Philofobia o mancanza di sentimento
Premetto che è difficile sintetizzare il quadro psicologico che espongo, ma cercherò di fare il possibile.
Un anno e mezzo fa ho conosciuto un collega di lavoro, reduci entrambi da storie opprimenti (finite però più di 2 anni prima), decidiamo di iniziare a frequentarci “senza impegno”. Io ho 28 anni, lui 32 e abitiamo a 1h di distanza. Io sono una semplice impiegata, lui, stakanovista “in carriera” che lavora 16 ore su 24 dal lun al giov no stop, e nel fine settimana (ven-sab) fa 7 ore di macchina per seguire una laurea specialistica che gli permetterà di partecipare ad un concorso e ottenere un ruolo di responsabilità maggiore, obbiettivo che fin da subito (parlandoci) sembra essere primario nella sua vita . Al lavoro nessuno sa di noi, per scelta di entrambi,lui è una persona di molto charme, un tipo divertente, ma è molto riservato e non parla mai della sua vita privata con nessuno, tiene le distanze. Sin dalle prime uscite però lui sembra infrangere tutte le regole di un rapporto esclusivamente sessuale: mi chiede di rimanere a dormire da lui, cucina per me, distaccato nelle parole e nelle manifestazioni di affetto, ma eccessivamente premuroso nei miei confronti, si propone spesso di aiutarmi in piccole cose di tutti i giorni, organizza vacanze assieme di 4-5gg, che non comprendono esclusivamente il sesso ma il passare del tempo assieme . Non ha mai slanci affettivi di contatto fisico o paroline dolci, però è sempre presente, mi scrive e mi telefona per ore quasi ogni giorno, non solo per parlare di frivolezze, ma ascolta anche le mie problematiche e si rende disponibile ad aiutarmi, SEMPRE. Io quasi subito abbatto i paletti iniziali e mi innamoro di lui, ma lui appare sempre sfuggente e misterioso in ciò che prova per me, nonostante finisca per passare con me quasi ogni domenica (che è il suo unico momento libero). Un giorno per cercare di chiarire un altro nocciolo fondamentale, gli chiedo se il nostro rapporto è esclusivo o meno e lui molto velatamente con poche essenziali parole, mi dice che non ha altre frequentazioni a parte me. Quando io cerco di dimostrargli il mio sentimento per lui, esponendomi con frasi dolci, però mi frena con battutine (a voler sottolineare esasperatamente che io e lui non siamo una coppia) e ricerca i suoi spazi mollando il colpo e uscendo di più coi suoi amici e meno con me, dicendomi che deve studiare (cosa comprensibile visto la mancanza di tempo per farlo).
A volte passa anche un intera settimana senza che mi scriva e io ovviamente da orgogliosa che sono, non lo cerco,ma dentro di me comincio a pensare e a macinare insicurezza e dubbi. Fino a che in marzo apro il vaso di Pandora e in maniera molto irruenta gli dico che tengo a lui, gli dico che ho bisogno di una persona che mi faccia sentire amata, che così senza certezze non riesco ad andare avanti. Lui di risposta (il tutto via messaggi) mi dice che tiene a me, che adora trascorrere il tempo con me, ma che non può darmi ciò che pretendo da lui, che non vuole una fidanzata ma evita di specificarne il motivo, quindi ci “lasciamo”. Il giorno seguente però, mi chiede di vederci, perché è il giorno del mio compleanno e lui voleva comunque consegnarmi il regalo che mi aveva comprato, regalo decisamente sentimentale (un diario rilegato con dedica sua, dove avrei dovuto scrivere dei miei/nostri viaggi). Prima di salutarmi ha gli occhi lucidi, mentre gli sto dicendo addio, lui mi lascia comunque andare senza fermarmi, nonostante la sua espressioni sembra mostrarmi una sorta di combattuta sofferenza. Ci salutiamo così e poi al lavoro però