Ansia prestazione

30 anni io, 28 lui. Ci conosciamo ed io perdo la testa. Dopo una serie di rifiuti iniziali da parte sua, anche con parole grosse ed offese, decido di andar via. Lui però mi implora di restare, e da allora inizia il mio incubo. Soffre di ansia a livelli indescrivibili, tanto da aver paura di guidare o di avvicinarsi ad un cagnolino e mi dice che le sue reazioni sono dettate solo da questo. Spesso queste crisi lo portano a star male e ad avere crampi allo stomaco fortissimi. Resto con lui per un anno e mezzo, durante il quale ha combinate di cotte e di crude, dal lasciarmi a casa dopo avermi dato appuntamento per uscire con gli amici, al non accompagnarmi in ospedale quando mi son sentita male e gli chiesi di portarmi al pronto soccorso. Mi riscontrarono un problema di salute, non grave per fortuna, ma lui si giustificò dicendo che sapeva che ero più forte di lui e che quindi avrei potuto farcela anche da sola. Ogni volta che ho tentato di lasciarlo, son partite minacce sul fatto che si sarebbe ammazzato. Non ricordo più le volte in cui non ho dormito perché spegneva il cellulare dopo aver gridato come un matto e preso a pugni il muro. In tutto ciò, la sfera sessuale non andava sotto nessun profilo : per metà della relazione mi ha fatto credere che i suoi problemi di erezione si fossero presentati solo con me e non con altre donne. Mi sono sentita una nullità per tutto quel tempo, ho pensato di non piacergli e una sera mi ha fatto persino pensare che avessi un pessimo odore. Ciò fino a quando, non ho trovato una mail di una sua ex che lo accusava di essere in realtà omosessuale e che a questo erano riconducibili i suoi disturbi di erezione. Dopo un anno e mezzo durante il quale si è rifiutato di sottoporsi ad una visita medica per risolvere il problema erezione ma soprattutto quello dell'ansia, decido di lasciarlo definitivamente. Inizia a ricontattarmi, ben conscio del fatto che nel frattempo io ho ancora dei problemi di salute seppur non gravi, e mi implora di tornare da lui o quanto meno di restare a sua disposizione per i suoi sfoghi perché io a detta sua sono l'unica che non l'ha mai giudicato e l'ha sempre compreso. Gli ho suggerito di farsi aiutare da un terapeuta, anche perché non capisco l'inerzia della famiglia di fronte alle sue crisi, ma non so più che fare. Non sono un medico e non so quanto del suo carattere sia addebitabile ad ansia e quanto ad immaturità.Mi mette in uno stato di agitazione, anche solo sentirlo, ma realmente non so che fare. A volte mi sento una pessima persona perché so che realmente lui si apre solo con me, ma davvero credo di non poter reggere ulteriormente questa persona.
[#1]
Dr.ssa Paola Scalco Psicoterapeuta, Psicologo, Sessuologo 4.3k 102 45
Gentile Utente,
giustamente, a mio avviso, sostiene di non essere uno specialista: se veramente lui si fida di Lei e non teme i suoi giudizi, gli suggerisca con fermezza di rivolgersi a chi lo potrebbe aiutare ad affrontare (e magari risolvere) i suoi problemi.
Dal canto suo, è comprensibile che non abbia più volontà di stare dentro a quello che, da come l'ha descritto, parrebbe più un gioco al massacro che una relazione di coppia. Perché dovrebbe perseverare in un rapporto dove deve solamente dare, senza ottenere alcunché di buono in cambio?
Si prenda cura di se stessa e superi i suoi problemi di salute. Penso che la priorità per Lei ora sia questa.

Saluti.

Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i

[#2]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

mi sembra che questa relazione sia nata come "problematica" e nel tempo le cose sono rimaste più o meno invariate. Probabilmente non si tratta solo di "ansia da prestazione", ma questo dovrebbe essere accertato da un professionista dopo una valutazione accurata del caso.

Cosa la lega ancora a questa persona?
Come vede la sua vita in un futuro prossimo?






Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

[#3]
Attivo dal 2007 al 2014
Ex utente
Io ora ho cercato di voltare pagina, mi sto prendendo cura di me. Ma a volte mi telefona, mi ferma per la strada e piange. Dice che alla fine io l'ho abbandonato come hanno fatto tutti gli altri, famiglia compresa (il che però, a dire mio non è vero. Anzi è anche fin troppo presente in tutti gli aspetti della sua vita, compresa quella sessuale rispetto alla quale non mancano di fare domande fin troppo invadenti).
La relazione è' nata come problematica, ed è morta come tale. Mi spiace perché alla fine io credo che sia un bravo ragazzo, con qualche problema forse dettato anche da una famiglia troppo "chioccia" per la sua età. La mia famiglia, tuttavia, forse preoccupata per le urla che sentiva, mi ha suggerito di non occuparmi più di lui.
Però ogni volta che lo sento piangere, che mi dice che riesce ad aprirsi solo con me, perché è innamorato, io mi sento in colpa da morire. Non sono innamorata di lui e a dire il vero, credo neanche lui di me. Credo sia dipendente da me perché io al contrario delle sue ex gli sono rimasta accanto nonostante i suoi problemi. Vorrei aiutarlo, ma ogni volta che provo a dire di rivolgersi ad un consultorio o ad uno specialista mi risponde che l'ansia è un problema da risolvere in solitudine e che non vuol dare dispiaceri a chi gli sta intorno (e sinceramente non capisco di che dispiacere parli). Non vorrei arrivare a doverlo far allontanare da familiari o amici perché ho paura di qualche gesto inconsulto da parte sua, come quando mi diceva di essere sul tetto di casa pronto a lanciarsi giù.
Per quanto riguarda me , spero di stare bene nel mio prossimo futuro. Di proseguire nella realizzazione dei miei obiettivi di vita. Anzi a dire il vero, da quando non lo frequento più non dico di aver risolto tutti i miei problemi di salute, ma li affronto con una serenità maggiore che sta dando qualche risultato soddisfacente secondo il mio medico.
Grazie infinite per la disponibilità
[#4]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
"Però ogni volta che lo sento piangere, che mi dice che riesce ad aprirsi solo con me, perché è innamorato, io mi sento in colpa da morire."

Gentile Utente,

a dire la verità più che la dipendenza di quest'uomo nei Suoi riguardi, mi pare che situazione sia esattamente al contrario: è Lei dipendente da lui, dai suoi umori e dai suoi bisogni; è sempre Lei che si è lasciata manipolare e che ancora si fa manipolare da un uomo maltrattante e problematico.

Pertanto, indipendentemente dai problemi di quest'uomo (che dovrà affrontare solo lui e da solo), mi pare che Lei possa anche valutare l'idea di una consulenza psicologica per comprendere le dinamiche che l'hanno portata in una relazione del genere.

Soprattutto mi pare pericolosa la frase che Le ho riportato sopra: "Però ogni volta che lo sento piangere, che mi dice che riesce ad aprirsi solo con me, perché è innamorato, io mi sento in colpa da morire."
Quest'uomo non pare innamorato di Lei, ma solo molto abile nel manipolarLa: dubito che possa aprirsi solo con Lei, dubito sia innamorato (una persona innamorata non si comporterebbe mai come ha fatto lui), ma di certo riesce nel proprio intento: farLa sentire in colpa quando di colpe non ne ha...

Su tutto ciò dovrebbe riflettere...

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#5]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

mi sembra che la dipendenza sia di entrambi. Queste persone tendono a manipolare l'altro, le minacce di suicidio sono un tipico segnale, alimentando poi dei sensi di colpa che rendono difficile la separazione.

Lei dovrebbe entrare nell'ottica che non può salvare nessuno, le richieste di questa persona sono disfunzionali e cercano di creare, in maniera del tutto inconsapevole, un "surrogato" di relazione affettiva parassitaria (tant'è vero che non è motivato a farsi curare o chiedere un consulto ad uno specialista).

Cerchi di prendersi cura di se stessa, altrimenti rischia di fare la parte della crocerossina con una persona che non è motivata al cambiamento.





[#6]
Attivo dal 2007 al 2014
Ex utente
Vi ringrazio per i consigli.Dottoressa io a dire il vero ho chiesto una mano perché è un periodo molto, molto difficile per me. Non trovo ci sia niente di male e fortunatamente ho incontrato un bravo medico che mi sta aiutando molto.Lo specialista ritiene che mi abbia trovato in un periodo in cui per il timore di restar sola ad affrontare i problemi, abbia cercato io di risolvere i suoi (o almeno in parole povere credo sia questo il problema).
[#7]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Assolutamente non c'è nulla di male: si prenda cura di se stessa e segua le indicazioni del medico.
A mio avviso è importante per Lei essere consapevole di questa dipendenza da parte Sua, perchè non è un caso che Lei abbia scelto un ragazzo del genere e che si sia lasciata manipolare da lui.
Quindi per evitare in futuro di ritrovarsi in situazioni simili, è bene lasciarsi aiutare.

In genere gli uomini maltrattanti all'inizio di una relazione sono molto abili nel guadagnare la fiducia degli altri e a scegliere con molta cura e precisione le proprie vittime.

Cordiali saluti,
Ansia

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