Problemi di orientamento sessuale/emotivo
Sono un ragazzo e mi sono sempre sentito e mi sono comportato da eterosessuale, provando un grandissimo piacere emotivo e sessuale con le donne. Tuttavia, occasionalmente, ero attratto da qualche uomo che rispondesse al mio modello di “perfezione” e mi masturbavo all’idea di farci sesso, anche se provavo repulsione, a livello emotivo, per tutto il genere maschile.Non mi sfiorava mai nemmeno minimamente l’idea di fidanzarmi con un uomo. Non ho nemmeno mai sentito il bisogno di provare davvero il sesso omosessuale, anche perché dopo la masturbazione mi passava il desiderio per gli uomini e anzi provavo addirittura una forte repulsione per essi. Le donne invece mi attiravano in maniera fortissima sia a livello sessuale che emotivo. Dopo aver chiuso una lunga storia con una ragazza, ho rinforzato l'amicizia con tutti i miei amici di vecchia data e in particolare con uno di essi, col quale c'era amicizia ma diciamo che lo conoscevo un po' superficialmente. Io e questo mio amico abbiamo iniziato a vederci praticamente mattina, pomeriggio e sera, parlando di tutto, di interessi comuni, di noi, delle nostre storie passate con le donne. Ci siamo affezionato l'uno dell'altro come non era mai successo, siamo rimasti anche fino a mattina a parlare. Pian piano credo però sia successa in me una cosa mai successa prima...ho cominciato a pensare a lui come un fidanzato...e in poco tempo è arrivato a piacermi al punto che se mi dicesse di mettermi con lui gli direi di si...mi attira sia sessualmente che emotivamente e questa cosa mi mette uno sconforto enorme. Non so più come fare, perché non so se anche lui è attratto dagli uomini, anche se qualche sospetto ce l'ho...ma non posso rischiare di rovinare un'amicizia così bella e compromettermi in questa maniera, anche perché quale donna etero si metterebbe con uno che si è scoperto essere bisessuale? Perché penso proprio che di questo si tratti…credo di aver scoperto di essere bisessuale…ma a parte questo mio amico, che per me è bello e affascinante all’inverosimile, non riesco a provare niente nei confronti degli altri miei amici, né a livello sessuale, né a livello emotivo e così è per la stragrande maggioranza degli uomini, tranne che per quelli che rispondono ai miei canoni di bellezza, per i quali finora ho solo provato attrazione di natura sessuale senza mai desiderare di farci qualcosa davvero.Per quanto riguarda le donne, invece, praticamente tutte mi attirano dal punto sessuale, a parte quelle che ritengo proprio brutte e con quasi tutte le donne avrei voglia di farci sesso senza problemi. Che cosa devo pensare di me, sono etero con qualche tendenza omosessuale o completamente bisessuale? E come devo comportarmi con questo mio amico, devo dichiarargli che mi piace rischiando di rovinare l'amicizia? E dovrei dire a tutti della mia presunta bisessualità rischiando di non venire compreso dalle donne? Temo infatti che le donne possano schifarmi e allontanarmi…aiutatemi a trovare risposta a queste domande...
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G.le utente, quanto da lei riferito merita un certo discernimento a più livelli: la definizione della sua identità sessuale, la definizione di sé all'altro e la sua immagina sociale.
Procedendo per gradi, dandole delle risposte puramente personali, credo, da come racconta, che sia attratto da quei ragazzi che per lei rappresentano la sua aspirazione etica, estetica o valoriale rispetto al suo Io Ideale (ciò che per noi è l'ideale interno a cui aspiriamo). Mi sembra quindi che la sua scelta ricalchi una modaltà detta "narcisistica", ovvero, ama nell'altro ciò che vorrebbe avere o essere lei stesso; ama il suo ideale.
Credo che questo, a priori, non significhi essere omosessuale, ma più spassionatamente essere innamorati di sé stessi, o più precisamente di ciò che in noi è mancante e a cui aneliamo di ritrovare nell'altro.
Rispetto al dire o al non dire io, personalmente, non mi porrei neanche il problema. Perchè dirlo? E poi dire cosa?