continuiamo a mantenere un rapporto di civile convivenza. Passano circa 3 mesi durante i quali ogni tanto c mandiamo qualche messaggio ironico e al lavoro ogni tanto c facciamo delle risate assieme su qualche battuta, ma niente di più. In luglio il riavvicinamento, una sera mi chiede di fermarmi dopo lavoro, parliamo e mi dice che gli sono mancata, che mi ha pensato tutti i giorni, che ripensava a tutte le cose belle fatte insieme. Io in quei mesi avevo sofferto così tanto la sua mancanza che senza pensarci due volte mi sono ritrovata ad accettare un suo invito a cena, ai quali sono seguiti altri, voleva vedermi sempre più spesso anche 2-3 volte a settimana (e ciò gli era permesso perché aveva concluso con successo il primo anno della specialistica). Era ritornato in maniera entusiasmante, mi dice che vuole fare il giro dell’Italia con me, tutte le cose che gli avevo rinfacciato di non fare, all’improvviso spariscono, ora mi abbraccia, mi bacia teneramente, stiamo ore anche nella quotidianità di casa sua (vive da solo) davanti alla tv anche senza approcci sessuali, cuciniamo assieme, andiamo in giro per negozi, mi porta la colazione al lavoro come avesse avuto un iniezione di affetto improvvisa, come se fossi la sua “fidanzata”, senza però chiamarmi mai tale. Io mi illudo nuovamente, svolta decisiva (nella mia mente) avviene quando mi presenta il suo migliore amico (nonostante mi presenti probabilmente come un amica). Nel contempo inizia il secondo anno di università, si creano dei problemi nel far combaciare nuovi orari del corso e il suo lavoro, per problemi amministrativi rischia di perdere l’anno, aumenta lo stress, lui si incupisce, mi cerca di meno, diminuisce le nostre frequentazioni, è sempre molto stanco e spesso si addormenta sul divano. Una sera di ottobre però mi presenta la seconda coppia di suoi migliori amici, accompagnando il tutto con una frase piuttosto ambigua: “l’importante è che tu non prenda la cena con il significato che non ha” ennesima frecciatina a voler sottolineare il mio ruolo “poco chiaro”. Da li però faccio quello che probabilmente non avrei dovuto: gli propongo di partecipare al compleanno di una mia amica (che non fa parte della nostra sfera lavorativa), lui declina dicendo che un impegno e io mi faccio vedere offesa, ma non ne parliamo, lasciamo morire la cosa così. Da li poi però sparisce per una settimana. Al che io sbotto di nuovo, gli faccio una scenata aggressiva chiedendo spiegazioni sulla sua “scomparsa” , con una telefonata lui mi dice che si è sentito di comportarsi così, perché all’inizio in luglio era ritornato con entusiasmo, ma poi il tutto era andato scemando e lui “si è sentito di ritornare nel suo recinto”, che non era “scattato quel qualcosa nei miei confronti”, che il suo unico obbiettivo è quello di finire l’università per poi partecipare ad un concorso per cui potrebbe trasferirsi anche a migliaia di km da qui. Che si è reso conto che dalle mie ultime “scenate” non si poteva più gestire la cosa e che quindi ci salutavamo qui, di nuovo, in maniera definitiva.
Il giorno dopo al lavoro (si tratta della sett scorsa) come niente fosse, mi vede triste e ferita e quindi cerca il contatto chiedendomi come sto e fa battute per spezzare l’imbarazzo, io stavolta però offesa nel profondo, non voglio mantenere un rapporto civile e gli dico che non mi rivolga più la parola perché mi ritengo usata e presa in giro per 2 volte! Lui mi dice che gli dispiace che io la pensi cosi che non è affatto vero, che se voglio ne parliamo, io lo smonto dicendogli che aveva già detto tutto ciò che c’era da dire e concludo i contatti.
