Trauma rimosso, ipnosi?
Recentemente ho conosciuto un educatore, una persona che ha tanta esperienza di lavoro in situazioni di sofferenza di ogni tipo e disagio giovanile, e che lavora anche con molte persone che hanno subito abusi sessuali. Fin dalla prima volta che mi ha visto, lui ha riconosciuto in me dei chiari segnali ed ha avanzato l'ipotesi che alla base di tutte queste mie problematiche ci fosse un trauma rimosso; all'inizio ho opposto resistenza all'idea,poi però ho dovuto riconoscere che le mie reazioni parlavano chiaro. Ho sempre pensato di aver le stesse reazioni di una ragazza che ha subito violenza. Feci una psicoterapia per alcuni anni, ma la psicologa (che oltretutto era anche specializzata in sessuologia) non ha mai pensato che io potessi essere stata abusata; anche nessuno psichiatra e nessuna persona ha mai pensato a questa possibilità, nonostante ci siano diversi miei sintomi (effettivamente tanti per essere una coincidenza -non li riporto subito, per mancanza di spazio).
Ora, VORREI CHIEDERVI... quanti di voi credono che l'IPNOSI possa essere una tecnica valida per far emergere un eventuale trauma rimosso? vorrei capire se sono più gli specialisti scettici al riguardo o quelli che la consigliano. Vorrei anche sapere (se qualcuno potrà rispondermi) quanto è probabile il rischio delle "false memorie". Ci tengo a precisare che ho un forte meccanismo di controllo ossessivo coi pensieri, una razionalizzazione elevata, per questo credo che in stato di ipnosi potrei FORSE avere le difese un pochino meno alzate.
Ho letto qui sopra alcuni post su questo tema e ho scoperto con un po' di stupore che nella maggior parte delle vostre risposte, consigliate di non concentrarsi sul passato, di lasciar stare la cosa del trauma rimosso (come se fosse una concezione freudiana ormai superata) e di puntare al presente....
Alcuni credono possa essere dannoso, oltre che inutile, ricordare alcuni eventi traumatici, che possa solo far soffrire di più. Tuttavia, non pensate che, volendosi concentrare sul sintomo e curarlo (come fa la psichiatria) tralasciando la causa, il problema sia destinato a ripetersi?
Grazie
a benificio di tutti gli Utenti, sottolineo che nessun educatore, per quanto esperto e appassionato nel proprio lavoro, può fare una diagnosi psicopatologica di alcun tipo!
Solo lo psicologo o il medico psichiatra si occupano di questo.
Quindi il mio suggerimento è di abbandonare l'idea di andare alla ricerca di traumi rimossi...
Sul trauma può leggere questo articolo:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1210-trauma-psicologico-che-cosa-accade-nella-mente-di-chi-ha-subito-un-trauma.html
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Non comprendo soltanto come mai vi è questa "urgenza" di liquidare come improbabile o assurda l'idea di andare alla ricerca del trauma rimosso...sono molto aperta al confronto e sarei interessata a capire cos'è che vi dà la certezza
In particolare lei, che leggo essere sessuologa clinica, come mi consiglierebbe di affrontare allora i miei vissuti?
Elenco alcuni miei sintomi
rifiuto della sessualità, contrapposto a ossessioni di perdere il controllo/dover essere scopata/scopare a caso (per anni ho vissuto da asessuale, dopo i 19 ho smesso di reprimere gli impulsi e mi sono trovata in balia di istinti che non sapevo gestire né accettare)
sensazione di essere sporca e sentirmi una puttana...colpa, disgusto del sesso (mentale, fisicamente godo);
paura dell'affetto, paura di essere voluta bene e amata (la cosa mi porta a ricercare relazioni profonde e poi troncarle, abbandonare per non essere abbandonata, stare male quando qualcuno mi vuole bene);
disequilibrio nel rapporto col cibo (mi abbuffo spesso, pur senza che questo sia mai sfociato in vero disturbo alimentare); ansia, paura mostruosa della vita e di ogni cosa della vita (anche bella), paura della morte degli altri, ossessione suicidaria, sensazione di dover morire (un tentativo nel 2009)
sensazione di solitudine tanto più quando sono con un'altra persona
CONFUSIONE esagerata su ogni cosa, soprattutto ciò che concerne affettività/sessualità;
NOTA BENE: tutto questo (e molto altro) considerando che ho avuto un'infanzia felice (così ho sempre creduto finora, perlomeno), non ho subito lutti o vissuto situazioni difficili, né problemi di salute o famigliari o altro, e ho una famiglia meravigliosa, insomma, apparentemente, non ho un solo motivo nella mia vita, nessun motivo per spiegare il fatto che io sia arrivata a ridurmi così...non c'è quindi un motivo alla mia paura di vivere così mostruosa, e non c'è mai stato un motivo a tutti i miei problemi...la cosa effettivamente è ambigua....si tratta di un disturbo genetico?? e come mai non rispondo ai farmaci?
che cos'è questa smania distruttiva, questa parte di me che mi vuole portare via tutta la vita? queste "voci negative" che avverto dentro me e che mi spingono a voler distruggere ogni piccolo miglioramento e oppormi alla vita. Recentemente, dopo anni di "psichiatrizzazione", sono riuscita a staccarmi dai dottori (che prima ricercavo, in una sorta di "dipendenza") e ho smesso di prendere farmaci, nonostante le crisi, proprio perché dopo tutti questi anni nessuna terapia ha mai mostrato un cambiamento effettivo, o forse perché la mia tendenza auto distruttiva prevaleva su tutto....sono dunque destinata a tornare alla psichiatria? quale alternativa?
Alla base di quasi tutti i disagi psichici ci sono dei "traumi rimossi" nel senso di contenuti psichici che vengono conservati a livello inconscio.
Quello su cui pero' vorrei richiamare la sua attenzione e' che la maggior parte dei traumi non sono abusi sessuali ma hanno altre origini, meno "coreografiche" ma altrettanto valide.
L'idea dei traumi rimossi fu alla base dei primi studi freudiani, basati su rievocazioni di giovani donne in un'epoca e in un contesto altamente sessuofobico.
Lo stesso Freud si smenti' con il proseguire dei suoi studi, attribuendo in realta' tali "falsi ricordi" a "fantasie" che si rivelarono potenti generatrice di traumi.
Si dedichi percio' con pazienza ai veri traumi che possono avere creato le condizioni dei suoi disagi attuali con un serio lavoro di analisi.
Ci mandi sue notizie.
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
purtroppo questo "educatore" non ha fatto altro che alimentare in lei un'altro discutibile dubbio. La psicodiagnosi in questi campi può essere fatta solo da psicologi e psichiatri.
L'idea del trauma può essere valutata come una possibile ipotesi solo dai professionisti sopra indicati.