Infine, per quanto concerne il rapporto con il suo amico, se l'aspetto pulsionale, ovvero, l'attrazione fisica verso di lui ha superato la semplice stima ed amicizia, e quindi confessare che è passato ad un legame diverso, questo spetta solo a lei capirlo ed agire di conseguenza, con tutti i pro ed i contro che già credo che sappia.
restiamo in ascolto
Procedendo per gradi, dandole delle risposte puramente personali, credo, da come racconta, che sia attratto da quei ragazzi che per lei rappresentano la sua aspirazione etica, estetica o valoriale rispetto al suo Io Ideale (ciò che per noi è l'ideale interno a cui aspiriamo). Mi sembra quindi che la sua scelta ricalchi una modaltà detta "narcisistica", ovvero, ama nell'altro ciò che vorrebbe avere o essere lei stesso; ama il suo ideale.
Credo che questo, a priori, non significhi essere omosessuale, ma più spassionatamente essere innamorati di sé stessi, o più precisamente di ciò che in noi è mancante e a cui aneliamo di ritrovare nell'altro.
Rispetto al dire o al non dire io, personalmente, non mi porrei neanche il problema. Perchè dirlo? E poi dire cosa?
Infine, per quanto concerne il rapporto con il suo amico, se l'aspetto pulsionale, ovvero, l'attrazione fisica verso di lui ha superato la semplice stima ed amicizia, e quindi confessare che è passato ad un legame diverso, questo spetta solo a lei capirlo ed agire di conseguenza, con tutti i pro ed i contro che già credo che sappia.
restiamo in ascolto
Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta
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Ex utente
Gentile Dottore,
La ringrazio molto e non posso che approvare ogni singola parola del Suo scritto. Mi sembra di parlare con una persona che mi conosce da cima a fondo...peraltro è la prima volta che parlo del mio orientamento sessuale con una persona e mi sento molto a mio agio dopo aver letto la Sua risposta. Penso di aver trovato risposta, grazie a Lei, a due dei tre quesiti che mi attanagliavano, ovvero quello relativo alla mia identità sessuale e alla mia immagine sociale.
In due parole Le riassumo le mie esperienze d'infanzia, adolescenza ed età giovanile, così da poterne discutere. Ho avuto un'infanzia felice senza traumi, anche se mio padre è stato sempre un padre impaziente e disinteressato di me e io passavo la maggior parte del tempo con mia madre o con le mie nonne, fin quando non ho cominciato ad avere i primi amici maschi coi quali ho fatto le necessarie esperienze. Da adolescente frequentavo gli scout ma l'ultimo anno ho dovuto lasciare quel gruppo perché i più grandi mi prendevano in giro dicendo che ero gay semplicemente perché avevo tratti del viso un po' delicati, ma io non mi ci sono mai sentito...quando le offese sono diventate troppo pesanti me ne sono andato e questo ha pesato molto su di me, anche sulla scelta della scuola superiore, dato che non volevo incontrare quella gente...ho reagito, mi sono fatto forza, pur abitando in una cittadina e mi sono fatto dei buoni amici. Nell'età giovanile sono diventato una specie di latin lover, ho fatto molte esperienze felici con le donne e non mi mancava nulla, ero felice. Poi mi sono fidanzato con la ragazza con cui mi sono lasciato qualche mese fa e ci sono stato, sempre felicemente, per anni. E' finita perché ci siamo accorti che non stavamo più bene insieme. Finita con lei mi sono follemente invaghito di un'altra ragazza e poi mi è successa questa cosa con il mio amico...Forse tutta la fretta con cui sono avvenute le cose dopo che mi sono lasciato è dovuta al fatto che ho sentito un enorme vuoto nella mia vita quando mi sono lasciato con la mia ragazza storica...vuoto che per fortuna ora non ho più, ma mi rimane questo presunto invaghimento per il mio amico...che non so come affrontare...quindi risolti due quesiti, mi rimane questo...forse il più brutto...
La ringrazio molto e non posso che approvare ogni singola parola del Suo scritto. Mi sembra di parlare con una persona che mi conosce da cima a fondo...peraltro è la prima volta che parlo del mio orientamento sessuale con una persona e mi sento molto a mio agio dopo aver letto la Sua risposta. Penso di aver trovato risposta, grazie a Lei, a due dei tre quesiti che mi attanagliavano, ovvero quello relativo alla mia identità sessuale e alla mia immagine sociale.