Dopo questo quadro… sono qui a chiedervi un consulto perché fondamentalmente non riesco a farmene una ragione chiara… Dopo un anno e mezzo (non 3 mesi) si può veramente essere liquidati dicendo “che non è scattato quel qualcosa”… ? Nonostante i comportamenti d’affetto…nonostante le manifestazioni di mancanza e di importanza, nonostante i progetti, nonostante ti dica che non ha interesse nel frequentare altre donne??? Quando lui mi dice che non mi ama, non riesco a credergli, perché ho perfettamente in mente l’entusiasmo e la voglia che provava nei momenti passati insieme, nell’elaborare progetti futuri. Al che incomincio a pensare che vista la sua spasmodica e ossessiva voglia di realizzare il suo obbiettivo di carriera (per il quale obbiettivamente ha dei ritmi che nessuna persona normale riuscirebbe a sostenere) possa soffrire di una sorta di philofobia mascherata da una eccessiva concentrazione sul lavoro per cui io vengo vista come ciò che lo distoglie dal suo obbiettivo primario, che gli toglie tempo e forze, che gli sconvolge la routine lavoro-studio che abbia paura di impegnarsi perché non vuole poi doversi trovare a fare una scelta impegnativa emotivamente in caso di trasferimento, che visti gli ultimi problemi universitari che lo assillano, mi veda quasi co-responsabile di tali problemi? In particolare l’uso della sua frase “sono ritornato nel mio recinto”… mi fa sospettare ancora di più quanto credo. Sostanzialmente ho solo bisogno di capire se nonostante io lo ami moltissimo e voglia combattere per riaverlo, sia giusto che rinunci a tale lotta perché probabilmente è vero che non mi ama, o in realtà il suo fuggire sia dimostrazione, non di mancanza di amore, ma di qualche suo blocco psicologico che non vuole ammettere??? Grazie.
Un anno e mezzo fa ho conosciuto un collega di lavoro, reduci entrambi da storie opprimenti (finite però più di 2 anni prima), decidiamo di iniziare a frequentarci “senza impegno”. Io ho 28 anni, lui 32 e abitiamo a 1h di distanza. Io sono una semplice impiegata, lui, stakanovista “in carriera” che lavora 16 ore su 24 dal lun al giov no stop, e nel fine settimana (ven-sab) fa 7 ore di macchina per seguire una laurea specialistica che gli permetterà di partecipare ad un concorso e ottenere un ruolo di responsabilità maggiore, obbiettivo che fin da subito (parlandoci) sembra essere primario nella sua vita . Al lavoro nessuno sa di noi, per scelta di entrambi,lui è una persona di molto charme, un tipo divertente, ma è molto riservato e non parla mai della sua vita privata con nessuno, tiene le distanze. Sin dalle prime uscite però lui sembra infrangere tutte le regole di un rapporto esclusivamente sessuale: mi chiede di rimanere a dormire da lui, cucina per me, distaccato nelle parole e nelle manifestazioni di affetto, ma eccessivamente premuroso nei miei confronti, si propone spesso di aiutarmi in piccole cose di tutti i giorni, organizza vacanze assieme di 4-5gg, che non comprendono esclusivamente il sesso ma il passare del tempo assieme . Non ha mai slanci affettivi di contatto fisico o paroline dolci, però è sempre presente, mi scrive e mi telefona per ore quasi ogni giorno, non solo per parlare di frivolezze, ma ascolta anche le mie problematiche e si rende disponibile ad aiutarmi, SEMPRE. Io quasi subito abbatto i paletti iniziali e mi innamoro di lui, ma lui appare sempre sfuggente e misterioso in ciò che prova per me, nonostante finisca per passare con me quasi ogni domenica (che è il suo unico momento libero). Un giorno per cercare di chiarire un altro nocciolo fondamentale, gli chiedo se il nostro rapporto è esclusivo o meno e lui molto velatamente con poche essenziali parole, mi dice che non ha altre frequentazioni a parte me. Quando io cerco di dimostrargli il mio sentimento per lui, esponendomi con frasi dolci, però mi frena con battutine (a voler sottolineare esasperatamente che io e lui non siamo una coppia) e ricerca i suoi spazi mollando il colpo e uscendo di più coi suoi amici e meno con me, dicendomi che deve studiare (cosa comprensibile visto la mancanza di tempo per farlo).
