Dimenticarsi di un sintomo
Salve a tutti, vi scrivo perchè mi capita di ripensare, certe volte, ad un sintomo (senso di irrealtà, che avevo durante gli attacchi di panico anni fa e che ogni tanto mi tornava anche in assenza del panico).. quel senso di irrealtà penso sia la cosa che mi ha spaventato di + tra tutti i sintomi che io abbia mai provato.
Ho sofferto di ipocondria e ossessioni ma a distanza di tempo, quando sono stata bene, riuscivo a "ridere" delle varie "fisse" del passato, come se non mi fossero mai appartenute.
Con il senso di irrealtà invece non ci riesco, anzi ho paura a ripensarci xche ho paura di reinnescare il meccanismo, che un tempo era: vedo tutto come se fossi dentro ad un sogno--> ho il dubbio: starò dormendo o sarò sveglia?-->non posso saperlo con certezza--> ansia!!
Oppure: vedo tutto come se ci fosse un velo davanti--> e se mi stessi immaginando tutto oppure se fossi morta e non lo sapessi?--> non posso saperlo con certezza-->panico!
Ecco, erano un po' questi gli assurdi meccanismi...e ho paura a ripensarci, mi inquietano. Io NON penso + in quel modo, ma ho come paura che siano ancora latenti.. non so se mi sono spiegata.
Attualmente non assumo piu lo SSRI da circa un anno e mezzo (su volere dello psichiatra e della psicoterapeuta) e continuo la psicoterapia, che ormai è una terapia di supporto visto che ci vediamo una volta al mese circa xche lei dice che io sto bene.
Vi chiedo: questo "residuo", questa paura...che cosa potrebbe indicare?
E' possibile che mi dimentichi anche di questo sintomo col passare del tempo? :)
Grazie a tutti
Ho sofferto di ipocondria e ossessioni ma a distanza di tempo, quando sono stata bene, riuscivo a "ridere" delle varie "fisse" del passato, come se non mi fossero mai appartenute.
Con il senso di irrealtà invece non ci riesco, anzi ho paura a ripensarci xche ho paura di reinnescare il meccanismo, che un tempo era: vedo tutto come se fossi dentro ad un sogno--> ho il dubbio: starò dormendo o sarò sveglia?-->non posso saperlo con certezza--> ansia!!
Oppure: vedo tutto come se ci fosse un velo davanti--> e se mi stessi immaginando tutto oppure se fossi morta e non lo sapessi?--> non posso saperlo con certezza-->panico!
Ecco, erano un po' questi gli assurdi meccanismi...e ho paura a ripensarci, mi inquietano. Io NON penso + in quel modo, ma ho come paura che siano ancora latenti.. non so se mi sono spiegata.
Attualmente non assumo piu lo SSRI da circa un anno e mezzo (su volere dello psichiatra e della psicoterapeuta) e continuo la psicoterapia, che ormai è una terapia di supporto visto che ci vediamo una volta al mese circa xche lei dice che io sto bene.
Vi chiedo: questo "residuo", questa paura...che cosa potrebbe indicare?
E' possibile che mi dimentichi anche di questo sintomo col passare del tempo? :)
Grazie a tutti
[#1]
Gentile signora, se questo sintomo l'ha turbata particolarmente significa che ha per lei un significato importante, che andrebbe sviscerato in terapia per comprenderne il senso.
Gli altri signori che aveva la spaventavano meno? Sono stati tutti superati?
Ne ha parlato mai in terapia?
Gli altri signori che aveva la spaventavano meno? Sono stati tutti superati?
Ne ha parlato mai in terapia?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Gentile Utente,
il senso di irrealtà fa anche parte della nostra normale vita mentale, laddove è vero che siamo coscienti, ma è anche vero che viviamo spesso stati alterati di coscienza, nel senso che il cervello ha anche bisogno di riposarsi e di fare qualcosa di diverso.