In due parole Le riassumo le mie esperienze d'infanzia, adolescenza ed età giovanile, così da poterne discutere. Ho avuto un'infanzia felice senza traumi, anche se mio padre è stato sempre un padre impaziente e disinteressato di me e io passavo la maggior parte del tempo con mia madre o con le mie nonne, fin quando non ho cominciato ad avere i primi amici maschi coi quali ho fatto le necessarie esperienze. Da adolescente frequentavo gli scout ma l'ultimo anno ho dovuto lasciare quel gruppo perché i più grandi mi prendevano in giro dicendo che ero gay semplicemente perché avevo tratti del viso un po' delicati, ma io non mi ci sono mai sentito...quando le offese sono diventate troppo pesanti me ne sono andato e questo ha pesato molto su di me, anche sulla scelta della scuola superiore, dato che non volevo incontrare quella gente...ho reagito, mi sono fatto forza, pur abitando in una cittadina e mi sono fatto dei buoni amici. Nell'età giovanile sono diventato una specie di latin lover, ho fatto molte esperienze felici con le donne e non mi mancava nulla, ero felice. Poi mi sono fidanzato con la ragazza con cui mi sono lasciato qualche mese fa e ci sono stato, sempre felicemente, per anni. E' finita perché ci siamo accorti che non stavamo più bene insieme. Finita con lei mi sono follemente invaghito di un'altra ragazza e poi mi è successa questa cosa con il mio amico...Forse tutta la fretta con cui sono avvenute le cose dopo che mi sono lasciato è dovuta al fatto che ho sentito un enorme vuoto nella mia vita quando mi sono lasciato con la mia ragazza storica...vuoto che per fortuna ora non ho più, ma mi rimane questo presunto invaghimento per il mio amico...che non so come affrontare...quindi risolti due quesiti, mi rimane questo...forse il più brutto...
[#3]
Ex utente
Una cosa di cui mi sono scordato di parlare è che in prima elementare sono rimasto scioccato dal comportamento della mia maestra, che mi ha umiliato davanti a tutti i compagni perché stavo disegnando una donna nuda di nascosto...per di più ha mi ha minacciato di far vedere il disegno a mia madre e per me è stato un trauma...quella maestra è poi stata ricoverata in un centro di igiene mentale, ma intanto il danno me l'ha fatto...umiliarmi in questa maniera a 6 anni...
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G.le utente, la ringrazio per le precisazioni che ha apportato, che rendono la sua storia articolata e dotata di un senso temporale.
Le posso dire, per via puramente teorica rifacendomi allo sviluppo psicosessuale nell'ottica psicoanalitica, che la pulsione in origine (che si sia uomini o donne anatomicamente parlando) non ha un oggetto complementare ed è, almeno inizialmente, autoerotica e poi diretta verso la madre.
Come dire si nasce uomini o donne, in senso genetico, ma l'identità e l'orientamento sessuale sono una "scelta" del soggetto dell'inconscio in base a tanti fattori interni ed esterni. Non è automatico essere eterosessuali.
Le posso, inoltre, dire - per quanto possa sembrarle strano - che le prime esperienze che fanno i ragazzi nel periodo puberale, a volte, sono di tipo omosessuale o consimile, ovvero, si scopre la sessualità esercitandola con amici coetanei o scoprendo il proprio sesso in gruppo (ad esempio masturbandosi).
Ora, se si esce da un ottica morale, non è impensabile che ci si possa "invaghire" di una figura dello stesso sesso (anche e soprattutto per quanto è emerso nel precedente post in merito all'infatuazione narcisistica).
Le faccio un paragone, in diverse culture indigene era "normale" mangiare le carni di un esponente di rilievo della propria tribù per assumerne le doti e, credo, che il suo investimento affettivo verso il suo amico risponda, in un certo senso, a questa logica dell'incorporazione - introiezione di ciò che di bello e forte vorremmo possedere dell'altro.