A volte passa anche un intera settimana senza che mi scriva e io ovviamente da orgogliosa che sono, non lo cerco,ma dentro di me comincio a pensare e a macinare insicurezza e dubbi. Fino a che in marzo apro il vaso di Pandora e in maniera molto irruenta gli dico che tengo a lui, gli dico che ho bisogno di una persona che mi faccia sentire amata, che così senza certezze non riesco ad andare avanti. Lui di risposta (il tutto via messaggi) mi dice che tiene a me, che adora trascorrere il tempo con me, ma che non può darmi ciò che pretendo da lui, che non vuole una fidanzata ma evita di specificarne il motivo, quindi ci “lasciamo”. Il giorno seguente però, mi chiede di vederci, perché è il giorno del mio compleanno e lui voleva comunque consegnarmi il regalo che mi aveva comprato, regalo decisamente sentimentale (un diario rilegato con dedica sua, dove avrei dovuto scrivere dei miei/nostri viaggi). Prima di salutarmi ha gli occhi lucidi, mentre gli sto dicendo addio, lui mi lascia comunque andare senza fermarmi, nonostante la sua espressioni sembra mostrarmi una sorta di combattuta sofferenza. Ci salutiamo così e poi al lavoro però continuiamo a mantenere un rapporto di civile convivenza. Passano circa 3 mesi durante i quali ogni tanto c mandiamo qualche messaggio ironico e al lavoro ogni tanto c facciamo delle risate assieme su qualche battuta, ma niente di più. In luglio il riavvicinamento, una sera mi chiede di fermarmi dopo lavoro, parliamo e mi dice che gli sono mancata, che mi ha pensato tutti i giorni, che ripensava a tutte le cose belle fatte insieme. Io in quei mesi avevo sofferto così tanto la sua mancanza che senza pensarci due volte mi sono ritrovata ad accettare un suo invito a cena, ai quali sono seguiti altri, voleva vedermi sempre più spesso anche 2-3 volte a settimana (e ciò gli era permesso perché aveva concluso con successo il primo anno della specialistica). Era ritornato in maniera entusiasmante, mi dice che vuole fare il giro dell’Italia con me, tutte le cose che gli avevo rinfacciato di non fare, all’improvviso spariscono, ora mi abbraccia, mi bacia teneramente, stiamo ore anche nella quotidianità di casa sua (vive da solo) davanti alla tv anche senza approcci sessuali, cuciniamo assieme, andiamo in giro per negozi, mi porta la colazione al lavoro come avesse avuto un iniezione di affetto improvvisa, come se fossi la sua “fidanzata”, senza però chiamarmi mai tale. Io mi illudo nuovamente, svolta decisiva (nella mia mente) avviene quando mi presenta il suo migliore amico (nonostante mi presenti probabilmente come un amica). Nel contempo inizia il secondo anno di università, si creano dei problemi nel far combaciare nuovi orari del corso e il suo lavoro, per problemi amministrativi rischia di perdere l’anno, aumenta lo stress, lui si incupisce, mi cerca di meno, diminuisce le nostre frequentazioni, è sempre molto stanco e spesso si addormenta sul divano. Una sera di ottobre però mi presenta la seconda coppia di suoi migliori amici, accompagnando il tutto con una frase piuttosto ambigua: “l’importante è che tu non prenda la cena con il significato che non ha” ennesima frecciatina a voler sottolineare il mio ruolo “poco chiaro”. Da li però faccio quello che probabilmente non avrei dovuto: gli propongo di partecipare al compleanno di una mia amica (che non fa parte della nostra sfera lavorativa), lui declina dicendo che un impegno e io mi faccio vedere offesa, ma non ne parliamo, lasciamo morire la cosa così. Da li poi però sparisce per una settimana. Al che io sbotto di nuovo, gli faccio una scenata aggressiva chiedendo spiegazioni sulla sua “scomparsa” , con una telefonata lui mi dice che si è sentito di comportarsi così, perché all’inizio in luglio era ritornato con entusiasmo, ma poi il tutto era andato scemando e lui “si è sentito di ritornare nel suo recinto”, che non era “scattato quel qualcosa nei miei confronti”, che il suo unico obbiettivo è quello di finire l’università per poi partecipare ad un concorso per cui potrebbe trasferirsi anche a migliaia di km da qui. Che si è reso conto che dalle mie ultime “scenate” non si poteva più gestire la cosa e che quindi ci salutavamo qui, di nuovo, in maniera definitiva.