>>Ho letto qui sopra alcuni post su questo tema e ho scoperto con un po' di stupore che nella maggior parte delle vostre risposte, consigliate di non concentrarsi sul passato, di lasciar stare la cosa del trauma rimosso<<
dipende, se si riferisce alla teoria del trauma di Freud si tratta ovviamente di veteropsicoanalisi, ma l'idea di lavorare sul passato e sulle memorie rimosse è attuale e valida come tante altre forme di psicoterapia.
In definitiva si tratta di comprendere bene quale è la sua diagnosi, per poi decidere quale trattamento possa essere il più indicato.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
é troppo strano che il mio malessere si sia sviluppato così, dal nulla, a meno di credere alla tesi psichiatrica della malattia mentale vista come organica e basta...ma il disturbo di personalità è qualcosa di psichiatrico solo in parte...
ripeto, nel caso non fosse chiaro, che l'educatore non ha espresso nessuna diagnosi; preciso, per tutti, che si consulta con un'amica psicoterapeuta (esperta nel tema di abusi sessuali). Ha un'esperienza vastissima, comunque non mi metto qua a spiegare perché tanto ho capito che non verrei creduta.
Vorrei solo specificare che lui non mi ha dato nessuna diagnosi...e comunque anche se la sua ipotesi fosse sbagliata, non rischio nulla dal momento che peggio di così non posso stare, e nonostante gli anni e tutti i tentativi, nessuno ha potuto aiutarmi....
comunque, io ormai non spero più di stare bene, e mi interessa "scoprire la verità" molto più che guarire - quindi sono comunque convinta di voler capire, perlomeno, se mi è successo qualcosa o se è tutta una fantasia, un'invenzione....solo chiedevo un consiglio riguardo all'ipnosi ma mi pare di aver capito che non è consigliata.
Grazie lo stesso
>>mi interessa "scoprire la verità" molto più che guarire<<
probabilmente la "verità", così come lei la intende, non esiste. Quello che dovrebbe ricercare invece è proprio il benessere psico-fisico. Come? Con un trattamento integrato che preveda la possibilità di affiancare alle cure psicofarmacologiche anche un trattamento psicoterapico.
Lei ovviamente può fare tutte le scelte che desidera, ma se chiede un consulto in questa sede troverà delle risposte che non necessariamente possono collimare con le sue aspettative.
Se crede può rivolgersi direttamente alla Collega psicoterapeuta esperta in abusi sessuali, che ha citato poco sopra.
Invece, per quanto riguarda l'ipnosi è semplicemente un trattamento valido come molti altri.
con "scoprire la verità" intendevo dire: scoprire se mi è successo qualcosa o se è tutta un'invenzione e devo tenermi su di me la totale colpa del fallimento della mia vita. la verità esiste nel senso che o è successo qualcosa o no, e al di là di colpe o non colpe (mi sentirei ugualmente così con me stessa) sono troppo curiosa di sapere.
cari saluti
Lei indica nella sua storia clinica dei problemi sessuali ma anche dei problemi alimentari.
Il tema che unisce questi due tipi di sintomi e' il rapporto con il corpo ed il rapporto con il corpo conduce al rapporto con la madre, con la rappresentazione del "femminile" materno e sessuale. E' solo un'ipotesi che le suggerisco di esaminare. Un tema importante che puo' creare notevoli conflitti nello sviluppo della affettivita' femminile.
Grazie ancora
gentile ragazza la metto in guardia dal considerare ipotesi prive di fondamento basate solo su standard ortodossi smentiti nel tempo e la invito a leggere questo considerando che la ricerca di eventuali traumi si trasforma, spesso, nella loro costruzione dal nulla facendo vivere un'idea distorta della realtà.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1396-molestie-e-abusi-ipotesi-o-ricordi-quando-il-trauma-non-e-mai-avvenuto.html
per la scelta dell'ipnosi è bene che lei legga questo
https://www.medicitalia.it/blog/psicoterapia/935-ipnosi-occhio-ai-falsi-miti.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Non so neanche se qualcuno di voi ritiene che sia possibile vivere bene e senza che il disagio continui a manifestarsi, nel caso che un determinato trauma non venga elaborato e affrontato...pur non credendo a molte delle concezioni freudiane, in questo caso mi trovo scettica sul credere al funzionamento di una psicoterapia che si incentri solo sul presente e sul futuro (sto parlando di una situazione difficile in cui il paziente si opponga fortemente a ogni cambiamento o rifiuti di collaborare, ma nel contempo chieda aiuto per una sofferenza interiore fortissima e apparentemente immotivata).
Ora, ciò che mi chiedo (e davvero non so rispondermi) è: è più rischioso, credere a un fantomatico trauma rimosso e costruirsi castelli su cose inesistenti, o passare la vita continuando a stare malissimo (nonostante ogni terapia psicologica o farmacologica) per il fatto di non aver individuato la "causa"?
comunque sono una persona molto razionale e non ho dubbi che, anche se mi convincerò per l'ipnosi, starò ben attenta a non autosuggestionarmi.
P.s. il fatto che mi ritenga razionale non si contrappone al mio credere alla possibilità di questa ipotesi, per il fatto che osservo reazioni a cui non so attribuire una causa...crisi forti e spesso ingestibili, che partono "a caso" e senza alcuna giustificazione...sensazioni riguardo al sesso che non mi sembrano comuni ad altre ragazze (neanche ragazze problematiche o con cui ho parlato, nei reparti di psichiatria)...al di là delle teorie ho sentito dire che il corpo non mente, e se mi concentro sulle reazioni emotive/fisiche (cosa che ho evitato di fare per anni, portando la mia attività sul solo pensiero) troppe cose mi sconcertano...una confusione così esasperata non so spiegarla razionalmente...gli istinti che mi portano a cercare determinate situazioni...il senso di colpa e di sporcizia che sento dopo essermi masturbata (non ho avuto un'educazione religiosa rigida)....disegni ambigui che ho fatto e sogni...la sensazione di dovermi punire continuamente...il fatto che ho pochi ricordi di alcuni periodi della mia infanzia...
mi chiedo quale psicoterapia potrebbe essere più valida per una situazione come la mia, se mi consigliate di non cercare una causa rimossa...forse una psicoterapia che punti più al lavoro sulle emozioni e sulla corporeità? per "curare" la mia scissione? la scissione che ho tra il piano fisico/sessuale, il piano emotivo e il piano razionale...perché ho sviluppato questo modo di essere, perché ho dovuto scindere le cose e perché sono scissa, come se avessi due persone dentro? ho fatto psicoterapia cognitivo-comportamentale per più di tre anni, non è servito a nulla. Forse una psicoterapia che lavori più sulle emozioni invece che sui pensieri potrebbe essermi più utile, dal momento che ho lavorato troppo di testa in questi ultimi anni, e che cerco di evadere il più possibile dalle mie emozioni?
