Problemi lavoro-stage

Buongiorno a tutti gent.mi Dottori,
Vi scrivo per raccontare circa il mio disagio psicologico attuale. Premetto che sono in cura presso uno specialista, neuorologo, con Tofranil 25 mg la mattina dopo colazione e Mutabon Mite 10 mg dopo cena o prima di coricarsi. Associato a questa cura sono seguito da uno psico analista da circa due anni. Da due anni a questa parte ho sofferto di depressione associata ad episodi ossessivi( paura di tradimento) e per questo sono stato lasciato dalla mia ultima partner oltre ad altre problematiche. Il mio problema nasce tutto dalla mia difficoltà sessuale con le donne, soffro di impotenza o alcune volte eiaculazione precoce, che da adolescente mi ha sempre condizionato la vita. Ma a monte di questo problema, come si è notato durante il periodo di analisi ci sono ben altri problemi, sopratutto la non perfetta definizione identitaria dell' Io che all'inizio, come si evinceva dai sogni, era sparpagliato in tante particelle, per poi passare ad una erotizzazione della donna non come oggetto al di fuori dell' Io ma come oggetto masturbatorio. Dall'analisi si è evidenziato che i problemi sono di natura arcaica, risalenti ai primi istanti di vita quando mia madrea soffrì di depressione post-partum.
Detto ciò sono qui a chiedervi come mi devo comportare in questo che è un periodo di lavoro-stage o tirocinio che è volto a termine e che ho paura non porti a continuazione proprio a causa di mie problematiche psicologiche. Premettendo che ho una laurea magistrale che ho raggiunto positivamente con buoni voti non capisco perché quando sono su un posto di lavoro io non sia capace come lo sono nello studio. Proprio qualche giorno fa, mi è stato detto di fare una cosa che purtroppo non ho eseguito bene perchè mi sono sfuggite delle cose e soprattutto mi è stato detto dalla mia tutor che io non apporto un mio contributo, anche se le cose che devo fare sono puramente meccaniche ( compilazione di alcuni contratti già pre stampati e spedizione). Dopo la seduta di sabato, in cui il mio psicoterapeuta ha riscontrato una mia incapacità di natura psicologica e di avere autonomia nelle decisioni (...apportare un contributo..) e questa cosa mi ha buttato letteralmente giù perchè mi aspettavo un sostegno dal mio psicoterapeuta quando invece sembra che sostenga la mia tutor a lavoro, mi sento un 'incapace e scusate ma cosa me ne faccio io di un: " sei lì per apprendere, è uno stage" quando questo non continuerà, poteva essere un'occasione, a causa mia? V'immaginate come può stare uno? tornare a casa dai tuoi e sentirsi un fallito!!?? questa è anche colpa di una società cattiva che si è generata oggi! chi non è capace come me è giusto che si faccia da parte perché è debole e non va avanti, non combinerò mai niente eppure non sono uno stupido. Vi ringrazio della vostra attenzione.
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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
posso comprendere la sua rabbia nei confronti del terapeuta, che nella sua percezione assume una posizione simile alla sua "tutor", divenendo di fatto giudicante. Forse la sua rabbia è anche connessa al fatto che non è riuscito a risolvere alcuni problemi che si porta dietro dopo due anni di terapia.
Allo stesso tempo forse dovrebbe parlare direttamente con lui di questo.
Di fatto è vero che durante uno stage uno sta li per imparare e non c'è niente di meglio di un errore per farlo.
E' curioso tuttavia che lei si percepisca debole.... questo certamente non l'aiuto ad affrontare al meglio il suo lavoro.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Gent.mo Dottore,
La ringrazio della sua cortese attenzione, dopo la seduta le posso dire che il mio stato d'animo è veramente depresso alternato ad ansia da prestazione, sembra di essere sempre sotto tiro, poi devo venir a sapere a breve se continuerò o meno questo stage. Poi in questo lavoro ci sono molti tempi morti, io mi propongo e lo sanno che sono a disposizione per altro ma sembra quasi di voler mettermi alla prova, comunque in uno stage non dovrebbe essermi impartito dall'alto quello che bisogna fare??. Effettivamente le cose da fare non sono molte e per di più a lunga distanza, per cui una cosa la faccio adesso e la stessa la posso rifare tra una o due settimane, la mia domanda è questa? come posso essere capace al problem solving o comunque a districarmi in autonomia se non ho una minima routine che mi permette di avere padronanza nei mezzi? qui sostengono invece che se le cose sono poche devi farle bene! .

Grazie mille
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

da una parte mi sorprende che Lei abbia permesso sia alle osservazioni del tutor sia a quelle del terapeuta di cambiare il Suo umore e soprattutto la percezione che ha di se stesso: come ha detto anche il Collega gli errori sono molto utili per apprendere.

Invece Lei torna a casa con l'idea di essere un fallito...

Come apprendere il problem solving?
Innanzitutto diciamo che è bene mettere a fuoco il problema per prima cosa e non è così scontato intercettare quale sia il problema.

In seconda battuta è bene fare un brainstorming su tutte le ipotesi di soluzione del problema per poter poi scegliere la migliore, ovvero quella che ci permette di risolvere il nostro problema con minor spreco di energie e in minor tempo.

Chiaramente questa scelta deve essere implementata e poi bisogna verificarne i risultati.

Forse il Suo problema potrebbe essere intercettato sia in fase di decisione, sia in fase di implementazione. Che ne pensa?

