Gelosia paranoide: posso aiutare il mio ragazzo?

Buongiorno, ho 31 anni e da qualche mese sto con un ragazzo di pochi anni più piccolo. Sono seriamente preoccupata, al punto da averlo allontanato da me da circa una settimana (anche se ci sentiamo in pratica ogni giorno e cerchiamo insieme una soluzione per stare insieme che non troviamo). Il problema è che ogni qual volta usciamo lui diventa un'altra persona: serio, in tensione, iperprotettivo al punto da notare ogni minima cosa succeda attorno a me, ma soprattutto pronto a diventare aggressivo (non con me) alla prima "mancanza di rispetto" rilevata nei miei, e quindi nei SUOI, confronti. Abbiamo più volte parlato del tema "fiducia"; alla storia del non fidarsi "degli altri" non ho mai creduto... ma non ha assolutamente motivi per aver sfiducia nei miei confronti (so solo che anche suo padre è così con la madre e che il mio ragazzo in passato è stato tradito, ma io personalmente l'ho messo in poco tempo al primo posto in tutto pur di dargli sicurezze... pensavamo anche di andare a vivere insieme a breve). Non ho limitazioni da lui in nulla, non ci controlliamo i telefoni e le mail (cose che odiamo entrambi): prova solo tanta rabbia nel momento in cui io riceva la minima attenzione da qualche conoscente o sconosciuto. Io non posso assolutamente vivere nè reclusa in casa nè con l'ansia che alla prima uscita litigheremo o peggio lui potrebbe litigare (magari in maniera violenta) con qualcuno. Per cosa? Per il nulla. Io ODIO la violenza. Continuo a fargli capire che noi dovremmo essere forti davanti a qualsiasi provocazione, che le confidenze altrui verso me (amici e conoscenti miei) non sono mancanze di rispetto a lui e che lui vede il marcio in tutto... che dovrebbe alleggerirsi! Ma pare tutto inutile, è più forte di lui: al primo posto c'è il suo onore, dopo veniamo io e la nostra storia. Una storia meravigliosa che sta finendo nello squallore delle discussioni inutili, nei rinfacciamenti (io dovrei stare come lui sempre con mille occhi aperti.. quindi deduco che sia sempre mia la colpa di tutto) e sono stanca di parlare di persone che io nella maggioranza dei casi nemmeno noto! Sono infelice, spenta e frustrata. Il mio sorriso e il mio entusiasmo si spengono ogni volta che usciamo insieme.. conosco le amarezze vere della vita e non si può pensare di vivere così, guardandosi da tutto e tutti, trovando sempre un problema attorno a noi (una volta abbiamo discusso perché un tale mi ha guardata tutta la sera). Non so se sia tutto frutto della paura di perdermi o di una questione di orgoglio e insicurezza cronica (lui parla più del fatto che queste persone mancano a lui di rispetto e per colpa mia - che non vorrei mai e poi mai vederlo litigare - non può nemmeno reagire con la violenza che meritano) ma così mi sta perdendo davvero. Volevo solo star bene con lui, ma comincio a credere che sia davvero malato e che io non possa farci nulla. Sono tanto delusa e amareggiata, vorrei trovare un punto d'incontro ma pare impossibile. Cosa posso fare? Grazie.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

lei può fare ben poco se non suggerire di consultare un Collega di persona, oppure in coppia, forse sarebbe meglio perché che il suo partner non ha coscienza di questo "disagio", visto che è concentrato soprattutto sugli altri.

Si tratta di un modello famigliare, probabilmente appreso in un contesto culturale dove la "mancanza di rispetto" viene fraintesa con le insicurezze personali. Talvolta l'altro (Lei che scrive) viene percepito come un'estensione di se, qualcosa che bisogna controllare e proteggere ad ogni costo. La "protezione" in realtà è una forma di controllo per lenire l'angoscia persecutoria.

Avete altre difficoltà di tipo affettivo, sessuale ecc.?




Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it

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Utente
Utente
Grazie infinite per la sua risposta. Non abbiamo nessuna difficoltà, al contrario, siamo molto affiatati sotto molteplici aspetti, motivo per il quale stavamo pianificando una convivenza. Ovviamente io non ho la presunzione di voler cambiare di lui nè il carattere nè la mentalità: il mio problema non è il fatto che s'infastidisca molto ma che partano da lui minacce di violenza nei confronti della persona di turno, e ho paura che presto o tardi le metta in pratica. Questo è un pensiero che non posso sopportare, per di più considerando che distorce le cose. Vede malizia in situazioni assolutamente innocenti. Per me è come stare con una bomba ad orologeria, lui se ne rende conto e si rende conto anche del fatto che la questione mi rende infelice ma le soluzioni che mi ha proposto non stanno nè in cielo nè in terra (ad esempio, mi ha proposto di separarci tutta la sera, della serie "occhio non vede, cuore non duole"). Spesso fa sogni molto violenti. Io vorrei tanto che incanalasse questa aggressività verso pensieri positivi: lui domanda a me come si dovrebbe comportare in certe situazioni, come dovrebbe fare per farsi portare rispetto e allo stesso tempo non rendere infelice me. Ma io non so cosa dire. La violenza come soluzione non dovrebbe nemmeno venirgli in mente.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>il mio problema non è il fatto che s'infastidisca molto ma che partano da lui minacce di violenza nei confronti della persona di turno, e ho paura che presto o tardi le metta in pratica.<<
proprio per evitare spiacevoli conseguenze, suggerisca al suo partner di consultare un Collega di persona. Nessuno pretende di cambiare un "carattere", ma sicuramente di ridimensionare la quota di aggressività (e ne emerge molta) è un obiettivo fattibile.

Le soluzioni suggerite dal suo partner non funzionano e non potranno risolvere questa situazione.






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Utente
Utente
Gent.mo, lo penso anch'io, sono soluzioni pressoché assurde. Il problema è che non ammetterà mai di avere un problema: davanti a maleducati che non sanno comportarsi lui si sentirà sempre nel giusto. C'è di buono che chiede a me di aiutarlo nel trovare un punto d'incontro.. o almeno, a me sembra un fattore positivo. Ma non si sottoporrà mai a una cura.. al di là dello stare con me o meno credo che avrà problemi a vita, con qualunque persona. Speravo potessi aiutarlo a maturare un percorso interno, ma mi rendo conto di non avere competenze e strumenti adatti. Grazie infinite per la squisita disponibilità.
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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

credo che non sia solo un problema personale, ma anche un problema culturale, considerando che scrive dalla Calabria.

Cioè, fa parte anche dell'essere ragazzo calabrese, essere geloso e protettivo nei confronti della propria ragazza, o comunque di una ragazza che è stata affidata ad un calabrese.

Furono proprio amici calabresi a farmi notare come fossero iperprotettivi nei confronti delle ragazze. La moglie di uno di loro era estasiata dalle attenzioni e dalla protettiva vigilanza che il marito attuava (ed attua).

>al primo posto c'è il suo onore
Questo è molto sentito ed è culturalmente radicato. Sarò banale, ma più ci avviciniamo al sud più è facile che una persona "si offenda" piuttosto che il romano "che fai non te fidi?".

Forse è un luogo comune, ma se da una parte c'è diffidenza verso lo sconosciuto, di contro c'è la massima disponibilità ed attenzione quando si è entrati nel cerchio dell'amicizia e della confidenza.

Che ne pensa?

Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492

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Utente
Utente
Buonasera Gent.mo, sicuramente il fattore culturale incide molto, considerando che a differenza mia (ho vissuto 13 anni fuori, 11 dei quali proprio a Roma) lui non ha mai avuto modo di confrontarsi con mentalità differenti.. e anche il modello di suo padre ha inciso parecchio, sicuramente. Sono sempre stata del parere che prima di buttare qualcosa si debba provare in tutti i modi ad aggiustarla.. perdoni la metafora. Prima di voltare le spalle a una persona che amo, dotata di tanti meriti e tantissimi pregi vorrei capire se e come poter colmare questo gap culturale esistente tra noi, consapevole del fatto di dover necessariamente e inevitabilmente cambiare punto di vista anche io. Vorrei insegnargli a vivere la gelosia come una parte sana della nostra relazione e a non vedermi come una proprietà da proteggere, minacciata da chiunque. Forse chiedo troppo. Grazie di cuore.
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Forse chiedo troppo.<<
in realtà sta chiedendo il "giusto", ossia di modificare una situazione insostenibile per entrambi. Certo non sarà lei a cambiare il carattere di questa persona, ma sicuramente potrebbe portarlo a ragionare in virtù di un benessere di coppia, un benessere condiviso.

Queste forme di gelosia (morbosa, paranoide ecc.) possono anche essere influenzate da una matrice "culturale", ma la componete individuale è predominante e richiede l'intervento di un professionista. Non si parla più di gelosia come quota di base che esiste in ogni rapporto stabile e ben funzionante, stiamo parlando di qualcosa che va oltre l'essere semplicemente "geloso", proprio perché il partner è vissuto come un oggetto di appartenenza e con poca autonomia.





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Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

che dirLe? Esiste l'autodeterminazione dei popoli.
Se da una parte è giusto che Lei gli chieda di comportarsi diversamente, dall'altra deve pure comprendere che lui non ha fatto l'esperienza che ha fatto Lei.
Essendo poi un modello familiare, chiedergli di rinnegare questo modello vuol dire chiedergli di rinnegare il padre.

E chi può dire chi è che "debba essere aggiustato"?

E visto che ha tanti pregi e tanti meriti, possibile che non gli perdoniamo questo "difetto"?

Cosa teme da questa gelosia?

E' risaputo che al Sud "le femmine sono proprietà da proteggere" e che l'onore è un valore alto.

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Utente
Utente
Gentilissimo,
quindi in altre parole dovrei io mettermi in tasca il mio vissuto e la mia mentalità, dovrei "regredire" fino a comprendere e a fare quasi miei questi modi di intendere e pensare? E' risaputo che al Sud.. io sono del Sud, ma ho avuto un padre e ancor prima un nonno con idee molto aperte, fortunatamente. Alla mia protezione ho sempre badato da sola e certi comportamenti io li chiamo "mafiosi", ovviamente usando il termine in maniera libera. Quando ho chiesto consiglio ho espresso un mio malessere ma questo è legato a dei meccanismi comportamentali che in primis non fanno vivere sereno il mio compagno, che non sono SANI. Dubito che con un'altra persona affianco cambierebbe qualcosa e cercare un punto d'incontro non può voler dire annullare uno dei due. Il mio timore ovviamente è assecondare certi suoi comportamenti (offensivi per la mia persona perché mettono in dubbio la mia buona fede), arrivando alla fine a snaturare me stessa, a perdere spontaneità nei miei modi (innocui) e infine a spegnere la mia solarità. Penso ancora, a distanza di giorni dalla mia mail, che io possa fare molto (considerando anche sempre che lui non si sottoporrà mai a colloquio medico) e chiedevo una chiave per potermi incastrare io in questo suo modo di pensare, per capirlo meglio (magari scavando nel suo passato in maniera anche subdola, un esempio).. ma non esiste e non esisterà mai che io debba accettare in generale una realtà in cui l'uomo è un bullo di periferia e la donna è una proprietà privata (ci tengo a precisare che il mio ragazzo mi spinge da sempre a coltivare mille passioni e interessi, anche senza di lui.. secondo me ne sta uscendo un quadro esageratamente limitato).
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Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>> Penso ancora, a distanza di giorni dalla mia mail, che io possa fare molto... e chiedevo una chiave per potermi incastrare io in questo suo modo di pensare, per capirlo meglio..<<
lei probabilmente è già "incastrata" nel modo di pensare del suo partner e non ne ha piena consapevolezza.

