100% che ciò fosse vero, saperlo non l'aiuterebbe di una virgola.
Lo scopo di ogni psicoterapia dovrebbe essere CAMBIARE ciò che non va bene, non un semplice interpretare ciò che è.
Ma come pazienti si deve essere pronti al cambiamento.
Se lei tuttora è convinta, in modo irremovibile, di essere la causa della morte di suo marito, e non è disposta a cambiare tale punto di vista, ci sono fondate possibilità che in questo momento una psicoterapia le serva a poco.
Purtroppo le persone, spesso, non iniziano a cambiare prima di aver sofferto abbastanza, prima di aver detto "basta" dentro di sé. Lei probabilmente ancora non ha compiuto tale passo. Probabilmente una parte di lei *vuole* sentirsi colpevole, nella malintesa speranza che ciò la renda una persona migliore.
Cordiali saluti
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