Inoltre, il suo amico è riuscito a riempire un vuoto che si era creato in lei dopo che si era lasciato con la sua fidanzata, costituendo per lei, guarda caso, un supporto narcisistico.
Dalle esperienze che ha narrato sembra proprio che la sua questione risieda nell’incrocio tra la sessualità e la reazione dell’altro che hanno, in un certo senso, mobilizzato il suo narcisismo.
Mi spiego: essere preso in giro e tacciato di essere gay perché aveva dei tratti delicati e umiliato per aver disegnato un nudo femminile, a mio personale avviso, possono costituire esperienze in cui il proprio narcisismo viene “ferito” a causa di un giudizio dell’altro sulla sessualità.
L’unica cosa che mi sento di dirle in merito è che può starci (ma è solo una congettura) che nelle relazioni sentimentali in genere, che siano uomini o donne, lei cerchi soprattutto una conferma ed una compensazione narcisistica e questo sarebbe il suo “oggetto” al di là del sesso di chi può conferirglielo.
Le ricordo che la pulsione non cerca per natura l’uomo o la donna ma solo il soddisfacimento.
Questo onestamente non significa essere omosessuali ma amare in base alla scelta “narcisistica”. Non è una patologia, come non lo è l’omosessualità, ed è comune, in modo più o meno accentuato, a tutti gli esseri parlanti e simbolici.
Per quanto concerne il confessare i suoi sentimenti al suo amico, entriamo in un campo di una tale delicatezza ed importanza in cui è bene che il libero arbitrio sopravviva a qualsiasi condizionamento esterno, compreso il mio.
L’unico consiglio che le posso dare, semmai decidesse di fare il “salto” è di prendere la cosa, per così dire, alla larga, passando per significanti che non inducano ad atteggiamenti difensivi o rifiutanti e, quindi, concertare come e quando dirlo senza ingenerare controreazioni espulsive. D’altronde se, come dice, il suo amico è una persona sensibile e disponibile credo che capirà e la ascolterà.
In ogni caso spetta solo a lei fare o non fare, consapevole di tutti i pro e i contro che benissimo può immaginarsi.
Le posso dire, per via puramente teorica rifacendomi allo sviluppo psicosessuale nell'ottica psicoanalitica, che la pulsione in origine (che si sia uomini o donne anatomicamente parlando) non ha un oggetto complementare ed è, almeno inizialmente, autoerotica e poi diretta verso la madre.
Come dire si nasce uomini o donne, in senso genetico, ma l'identità e l'orientamento sessuale sono una "scelta" del soggetto dell'inconscio in base a tanti fattori interni ed esterni. Non è automatico essere eterosessuali.
Le posso, inoltre, dire - per quanto possa sembrarle strano - che le prime esperienze che fanno i ragazzi nel periodo puberale, a volte, sono di tipo omosessuale o consimile, ovvero, si scopre la sessualità esercitandola con amici coetanei o scoprendo il proprio sesso in gruppo (ad esempio masturbandosi).
Ora, se si esce da un ottica morale, non è impensabile che ci si possa "invaghire" di una figura dello stesso sesso (anche e soprattutto per quanto è emerso nel precedente post in merito all'infatuazione narcisistica).
Le faccio un paragone, in diverse culture indigene era "normale" mangiare le carni di un esponente di rilievo della propria tribù per assumerne le doti e, credo, che il suo investimento affettivo verso il suo amico risponda, in un certo senso, a questa logica dell'incorporazione - introiezione di ciò che di bello e forte vorremmo possedere dell'altro.
Inoltre, il suo amico è riuscito a riempire un vuoto che si era creato in lei dopo che si era lasciato con la sua fidanzata, costituendo per lei, guarda caso, un supporto narcisistico.
Dalle esperienze che ha narrato sembra proprio che la sua questione risieda nell’incrocio tra la sessualità e la reazione dell’altro che hanno, in un certo senso, mobilizzato il suo narcisismo.
Mi spiego: essere preso in giro e tacciato di essere gay perché aveva dei tratti delicati e umiliato per aver disegnato un nudo femminile, a mio personale avviso, possono costituire esperienze in cui il proprio narcisismo viene “ferito” a causa di un giudizio dell’altro sulla sessualità.
