Generale senso di insoddisfazione
Gentili medici
come da titolo, nutro un generale senso di insoddisfazione che riguarda praticamente ogni aspetto della mia vita, in primis il lavoro. Ho 30 anni, mi sono laureata nel 2008, durante l’Università ho sempre cercato di fare del mio meglio, e così pure da bambina e da adolescente mi sono sempre concentrata tantissimo nello studio, non perché mi piacesse particolarmente studiare, ma per non deludere i miei genitori, cosa che ancora oggi cerco di non fare. Dopo la laurea ho iniziato, e finito per fortuna, un dottorato di ricerca che mi ha assorbito ogni energia vitale. Sebbene non sia mai stata una ragazza particolarmente ottimista e “felice”, questo periodo di dottorato mi ha fatto veramente toccare il fondo, tanto che a pochi giorni dalla consegna della tesi ero sul punto di presentare la domanda di rinuncia. In questa circostanza per la prima volta in vita mia mi sono ritrovata a chiedere un aiuto esterno. Sono stata da una psichiatra, e sebbene non possa dire che mi ci sia trovata male, non ho sentito neppure l’esigenza di tornarci. Quello che più mi ha stupito è che mi abbia prescritto lo xanax (una dose bassissima) e un altro farmaco antidepressivo di cui non ricordo il nome, forse perché, a dieci giorni dalla discussione della tesi di dottorato, ha ritenuto opportuno darmi qualcosa che mi tirasse su e non mi facesse mollare. Ho preso questi farmaci, non a lungo (il tempo di poter sfruttare la validità della ricetta). Mi sono un po’ ripresa ma questo senso di insoddisfazione della vita me lo porto avanti quotidianamente. Continuo a lavorare nel posto in cui ho svolto il dottorato, un luogo in cui comanda un capo irascibile e soggetto a continui sbalzi d’umore, capace solo di abbattere le persone piuttosto che spronarle. Nessuno le si oppone, siamo tutti suoi succubi. Tutto ciò si accompagna al senso di precarietà di questo periodo (oggi lavoro, domani chi lo sa), non so essere contenta del lavoro che faccio primo perché vivo nell’ansia di dover interagire quotidianamente con la persona che comanda su di me, secondo perché non vedo futuro in questo mestiere e mi sembra che tutto ciò che faccio sia inutilissimo. Vorrei darmi una mossa e cambiare lavoro. Vorrei aprire una mia attività, staccarmi dai miei genitori, avere una casa mia e una mia famiglia. Eppure sento di essere all’interno di una gabbia dove mi sembra che tutti questi desideri siano irrealizzabili, per colpa mia, perché è come se avessi i piedi incastrati in un fango da cui non riesco a venir fuori. Per fortuna, ho un ragazzo che mi sostiene e mi vuole molto bene, ma che, purtroppo, mi dà anche tante preoccupazioni, visto che soffre di una depressione cronica da tanti anni sulla quale cerchiamo di rimanere in equilibrio. Di sposarci, ovviamente, non se la sente (e non posso dargli torto). Non ho particolari domande, il mio è forse più che altro uno sfogo, solo vorrei fare un altro tentativo con la psicoterapia, ma non so a chi rivolgermi....
come da titolo, nutro un generale senso di insoddisfazione che riguarda praticamente ogni aspetto della mia vita, in primis il lavoro. Ho 30 anni, mi sono laureata nel 2008, durante l’Università ho sempre cercato di fare del mio meglio, e così pure da bambina e da adolescente mi sono sempre concentrata tantissimo nello studio, non perché mi piacesse particolarmente studiare, ma per non deludere i miei genitori, cosa che ancora oggi cerco di non fare. Dopo la laurea ho iniziato, e finito per fortuna, un dottorato di ricerca che mi ha assorbito ogni energia vitale. Sebbene non sia mai stata una ragazza particolarmente ottimista e “felice”, questo periodo di dottorato mi ha fatto veramente toccare il fondo, tanto che a pochi giorni dalla consegna della tesi ero sul punto di presentare la domanda di rinuncia. In questa circostanza per la prima volta in vita mia mi sono ritrovata a chiedere un aiuto esterno. Sono stata da una psichiatra, e sebbene non possa dire che mi ci sia trovata male, non ho sentito neppure l’esigenza di tornarci. Quello che più mi ha stupito è che mi abbia prescritto lo xanax (una dose bassissima) e un altro farmaco antidepressivo di cui non ricordo il nome, forse perché, a dieci giorni dalla discussione della tesi di dottorato, ha ritenuto opportuno darmi qualcosa che mi tirasse su e non mi