Fame d'aria conseguente a un abbandono

Ho ricevuto un abbandono da parte di una ragazza a cui tenevo tantissimo e di cui ero probabilmente innamorato. Probabilmente un caso tra i tanti, solo che lei mi ha detto cose che mi hanno ferito, e ormai è passato più di un mese ma anziché riprendermi e dimenticarla, sto sempre peggio, tanto che nelle ultime due settimane ho cominciato ad accusare fame d'aria. E' un sintomo che ho già vissuto in passato, ed è certamente peculiare di un esaurimento nervoso. In passato quando ho vissuto questa depressione da abbandono ho cominciato ad abusare di alcol e mi sono anche ammalato di colite ulcerosa, malattia che ho superato solo di recente grazie a un intervento chirurgico, durante il quale (ironia della sorta) ho conosciuto questa ragazza. Non sono riuscito a mantenere questo rapporto di amicizia ma solo ora che non ci sentiamo più e che lei mi ha definitivamente allontanato (evitando di rispondermi e di rivolgermi la parola) in seguito a uno scambio di idee piuttosto feroce da cui sono scaturiti giudizi pesanti nei suoi confronti da parte mia e nei miei da parte sua.
Adesso certamente sono dispiaciuto per la perdita e nella mia testa non riesco a perdonarmi, e soprattutto ho avuto un crollo di autostima poiché ritengo di avere tutte le colpe (anche se probabilmente non è proprio così), di avere sbagliato tutto con lei e di non avere più la possibilità di tornare indietro. Il mio cervello non accetta il fatto che io l'abbia persa nonostante lei inizialmente abbia fatto di tutto per giustificare certe mie uscite che erano sicuramente fuori luogo.
Il problema è che io probabilmente la amavo e la amo tuttora e quindi volevo di più da lei, qualcosa che lei certamente non poteva darmi. In ogni caso adesso sono molto preoccupato per me stesso, e per la mia salute, perché mi rendo conto di peggiorare sempre più. A dicembre vedrò uno psichiatra che mi aveva seguito anche tempo fa e da cui avevo tratto dei benefici senza assumere farmaci ma con la sola psicoterapia, ma adesso andrò lì probabilmente tirando dritto verso qualche psicofarmaco antidepressivo che non mi faccia sentire così male. Mi sento malissimo e non c'è modo di risolvere questa cosa, non dormo, penso continuamente a lei e a quanto sono stato stupido, mi autoaccuso di qualsiasi nefandezza e ho alla fine somatizzato di essere probabilmente una brutta persona o comunque una persona che sarà sempre rifiutata e che non potrà mai avere un buon rapporto con le persone da cui è attratto, che stima e di cui magari si innamora. Non riesco a fare progetti né a concentrarmi su me stesso, e adesso subentra questa fame d'aria che è un sintomo veramente preoccupante nonché insopportabile e che mi affatica tutto il giorno. Mi sveglio che sto male e vado a dormire che sto peggio (per quel poco che dormo). La rabbia che provo rispetto alla consapevolezza che io mi sento di essere una buona persona che riceve anche attestati di stima da esseri umani che comunque non mi conoscono bene mi distrugge ancora di più-
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Fa bene a tornare in psicoterapia, ma ritengo che un tema molto critico che dovrebbe vedere con lo psichiatra è proprio quello della perdita e dell'abbandono che per Lei sono particolarmente delicati e che Lei vede come una Sua colpa.

In realtà, una volta prese le dovute distanze da tutto ciò, potrà vedere come è legittimo che gli altri si allontanino e come questo allontamento non ha sempre a che vedere con Lei: magari gli altri si allontanano o fanno determinate cose SOLO per questioni loro.

Ma se Lei vede il mondo con questa lente, attraverso la quale Lei ha sempre colpa, è sull'autostima che deve lavorare.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33
Gentile utente,
concordo con quanto scrive la mia collega, dr.ssa Pileci.
E' curiosi come lei si "autoattribuisca" tutta la responsabilità della rottura con questa ragazza. Le relazioni si vivono in due, si costruiscono in due.
Il fatto che lei abbia deciso di intraprendere strade separate può non essere connesso solo al suo desiderio. E' probabile che qualsiasi cosa scegliesse di fare forse non avrebbe concluso con una relazione a lungo termine.
Forse prima di dire "si" ai farmaci dovrebbe pensare al fattore tempo.
La psicoterapia può essere un percorso medio/lungo, con risultati però più duraturi.
In ogni caso una cosa non esclude l'altra.
Ci rifletta.