L’unica cosa che mi sento di dirle in merito è che può starci (ma è solo una congettura) che nelle relazioni sentimentali in genere, che siano uomini o donne, lei cerchi soprattutto una conferma ed una compensazione narcisistica e questo sarebbe il suo “oggetto” al di là del sesso di chi può conferirglielo.
Le ricordo che la pulsione non cerca per natura l’uomo o la donna ma solo il soddisfacimento.
Questo onestamente non significa essere omosessuali ma amare in base alla scelta “narcisistica”. Non è una patologia, come non lo è l’omosessualità, ed è comune, in modo più o meno accentuato, a tutti gli esseri parlanti e simbolici.
Per quanto concerne il confessare i suoi sentimenti al suo amico, entriamo in un campo di una tale delicatezza ed importanza in cui è bene che il libero arbitrio sopravviva a qualsiasi condizionamento esterno, compreso il mio.
L’unico consiglio che le posso dare, semmai decidesse di fare il “salto” è di prendere la cosa, per così dire, alla larga, passando per significanti che non inducano ad atteggiamenti difensivi o rifiutanti e, quindi, concertare come e quando dirlo senza ingenerare controreazioni espulsive. D’altronde se, come dice, il suo amico è una persona sensibile e disponibile credo che capirà e la ascolterà.
In ogni caso spetta solo a lei fare o non fare, consapevole di tutti i pro e i contro che benissimo può immaginarsi.
[#5]
Ex utente
Gentile Dottore,
grazie per la lunga risposta, nella quale mi ritrovo in pieno.
A conferma di quanto ha detto le posso dire che quando ho avuto fantasie erotiche sugli uomini nella mia mente c'era, oltre al desiderio sessuale, anche il desiderio di essere come lui, quindi bello, forte e quindi anche uomo di successo con le donne, come desideravo (e tuttora desidero) essere io. Questo può sembrare paradossale, ma da quello che ho letto è possibile e naturale in alcuni di noi...non ci ho mai trovato nulla di strano e ci ho sempre convissuto bene.
La cosa che mi ha sconvolto è stata il pensiero di avere una relazione reale con un uomo, in questo caso il mio amico, cosa che non mi era mai successa...né tantomeno mi è mai successo di desiderare di fare sesso realmente con uomini, tanto che non ho mai avuto esperienze omosessuali e affini (es. masturbazione di gruppo) per mia scelta. Una scelta certamente non dettata da condizionamenti di natura religiosa, morale, ma è stata una scelta naturale, perché non ho mai sentito il bisogno di realizzare le mie fantasie.
Sono stato innamorato più volte di donne e so cosa si prova, adesso con il mio amico non è la stessa cosa e se provo a pensare di farci sesso davvero mi viene un rifiuto...anche quando ci siamo ritrovati nudi per cambiarci dopo il mare non ho mai provato, di fronte alla sua nudità, un'attrazione...solo nella mia fantasia è presente l'attrazione per lui e ciò è in linea con quanto successo occasionalmente in passato con altri uomini. Anche abbracciandolo, scherzando con lui, mi è sempre sembrato un contatto "virile" e non mi ha dato alcuna sensazione se non quella di essergli amico, come capita con gli amici del mio stesso sesso.
Credo che anche l'interesse a livello emotivo sia fittizio, probabilmente sto scambiando l'amicizia con qualcosa di più, perché se penso a come mi sentivo quando ero innamorato di una donna, ovvero il pensiero fisso, il cercarla di continuo, desiderare di farla felice a tutti i costi, aver paura di perderla ecc. non penso di essere davvero innamorato...anche pensare di passeggiare con lui mano nella mano o di cenare con lui, starci in intimità, mi genera repulsione...una volta mi ha appoggiato una mano sulla coscia per scherzare e io mi sono ritratto, non fa proprio per me...
Insomma credo che sia tutto un processo mentale, accelerato dal momentaccio che sto vivendo dopo il "lutto" della fine della storia con la mia fidanzata.
Per capirlo davvero credo che debba passare del tempo...
Grazie ancora per tutto
grazie per la lunga risposta, nella quale mi ritrovo in pieno.