Spero solo si sia capito che non è stato l'educatore a "convincermi" di questa possibilità, ma da tanti anni ho questa sensazione e avevo anche provato ad esprimerla ai dottori non ricevendo nessuna risposta al riguardo
la invito ad approfondire con un ulteriore lettura
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/478-il-sintomo-e-la-sua-funzione-in-psicologia.html
saluti
Il fatto è che nel mio caso non ho più fiducia in una terapia che mi faccia ottenere benefici, non solo perché è da 10 anni che provo di tutto e di più, ma soprattutto dal momento che c'è una parte di me (troppo grossa ormai) che si oppone con una forza infinita a qualunque guarigione...credo di conoscere il meccanismo che sta alla base di questa distruttività, e comunque era uscito anche dalla psicoterapia (paura smisurata, più altri aspetti) ma non vedo possibile "correggere" certi miei eventuali errori di percezione o pensiero e agire sul sintomo dal momento che questo è sempre più forte di qualunque altro tentativo (non è possibile fare alcun lavoro con me dal momento che la mia difesa mi porta a distruggere ogni minima cosa positiva che posso, con estrema fatica, raggiungere). Forse mi ero solo illusa che trovando una "causa" oggettiva alla mia paura certi "fantasmi" potessero sfumare o assumere connotazioni meno mostruose, e di conseguenza potessi provare ad "abbassare le difese".
Io comunque non ho già deciso la causa del mio malessere, anzi probabilmente anche se venisse fuori un "ricordo" per come sono fatta sarei la prima a non volerci credere (sono molto molto scettica sulle cose che non hanno dimostrazioni oggettive); mi interesserebbe indagare il discorso anche solo per pura "curiosità" -ma ciò che mi incuriosisce più di tutto è come possiate essere tutti così convinti dell'improbabilità di questa ipotesi; perciò chiedo scusa a tutti se posso essere sembrata insistente o già con la mia idea "predefinita" ma non è così, solo che volevo capire cosa vi rende così convinti (forse è qualcosa di comune che vengano "inventati" traumi rimossi?)
Grazie del suo parere.
Cosa pensa di ottenere una catarsi in stile film hollywoodiano? Purtroppo questo è uno dei miti duri a morire. La consapevolezza di una eventuale, lontana improbabile causa non le garantirà la soluzione del problema se non apprenderà modalità nuove, operative, relazionali e funzionali di interagire con il mondo che la circonda.
le allego ulteriore lettura.
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4088-quando-il-paziente-si-allea-con-la-propria-malattia.html
saluti
grazie per l'articolo, ho letto
cari saluti
gentile ragazza le rispondo un'ultima volta
la ricerca affannosa della causa, forse, potrebbe diventare essa stessa la nevrosi che mantiene in vita il disagio.
saluti
ecco la risposta del sottoscritto che ha tutti i titoli da Lei richiesti:
> credo cioè che in alcuni casi sia meglio fidarsi di una persona che ha tanta esperienza concreta,
Ok. Lavoro con l'ipnosi.
> con risvolti pratici, rispetto a certi dottori che hanno tanto studiato ma poi hanno meno esperienza vissuta e capacità di porsi/relazionarsi col paziente,
Ho la specializzazione quadriennale presso la Scuola Italiana di Ipnosi e Psicoterapia Ericksoniana, che opera con il patrocinio della Milton Erickson Foundation e della Società Italiana di Ipnosi.
Riguardo all'ipnosi. E' uno dei tanti trattamenti psicoterapeutici possibili, proprio perchè le personalità e le esigenze delle persone sono diverse. Tant'è che ogni teoria psicoterapeutica è fondamentalmente l'autocura di sé stesso del padre di ciascuna teoria. Ed ogni psicologo, psicoterapeuta o psichiatra abbraccia e studia la teoria compatibile con la propria visione del mondo.
> capacità di porsi/relazionarsi col paziente, comprendere la natura del problema, dare, effettivamente, AIUTO
Sono perfettamente d'accordo con Lei. E' la teoria che si deve adattare alla persona, non la persona alla teoria.
L'ipnosi ha delle caratteristiche e delle potenzialità di stimolazione del cervello che altre psicoterapie al momento non hanno, come da studi con risonanza magnetica del 2000 ad opera di Kosslyn e Thompson della Harvard University.
Solo che l'ipnosi non può garantirle il recupero dei ricordi, proprio perchè la memoria umana di per sè è molto fallace. Non esisterebbe il fenomeno della rimozione daltronde, se avessimo una memoria di ferro: sarebbe una cancellazione indelebile, invece ecco che ogni tanto qualche idea del passato viene fuori. (o meglio, qualche idea attribuita al passato).
E' vero che deve stare attenta a non lasciarsi influenzare dalle idee altrui, ma questo vale sia per i teorici degli abusi sessuali infantili che per i negazionisti degli abusi sessuali infantili.
L'ipnosi è però uno strumento utile (se la sua struttura cerebrale Le permette un grado di ipnotizzabilità adeguato) per lavorare con i suoi contenuti mentali, cioè con le sue immagini mentali.
Le immagini mentali nascono dai ricordi, dalla fantasia, dall'immaginazione, dai pensieri, per cui se ritiene che questa sia la strada da percorrere, proceda, affidandosi a qualcuno competente.
Il passato le può servire come comprensione di quel che, forse, è successo, ma si ricordi che si vive nel presente, e si lavora per costruire il futuro.
Buon viaggio ipnotico nei meandri del Suo mondo mentale! E sottolineo SUO! ;)
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
>>>
Ancora peggio!
Se lei soffre di ossessività (cosa a mio parere molto probabile), mettere pulci simili nell'orecchio a cuor leggero sarebbe da evitare.
L'esperienza da sola può non essere sufficiente per esercitare una professione. Non si tratta di "classismo". Altrimenti tutti potrebbero fare tutto, senza alcun controllo.
Lei si farebbe operare alla spina dorsale da un chirurgo autodidatta, nemmeno laureato? E quindi per quale motivo dovrebbe prendere per buona la parola di un non-psicologo, a partire dal momento che nessuna branca scientifica, INCLUSA la psicologia, dispone di criteri certi per mettere la mano sul fuoco e giurare sulla veridicità di un ricordo?
La memoria è un meccanismo per ricostruire, non per richiamare. Qualsiasi ricordo può essere parzialmente o totalmente fallace, anche quelli di cui ci sentiamo più sicuri.
>>> nel mio caso non ho più fiducia in una terapia che mi faccia ottenere benefici
>>>
In tal caso come mai continua a rivolgersi a degli psicologi? Non credo sia solo per sentirsi confermare ciò che già crede o teme... sarebbe troppo riduttivo.
In accordo con quanto già espresso dai colleghi, la mia ipotesi, sia pure a distanza e con il beneficio del dubbio, è che lei soffra d'ansia/ossessività e che la tendenza a preoccuparsi le giochi un brutto tiro, richiamando e focalizzando la sua attenzione su paure immotivate. Lei sta dando verosimilmente troppa importanza a qualcosa che sente, solo perché lo sente.
>>> volevo capire cosa vi rende così convinti (forse è qualcosa di comune che vengano "inventati" traumi rimossi?)