Consideri che se dormiamo 8 ore, passiamo 1/3 della giornata in uno stato di irrealtà. Senza poi considerare tutte quelle situazioni di estrema concentrazione nelle quali la perdia del senso di realtà è parte integrante dell'esperienza stessa.
Questo per farle notare che l'irrealtà è parte della normalità, così come lo sono i sogni ad occhi aperti, la trance, lo stare "sovrapensiero".
Perchè si preoccupa se la Sua terapeuta Le ha detto che ormai sta bene?
il senso di irrealtà fa anche parte della nostra normale vita mentale, laddove è vero che siamo coscienti, ma è anche vero che viviamo spesso stati alterati di coscienza, nel senso che il cervello ha anche bisogno di riposarsi e di fare qualcosa di diverso.
Consideri che se dormiamo 8 ore, passiamo 1/3 della giornata in uno stato di irrealtà. Senza poi considerare tutte quelle situazioni di estrema concentrazione nelle quali la perdia del senso di realtà è parte integrante dell'esperienza stessa.
Questo per farle notare che l'irrealtà è parte della normalità, così come lo sono i sogni ad occhi aperti, la trance, lo stare "sovrapensiero".
Perchè si preoccupa se la Sua terapeuta Le ha detto che ormai sta bene?
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#3]
Ex utente
Cara Dott.ssa Esposito: gli altri sintomi mi spaventavano quando li avevo, ma il senso di irrealtà è stato il sintomo + devastante. E ancora + devastanti del sintomo stesso (percepire la vita "come se" fossi in un sgono) sono state le domande esistenziali/ossessive che mi sono posta per molti mesi successivamente a quel devastante attacco di panico in cui ho sperimentato il senso di irrealtà. Domande tipo:come distinguere un sogno dalla veglia? come sapere con certezza se sono viva o morta? ovviamente conosco e conoscevo le risposte, ma mi spaventava il pormi quelle domande, cosi assurde... tanto assurde che quando si sta bene non ci passano per la mente, o se lo fanno se ne vanno subito perchè non diamo loro peso!
Ne ho parlato in terapia, si, abbiamo capito con la terapeuta che il senso di irrealtà per me è una difesa da qualcosa che non accetto (che può essere la fine di una relazione, ad esempio, o il pensiero di crescere e diventare adulta con tutto ciò che comporta.
Chiaramente riesco a razionalizzare ma mi dà profondamente fastidio questo meccanismo di funzionamento della mia mente..anche se ho fatto notevoli passi in avanti.
E' come se ADESSO volessi essere una bambina piccola che punta i piedi e dice "basta ai sintomi, ora comando io".. mi sono stancata di essere vittima dei sintomi! Sono io che voglio comandare la mia vita!
Caro dottor Bellizzi: certo, comprendo quel che lei dice riguardo il senso di irrealtà. Capisco bene che ci sono molti momenti in cui è perfettamente "naturale", come quando stiamo guidando e perdiamo la nozione del tempo e arriviamo comunque a destinazione anche se non stiamo pensando a cosa stiamo facendo.
Quello a cui mi riferisco io pero' è quel senso di irrealtà tipico dell'attacco di panico violento, dove si è osservatori esterni e al contempo interni della situazione, dove si provano emozioni di perdita di controllo di sè, dove si vorrebbe fuggire dalla propria mente ma si è consapevoli del fatto che quello è impossibile e allora si è attanagliati dall'angoscia più tremenda.
Io non provo + da molto queste sensazioni.. mi torna solo, a volte, il ricordo sulle domande esistenziali che mi facevo (vedere sopra-->come distinguere un sogno dalla veglia? come sapere con certezza se sono viva o morta?) e mi chiedo come farò a dimenticarmi totalmente di queste domande.. e mi chiedo se siano ossessioni o cosa.
Grazie a tutti dei contribuiti.
