Crisi di panico e malessere

Sono un ragazzo di 26 anni ed ho ricevuto un offerta di lavoro che mi porterebbe a cambiare città e la cosa mi crea paura ed angoscia.

Questo è dovuto da una spiacevole esperienza fatta due anni fa:ho dovuto seguire un corso di 3 mesi in un'altra città e quando la sera dovevo dormire da solo avevo crisi di panico (calore nel corpo, tachicardia, formicolio, pianto) e irrequietezza durante il giorno al solo pensiero della sera. La soluzione tampone in quei mesi è stata quella di dormire con un'altro membro della mia famiglia, poichè la cosa mi dava enorme sollievo e tranquillità

Purtroppo sono passati due anni e non ho risolto il problema. Anzi quando ho riprovato a rifare l'esperienza di dormire da solo lontano da casa è andata male.

Ora devo fare questa scelta di rimanere a casa (ed essere tranquillo) o di andare a lavorare lontano da casa (carico di paura). Io vorrei andare fuori perchè avrei vantaggi a livello economico in futuro. Quindi vorrei che fin quando non risolvo il problema qualcuno della mia famiglia stia con me e nel frattempo io farei terapia.

Secondo voi è una soluzione valida o rischio di aumentare l'entità del problema?



[#1]
Dr. Massimo Fontana Psicoterapeuta 11 1
Gentile utente,
se l'offerta di lavoro è un'opportunità per per fare un passo in avanti nella sua vita e per aprirsi a nuove esperienze, vale la pena che lei non rinunci a priori.
Sicuramente il suo problema ha delle ragioni psicologiche e l'intenzione di volersene occupare con una psicoterapia è fondamentale.
Farsi accompagnare da un familiare potrebbe essere una soluzione temporanea, che potrebbe aiutarla in fase iniziale. Ma bisogna anche tenere conto dei costi che ciò comporterebbe in termini di impegno personale, perché avrebbe certamente un'incidenza nella vita di un'altra persona.
Inoltre (e soprattutto) questa soluzione, qualora si mantenesse nel tempo, potrebbe diventare parte del problema stesso, perché manterrebbe in vita l'ansia che, forse, è legata all'idea di separarsi dalla sua famiglia di origine.
Non ci sono soluzioni preconfezionate e lasciare aperta la porta ai cambiamenti, senza chiudersi in sé, è la cosa migliore.
In bocca al lupo.

Dr. Massimo Fontana
Medico - Specialista in Psicologia Clinica
Psicoterapeuta

[#2]
Dr.ssa Franca Esposito Psicologo, Psicoterapeuta 7k 154
Gentile ragazzo,
In questo periodo ha fatto qualche terapia?
E' intuitivo che si tratti di una condizione patologica che debba essere affrontata, a prescindere dl suo andare a vivere in un'altra citta!
Cosa ne dicono i suoi?
Che ci dice di lei? Ha amici? Una vita socale?

Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132

[#3]
Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
il modo con cui ha concettualizzato il suo problema è curioso. Rimanere tranquillo con una persona accanto (familiare) o accettare il carico di angoscia che la distanza della famiglia mi provoca.
In modo alternativo (forse un po' brutale...) si potrebbe anche ridefinire: rimanere ancorato alle gonne di mamma (credo sia il familiare di cui parla...) o provare a crescere e diventare uomo.
Non so se è questo il punto
Soltanto un percorso terapeutico potrebbe dirlo.
Cosa che le consiglio di prendere in considerazione.
Certo rinunciare ad un lavoro, all'indipendenza economica....
La scelta sta a lei, che è, appunto, "adulto".
Le invio un link sul concetto di ansia in rapporto alla paura:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1835-il-disturbo-di-panico-ed-il-rapporto-con-la-paura-l-importanza-delle-emozioni.html
Spero possa esserle utile.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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