>>>
Non siamo noi a essere "convinti" che esistano molti traumi inventati, è l'ansioso a credere che la probabilità che il trauma sia reale sia più alta del necessario.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Mi stupisce cosa lei dice sulla difficoltà di recuperare ricordi, anche se comunque mi ero già un po' informata e avevo capito che esistono molti luoghi comuni o miti da sfatare sull'ipnosi...ad ogni modo per essere certa chiedo a lei qualche domanda o dubbio che ho...(spero di non tediarla e non risultare eccessivamente pesante)
1- lei parla di diversi gradi di ipnotizzabilità...
una persona come me che ha una difesa molto alzata, dinamica di controllo, razionalizzazione, difficoltà a rilassarsi ed entrare a contatto con le proprie emozioni, è più facilmente un soggetto non ipnotizzabile? cioè esistono persone che non riescono mai cadere in stato di ipnosi?
le "immagini mentali" di cui parla (sogni, fantasie, ecc) sono qualcosa che ho poco sviluppato avendo potenziato il pensiero (in modo ossessivo)
2- il paziente può richiedere che venga registrata la seduta di ipnosi per sentire successivamente cosa ha detto?
sì lo so che questo deriva dalla mia mania di controllo, e so che parto male...ma il punto è che vorrei capire se una persona con le mie caratteristiche possa avere meno "difese" in stato di ipnosi o se invece sia ugualmente tesa...nel primo caso converrebbe forse valutare questo percorso anche nell'eventualità che sia più "facile" ottenere una mia "collaborazione" col terapeuta?
3- è vero che in realtà un ipnotista non può farti dire nulla se tu realmente non vuoi? un ipnotista può convincerti o motivarti a fare delle cose? vorrei capire quanto è "invasiva" questa tecnica (esistono troppi pareri al riguardo e non so di chi fidarmi).
4- lei dice "Solo che l'ipnosi non può garantirle il recupero dei ricordi, proprio perchè la memoria umana di per sè è molto fallace"
non mi è chiaro questo: la rimozione avviene per difesa (nel caso di un evento che generi sofferenza troppo elevata) ma il ricordo viene comunque mantenuto in qualche parte della nostra memoria?
so bene che non dovrei concentrarmi sul passato, ma lavorare in funzione del futuro, ma vista la mia sfiducia nella possibilità di guarire, devo ammettere che sono interessata all'ipnosi più che altro per "capire" se possa essermi successo qualcosa o NO (mi mantengo imparziale al riguardo)... Riconosco da me che questo è un modo sbagliato di approcciarsi a questa terapia...
il discorso di ripescare ricordi nel passato in fondo credo possa essere utile solo ed esclusivamente nel caso sia successo qualcosa di determinante da cui sono scaturite diverse reazioni di disagio grave... so però che un ricordo rimosso può affiorare anche non in stato di ipnosi, cos'è in genere che porta a ricordare un evento dopo tanti anni?
spero di non averla tediata con le mie considerazioni e domande.
Voglio essere molto cauta a valutare la decisione di rivolgermi a un ipnologo, sia perché devo essere certa di trovare una persona competente vicino a dove abito, sia perché resto piuttosto scettica pure io su certe cose.
Le assicuro che (ma sono io che devo essermi espressa male e essermi fatta fraintendere) io non mi sto ossessionando e tanto meno agitando su nessun eventuale abuso...non lo vivo come un pensiero ossessivo, ma soprattutto non ne sono convinta (sono solo estremamente curiosa, anche se so bene che pure la mia curiosità in parte dipende dal controllo ossessivo).
Ciò che dice lei è condivisibile, soprattutto coincide con una visione psichiatrica delle cose, con cui sono stata a contatto tutti questi anni.
Ma il discorso sarebbe assai complesso da sviscerare e spesso si tratta soltanto di come si nominano le cose e di un differente genere di approccio che si vuole avere...io valutando la mia esperienza psichiatrica e psicoterapeutica, mi ritrovo assai scettica su quanto possa essere utile a un fine terapeutico concentrarsi sulla singola diagnosi, o su un singolo fattore senza valutare la complessità dell'insieme dei sintomi ...ad es., è ovvio che se io elenco tutti quei miei sintomi, uno psichiatra potrà sempre inquadrarli in qualche"disturbo" (ormai il DSM ne è pieno)...ma sono gli stessi sintomi che può avere una persona che ha subito abusi sessuali (ho letto articoli e mi sono informata al riguardo; fonti "scientifiche", dati statistici e non vaneggiamenti freudiani). Ad es. è risaputo che il disturbo borderline è quello più frequentemente connesso a casi di abusi sessuali, dunque non è che una cosa escluda l'altra. Ma una volta che si ha l'etichetta di "disturbo borderline" che si fa? certe terapie farmacologiche o certi altri tentativi a mio parere possono risultare un "vani" tanto quanto (se non più) andare a cercare il motivo scatenante il disturbo.
Lo stesso si potrebbe dire del mio disturbo ossessivo, e sul fatto che, elencando i miei problemi anche di natura sessuale, uno psichiatra o psicoterapeuta di un certo orientamento, non potrà che considerare il tutto come un altro aspetto o manifestazione del DOC (escludendo A PRIORI qualunque altra possibilità)... crede che io non sappia e non sia a conoscenza delle innumerevoli ossessioni o delle compulsioni che possono riguardare la sfera della sessualità? eppure non è di questo che si tratta, nel mio caso, e sono sicura che il mio problema non si circoscriva a quello.
pur nei miei limiti di paziente, mi rendo conto di cosa sia un impulso coatto (che avverto come intrusivo, esterno a me) e cosa sia invece un problema di tipo diverso...così cosa succede? che se parlo di certi miei impulsi sessuali autodistruttivi (dover essere scopata a caso) a uno psichiatra che si concentra sul mio DOC, questo dirà che è un'ossessione; se dico lo stesso a un medico che mi considera bipolare, questo dirà che si tratta di una fase del mio umore in cui sono "disinibita"; se però mi concentro esattamente su cosa io sento a livello emotivo, esce tutto un mondo sommerso. E se poi dicessi allo psicologo o chi per lui, che quando vengo carezzata mi ritraggo istintivamente e provo una rabbia spropositata o assassina (la stessa che provo vedendo, ad esempio, scene d'amore in un film), che cosa mi direbbe questo?
Allora io da paziente di chi o cosa dovrei fidarmi?
anzi, riformulo, dovrei ancora FIDARMI di qualcosa o qualcuno?
capisco il dubitare della figura di questo educatore, il fatto è che, innanzitutto pure lui ha studiato, ma al di là di questo, per "esperienza" non intendevo solo la quantità ma soprattutto i "risultati" (avrei tantissimo da dire su questa persona ma l'ho evitato solo perché sono già fin troppo prolissa...in sintesi: c'è un motivo se mi sono fidata, conoscendo il lavoro che fa e come ha potuto aiutare molte persone, mi sono basata su riscontri oggettivi e non solo simpatie....gli psichiatri che conosco di persone hanno potuto guarirne ben poche). Con "classismo" intendevo quell'atteggiamento di chi giudica una persona incapace o inadatta a determinate cose solo perché non ha una laurea di un certo tipo o non è propriamente psicoterapeuta.