Ne ho parlato in terapia, si, abbiamo capito con la terapeuta che il senso di irrealtà per me è una difesa da qualcosa che non accetto (che può essere la fine di una relazione, ad esempio, o il pensiero di crescere e diventare adulta con tutto ciò che comporta.
Chiaramente riesco a razionalizzare ma mi dà profondamente fastidio questo meccanismo di funzionamento della mia mente..anche se ho fatto notevoli passi in avanti.
E' come se ADESSO volessi essere una bambina piccola che punta i piedi e dice "basta ai sintomi, ora comando io".. mi sono stancata di essere vittima dei sintomi! Sono io che voglio comandare la mia vita!
Caro dottor Bellizzi: certo, comprendo quel che lei dice riguardo il senso di irrealtà. Capisco bene che ci sono molti momenti in cui è perfettamente "naturale", come quando stiamo guidando e perdiamo la nozione del tempo e arriviamo comunque a destinazione anche se non stiamo pensando a cosa stiamo facendo.
Quello a cui mi riferisco io pero' è quel senso di irrealtà tipico dell'attacco di panico violento, dove si è osservatori esterni e al contempo interni della situazione, dove si provano emozioni di perdita di controllo di sè, dove si vorrebbe fuggire dalla propria mente ma si è consapevoli del fatto che quello è impossibile e allora si è attanagliati dall'angoscia più tremenda.
Io non provo + da molto queste sensazioni.. mi torna solo, a volte, il ricordo sulle domande esistenziali che mi facevo (vedere sopra-->come distinguere un sogno dalla veglia? come sapere con certezza se sono viva o morta?) e mi chiedo come farò a dimenticarmi totalmente di queste domande.. e mi chiedo se siano ossessioni o cosa.
Grazie a tutti dei contribuiti.
[#4]
Ex utente
P.s. è come se, quando mi viene in mente il senso di irrealtà io fossi portata a pensare in maniera paradossale: "se tutto cio' che vivo non fosse reale (ipotesi assurda), che senso avrebbe impegnarmi tanto nel realizzare i miei obiettivi, nel costruire questa mia relazione amorosa, ecc...?"...
spero di essermi spiegata.
spero di essermi spiegata.
[#5]
Gentile signora,
E' molto interessante la considerazione che fa circa il suo desiderio di volere "strare" sempre appieno nella realta'.
Tenga presente che il sintomo "senso di irrealta" e' un meccanismo inconscio di difesa dell'io.
Sarebbe importante per lei capire il nucleo di questo timore. Sa che in alcuni momenti il senso di irrealta' puo' essere una salvezza unica. Pensi ad un momento di paura, di dolore. Pebsi di potere attraversarlo grazie all'intervento di questo meccanismo inconscio.
Il lasciarsi andare, il non controllo. Sono queste le emozioni che la inquietano di piu'?
E' molto interessante la considerazione che fa circa il suo desiderio di volere "strare" sempre appieno nella realta'.
Tenga presente che il sintomo "senso di irrealta" e' un meccanismo inconscio di difesa dell'io.
Sarebbe importante per lei capire il nucleo di questo timore. Sa che in alcuni momenti il senso di irrealta' puo' essere una salvezza unica. Pensi ad un momento di paura, di dolore. Pebsi di potere attraversarlo grazie all'intervento di questo meccanismo inconscio.
Il lasciarsi andare, il non controllo. Sono queste le emozioni che la inquietano di piu'?
[#6]
Ex utente
Si.. sono quelle cara dott.ssa Esposito.. per quanto ci abbia lavorato in psicoterapia, e per quanto si siano attenuate quelle paure, ci sono ancora.
Ho paura di non avere il controllo sui miei sentimenti e quindi ho paura che le difficoltà che a volte ho col mio ragazzo mi portino ad innamorarmi di qualcun altro e di perderlo (so che è un controsenso!).
