Disturbo dell'identità di genere

Salve, vi sto scrivendo perché sono disperata. So di soffrire da SEMPRE del disturbo dell'identità di genere, ma sono riuscita a dare un nome a questa condizione solo qualche mese fa. Ho tutti i sintomi. Da piccola mi sono sempre identificata con i maschi, anche se avevo amiche femmine non mi sono mai sentita pienamente a mio agio con loro. Ho sempre ammirato e preso come modelli personaggi maschili, preferisco parlare e stare con gli uomini piuttosto che con le donne. Ho sempre desiderato essere un maschio, da quando ho memoria. Ho sempre pensato che mi sentirei molto più a mio agio in un corpo maschile, che questo corpo non è adatto a me. Ho solo voglia di distruggerlo... di ferirlo. Ho lasciato il mio ragazzo con il quale sono stata 4 anni (e che amo ancora) perché non riesco ad avere una relazione serena con gli uomini. Convivendo con lui mi sono sempre sentita a disagio perché tutto quello che vorrei è essere come lui. Mi succede lo stesso quando passo del tempo col mio migliore amico. Vorrei essere come lui e questa cosa mi fa soffrire così tanto che preferirei morire. Sono bisessuale e ho scoperto che invece stare con una donna mi fa sentire meglio per quanto riguarda i rapporti sessuali, ma non riesco a desiderare una relazione né con una persona che ha questo stesso corpo debole che io così tanto odio, né con qualcuno che ha invece il corpo che io desidero per me stessa.
Mi disgusta quando ci si rivolge a me come "lei" e non come "lui". Anche in questo momento sono disgustata perché sto scrivendo "disgustatA" invece di "disgustatO".
Inoltre non riesco ad accettare e a vivere bene in questo mondo che impone dei modelli di comportamento diversi per uomini e per donne, nei quali inevitabilmente le donne risultano come il sesso debole, sottomesso, soggiogato. Io non mi ci sono mai uniformata a questi comportamenti, ma tutte le donne con cui sono stata e sono in contatto lo fanno invece e questa cosa mi fa schifo.
Sono cresciuta con mio fratello, abbiamo solo un anno di differenza e con l'adolescenza i miei genitori hanno iniziato a trattarci diversamente e tutti quegli episodi di discriminazione sessuale anche minima che ci sono stati in casa mia hanno aperto delle ferite che io non riesco a far rimarginare e che, assieme alla vita di ogni giorno e ai comportamenti che io vedo e analizzo nel mondo e nelle persone, mi fanno soffrire sempre di più.
Ho letto che la soluzione per questo problema è la riassegnazione sessuale e sono ben informata su tutti i suoi passaggi e su cosa comporta in tutti gli ambiti. Ma questa opzione mi spaventa perché non voglio prendere ormoni, fare operazioni, cambiare documenti, spiegare tutto a famiglia e amici... E poi perché mi sembrerebbe di restare a metà, come individuo. Non sarò mai un maschio.
Esiste qualche percorso psicologico che potrebbe aiutarmi? Ho letto che in genere serve a poco ed è solo la parte iniziale di tutto quell'altro percorso che mi spaventa.
MI sento davvero senza speranza.

Vi ringrazio
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37
Gentile Utente,

innanzi tutto il percorso psicologico da intraprendere è quello di farsi fare una diagnosi da una persona esperta...
Lei si sarà pure dignosticata un distrubo di genere, e deduco abbia escluso anche gli altri disturbi possibili... se non sa di quali sto parlando o non gliene viene in mente nessuno, allora capisce anche da sola che la Sua autodiagnosi è un pò deboluccia...

Quindi, prima si faccia fare una diagnosi seria, poi si vedrà sulla scelta terapeutica.

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, da quanto ci racconta sembra che la sua avversione verso la sfera femminile ed attrazione verso l'identificazione al genere maschile possa trarre la sua radice nel modo in cui ha vissuto la sua educazione e le discriminazioni culturali in essere nella nostra società.
Credo che la questione da approfondire riguardi appunto il suo rapporto con un avvilimento dell'essere donna con conseguente compensazione verso gli attributi del riconoscimento maschile.
Personalmente, se così fosse, un intervento psicoterapico non solo potrebbe farle comprendere come mai sia arrivata a tale identificazione all'uomo ma anche poterla aiutare a ritrovare sé stessa in temini di identità e a superare il nodo che ha condizionato il destino del suo desiderio.

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

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Utente
Utente
Ovviamente ci sarebbero molte più cose e avvenimenti da raccontare che non rientravano nei caratteri a disposizione. Ho letto storie e parlato con persone transgender Ftm in cui riconosco le mie stesse sensazioni.
Ho scritto il post di getto in un momento in cui stavo particolarmente male perché mi sarebbe piaciuto sapere se oltre alla via più "comune" è possibile stare meglio con un'altra alternativa. Vi ringrazio per la risposta.
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Dr. Mauro Bruzzese Psicologo 126 6
Gentile ragazza,

posso dirle che quanto ha scritto invece è molto chiaro e ne leggo tutta la sofferenza che ha sperimentato nel corso della sua vita.

Nelle sue parole si legge tutta l'inapproprietezza che ha avvertito durante questi anni, la non-appartenenza e il disagio che ha avvertito anche nelle relazioni più strette.

Ci chiede un'alternativa a quello che potrebbe essere un percorso molto duro da affrontare nel caso in cui fosse confermata una sua volontà di "transitare" nel sesso opposto fino ad appropriarsene.

E se l'alternativa fosse quella di reprimersi vivendo nell'insoddisfazione cronica?
Questa sua frase mi è sembrata molto forte e allo stesso tempo mi ha dato un po' la misura del suo sentire: "Mi disgusta quando ci si rivolge a me come "lei" e non come "lui". Anche in questo momento sono disgustata perché sto scrivendo "disgustatA" invece di "disgustatO".

detto questo, le sue riserve sono comprensibilissime, è sicuramente uno dei percorsi più duri che una persona è chiamata ad affrontare.

Spesso la paura ci chiede di rimandare e di non ascoltarsi fino in fondo, la paura di deludere se stessi, la famiglia, gli amici e diamo priorità alle loro aspettative piuttosto che a noi e alla nostra serenità.

Io le consiglierei intanto di affrontare con uno specialista tutte le sue paure ed esplorarle insieme, comprendere verso quale strada indirizzarsi ed iniziare a vedere un po' di luce in questa strada buia.

Io le faccio davvero i miei più cari auguri e ci tenga aggiornati qualora lo desidera, noi restiamo in ascolto.


Dott. Mauro Bruzzese,
Psicologo clinico presso il Newham University Hospital di Londra, Fondatore e CEO di PsicologON.
www.psicologon.com

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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile Ragazza,
Il DIG, disturbo di identità di genere, deve diagnosticarlo un clinico.

La sua sofferenza, confusione e disagio possono trovare ascolto e soprattutto chiarezza, soltanto all' interno di un setting protetto, purtroppo online è soltanto il primo strumento per effettuare una successiva cura.

Bisogna investigare tantissimi punti per fare diagnosi di DIG e non è detto che la conclusione del suo percorso sia la riassegnazione chirurgica del sesso biologico o un' infelicità cronica

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Utente
Utente
Vi ringrazio tutti per le vostre risposte e in particolare il Dr. Bruzzese per la sua risposta molto gentile e dettagliata.