Io cerco di mantenermi il più obiettiva possibile, valutando ogni possibilità -purtroppo pochi fanno così, la maggior parte delle persone si chiude nelle proprie idee e questo è controproducente anche a livello terapeutico.
Spero di non aver offeso nessuno e che questi miei interventi oltre che risultare pesanti possano essere uno spunto di riflessione per qualcuno (non volevo "sfogarmi" a caso e mi interessa molto davvero sapere il vostro parere).
Ah, le rispondo ancora a questo, "in tal caso come mai continua a rivolgersi a degli psicologi?"
perché l'istinto di sopravvivenza anche contro la nostra volontà o ogni ragione ci spinge a cercare aiuto quando la sofferenza è troppo forte, possiamo sapere che non c'è soluzione ma vivere da disperati e angosciati è impossibile. Io so che alla fine solo IO posso fare qualcosa per me stessa, so che non lo farò dunque chiedo immensamente scusa per essere qui a farvi perdere tempo, cercherò di essere più coerente con me stessa.
Grazie delle vostre risposte
P.s. sull'impossibilità di avere la certezza che i ricordi siano reali e obiettivi, d'accordo -.quello è un fattore da tenere in considerazione
a domanda rispondo! ;)
1. tutti sono in qualche modo ipnotizzabili e suggestionabili, dipende dal livello di profondità della trance (l'ipnosi è la tecnica per indurre lo stato di trance), che a sua volta dipende da alcune strutture interne del cervello. Comunque tranquilla, ci sono trance vigili dove si è perfettamente consapevoli di ciò che succede.
2. personalmente registro le sedute e le do al paziente\cliente, e per permettere il riascolto e per facilitare ilt raining a casa con l'autoipnosi. Se vuole sono anche attrezzato per la video ripresa, ma finora nessuno è arrivato a tanto! :)
3. Dipende dal grado d'ipnotizzabilità di cui sopra, considerando che il tutto avviene senza l'uso di complementi chimici di alcun genere.
Dipende poi dalla situazione. Se si riferisce ai vari video che ci sono in rete, consideri che i soggetti che si fanno ipnotizzare in pubblico hanno una componente narcisista non indifferente. Mi crede se le dico che finora in situazioni di ipnosi clinica solo 2 volte mi hanno chiesto una levitazione della mano?
Se la persona non è consenziente, difficilmente viene ipnotizzata.
Certo, se la persona non è consenziente ed è stanca, allora è facilmente confondibile, ma in questo caso più che favorire una trance si favorisce una bella dormita.
4. Così sembra. Il ricordo resta immagazinato dall'amigdala, dall'ippocampo e dalla corteccia cingolata anteriore.
(http://w3.uniroma1.it/anat3b/anat/tesi/7.anatomiamemoria.asp)
Le cito questa frase: In sede operatoria stimolando con elettrodi il lobo temporale determinava l’ insorgenza, nei pazienti svegli , di “ricordi” coerenti della loro esperienza vissuta.
Quindi si, i ricordi da qualche parte vengono registrati. Solo che la registrazione non è fedele.
E Lei lo sa bene... altrimenti non chiederebbe la registrazione delle sedute... ;)
NOn è modo sbagliato di approcciare l'ipnosi: è uno dei tanti modi di approcciarla ed è una richiesta frequente. Prova ne è che altrimenti il collega De Vincentiis ha scritto un testo apposito, proprio perchè domanda frequente a cui da frequentemente quella risposta.
Perchè il ricordo, o l'idea, riaffiora? Se è un ricordo è stato rievocato da qualcosa (tipo gli elettrodi di cui sopra). oppure, in un'ottica psicodinamica, riaffiora perchè è pronta per elaborarlo.
Non mi sta tediando, tranquilla.
Anche io ero scettico sull'ipnosi. Il primo corso che feci mi offrì volontario agli esperimenti: era l'unico modo per sapere se mi stavano facendo il gioco delle 3 carte per spillarmi i soldi del corso! ;)
Torino e ipnosi danno buoni risultati, cercando su Google.
Andrebbe capito bene innanzitutto dove lei ritiene di trovarsi fra queste due opzioni, altrimenti si può affermare tutto e il contrario di tutto.
Se fossimo nel secondo caso le risponderei laconicamente che sarebbe inutile continuare, dato che questo servizio è rivolto sì a informare, ma soprattutto le persone che soffrono di qualcosa.
Se invece fossimo nella prima delle ipotesi, allora ritengo che dovrebbe per conseguenza fare una scelta di campo: o decide che psicologi e psichiatri POTREBBERO esserle d'aiuto anche solo a livello di attendibilità informativa, evitando quindi di trincerarsi dietro convinzioni forti e radicate, oppure decide che non possono aiutarla. E quindi non li interpella neanche.
E qui veniamo all'altro punto che sembra starle a cuore, alle ipotesi classificatorie e nosografiche.
Se lei soffrisse di ossessività, non è detto che questo potrebbe essere l'UNICO fattore a metterle i bastoni fra le ruote. Vivere affettività e relazioni in modo scombussolato, sentendo impulsi sessuali multipli e ripetuti verso persone a caso, può essere definito borderline dallo psicologo e bipolare dallo psichiatra, ma il risultato non cambia. Si può soffrire in modo co-morbile, ossia con più fonti di disturbo che convivono nella stessa persona.
Oltretutto le diagnosi PURE di disturbo di personalità sono quasi una chimera. Difficile vederne una.
Sregolatezza e promiscuità sessuali POSSONO essere legate a un abuso, ma questo non è un fatto assoluto. Si può fare sesso in modo promiscuo senza mai aver subito abusi, solo dovuto a cause temperamentali.
Altra cosa importantissima: da un punto di vista strategico, spesso non serve andare a scavare nel passato, cercare "cause" o interpretare ciò che ci succede. Ha molto più senso iniziare a FARE delle cose in modo diverso, in modo tale da imparare a percepire le situazioni (interne ed esterne) in modo diverso.
Non a caso psicoterapie efficaci per le ossessioni sono quelle attive e prescrittive, come la comportamentale e la strategica, e per il disturbo borderline lo è ad esempio l'ACT, sempre di derivazione comportamentale.
Sapere se lei è stata DAVVERO abusata o meno, non le sarebbe proprio di alcun aiuto, ritengo. Però potrei sempre sbagliarmi.
>>> Ciò che dice lei è condivisibile, soprattutto coincide con una visione psichiatrica delle cose
>>>
Dovrebbe specificare meglio a QUALE visione psichiatrica si starebbe riferendo, ma in generale qui si sbaglia perché lo psicoterapeuta, e a maggior ragione lo psicoterapeuta strategico, ha una visione della patologia diversa da quella medica.