Ho paura che i miei genitori un domani, invecchiando, possano soffrire di Demenza come mio nonno ora.. e ho paura di quello che potrei provare per loro. Io voglio continuare ad amarli, avrei paura di provare risentimento nei loro confronti (con mio nonno a volte la situazione non è facile e ho dei sentimenti conflittuali)..
Insomma, ho paura di perdere il controllo sulle mie emozioni, perchè lo ritengo pericoloso, in quanto puo' causare risultati imprevedibili e portare cambiamenti. I grandi cambiamenti mi fanno paura, anche se spesso poi -una volta avvenuti- penso siano positivi e ne sono felice.
Almeno adesso riesco a verbalizzare le emozioni..un tempo, quando approdai in psicoterapia, ero parecchio "alessitimica".
E' che a volte mi sento come se la mia terapeuta non potesse aiutarmi oltre.. come se fossimo un po' ad un punto di stallo, dopo tanti anni.
Sento che abbiamo fatto un bel lavoro sotto tanti punti di vista, ma quando lei cerca dei collegamenti tra il sintomo "irrealtà" e i contesti di vita quotidiana o le mie relazioni, io CAPISCO questi collegamenti ma non li SENTO. Come se non ci credessi.. non so da dove deriva questa mia sfiducia...forse è una mia resistenza ?
Ho paura di non avere il controllo sui miei sentimenti e quindi ho paura che le difficoltà che a volte ho col mio ragazzo mi portino ad innamorarmi di qualcun altro e di perderlo (so che è un controsenso!).
Ho paura che i miei genitori un domani, invecchiando, possano soffrire di Demenza come mio nonno ora.. e ho paura di quello che potrei provare per loro. Io voglio continuare ad amarli, avrei paura di provare risentimento nei loro confronti (con mio nonno a volte la situazione non è facile e ho dei sentimenti conflittuali)..
Insomma, ho paura di perdere il controllo sulle mie emozioni, perchè lo ritengo pericoloso, in quanto puo' causare risultati imprevedibili e portare cambiamenti. I grandi cambiamenti mi fanno paura, anche se spesso poi -una volta avvenuti- penso siano positivi e ne sono felice.
Almeno adesso riesco a verbalizzare le emozioni..un tempo, quando approdai in psicoterapia, ero parecchio "alessitimica".
E' che a volte mi sento come se la mia terapeuta non potesse aiutarmi oltre.. come se fossimo un po' ad un punto di stallo, dopo tanti anni.
Sento che abbiamo fatto un bel lavoro sotto tanti punti di vista, ma quando lei cerca dei collegamenti tra il sintomo "irrealtà" e i contesti di vita quotidiana o le mie relazioni, io CAPISCO questi collegamenti ma non li SENTO. Come se non ci credessi.. non so da dove deriva questa mia sfiducia...forse è una mia resistenza ?
[#7]
Gentile Signora,
Se era alessitimica ha gia' fatto un bel passo avanti.
Per lei le emozioni erano escluse dal campo della coscienza. Ora ne ha paura. Non e' un progresso da poco. Sono emerse.
Da questo punto in poi la strada e' percorribile con l'aiuto della terapeuta.
Immagino che abbiate ricostruito lo sviluppo della sua vita emozionale per capire a quale livello il meccanismo si sia incappato. E' questo il terreno da esplorare. Abbia fiducia e determinazione!
Ci mandi sue notizie.
Se era alessitimica ha gia' fatto un bel passo avanti.
Per lei le emozioni erano escluse dal campo della coscienza. Ora ne ha paura. Non e' un progresso da poco. Sono emerse.
Da questo punto in poi la strada e' percorribile con l'aiuto della terapeuta.
Immagino che abbiate ricostruito lo sviluppo della sua vita emozionale per capire a quale livello il meccanismo si sia incappato. E' questo il terreno da esplorare. Abbia fiducia e determinazione!
Ci mandi sue notizie.