Il giorno dopo al lavoro (si tratta della sett scorsa) come niente fosse, mi vede triste e ferita e quindi cerca il contatto chiedendomi come sto e fa battute per spezzare l’imbarazzo, io stavolta però offesa nel profondo, non voglio mantenere un rapporto civile e gli dico che non mi rivolga più la parola perché mi ritengo usata e presa in giro per 2 volte! Lui mi dice che gli dispiace che io la pensi cosi che non è affatto vero, che se voglio ne parliamo, io lo smonto dicendogli che aveva già detto tutto ciò che c’era da dire e concludo i contatti.
Dopo questo quadro… sono qui a chiedervi un consulto perché fondamentalmente non riesco a farmene una ragione chiara… Dopo un anno e mezzo (non 3 mesi) si può veramente essere liquidati dicendo “che non è scattato quel qualcosa”… ? Nonostante i comportamenti d’affetto…nonostante le manifestazioni di mancanza e di importanza, nonostante i progetti, nonostante ti dica che non ha interesse nel frequentare altre donne??? Quando lui mi dice che non mi ama, non riesco a credergli, perché ho perfettamente in mente l’entusiasmo e la voglia che provava nei momenti passati insieme, nell’elaborare progetti futuri. Al che incomincio a pensare che vista la sua spasmodica e ossessiva voglia di realizzare il suo obbiettivo di carriera (per il quale obbiettivamente ha dei ritmi che nessuna persona normale riuscirebbe a sostenere) possa soffrire di una sorta di philofobia mascherata da una eccessiva concentrazione sul lavoro per cui io vengo vista come ciò che lo distoglie dal suo obbiettivo primario, che gli toglie tempo e forze, che gli sconvolge la routine lavoro-studio che abbia paura di impegnarsi perché non vuole poi doversi trovare a fare una scelta impegnativa emotivamente in caso di trasferimento, che visti gli ultimi problemi universitari che lo assillano, mi veda quasi co-responsabile di tali problemi? In particolare l’uso della sua frase “sono ritornato nel mio recinto”… mi fa sospettare ancora di più quanto credo. Sostanzialmente ho solo bisogno di capire se nonostante io lo ami moltissimo e voglia combattere per riaverlo, sia giusto che rinunci a tale lotta perché probabilmente è vero che non mi ama, o in realtà il suo fuggire sia dimostrazione, non di mancanza di amore, ma di qualche suo blocco psicologico che non vuole ammettere??? Grazie.
[#1]
Psicologo
Gentile Utente,
vi sono persone che, come sembra sia Lei, mettono al primo posto i sentimenti e altre che, come sembra sia lui, tengono maggiormente alla realizzazione sul piano professionale.
Sono due impostazioni differenti che, salvo eccezioni, solitamente presentano pochi punti di convergenza.
Dalla descrizione che ci fornisce, lui appare piuttosto "rigido" sentimentalmente, ma non è opportuno formulare delle diagnosi senza avere elementi concreti per farlo.
Comunque sia, Le consiglierei di chiarire con lui quali sono le rispettive priorità, le cose più importanti della propria vita, e prendere le vostre decisioni di conseguenza.
vi sono persone che, come sembra sia Lei, mettono al primo posto i sentimenti e altre che, come sembra sia lui, tengono maggiormente alla realizzazione sul piano professionale.
Sono due impostazioni differenti che, salvo eccezioni, solitamente presentano pochi punti di convergenza.
Dalla descrizione che ci fornisce, lui appare piuttosto "rigido" sentimentalmente, ma non è opportuno formulare delle diagnosi senza avere elementi concreti per farlo.
Comunque sia, Le consiglierei di chiarire con lui quali sono le rispettive priorità, le cose più importanti della propria vita, e prendere le vostre decisioni di conseguenza.
[#2]
Gentile utente,
concordo con quanto scrive il mio collega, dr Repici.
Non è opportuno formulare diagnosi on line o "fai da te".
Capisco che lei si senta ferita ma in realtà le "regole del gioco" con quest'uomo erano chiare fin dal principio. Niente legami. Il legame come dice la parola stessa avvicina ma al tempo stessa imprigiona, lega, togli libertà di movimento. L'uomo in questione vuole totale libertà. Può costruire un "finto" legame, decidere fino a dove spingersi per farlo sembrare "vero", ma se l'altro ci mette del suo si ritira "nel suo recinto".