Psicologo e medico seguono percorsi di studio in generale diversi:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2505-lo-psicologo-non-e-un-medico.html
>>> Io so che alla fine solo IO posso fare qualcosa per me stessa
>>>
Lo sospettavo fortemente, infatti.
Allora legga anche questo. Non la farà cambiare idea, anzi magari le rafforzerà il punto di vista:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/2109-ansia-depressione-problemi-sessuali-relazionali-c-posso-farcela-da-solo.html
In conclusione le dico: non ho problemi a comprendere che lei possa dichiarare di sentirsi molto sicura di quanto afferma. Ma occhio, perché non tutto ciò che sentiamo o pensiamo è vero o ha un reale valore. Ciò vale per i pazienti, per i terapeuti e per chiunque altro, ma nel caso del disagio mentale cadere in questa trappola può far prendere cantonate enormi e far perdere molto tempo.
Non ho mai sentito parlare di levitazione della mano o cose simili, comunque credo che i "patti" li stabiliscano paziente e ipnotista insieme, no? :) del tipo che il paziente dice cosa NON vuole che l'ipnotista faccia!
dai scherzi a parte, io credo mi farei videoregistrare, peccato che lei sia lontano, comunque credo che l'unico modo sia parlarne direttamente con qualcuno a me vicino, sennò qua rischio di farmi troppi pensieri (e fare troppe domande) e alla fine so già che non mi deciderò.
La ringrazio per la risposta cortese e esaustiva,
certo che i patti vengono stailiti prima; e comunque la persona resta presente ed interpreta gli stimoli forniti dal terapeuta, per cui se una cosa non la vuole fare, semplicemente la mente non presta attenzione e va oltre, oppure interpreta nel modo migliore.
I meccanismi di difesa restano attivi, se percepiscono la situazione come pericolosa e dannosa... ma nel qual caso sono anche attivi nel non farle prendere l'appuntamento con l'ipnotista... ;)
L'ipnosi è un'esperienza. Io personalmente prevedo da 1 a 3 sedute per verificare l'ipnotizzabilità della persona, prima di procedere con il lavoro vero e proprio.
Riconosco da sola che, anche se ne avrei tantissimo voglia e bisogno, non è questo il sito dove cercare informazioni a solo scopo "speculativo" o aprire discussioni con l'intento di confrontarsi tra pareri diversi e capire quale che sia il modo migliore per affrontare una sofferenza psichica, e tanto meno un posto dove venire a "sfogare" la propria disperazione, perciò chiedo scusa per essermi posta in quel modo, spero di non essere risultata arrogante e la ringrazio per la sua risposta.
Solo più per risponderle, mi piacerebbe riuscire a capire se gli psicologi/psichiatri possono essermi di aiuto, e in base a quello agire di conseguenza, fidandomi di loro o evitando di interpellarli, ma purtroppo non ho davvero un punto di vista o una visione delle cose stabile e definita, oltre al fatto che non sono ancora riuscita, finora, ad evitare l'umiliante meccanismo di chiedere aiuto senza poterlo accettare. Ogni volta mi propongo di non ricaderci ma poi succede.
Ho ben compreso che l'ossessività può convivere con altri disturbi, il mio discorso era per dire che alcuni hanno ipotizzato che certi miei problemi con la sessualità (mentali, perché poi io non faccio sesso in modo promiscuo, anzi non faccio sesso e basta) derivino dal DOC, ma nessuno ha ipotizzato che il DOC possa derivare a sua volta da un problema di un altro tipo e quindi concentrarsi sul DOC sia di per sé inutile perché la visione psichiatrica vuole che dal DOC non si guarisce, essendo disturbo organico, neanche con la psicoterapia -salvo rare eccezioni (comunque ho compreso il suo parere per cui fare queste ipotesi è tempo sprecato, e so che le considerereste a sua volta sintomo del disturbo ossessivo)
Per il resto, ho detto che la sua visione coincideva con quella psichiatrica, pure avendo ben presente le differenze tra psicoterapeuta e psichiatra -intendevo semplicemente dire che anche lei, come la maggior parte degli psicoterapeuti adesso, preferisce concentrarsi sul sintomo e risolverlo, senza andare a rinvangare cose passate -e questo è assai condivisibile, io stessa non ho mai fatto psicanalisi e neanche psicoterapie che ricercassero le cause nel passato, però questo approccio che lei suggerisce purtroppo non è possibile per alcune persone e nel mio caso (ho parlato sopra di una mia resistenza a "guarire" per cui lavorare sul presente, concretizzando delle cose, è pura utopia)
Poi io non so proprio come si potrebbero affrontare e risolvere certe mie problematiche, certo potrei lavorare sulle ossessioni con le psicoterapie che lei mi suggerisce, ma si tratterebbe solo di fingere perché alla fine so che quella parte di me che mi vuole far fare una brutta fine avrebbe il sopravvento.
Comunque ho letto il suo articolo, molto interessante. Non ho problemi ad ammettere che rientro tra quelli ossessivi, che ho bisogno di controllo, non nego però la gravità del mio problema e non mi sono mai vergognata di chiedere aiuto (anzi il problema semmai è stato opposto, da 15 a 22 anni la mia vita è stata un rivolgermi a dottori che ricercavo in una sorta di dipendenza, cercavo la mia identità nei disturbi mentali).
Un'altra cosa importante da chiarire, mi sono espressa male con quella frase, dicendo "alla fine solo IO posso fare qualcosa per me stessa", non intendevo dire che posso farcela da sola (non lo credo affatto); ma che sono conscia del fatto che anche se ricevessi aiuto da migliaia di persone, non servirebbe a niente dal momento che continuo a fare così e cioè non accettarlo realmente. In questo senso, non "solo io posso fare qualcosa per me stessa" ma "solo io ho il potere di decidere in quel punto di me" cioè nel lasciarmi aiutare, e questa è una grande condanna dal momento che basta quel punto per bloccare tutto e togliere ogni speranza. A quanto pare la mia consapevolezza non serve a nulla, perché mi ritrovo d'accordo con ciò che lei scrive, sapere una cosa è diversa dal sentirla, io capisco molte cose ma non riesco a cambiarle.
Riguardo a ciò che mi dice in conclusione, invece, io in realtà non sono affatto sicura di ciò che affermo... io mi pongo in questo modo in ogni conversazione proprio perché in realtà non ho alcuna certezza, tendo a mostrarmi sicura perché mi sento sprofondare dentro...ma in fondo suppongo che questa mia fragilità e inconsistenza siano così visibili nelle mie stesse parole. "non tutto ciò che sentiamo o pensiamo è vero o ha un reale valore" ha immensamente ragione, questo è il pensiero-base del mio relativismo. NON so se la cosa del trauma rimosso sia una cavolata, non so proprio cosa pensare ma alla fine me ne avete convinto...e va bene così
Cari saluti e chiedo scusa a tutti per l'eccessiva prolissità
l'abilità dello psicologo è proprio quella di sapere come utilizzare le difese attive della persona per aiutarla a superare la propria difficoltà.