Ad ogni modo buttarsi giù davanti a tali difficoltà è qualcosa che rivela molto di Lei e che credo dovrebbe affrontare in terapia.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Michele Spalletti Psicoterapeuta, Psicologo 210 6
G.le utente, da quanto ci racconta sembra che il suo problema, in generale, si concentri sul tema della performance richiesta dall'altro (donna, tutrice, genitori, psicoanalista...) alla quale reagisce con un sintomo dell'ordine del rifiuto - inibizione.
Laddove l'altro vuole qualcosa da lei appare una falla nel suo funzionamento che, alla fine del circuito di ritorno della comunicazione, la fa sentire un fallito.
Chi la vuole vedere fallito lei o l'altro?
Credo sia importante capire chi voglia cosa e soprattutto perchè.

Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta

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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Grazie mille delle Vostre risposte,
In generale io ho paura nell'effettuare una perfomance, ma a volte questa paura mi è utile perché mi permette di fare bene.
Il problema è che io, per impostazione familiare, non devo fallire, e invece come un'autoprofezia fallisco. Questo stage è di tre mesi ma non verrà sicuramente, almeno penso io, rinnovato perchè secondo me hanno preso visione del fatto che non sono portato per ricoprire quel ruolo, che poi è sostanzialmente fatto di operazioni esecutive dalle quali però loro vogliono vedere un quid aggiuntivo, ovvero attitudini personali, ma dico io, nel fare operazioni meramente esecutive, ma che contributo posso aggiungere se non quello di farle esattamente?
Il fatto ancor più peggiore è che fatti questi tre mesi non ho imparato niente se non mandare e-mail, compilare contratti già pre-compilati, che curriculum posso vantare dopo? e poi le referenze? non saranno certo delle migliori anche se ho comunque un buon rapporto con loro tutti. Non vorrei che cercassero chissà cosa sono un normale neolaureato e per di più imbranato o non performante come negli studi. Al giorno d'oggi penso che se non sei raccomandato o davvero un fenomeno non vai avanti e io non sono nulla di questi due purtroppo.

grazie mille
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
"Il problema è che io, per impostazione familiare, non devo fallire, e invece come un'autoprofezia fallisco."

Come già detto, per poter apprendere è anche necessario sbagliare talvolta. Però ammetto che non abbiamo il tempo per sbagliare così tante volte... ecco perchè spesso possiamo imparare dagli errori degli altri, osservandoli.

Da una parte le difficoltà che sta incontrando nel lavoro sono diverse da quelle che si incontrano negli studi: ecco perchè Lei si trova in un periodo di forte stress. Questo non significa però che deve abbandonare o gettare subito la spugna: si dia il tempo che occorre per creescere e imparare.

Cordiali saluti,
[#7]
Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Gent.ma dott.ssa,
La ringrazio della Sua cortese attenzione innanzitutto. Le volevo dire che però non ho occasioni di vedere altri nella perfomance, perché attualmente la sto svolgendo soltanto io quel tipo di mansione.
Quindi questo per dirle che non ho occasioni di poter osservare gli errori degli altri.
Quello che vorrei sapere se è vero come sostengo io che nell'eseguire le cose correttamente occorre come dire una certa quotidianità e non farle sporadicamente a distanza quasi di un mese. Le chiedo questo per l'appunto, è vero che occorre un certo ritmo nel lavoro per poter essere perfomanti al meglio? almeno nelle mansioni esecutive come quelle che svolgo?.

La ringrazio nuovamente

Saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Non solo... è chiaro che la componente emotiva gioca un ruolo molto importante!
Se ad esempio Lei si lascia prendere dal panico e dall'ansia perchè teme di essere giudicato o altro, è chiaro che che la conoscenza delle procedure non basta!

Cordiali saluti,
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Attivo dal 2010 al 2014
Ex utente
Gent.mi Dottori,
sono qui a sriverVi di nuovo anche se le cose sono migliori, perché proprio ieri è giunta notizia di una proroga del tirocinio. Il problema per il quale sono qui a chiederVi un consulto è che nei momenti di gioia e felicità, come ieri e oggi, in cui dovrei essere felice, non lo sono o almeno mi risulta strano esserlo, e mi accorgo anche che i miei pensieri diventino più veloci e più ottimisti, quasi spaccherei il mondo, eccome se stessi in un lieve stato di euforia.Per esempio in queste situazioni andrei a fare come extra un lavoro pesante che di solito faccio per arrotondare ma in situazioni negative non ci penso neanche morto. In questi stati d'animo poi la perfomance risulta più soddisfacente, o almeno mi ritengo più soddisfatto, anche se constato una certa frenesia nel compiere i miei compiti quasi da dar noia alla mia tutor perchè troppo agitato o troppo scrupoloso o troppo volenteroso, per esempio mi fermo anche al dettaglio quando non serve. Sembrerebbe che svolga i miei compiti in maniera troppo entusiasta tanto da strafare..
Inoltre le mie conversazioni diventano più veloci e più fluide mentre in stati di "normalità" o di tendenza depressiva-ansiosa risultano essere un pò meno fluide con difficoltà ad esprimermi e con povertà lessicale, per esempio, evito l'utilizzo di costruzioni frasali con congiuntivi o almeno per dire una cosa molto semplice faccio dei giri di parole inutili. Nelle mie conversazioni per di più salto di palo in frasca, cioè faccio collegamenti che non c'entrano tanto nel contesto. Di cosa può trattarsi? cioè nei momenti no mi butto veramente giù, nei momenti si volo troppo in alto, almeno così mi sento e le conversazioni o modo di parlare? c'è una correlazione tra questa e il mio stato psicologico?.
Ne parlerò anche con il mio psicoterapeuta alla prossima seduta, nel frattempo Vi ringrazio della sempre cortese attenzione.


Saluti