Non ci trovo nulla di patologico.
Capisco che lei voglia dare un senso a ciò che le è accaduto, ma sostanzialmente anche lei era d'accordo con le regole in questione.
Forse quello che volete non combacia.
Restiamo in ascolto
concordo con quanto scrive il mio collega, dr Repici.
Non è opportuno formulare diagnosi on line o "fai da te".
Capisco che lei si senta ferita ma in realtà le "regole del gioco" con quest'uomo erano chiare fin dal principio. Niente legami. Il legame come dice la parola stessa avvicina ma al tempo stessa imprigiona, lega, togli libertà di movimento. L'uomo in questione vuole totale libertà. Può costruire un "finto" legame, decidere fino a dove spingersi per farlo sembrare "vero", ma se l'altro ci mette del suo si ritira "nel suo recinto".
Non ci trovo nulla di patologico.
Capisco che lei voglia dare un senso a ciò che le è accaduto, ma sostanzialmente anche lei era d'accordo con le regole in questione.
Forse quello che volete non combacia.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#3]
Utente
Gentili Dottori, vi ringrazio per le risposte.
Non volevo certamente trovare qualcosa di patologico in lui, ma semplicemente chiarire ciò che mi accaduto. Il nocciolo fondamentale è sempre stato quello di non riuscire a capire come dopo 1 anno e mezzo, il suo ritorno, il suo atteggiamento più affettuoso, la sua sofferenza rispetto alla mia mancanza non sia stato possibile passare il nostro "non legame" ad un "legame".
Forse per noi donne è difficile capire come si possa escludere il cuore in certe situazioni (nonostante le sue dimostrazioni sembrino "di cuore")...per quello cerco di trovare un senso al suo comportamento.
Non è corretto dire che ero d'accordo con le regole in questione, visto che avevo manifestato il mio disagio causando la prima rottura, la quale però era stata ricucita dal suo ritorno. Per quello dico che dal mio punto di vista, se non ha un blocco, così come mi sembra che vogliate farmi capire, ma semplicemente non è innamorato di me, si sia comportato in maniera molto scorretta, infrangendo quelle che erano le "regole di un non legame", tornando indietro, pur sapendo ciò che provavo per lui e pur sapendo allora che non poteva darmi ciò che volevo da lui.
Posso capire che lui tenga alla realizzazione professionale, ma questa sua ostinazione a non voler provare a far andare avanti entrambe le cose parallelamente non la comprendo. Quasi mai la vita professionale, esclude quella sentimentale. A sua detta tra l'altro le precedenti due storie sentimentali, ufficiali, sono finite per gli stessi motivi. Per quello anche mi era venuto da pensare ad un "blocco" voluto.
Comunque ad oggi abbiamo chiuso i contatti e non ci siamo più cercati, quindi dubito che avremo un chiarimento al riguardo, semplicemente volevo potermi mettere il "cuore in pace" e capire se lo devo archiviare definitivamente o se ha senso riprovarci. Ma da quanto capisco dalle vostre risposte, mi consigliate la seconda?
Non volevo certamente trovare qualcosa di patologico in lui, ma semplicemente chiarire ciò che mi accaduto. Il nocciolo fondamentale è sempre stato quello di non riuscire a capire come dopo 1 anno e mezzo, il suo ritorno, il suo atteggiamento più affettuoso, la sua sofferenza rispetto alla mia mancanza non sia stato possibile passare il nostro "non legame" ad un "legame".
Forse per noi donne è difficile capire come si possa escludere il cuore in certe situazioni (nonostante le sue dimostrazioni sembrino "di cuore")...per quello cerco di trovare un senso al suo comportamento.
Non è corretto dire che ero d'accordo con le regole in questione, visto che avevo manifestato il mio disagio causando la prima rottura, la quale però era stata ricucita dal suo ritorno. Per quello dico che dal mio punto di vista, se non ha un blocco, così come mi sembra che vogliate farmi capire, ma semplicemente non è innamorato di me, si sia comportato in maniera molto scorretta, infrangendo quelle che erano le "regole di un non legame", tornando indietro, pur sapendo ciò che provavo per lui e pur sapendo allora che non poteva darmi ciò che volevo da lui.