Le assicuro che se le difese fossero così impenetrabili come crede, Lei non ci arriverebbe neanche alla sedia dello psicologo.
E l'abilità dello psicologo è anche quella di saper aiutare le difese a fare bene il loro lavoro... se il trauma rimosso riemerge, è perchè la rimozione non sta più funzionando.
Ho 2 opzioni: o rinforzarle la rimozione, quindi ripararle la rimozione (che ripeto, è difesa naturale dell'organismo) oppure aiutarla nell'elaborazione, altra naturale abilità dell'organismo...
E se non sa cosa pensare, è meglio, daltronde pensando è giunta dove è giunta, o no? ;)
torno un attimo a un suo precedente post:
"con "scoprire la verità" intendevo dire: scoprire se mi è successo qualcosa o se è tutta un'invenzione e devo tenermi su di me la totale colpa del fallimento della mia vita"
per dirle che secondo me il problema è principalmente che lei cerca qualcuno da incolpare per la sua sofferenza.
Individuare un colpevole diverso da sé stessa le permetterebbe di smettere di autopunirsi.
In questo senso non conta tanto il fatto che lei possa determinare con certezza se è successo o meno qualcosa nella sua vita (cosa direi difficile, a meno che non raccolga informazioni da altri che le consentano di ricostruire una certa realtà dei fatti, perché la memoria è fallace e influenzabile), quanto che ha l'esigenza di attribuire a qualcuno la responsabilità dei suoi fallimenti e questo qualcuno è finora lei stessa (da qui la sua autodistruttività).
Su questa esigenza può sicuramente lavorare con una psicoterapia di natura o psicodinamica o ipnotica: con il primo tipo potrebbe lavorare sulle istanze inconsce e sugli "oggetti interni" di natura tossica/persecutoria che la spingono a punirsi e ad auto-sabotarsi, mentre con la seconda potrebbe lavorare direttamente sul "sentire" legato al fallimento e alla colpa e sulle rappresentazioni mentali che la sua psiche vi associa, modificandole.
Secondo me vale la pena di mettere da parte la sfiducia e di iniziare a considerare questo punto di vista.
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
"Ho 2 opzioni: o rinforzarle la rimozione, quindi ripararle la rimozione (che ripeto, è difesa naturale dell'organismo) oppure aiutarla nell'elaborazione, altra naturale abilità dell'organismo..."
in che senso "rinforzarle la rimozione"?
comunque io sono scissa, a livello conscio vorrei scoprire determinate cose e collaborare col terapeuta, ma in automatico scattano tante difese; ecco perché posso rivolgermi al terapeuta ma la difesa scatta in un secondo momento.
Ad ogni modo, oltre che "indagare" eventuali cose nel passato, non riuscirei a produrre dei cambiamenti effettivi su di me, cioè non controllo il mio meccanismo di tirarmi indietro o distruggere le cose...per questo risulterebbe di per sé vana anche l'ipnosi, come qualunque terapia, non per essere pessimista ma sento chiaramente questa paura dentro di me che è più forte di tutto.
Mi chiedo se con l'ipnosi sia possibile riuscire a lavorare su se stessi essendo almeno un po' meno "preda" di certe reazioni di paura/chiusura, ma soprattutto, ciò che viene detto o capito durante l'ipnosi, ha un'influenza più forte di ciò che può essere detto durante una normale psicoterapia?
comunque ci penserò perché infine credo che, per quanto riguarda il semplice "scoprire se è successo qualcosa", l'ipnosi sia la tecnica più adatta a questo -per quanto ho capito che certe cose possono non emergere comunque
Grazie :)
Io non ho mai cercato qualcuno da incolpare, consapevole di aver avuto solo cose belle dalla vita e di essere io la causa della sofferenza mia e degli altri, e devo riconoscere che l'ipotesi che io abbia subito qualcosa sarebbe molto "comoda" per me, proprio per questo fin dall'inizio ho cercato di sminuirla, di bloccarla, di negarla, di dire "no è estremamente improbabile, assurdo" proprio perché (per come funziono io) non volevo "illudermi" o alleggerire certe sensazioni con me stessa.
Cerco di essere il più obiettiva possibile ma è davvero difficile distinguere quale possa essere la realtà più probabile e tanto meno capire come agire dal momento che, effettivamente, causa o non causa, sembra che nulla possa cambiare per me. Comunque la ringrazio per i suoi consigli, anche se ripeto, il problema è che io "voglio" tenermi certi malesseri e colpe, purtroppo quando la persona si identifica con i propri problemi e ha paura di perdere la propria stessa sofferenza, diventa difficile poter fare un qualsiasi lavoro
le spiegazioni del suo vissuto, del suo stato di malessere probabilmente hanno una causalità molteplice, come spesso accade per le psicopatologie. Influiscono diversi fattori di ordine bio-psico-sociale e la ricerca di una "verità" esaustiva o assoluta è già IL meccanismo di difesa principale che sta mettendo in atto, o quella che lei definisce "curiosità".
Le sue riposte le può trovare solo all'interno di un percorso psicoterapico, e per risposte intendo la possibilità discernere tra pensiero funzionale e ossessività. Tutto questo cercando di creare un'adeguata alleanza terapeutica e la giusta motivazione al cambiamento.
Dovrebbe evitare di fare "ipotesi psicologiche" altrimenti arriverà il momento in cui avrà pensato a tutto e al contrario di tutto, perché si fossilizza sul dettaglio senza riuscire ad avere una visione di insieme di come stanno le cose. Inoltre dovrebbe ammettere che lei di psicologia non sa nulla, quindi dovrebbe avere il buon senso semplicemente di affidarsi ad un professionista, sempre ammesso che voglia veramente apportare un cambiamento alla sua vita.
E' vero, ci si può affezionare alla sofferenza e ai vantaggi consci e inconsci che può portare, compresa la soddisfazione del masochismo e il mantenimento del senso di continuità che alimenta e forma quell'identità che, in casi come il suo, si poggia e forse si fonda sul dolore.
Se però ha deciso di scrivere a noi per chiedere un parere significa che almeno una parte di lei si sta stancando di vivere così male e al di sotto delle sue potenzialità.
Sarebbe un peccato lasciar prevalere ancora quella parte di lei che desidera l'autodistruzione e la punizione.
l'abile ipnotista, oltre alla predisposizione della persona, sa anche come aiutare la persona a fare una sana esperienza dell'ipnosi. Sa anche quando non è il caso di far fare l'esperienza dell'ipnosi, e sa quando il dire "no" aiuta di più del dire "si".
> ha un'influenza più forte
Ha un influenza diversa, dato che sono modalità ed esperienza diverse.
Al di là della teoria di riferimento, deve sperimentare quella che meglio funziona con Lei, dato che nessuna terapia le garantisce il 100% di successo, ed il fatto che una terapia abbia, ove anche fosse, il 99% di successo, questo non vuol dire che Lei non rientri in 1% in cui non funziona.