[#8]
Gentile Utente,
il senso delle mie parole era farLa riflettere su come fa a disntiguere tra un senso di "irrealtà normale" ed un senso di "realtà anormale", e su fatto che provare un "senso di realtà normale" non vuol dire sfociare nel "senso di realtà anormale".
Tutte le "patologie" sono estremizzazioni di normali emozioni, laddove la patologia è proprio sperimentare una sola sensazione ed un solo stato mentale.
Anche la paura che tutto ciò che vive non sia reale, in realtà [oh che bel gioco di parole] è stato teorizzato da alcuni autori come "realtà inventata", laddove noi creiamo delle mappe del mondo, ma la mappa non è il territorio; cioè noi creiamo una rappresentazione del mondo e costruiamo una nostra realtà per dare un ordine al mondo ed avere quel senso di coerenza e di unicità.
La saga di Matrix è tutta permeata sul concetto di realtà e realtà inventata. E' uno dei crucci dell'umanità dai tempi dei tempi: il mondo delle idee di Platone.
E' il confine tra reale e virtuale.
Anche le paure di cui scrive sono virtuali, sono realtà inventate dalla mente, che la mente considera reali. L'unica realtà reale (per quanto possibile) è data dal qui e ora, dall'attimo, che è l'unica certezza che ha.
Ha visto l'ultimo film di Will Smith: After Earth?
Il film è pietoso di per sè... ma c'è spiegata bene una delle tecniche per la gestione della paura. Will Smith contiene ed aiuta il figlio a gestire la paura con la tecnica bioenergetica del Grounding.
> E' che a volte mi sento come se la mia terapeuta non potesse aiutarmi oltre.. come se fossimo un po' ad un punto di stallo, dopo tanti anni.
Può essere. Succede. Siamo umani anche noi terapeuti ed abbiamo i nostri limiti.
Il buon Freud disse "l'analisi è praticamente infinita, e l'unico limite è dato dai limiti dell'analista".
Capita di raggiungere il proprio limite. Per cui se l'esigenza è andare oltre, allora bisogna fare altro.
Se una miniera è esaurita, o cessa l'attività estrattiva o si cerca un altra miniera.
Che ne pensa?
il senso delle mie parole era farLa riflettere su come fa a disntiguere tra un senso di "irrealtà normale" ed un senso di "realtà anormale", e su fatto che provare un "senso di realtà normale" non vuol dire sfociare nel "senso di realtà anormale".
Tutte le "patologie" sono estremizzazioni di normali emozioni, laddove la patologia è proprio sperimentare una sola sensazione ed un solo stato mentale.
Anche la paura che tutto ciò che vive non sia reale, in realtà [oh che bel gioco di parole] è stato teorizzato da alcuni autori come "realtà inventata", laddove noi creiamo delle mappe del mondo, ma la mappa non è il territorio; cioè noi creiamo una rappresentazione del mondo e costruiamo una nostra realtà per dare un ordine al mondo ed avere quel senso di coerenza e di unicità.
La saga di Matrix è tutta permeata sul concetto di realtà e realtà inventata. E' uno dei crucci dell'umanità dai tempi dei tempi: il mondo delle idee di Platone.
E' il confine tra reale e virtuale.
Anche le paure di cui scrive sono virtuali, sono realtà inventate dalla mente, che la mente considera reali. L'unica realtà reale (per quanto possibile) è data dal qui e ora, dall'attimo, che è l'unica certezza che ha.
Ha visto l'ultimo film di Will Smith: After Earth?
Il film è pietoso di per sè... ma c'è spiegata bene una delle tecniche per la gestione della paura. Will Smith contiene ed aiuta il figlio a gestire la paura con la tecnica bioenergetica del Grounding.
> E' che a volte mi sento come se la mia terapeuta non potesse aiutarmi oltre.. come se fossimo un po' ad un punto di stallo, dopo tanti anni.
Può essere. Succede. Siamo umani anche noi terapeuti ed abbiamo i nostri limiti.