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

la "fame d'aria" è un sintomo e come tale un simbolo che meglio rappresenta attualmente il suo bisogno assoluto di "stare in relazione".

Credo sia necessario iniziare una psicoterapia ad indirizzo psicodinamico, potrebbe essere utile lavorare proprio su questa modalità di costruire delle relazioni d'appoggio intense e forse con un forte carica di ambivalenza.






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Attivo dal 2012 al 2019
Ex utente
confermo che vivo gli abbandoni in maniera tragica, come questioni di vita o di morte, questo non mi permettere di vivere le relazioni in maniera sana. oltre a un paio di circostanze in cui le protagoniste sono state persone di sesso femminile, mi è capitata la stessa cosa con un amico di sesso maschile, con cui avevo intessuto una certa profondità di amicizia, e che alla prima avvisaglia di abbandono (o perlomeno ciò che io interpretavo come tale) mi ha fatto scattare crisi isteriche impensabili probabilmente per una persona normale, con addirittura idee suicidarie.
vivo questi abbandoni come dei giudizi relativi alla mia inadeguatezza nel rapportarmi con gli altri ma non capisco come mai li soffra così tanto né cosa dovrei fare per non cadere in queste situazioni. Forse ciò che mi manca è una base solida di amici e di persone che mi vogliono bene. penso di essere trascurato, penso anche che a parte i familiari stretti se io a questo mondo non esistessi non se ne accorgerebbe nessuno. vorrei poter dare del mio meglio per fare stare bene le persone, vorrei essere importante per qualcuno o per tante persone, ma in realtà intorno a me c'è il vuoto e alla mia età ho una tremenda paura che tutto ciò non cambierà mai e che la solitudine sarà per sempre la mia unica compagna di vita.
non ho una scarsa autostima in tutti i campi della mia vita in realtà, è che mi sento costantemente ignorato e sminuito e questo mi fa male, e quindi succede che quando ho conferma che tutto sommato anche coloro che per qualche motivo si erano avvicinati se ne vanno via per sempre io patisca la cosa tremendamente.
il bello è che durante tutto la relazione di amicizia avuta con questa donna anche quando le cose andavano a gonfie vele ho vissuto sempre e costantemente con la sensazione che prima o poi l'avrei persa e così è stato.
non so veramente cosa fare né a chi rivolgermi per queste cose, ma ciò che mi fa disperare è che adesso sto maturando dei sintomi fisici che scaturiscono da queste mie debolezze assolute e io sto correndo il rischio di riprendere a bere in maniera eccessiva e so già che potrei ricadere in quella spirale che ricordo come il periodo più brutto della mia vita, eppure solo con l'alcol riesco a essere tranquillo e sereno (almeno per quelle poche ore). inoltre tutta questa situazione mi rende evitante perché sviluppo paura nelle persone e nel loro giudizio. un circolo vizioso da cui mi sembra impossibile uscire.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

visto la pervasività del suo disagio e la possibilità che esso venga gestito in maniera disfunzionale (evitamento delle relazioni, isolamento e abuso di alcool), le suggerisco di rivolgersi ad un Collega psicoterapeuta, preferibilmente ad indirizzo psicodinamico.

Le angosce abbandoniche di solito hanno radici nelle prime relazioni affettive, ossia sono in relazione con le figure di attaccamento primario (genitori).

La possibilità di non aver sviluppato una "base sicura" di attaccamento la porta ad innescare delle relazioni dove il timore della perdita è talmente grande che automaticamente si verifica (per dei meccanismi probabilmente inconsci), in una sorta di "coazione a ripetere". Il compito dello psicoterapeuta è proprio quello che spezzare questo circolo vizioso e dare al paziente la possibilità di stare bene con l'altro e di costruire rapporti realmente soddisfacenti.