> certe cose possono non emergere comunque
Come Le ho già scritto sopra, non è che perde i sensi in trance: una parte di sè è attiva ed il cervello continua a lavorare, solo che con modalità diversa. Se la scissione è il problema, allora si lavora sul coordinamento tra le parti scisse.
Daltronde anche il cervello è scisso in due emisferi, che sono coordinati tra di loro! ;)
Grazie dottor Bellizzi, lei mi ha dato tutti i chiarimenti, adesso starà a me decidere cosa fare.
Grazie a tutti quelli che mi hanno risposto manifestando vicinanza emotiva e anche agli altri, a cui chiedo scusa per la mia "presunzione".
>>> ho detto che la sua visione coincideva con quella psichiatrica, pure avendo ben presente le differenze tra psicoterapeuta e psichiatra -intendevo semplicemente dire che anche lei, come la maggior parte degli psicoterapeuti adesso, preferisce concentrarsi sul sintomo e risolverlo, senza andare a rinvangare cose passate
>>>
Si sbaglia due volte.
Primo, perché è proprio un punto di vista tipicamente medico quello che fa riferimento alla distinzione fra sintomi e cause. Ma alcuni modelli psicoterapeutici nemmeno USANO le parole "sintomo" o "causa".
Molte volte, tutto ciò che un disturbo mostra è tutto ciò che occorre capire per intervenire. Almeno da un punto di vista TBS. Se uno ha una fobia, ha una fobia, ed è quella che va risolta. Se uno è ossessivo, è ossessivo, ed è quello che va risolto. Se uno è un borderline perché è stato abusato da piccolo, è un borderline che va aiutato a recuperare il controllo dei suoi stati emotivi. La consapevolezza di essere stati abusati non serve esattamente a nulla.
Anche perché, cosa farebbe se sapesse con certezza assoluta di NON essere stata abusata? Pensa che i suoi problemi sparirebbero, come per incanto?
La differenza fra i modelli più vicini a quello medico e i moderni modelli psicologici/psicoterapeutici basati sul costruttivismo è l'acquisizione che la mente non funziona in modo lineare, ma circolare. Di conseguenza le tradizionali catene causa-effetto, dove A causa B, che causa C ecc. servono a poco.
Secondo, si sbaglia perché non è vero che "la maggior parte degli psicoterapeuti adesso preferisce concentrarsi sul sintomo".
Specialmente le correnti psicoterapeutiche più tradizionali, sono ancora affezionate alla distinzione fra sintomi e cause (non a caso Freud era medico).
Per il resto concordo con il collega Del Signore nel constatare che lei sa poco o nulla di psicologia, che farebbe bene ad ammetterlo a se stessa e che dovrebbe trarne le dovute conseguenze.
Badi bene, non è un rimprovero, una rissa verbale o un rinfacciarle cose, è semplicemente la constatazione, dal mio punto di vista, che più si esprime, più sta lasciando intravedere un'ossessività galoppante che la sta ingannando e che vuole farle credere che sapere è potere.
È questo suo piccolo "demone" a farle confondere continuamente ciò che sa o crede di sapere con l'importanza che tale consapevolezza dovrebbe avere con il venire a capo del suo problema. Lei continua a discutere, come tutti gli ossessivi, credendo che più ne discute, meglio starà.
E invece il consulto è agli sgoccioli e lei si ritrova al punto di partenza.
Morale: curi la sua ossessività e vedrà che tutte le risposte seguiranno. Anche perché a quel punto non avrà più bisogno di farsi troppe domande.
Sono però molto sfiduciata sulla possibilità di una terapia che curi o contenga le ossessioni, i farmaci su di me non fanno effetto (ne ho provati decine e decine), nessun psichiatra mi ha mai consigliato una psicoterapia e quale, ho sentito parlare di "terapia dell'esposizione" (forse nella terapia cognitivo-comportamentale?) ma non so a chi rivolgermi, non ho mai sentito parlare di TBS ma mi informerò.
Grazie. Saluti.
Conosco una dottoressa, vicino a dove abito, so che pratica (anche) l'ipnosi; c'è scritto che ha un diploma AERF -questo mi permette di sapere con certezza che si tratti di una preparata professionalmente? quali sono i titoli che un buon ipnotista deve avere? lo chiedo solo visto che mi è stato più volte detto di stare attenta ai "ciarlatani" e rivolgermi soltanto a una persona affidabile.
la ringrazio ancora.
Può controllare le sue credenziali presso l'Albo nazionale degli psicologi:
https://areariservata.psy.it/cgi-bin/areariservata/albo_nazionale.cgi
Per il resto, io ho sentito dire che è in gamba... io mi chiedevo più che altro riguardo all'ipnosi, se posso fidarmi sulla sua professionalità
per quanto "in gamba" se una counselor si occupasse di lei commetterebbe il reato di abuso della professione di psicologo (oltre che di psicoterapeuta).
Il "disagio psicologico" è per definizione ambito di lavoro dello psicologo, che esercita una professione protetta dalla Legge che riserva allo psicologo:
"l'uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità".
( http://www.ordpsicologier.it/public/genpags/bigs/L5689.pdf )
Di conseguenza chiunque, counselor o altro, compia queste attività compie un abuso e commette un reato perchè non ha alcuna licenza nè alcuna preparazione per farlo.
Cerchi uno psicologo psicoterapeuta specializzato in psicoterapia ipnotica.
Quando però l'ipnosi - al pari di altri strumenti, come la PNL e le costellazioni familiari - è impiegata per fini attinenti alla professione dello psicologo è legalmente necessario che chi la utilizza sia uno psicologo (o uno psicologo psicoterapeuta, se è utilizzata a fini terapeutici e quindi a fronte di una psicopatologia).
Chi si occupasse di lei, dato il livello di disagio e la florida sintomatologia, compirebbe atti tipici della professione di psicologo psicoterapeuta e se non fosse in possesso di tali titoli compirebbe un reato.
Per questo motivo non si può che consigliarle di cercare uno psicologo psicoterapeuta specializzato in ipnosi clinica o psicoterapia ipnotica (se questo è il tipo di orientamento che ha scelto), magari contattando una scuola di psicoterapia ipnotica per chiedere dei nominativi nella sua zona.
aggiungo anche che l'ipnosi può essere applicata anche da un medico, che nel caso specifico deve essere psicoterapeuta, per cui deve verificare anche presso l'albo dei medici l'eventuale iscrizione.
L'AREF è un'associazione privata ed i diplomi rilasciati hanno un valore relativo non riconosciuto da alcun organo ufficiale.
Poichè Lei necessita di "ipnosi clinica", cioè applicata nell'ambito della psicologia, è opportuno che la persona sia qualificata.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Disturbo bipolare
Il disturbo bipolare è una patologia che si manifesta in più fasi: depressiva, maniacale o mista. Scopriamo i sintomi, la diagnosi e le possibili terapie.