Il buon Freud disse "l'analisi è praticamente infinita, e l'unico limite è dato dai limiti dell'analista".
Capita di raggiungere il proprio limite. Per cui se l'esigenza è andare oltre, allora bisogna fare altro.
Se una miniera è esaurita, o cessa l'attività estrattiva o si cerca un altra miniera.
Che ne pensa?
[#9]
Ex utente
Innanzitutto voglio ringraziare entrambi per il tempo che mi avete dedicato.
Dott.ssa Esposito: si era proprio cosi.. dopo un trauma (suicidio in famiglia) le emozioni si erano congelate..ed è stato cosi per un bel po' di tempo. Ora sono nuovamente in contatto con le emozioni, ed è stato un percorso lungo e difficile, a volte doloroso con la mia terapeuta,che mi ha aiutata tanto!
Sicuramente vi darò mie notizie..e grazie per le parole di incoraggiamento :)
Dott. Bellizzi:Matrix è l'esemplificazione della mia paura :) pensi che quando lo vidi la prima volta ero una ragazzina e non mi fece nè caldo nè freddo, nè mi inquietò..ma lo trovai (parlo del 1°..gli altri poi non mi piacquero cosi tanto) geniale!
Come cambiano le cose :)
Ho sempre amato la filosofia al liceo (il mondo delle idee di Platone!) e ora quegli stessi pensieri alle volte mi spaventano.
Piano piano cercherò di lavorare in questa direzione con la mia terapeuta. Forse sono io + che lei (la terapeuta) ad essere ormai poco convinta della terapia. Pensavo fosse + veloce e invece dura da 5 anni e può darsi che stia un po' perdendo fiducia. Ma so anche che per queste cose bisogna darsi tempo e io avevo delle forti resistenze al cambiamento, che piano piano si sono "allentate" :)
Non ho visto il film che ha menzionato, ma adesso mi ha incuriosita e penso lo cercherò!!!
Grazie di tutto a entrambi e, se vi andrà, vi aggiornerò più avanti.
Buon lavoro
Dott.ssa Esposito: si era proprio cosi.. dopo un trauma (suicidio in famiglia) le emozioni si erano congelate..ed è stato cosi per un bel po' di tempo. Ora sono nuovamente in contatto con le emozioni, ed è stato un percorso lungo e difficile, a volte doloroso con la mia terapeuta,che mi ha aiutata tanto!
Sicuramente vi darò mie notizie..e grazie per le parole di incoraggiamento :)
Dott. Bellizzi:Matrix è l'esemplificazione della mia paura :) pensi che quando lo vidi la prima volta ero una ragazzina e non mi fece nè caldo nè freddo, nè mi inquietò..ma lo trovai (parlo del 1°..gli altri poi non mi piacquero cosi tanto) geniale!
Come cambiano le cose :)
Ho sempre amato la filosofia al liceo (il mondo delle idee di Platone!) e ora quegli stessi pensieri alle volte mi spaventano.
Piano piano cercherò di lavorare in questa direzione con la mia terapeuta. Forse sono io + che lei (la terapeuta) ad essere ormai poco convinta della terapia. Pensavo fosse + veloce e invece dura da 5 anni e può darsi che stia un po' perdendo fiducia. Ma so anche che per queste cose bisogna darsi tempo e io avevo delle forti resistenze al cambiamento, che piano piano si sono "allentate" :)
Non ho visto il film che ha menzionato, ma adesso mi ha incuriosita e penso lo cercherò!!!
Grazie di tutto a entrambi e, se vi andrà, vi aggiornerò più avanti.
Buon lavoro
[#10]
>>> questo "residuo", questa paura...che cosa potrebbe indicare?
>>>
Dal punto di vista di una terapia come la breve strategica, significa probabilmente che il meccanismo che mantiene l'ansia non è ancora stato scardinato a dovere.
Una delle tentate soluzioni dell'ansioso è l'evitamento. Ciò a cui si sforza in tutti i modi di sfuggire, è proprio ciò che l'insegue. Per definizione.