Posso capire che lui tenga alla realizzazione professionale, ma questa sua ostinazione a non voler provare a far andare avanti entrambe le cose parallelamente non la comprendo. Quasi mai la vita professionale, esclude quella sentimentale. A sua detta tra l'altro le precedenti due storie sentimentali, ufficiali, sono finite per gli stessi motivi. Per quello anche mi era venuto da pensare ad un "blocco" voluto.
Comunque ad oggi abbiamo chiuso i contatti e non ci siamo più cercati, quindi dubito che avremo un chiarimento al riguardo, semplicemente volevo potermi mettere il "cuore in pace" e capire se lo devo archiviare definitivamente o se ha senso riprovarci. Ma da quanto capisco dalle vostre risposte, mi consigliate la seconda?
[#4]
Gentile Utente,
comprendo bene la Sua sofferenza, ma dal momento che non vi è accordo tra voi due e poichè Lei desidera ben altro da una relazione, non Le pare più semplice cercare ciò che davvero desidera?
Lei dice di essersi sentita presa in giro per ben un anno e mezzo; io vorrei provare a girare questa domanda e chiederLe: come ha fatto a resistere per un anno e mezzo in una relazione che, se ci pensa bene, non Le ha dato tutto ciò che desiderava?
Come mai ha lasciato che le regole del gioco venissero dettate (solo) da quest'uomo?
comprendo bene la Sua sofferenza, ma dal momento che non vi è accordo tra voi due e poichè Lei desidera ben altro da una relazione, non Le pare più semplice cercare ciò che davvero desidera?
Lei dice di essersi sentita presa in giro per ben un anno e mezzo; io vorrei provare a girare questa domanda e chiederLe: come ha fatto a resistere per un anno e mezzo in una relazione che, se ci pensa bene, non Le ha dato tutto ciò che desiderava?
Come mai ha lasciato che le regole del gioco venissero dettate (solo) da quest'uomo?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#5]
Utente
Buongiorno Dottoressa, capisco perfettamente ciò che mi dice, cioè che dovrei trovare quello che desidero.
Il punto è che da donna innamorata di lui, ciò che desideravo era lui. Ho resistito un anno e mezzo perchè in un certo senso il suo "giochino" mi ha ingannato diverse volte, un tira e molla di "esporsi di più" per poi subito dopo "tirarsi indietro", ero molto presa e quando è tornato ho dato per scontato che fosse tornato "perchè allora si era accorto di volermi come lo volevo io", ho pazientato forse anche perchè parlandone con le persone a me vicine, mi era stato detto che forse aveva bisogno dei suoi tempi, e amandolo così tanto, tiravo avanti questa "specie di storia" in cui giorni mi sentivo felice perchè sembrava che fossi il centro del suo mondo e giorni in cui ero piena di dubbi al riguardo.
Sicuramente 1 anno e mezzo, buttatto, visto a posteriori, illusa dal fatto che fosse una persona corretta che aveva solo bisogno dei suoi tempi (visto anche che mi diceva di non frequentare altre, solo me), l'ho aspettato, perchè non riuscivo a vedere nessun altro a parte lui, al mio fianco. Forse avrei anche aspettato che finisse l'università per capire cosa poteva darmi, se non fosse che per come sono fatta, ad un certo punto non reggevo più le sue "fughe" e i suoi distacchi.
Neanche un mese fa, tutto entusiasta mi aveva mostrato che aveva chiesto ferie per poter organizzare un viaggio natalizio, che comprendeva anche il passare capodanno assieme, cosa che evidentemente mi aveva sviato parecchio.
Ho lasciato che le regole fossero dettate da lui fino ad un certo punto, perchè dopo il "distacco" a marzo nel quale gli avevo fatto notare tutte le cose che non faceva per me, lui era ritornato e queste cose ora le aveva cambiate tutte (cosa che probabilmente mi aveva illuso di nuovo).
