Chiarimenti
Buongiorno,
l'altro giorno ho visto in tv un servizio che parlava di ansia in cui si diceva
che le frasi del tipo "ce la poui fare con la tua forza di volontà" è meglio non
dirle a persone che soffrono di questo disturbo perchè possono causare ulteriore
disagio.
questa cosa mi ha gettato nello sconforto in quanto grazie alla mia forza di volontà
ed all'aiuto di una psicologa e di un psichiatra, sto cercando di venirne fuori
dall'ansia e dal doc e le cose ascoltate in tv mi fanno sentire come se quello che
sto facendo non serve a nulla.
penso che la forza di volontà sia indispensabile anche per affrontare una psicoterapia.
link del video di cui sopra:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-71a4a76f-8bf3-467a-b6be-757ad64dadee-tgr.html#p=0
Saluti
l'altro giorno ho visto in tv un servizio che parlava di ansia in cui si diceva
che le frasi del tipo "ce la poui fare con la tua forza di volontà" è meglio non
dirle a persone che soffrono di questo disturbo perchè possono causare ulteriore
disagio.
questa cosa mi ha gettato nello sconforto in quanto grazie alla mia forza di volontà
ed all'aiuto di una psicologa e di un psichiatra, sto cercando di venirne fuori
dall'ansia e dal doc e le cose ascoltate in tv mi fanno sentire come se quello che
sto facendo non serve a nulla.
penso che la forza di volontà sia indispensabile anche per affrontare una psicoterapia.
link del video di cui sopra:
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-71a4a76f-8bf3-467a-b6be-757ad64dadee-tgr.html#p=0
Saluti
[#1]
Cara ragazza,
Non esistono generalizzazioni valide nel campo della psiche.
Puo' darsi che per il suo disagio la poSsibilita' di fare appello alla volonta' funzioni benissimo e le renda piu' agevole la reazione.
Altre persone che non abbiano una reazione positiva a tali esortazioni possono in realta' chiudersi ancora di piu' nei propri sentimenti e sperimentare solitudine.
Aveva riflettuto su questo?
Non esistono generalizzazioni valide nel campo della psiche.
Puo' darsi che per il suo disagio la poSsibilita' di fare appello alla volonta' funzioni benissimo e le renda piu' agevole la reazione.
Altre persone che non abbiano una reazione positiva a tali esortazioni possono in realta' chiudersi ancora di piu' nei propri sentimenti e sperimentare solitudine.
Aveva riflettuto su questo?
Dott.a FRANCA ESPOSITO, Roma
Psicoterap dinamic Albo Lazio 15132
[#2]
Cara ragazza,
Non esistono generalizzazioni valide nel campo della psiche.
Puo' darsi che per il suo disagio la poSsibilita' di fare appello alla volonta' funzioni benissimo e le renda piu' agevole la reazione.
Altre persone che non abbiano una reazione positiva a tali esortazioni possono in realta' chiudersi ancora di piu' nei propri sentimenti e sperimentare solitudine.
Aveva riflettuto su questo?
Non esistono generalizzazioni valide nel campo della psiche.
Puo' darsi che per il suo disagio la poSsibilita' di fare appello alla volonta' funzioni benissimo e le renda piu' agevole la reazione.
Altre persone che non abbiano una reazione positiva a tali esortazioni possono in realta' chiudersi ancora di piu' nei propri sentimenti e sperimentare solitudine.
Aveva riflettuto su questo?
[#3]
Gentile Utente,
le consiglio la lettura di questo articolo, dove potrà probabilmente trovare risposta ai suoi dubbi.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
Cordialmente,
le consiglio la lettura di questo articolo, dove potrà probabilmente trovare risposta ai suoi dubbi.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/832-sconfiggere-ansia-e-depressione-non-e-una-questione-di-buona-volonta.html
Cordialmente,
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#4]
Gentile Utente,
>>"ce la puoi fare con la tua forza di volontà"<<
sarebbe meglio non usare questo termine con alcune persone per non alimentare il senso di frustrazione nel momento in cui la "sola" volontà non dovesse bastare.
Questo però non è il suo caso, visto che lei è seguita sia da una psicologa e da uno psichiatra ed è motivata ad aiutarsi per stare meglio.
>>"ce la puoi fare con la tua forza di volontà"<<
sarebbe meglio non usare questo termine con alcune persone per non alimentare il senso di frustrazione nel momento in cui la "sola" volontà non dovesse bastare.
Questo però non è il suo caso, visto che lei è seguita sia da una psicologa e da uno psichiatra ed è motivata ad aiutarsi per stare meglio.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#6]
G.le utente, il fatto che lei abbia intrapreso e portato avanti un percorso psicoterapico impegnando molta volontà è un fattore prognostico molto favorevole. Credo sia importante distinguere tra incoraggiamenti del tipo: "ce la puoi fare con la tua forza di volontà" e mettercela tutta per cambiare e migliorare mossi da una sana volontà al cambiamento. Le due modalità sono alquanto diverse:
Nel primo caso, infatti, ci si trova di fronte ad un incoraggiamento esterno che vorrebbe far presa, quasi in modo imperativo e superegoico, sul soggetto, mettendolo in posizione di passività, rispetto ad un altro che sa e che può, creando delle illusioni di onnipotenza. Qui la volontà è indotta dall'esterno a mo di appellativo ed incoraggiamento, come dire: "Dai ce la puoi fare".