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Attivo dal 2012 al 2019
Ex utente
caro dottore, quindi lei mi sconsiglia la psichiatria e gli psicofarmaci? io ho pensato ad essi perché tutto sommato se "grazie" all'alcol sto meglio, perlomeno la depressione mi sembra scomparire, forse uno psicofarmaco mi eviterebbe gli effetti collaterali dell'alcol (sperando che non ce ne siano di peggiori) e magari riuscirei anche a "riprendere" a vivere, dimenticando tutta questa situazione.

la psicoterapia ad indirizzo dinamico mi interesserebbe, finora ho solo avuto 8 sessioni di psicoterapia EMDR (penso si chiamasse così) che francamente non credo mi abbia dato benefici, più una decina di incontri con lo psicooncologo, che senza farmaci ma solo discutendo dei miei problemi (non so se si trattasse di psicoterapia) mi diede una bella spinta in avanti da cui a distanza di tre anni posso dire di aver tratto qualche beneficio (e infatti fra una ventina di giorni ho appuntamento con lui) entrambi medici dell'asl.

la psicoanalisi francamente mi interesserebbe proprio perché sono convinto che tutta la mia esistenza sia stata costellata da traumi fin dalla mia infanzia, un disordine assoluto in cui forse sarebbe ora di mettere ordine, ma siccome sono un po' scettico (penso che i miei problemi siano dei giganti insormontabili anche per un percorso di questo tipo) e inoltre non saprei chi scegliere (non conosco nessuno nella mia città che mi possa consigliare un buono psicologo) come muovermi?

grazie
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>io ho pensato ad essi perché tutto sommato se "grazie" all'alcol sto meglio, perlomeno la depressione mi sembra scomparire<<
l'alcool induce dipendenza perché abbassa i livelli d'ansia e da la sensazione illusoria di poter sopportare meglio la propria condizione esistenziale (come fanno più o meno tutte le droghe).

Nel suo caso la psicoterapia psicodinamica (una seduta a settimana) è il trattamento più indicato perché le sue problematiche sono "relazionali" e la costruzione di un buon rapporto psicoterapico diventerebbe il prototipo per imparare a gestire le sue relazioni affettive nella sua vita (sentimentali, amicali ecc.).

La psicoterapia psicodinamica, pur condividendo gli stessi riferimenti teorici, è diversa dalla psicoanalisi che prevede un setting più strutturato (uso del lettino, un minimo di 3/4 sedute a settimana per una durata non inferiore ai 4 anni).

Non possiamo suggerire noi il professionista, ma se lei si attiva facendo una ricerca per zona geografica e provincia, anche da questo portale, probabilmente troverà il professionista più idoneo al suo caso.





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Attivo dal 2012 al 2019
Ex utente
aspetterò metà dicembre per la visità psiconcologica, dopodiché probabilmente mi rivolgerò in privato al medesimo psichiatra, visto che fa anche psicoterapia e che ormai credo di fidarmi abbastanza di lui... anche se da qui a quindici giorni non so proprio come ci arriverò visto che non vedo cenni di miglioramento nel mio forte disagio... aspetterò queste sedute con grande speranza perché non ne posso proprio più di essere così
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
Gentile utente,
riflessioni dei coleghi allego una lettura che potrebbe correlare con la sua difficoltà nel' elaborare gli abbandoni.

https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/4078-l-amore-affamato-la-dipendenza-d-amore.html


Consideri che le scelte d' amore ed i rapporti si vivono in due, lei non è il solo responsabile del legame e della sua fine.

Sarebbe utile capire e conoscere le dinamiche che stanno alla base delle sue scelte

Legga anche queste letture

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1824-le-scelte-del-partner-e-le-loro-conseguenze.html


https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1831-la-scelta-del-secondo-partner.html

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

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Attivo dal 2012 al 2019
Ex utente
Dottoressa ho letto appena ora il primo articolo, è incredibile come mi rivedo in queste parole, anche se non mi ero mai soffermato sulla possibilità che queste siano conseguenze di una ferita d'amore posta in essere dai miei genitori quando ero bambino.
i miei genitori erano entrambi lavoratori, mia madre ha cominciato a lavorare all'incirca quando avevo sette od otto anni (o forse anche prima, non ricordo bene!) e per il resto la vedevo pochissimo alla sera, idem per mio padre (lui da sempre visto che lavorava quando io tornavo da scuola), escludo che non mi amassero ma forse io somatizzai un abbandono? non capendo come mai non erano presenti?

sta di fatto che come ha potuto leggere nei miei messaggi ho tutti i tratti che lei ha descritto così bene nell'articolo, credo non ne manchi nemmeno uno! e sicuramente sono uno che non si ama abbastanza e che cerca nell'amore una sorta di completamento alle sue insicurezze o scarsa autostima.

come posso fare per amarmi, come posso fare? io desidero non stare così male, eppure non c'è niente che cambi queste situazioni e oramai a 32 anni ne ho vissute fin troppe per pensare di poterle superare!
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Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
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