Sicuramente la parte forte è sempre stata lui, ma non vedo come da "innamorata" avrei dovuto rinunciare a provarci.
Il punto è che da donna innamorata di lui, ciò che desideravo era lui. Ho resistito un anno e mezzo perchè in un certo senso il suo "giochino" mi ha ingannato diverse volte, un tira e molla di "esporsi di più" per poi subito dopo "tirarsi indietro", ero molto presa e quando è tornato ho dato per scontato che fosse tornato "perchè allora si era accorto di volermi come lo volevo io", ho pazientato forse anche perchè parlandone con le persone a me vicine, mi era stato detto che forse aveva bisogno dei suoi tempi, e amandolo così tanto, tiravo avanti questa "specie di storia" in cui giorni mi sentivo felice perchè sembrava che fossi il centro del suo mondo e giorni in cui ero piena di dubbi al riguardo.
Sicuramente 1 anno e mezzo, buttatto, visto a posteriori, illusa dal fatto che fosse una persona corretta che aveva solo bisogno dei suoi tempi (visto anche che mi diceva di non frequentare altre, solo me), l'ho aspettato, perchè non riuscivo a vedere nessun altro a parte lui, al mio fianco. Forse avrei anche aspettato che finisse l'università per capire cosa poteva darmi, se non fosse che per come sono fatta, ad un certo punto non reggevo più le sue "fughe" e i suoi distacchi.
Neanche un mese fa, tutto entusiasta mi aveva mostrato che aveva chiesto ferie per poter organizzare un viaggio natalizio, che comprendeva anche il passare capodanno assieme, cosa che evidentemente mi aveva sviato parecchio.
Ho lasciato che le regole fossero dettate da lui fino ad un certo punto, perchè dopo il "distacco" a marzo nel quale gli avevo fatto notare tutte le cose che non faceva per me, lui era ritornato e queste cose ora le aveva cambiate tutte (cosa che probabilmente mi aveva illuso di nuovo).
Sicuramente la parte forte è sempre stata lui, ma non vedo come da "innamorata" avrei dovuto rinunciare a provarci.
[#7]
Gentile Utente,
per quanto riguarda la gestione adesso al lavoro, diciamo che il tempo in queste situazioni aiuta moltissimo e Le auguro di incontrare una persona che sia invece sulla Sua stessa lunghezza d'onda.
Per quanto riguarda il resto, forse ha peccato di ingenuità per diverse ragioni. Com'è possibile che un uomo innamorato non abbia voglia di far conoscere a tutti la propria donna e che, nel presentarla agli amici, non sappia bene come presentarla o che riesca a parlare solo di una "amica"?
Soprattutto Lei si è accontentata, ma davanti a tutti quei segnali che riceveva, anzichè passarci sopra e fare come se non ci fossero, avrebbe dovuto problaticizzarli e chiedere chiarimenti.
Forse ha avuto semplicemente paura di perdere questa persona... perchè certamente ne era innamorata, ma non faccia un torto a se stessa di accontentarsi, soprattutto su questioni così importanti che riguardano la Sua vita e la Sua felicità.
Cordiali saluti,
per quanto riguarda la gestione adesso al lavoro, diciamo che il tempo in queste situazioni aiuta moltissimo e Le auguro di incontrare una persona che sia invece sulla Sua stessa lunghezza d'onda.
Per quanto riguarda il resto, forse ha peccato di ingenuità per diverse ragioni. Com'è possibile che un uomo innamorato non abbia voglia di far conoscere a tutti la propria donna e che, nel presentarla agli amici, non sappia bene come presentarla o che riesca a parlare solo di una "amica"?
Soprattutto Lei si è accontentata, ma davanti a tutti quei segnali che riceveva, anzichè passarci sopra e fare come se non ci fossero, avrebbe dovuto problaticizzarli e chiedere chiarimenti.
Forse ha avuto semplicemente paura di perdere questa persona... perchè certamente ne era innamorata, ma non faccia un torto a se stessa di accontentarsi, soprattutto su questioni così importanti che riguardano la Sua vita e la Sua felicità.
Cordiali saluti,
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 6k visite dal 24/11/2013.
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