Ciò non toglie, come le hanno già delucidato i miei colleghi, che tale modalità d'intervento possa avere o meno presa ed essere o meno efficace.
Nel secondo caso (la volontà di cui parla lei) si tratta di quella che tecnicamente viene definita "motivazione interna" al cambiamento, che è incontestabilmente il fattore più importante per accedere ad un percorso terapeutico e per poter avere dei risultati positivi. Senza questa variabile endogena (e non esogena o eteroindotta come la prima) non si smuove quasi niente e si va incontro perlopiù a dei fallimenti. La frase che meglio potrebbe addirsi a tale status della volontà potrebbe, a differenza della prima, suonare così: "Aiutati che Dio ti aiuta". Infatti, Nessun terapeuta da solo e senza tale volontà del paziente potrebbe far nulla. Sarebbe una battaglia persa.
Se il sintomo non fa soffrire e non si è spinti da una propria volontà di conoscenza su questo e di cambiamento si rimane in una posizione di stasi che nessuno può modificare. Le potrà sembrare un paradosso, ma credo che in terapia il lavoro più grande lo faccia il paziente (deve sudare sette camice per trascendersi e cambiare).
Il problema semmai è quando tale volontà non c’è o, peggio ancora, viene indotta in modo più o meno coercitivo dall’esterno: genitori, familiari, partner, amici o istituzioni come i Tribunali. In tal caso si parla allora di motivazione esterna. È l’altro, e non il soggetto, che vuole un cambiamento dicendo, appunto “devi farlo”
In merito al suo quesito, mi sento vivamente di rassicurarla: lei ha l’antidoto per la sua “malattia” ed il primo ingrediente è proprio la sua forza di volontà (interna) che la porta a cambiare…continui e non si scoraggi…
Se le interessa le indico un link per comprendere come poter passare da una motivazione esterna ad una motivazione interna in un setting particolare, quello delle comunità educative per minori:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1821-il-trattamento-preliminare-del-minore-in-comunita.html
Nel primo caso, infatti, ci si trova di fronte ad un incoraggiamento esterno che vorrebbe far presa, quasi in modo imperativo e superegoico, sul soggetto, mettendolo in posizione di passività, rispetto ad un altro che sa e che può, creando delle illusioni di onnipotenza. Qui la volontà è indotta dall'esterno a mo di appellativo ed incoraggiamento, come dire: "Dai ce la puoi fare".
Ciò non toglie, come le hanno già delucidato i miei colleghi, che tale modalità d'intervento possa avere o meno presa ed essere o meno efficace.
Nel secondo caso (la volontà di cui parla lei) si tratta di quella che tecnicamente viene definita "motivazione interna" al cambiamento, che è incontestabilmente il fattore più importante per accedere ad un percorso terapeutico e per poter avere dei risultati positivi. Senza questa variabile endogena (e non esogena o eteroindotta come la prima) non si smuove quasi niente e si va incontro perlopiù a dei fallimenti. La frase che meglio potrebbe addirsi a tale status della volontà potrebbe, a differenza della prima, suonare così: "Aiutati che Dio ti aiuta". Infatti, Nessun terapeuta da solo e senza tale volontà del paziente potrebbe far nulla. Sarebbe una battaglia persa.
Se il sintomo non fa soffrire e non si è spinti da una propria volontà di conoscenza su questo e di cambiamento si rimane in una posizione di stasi che nessuno può modificare. Le potrà sembrare un paradosso, ma credo che in terapia il lavoro più grande lo faccia il paziente (deve sudare sette camice per trascendersi e cambiare).
Il problema semmai è quando tale volontà non c’è o, peggio ancora, viene indotta in modo più o meno coercitivo dall’esterno: genitori, familiari, partner, amici o istituzioni come i Tribunali. In tal caso si parla allora di motivazione esterna. È l’altro, e non il soggetto, che vuole un cambiamento dicendo, appunto “devi farlo”
In merito al suo quesito, mi sento vivamente di rassicurarla: lei ha l’antidoto per la sua “malattia” ed il primo ingrediente è proprio la sua forza di volontà (interna) che la porta a cambiare…continui e non si scoraggi…
Se le interessa le indico un link per comprendere come poter passare da una motivazione esterna ad una motivazione interna in un setting particolare, quello delle comunità educative per minori:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1821-il-trattamento-preliminare-del-minore-in-comunita.html
Dr. Michele Spalletti, psicologo - psicoterapeuta
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 2.3k visite dal 27/11/2013.
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