facesse mollare. Ho preso questi farmaci, non a lungo (il tempo di poter sfruttare la validità della ricetta). Mi sono un po’ ripresa ma questo senso di insoddisfazione della vita me lo porto avanti quotidianamente. Continuo a lavorare nel posto in cui ho svolto il dottorato, un luogo in cui comanda un capo irascibile e soggetto a continui sbalzi d’umore, capace solo di abbattere le persone piuttosto che spronarle. Nessuno le si oppone, siamo tutti suoi succubi. Tutto ciò si accompagna al senso di precarietà di questo periodo (oggi lavoro, domani chi lo sa), non so essere contenta del lavoro che faccio primo perché vivo nell’ansia di dover interagire quotidianamente con la persona che comanda su di me, secondo perché non vedo futuro in questo mestiere e mi sembra che tutto ciò che faccio sia inutilissimo. Vorrei darmi una mossa e cambiare lavoro. Vorrei aprire una mia attività, staccarmi dai miei genitori, avere una casa mia e una mia famiglia. Eppure sento di essere all’interno di una gabbia dove mi sembra che tutti questi desideri siano irrealizzabili, per colpa mia, perché è come se avessi i piedi incastrati in un fango da cui non riesco a venir fuori. Per fortuna, ho un ragazzo che mi sostiene e mi vuole molto bene, ma che, purtroppo, mi dà anche tante preoccupazioni, visto che soffre di una depressione cronica da tanti anni sulla quale cerchiamo di rimanere in equilibrio. Di sposarci, ovviamente, non se la sente (e non posso dargli torto). Non ho particolari domande, il mio è forse più che altro uno sfogo, solo vorrei fare un altro tentativo con la psicoterapia, ma non so a chi rivolgermi....
[#1]
Gentile utente,
i problemi che la affliggono (mancanza di energie, insoddisfazione per il futuro, assenza di prospettive, ecc.) sono storici, culturali. Una buona parte dei nostri preziosi giovani si trova nelle stesse condizioni.
Quindi, lei forse non è troppo abile a muoversi nel "fango" mail fango c'è e non è colpa sua.
Trovo un'ottima cosa il volersi rivolgere ad uno specialista. Può trovare quello che più fa per lei anche su questo sito.
Restiamo in ascolto
i problemi che la affliggono (mancanza di energie, insoddisfazione per il futuro, assenza di prospettive, ecc.) sono storici, culturali. Una buona parte dei nostri preziosi giovani si trova nelle stesse condizioni.
Quindi, lei forse non è troppo abile a muoversi nel "fango" mail fango c'è e non è colpa sua.
Trovo un'ottima cosa il volersi rivolgere ad uno specialista. Può trovare quello che più fa per lei anche su questo sito.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
buona sera,
il senso di insoddisfazione è tipico delle persone che sono state investite di responsabilità più grandi di loro; il problema in questo caso è che si crea un meccanismo routinario per cui a lungo andare non si riesce ad uscire da tale meccanismo perchè non ci si rende conto e non si ricordano altri modi di intervenire sulle situazioni.
sarebbe buono lavorare sulla sua resilienza,sulla definizione della sua identità ecc.
questo lavoro potrebbe portarla alla soluzione del suo problema .
spero di esserle stata d'aiuto
Dott.ssa Verusca Gorello
Psicologo, Psicoterapeuta; Ipnoterapeuta
il senso di insoddisfazione è tipico delle persone che sono state investite di responsabilità più grandi di loro; il problema in questo caso è che si crea un meccanismo routinario per cui a lungo andare non si riesce ad uscire da tale meccanismo perchè non ci si rende conto e non si ricordano altri modi di intervenire sulle situazioni.
sarebbe buono lavorare sulla sua resilienza,sulla definizione della sua identità ecc.
questo lavoro potrebbe portarla alla soluzione del suo problema .
spero di esserle stata d'aiuto
Dott.ssa Verusca Gorello
Psicologo, Psicoterapeuta; Ipnoterapeuta
Dr. Verusca Gorello
specializzata in Ipnosi ed EMDR ( Trauma)
[#3]
Utente
Grazie per le vostre risposte.... Io vorrei intraprendere un percorso di psicoterapia però non saprei di che tipo, mi sembra che ci siano talmente tante sfaccettature in materia che non so neppure a chi dovrei rivolgermi. La psichiatra mi aveva diagnosticato un disturbo distimico, la terapia cognitivo-comportamentale potrebbe essere la strada giusta?
Grazie
Grazie
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.1k visite dal 02/12/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.