A conferma di quanto ha detto le posso dire che quando ho avuto fantasie erotiche sugli uomini nella mia mente c'era, oltre al desiderio sessuale, anche il desiderio di essere come lui, quindi bello, forte e quindi anche uomo di successo con le donne, come desideravo (e tuttora desidero) essere io. Questo può sembrare paradossale, ma da quello che ho letto è possibile e naturale in alcuni di noi...non ci ho mai trovato nulla di strano e ci ho sempre convissuto bene.
La cosa che mi ha sconvolto è stata il pensiero di avere una relazione reale con un uomo, in questo caso il mio amico, cosa che non mi era mai successa...né tantomeno mi è mai successo di desiderare di fare sesso realmente con uomini, tanto che non ho mai avuto esperienze omosessuali e affini (es. masturbazione di gruppo) per mia scelta. Una scelta certamente non dettata da condizionamenti di natura religiosa, morale, ma è stata una scelta naturale, perché non ho mai sentito il bisogno di realizzare le mie fantasie.
Sono stato innamorato più volte di donne e so cosa si prova, adesso con il mio amico non è la stessa cosa e se provo a pensare di farci sesso davvero mi viene un rifiuto...anche quando ci siamo ritrovati nudi per cambiarci dopo il mare non ho mai provato, di fronte alla sua nudità, un'attrazione...solo nella mia fantasia è presente l'attrazione per lui e ciò è in linea con quanto successo occasionalmente in passato con altri uomini. Anche abbracciandolo, scherzando con lui, mi è sempre sembrato un contatto "virile" e non mi ha dato alcuna sensazione se non quella di essergli amico, come capita con gli amici del mio stesso sesso.
Credo che anche l'interesse a livello emotivo sia fittizio, probabilmente sto scambiando l'amicizia con qualcosa di più, perché se penso a come mi sentivo quando ero innamorato di una donna, ovvero il pensiero fisso, il cercarla di continuo, desiderare di farla felice a tutti i costi, aver paura di perderla ecc. non penso di essere davvero innamorato...anche pensare di passeggiare con lui mano nella mano o di cenare con lui, starci in intimità, mi genera repulsione...una volta mi ha appoggiato una mano sulla coscia per scherzare e io mi sono ritratto, non fa proprio per me...
Insomma credo che sia tutto un processo mentale, accelerato dal momentaccio che sto vivendo dopo il "lutto" della fine della storia con la mia fidanzata.
Per capirlo davvero credo che debba passare del tempo...
Grazie ancora per tutto
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Grazie a lei che nel corso di questa conversazione è riuscito a palesare il problema e la sua soluzione. Da quanto dice non emerge, infatti, una vera e propria attrazione sessuale ma solo "spirituale" e di appoggio, per cui ha chiaro quello che è il suo reale "oggetto" pulsionale, ovvero, la donna ed ha una profonda "ammirazione" per chi rappresenta il suo ideale da raggiungere e che, a quanto pare, ha anche raggiunto in passato quando dice di essere stato un "latin lover".
D'altronde i primi oggetti d'amore siamo noi stessi e l'amore ha sempre in sé una radice narcisistica che ci fa rirovare e prendere nell'altro ciò che desideriamo.
Un saluto...
D'altronde i primi oggetti d'amore siamo noi stessi e l'amore ha sempre in sé una radice narcisistica che ci fa rirovare e prendere nell'altro ciò che desideriamo.
Un saluto...
[#7]
Gentile utente,
Dai lunghi scambi con il collega, si evince una tendenza al' introspezione ed il bisogno di essere ascoltato.
Approfitto di questo disagio, per rivolgersi ad un nostro collega , farà il punto della situazione e troverà le risposte dentro di lei! recuperando la qualità di vita smarrita
Le allego una lettura a riguardo.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/129-bisessualita-esiste-davvero.html
Dai lunghi scambi con il collega, si evince una tendenza al' introspezione ed il bisogno di essere ascoltato.
Approfitto di questo disagio, per rivolgersi ad un nostro collega , farà il punto della situazione e troverà le risposte dentro di lei! recuperando la qualità di vita smarrita
Le allego una lettura a riguardo.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/129-bisessualita-esiste-davvero.html
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 15.5k visite dal 09/12/2013.
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