Lei probabilmente è ancora preoccupata e spaventata dal senso d'irrealtà, e quindi sta sempre sul chi vive, notando ogni minimo segnale del suo arrivo, e così facendo lo rende lei stessa sempre più REALE.
Rispetto agli attacchi di panico e ai sintomi di cui ha sofferto in passato, l'ansia ha cambiato forma, come accade spesso, ma lei non ha ancora imparato a non lasciarsene fregare, perché è sempre ossessionata dal voler sfuggire ciò che la spaventa mortalmente.
Invece, per guarire velocemente dall'ansia occorre prendere contatto e imparare a conoscere i propri fantasmi.
>>>
Dal punto di vista di una terapia come la breve strategica, significa probabilmente che il meccanismo che mantiene l'ansia non è ancora stato scardinato a dovere.
Una delle tentate soluzioni dell'ansioso è l'evitamento. Ciò a cui si sforza in tutti i modi di sfuggire, è proprio ciò che l'insegue. Per definizione.
Lei probabilmente è ancora preoccupata e spaventata dal senso d'irrealtà, e quindi sta sempre sul chi vive, notando ogni minimo segnale del suo arrivo, e così facendo lo rende lei stessa sempre più REALE.
Rispetto agli attacchi di panico e ai sintomi di cui ha sofferto in passato, l'ansia ha cambiato forma, come accade spesso, ma lei non ha ancora imparato a non lasciarsene fregare, perché è sempre ossessionata dal voler sfuggire ciò che la spaventa mortalmente.
Invece, per guarire velocemente dall'ansia occorre prendere contatto e imparare a conoscere i propri fantasmi.
[#11]
Ex utente
Caro dottor Santonocito, lei è specializzato in Terapia Breve strategica (conosco qualcosina di questa terapia) e avrei una curiosità: posso cercare di capire ad esempio le prescrizioni paradossali per un'ossessione dal contenuto "pratico" (per es.se una persona dice "ho paura di avere contratto l'aids toccando una maniglia"),, ma per un pensiero ossessivo del tipo "come distinguere il sogno dalla veglia?".. mi dà l'idea che per questo tipo di pensiero non ci sia speranza.. nel senso, che sia talmente strano che non ci sia soluzione. Mi sbaglio?
Ovviamente spero di si. In tal caso, potrei provare un approccio + strategico...
Ovviamente spero di si. In tal caso, potrei provare un approccio + strategico...
[#12]
>>> "come distinguere il sogno dalla veglia?".. mi dà l'idea che per questo tipo di pensiero non ci sia speranza.. nel senso, che sia talmente strano che non ci sia soluzione
>>>
No, tutt'altro, non è strano e non è senza speranza, perché ciò che conta non è tanto il contenuto della paura od ossessione, ma la forma, ossia il modo in cui esse si esprimono.
Ogni ansioso crede di essere l'unico, il solo a soffrire di quella certa paura o preoccupazione, ma non è così. Non solo i sintomi sono frequentemente gli stessi (ad esempio la derealizzazione è uno dei sintomi d'ansia più comuni), ma ciò che conta è il funzionamento del meccanismo patogeno alla base, e per agire su quello esistono protocolli specifici in TBS.
>>>
No, tutt'altro, non è strano e non è senza speranza, perché ciò che conta non è tanto il contenuto della paura od ossessione, ma la forma, ossia il modo in cui esse si esprimono.
Ogni ansioso crede di essere l'unico, il solo a soffrire di quella certa paura o preoccupazione, ma non è così. Non solo i sintomi sono frequentemente gli stessi (ad esempio la derealizzazione è uno dei sintomi d'ansia più comuni), ma ciò che conta è il funzionamento del meccanismo patogeno alla base, e per agire su quello esistono protocolli specifici in TBS.
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 3.8k visite dal 04/12/2013.
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