Questa dinamica che lei descrive è probabilmente alimentata da entrambi, lui con il suo carattere "difficile" e lei con un atteggiamento "salvifico", un po' da crocerossina che vorrebbe fare di tutto per cambiarlo.

Purtroppo si sa che le persone non cambiano, a meno che non siano veramente motivate a farlo (e non credo sia questo il caso), magari iniziando un percorso psicoterapico.





[#11]
Utente
Utente
No, dottore, mi creda, io non voglio salvare nessuno se non me stessa. La mia è una relazione perfetta, se non fosse che il mio ragazzo quando usciamo ha istinti maneschi. E' un aspetto che non prevale sugli altri finché non capita la situazione. Io non voglio cercare il pelo nell'uovo! Ma pare che sia una cosa grave solo per me a quanto pare: è normale reagire a sproposito con una rabbia del genere e sognare di uccidere le persone? Secondo me assolutamente no. So bene che le persone non cambiano.. ma possono riflettere, analizzarsi, aprire gli occhi e fare grandi passi se lo scopo è vivere meglio e far vivere meglio chi si ama. Lui è consapevole del fatto che certi comportamenti feriscono me, sono per lui istintivi e se ne rende conto, ha la volontà di venirmi incontro ma non vede la questione come un problema clinico (motivo per cui non vuole andare da un medico). Per me non è una reazione normale, io sono abituata al dialogo civile. Sono molto attenta alla sua persona, alla sua sensibilità: per me non è un caso da studiare e curare. Vorrei solo capire perché una persona meravigliosa, dolce, gentile e disponibile con tutti ogni tanto diventa un'altra persona, una persona con cui io non ho scelto di stare. So che ci devo convivere, benissimo, ma mi chiederò sempre se io possa fare qualcosa per lui e per noi. Sono semplicemente molto innamorata e a 31 si ha voglia di fare progetti seri con la persona che si ama.
[#12]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Ma pare che sia una cosa grave solo per me a quanto pare: è normale reagire a sproposito con una rabbia del genere e sognare di uccidere le persone?<<
forse non ha letto bene la mia replica #7.

Lei a tutto il diritto di migliorare la sua relazione di coppia, ma a quanto pare non riesce ad averne una visione d'insieme. Se lei dice di avere una relazione "perfetta" (e questo è il modo in cui lei vuole vederla) se non fosse per quelli che lei definisce "istinti maneschi", probabilmente ha poco chiaro che i comportamenti del suo partner sono semplicemente il riflesso del suo (di lui) modo di vedere la relazione stessa, probabilmente con delle difficoltà a gestire la quota aggressiva considerando la partner come un'estensione di se.



[#13]
Utente
Utente
Quindi dovrei rivedere l'intero mio ruolo all'interno della relazione?
[#14]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

potrebbe essere un buon inizio. I rapporti di coppia suo retti da due persone e quando c'è qualcosa che non va vale la pena rivedere le posizioni di entrambi.







[#15]
Utente
Utente
Sicuramente una buona dose di autocritica e un esame di coscienza servono molto, a entrambi... ma qua si parla di qualcosa di più profondo, immagino, di radicato. Non è un bambino, è un adulto: certi comportamenti non sono correggibili facilmente. Lui per me è un pilastro, un compagno di vita, in molte cose un modello. Non è il voler ricercare la perfezione (ho parlato di "relazione perfetta" in base a ciò che ho sempre desiderato per me nella vita, che credevo non avrei mai trovato e invece eccolo) e quindi il voler eliminare ciò che non va... rendiamoci conto che uscire con la paura che il proprio compagno finisca in una rissa è un problema, e non per me: credo, per chiunque. Non è un difetto su cui poter passare su.. non parla con la bocca piena, è smemorato o piccolezze del genere. Rischia di finire a fare a botte con persone che potrebbero fargli del male seriamente. La cosa assurda è che lui è una persona mite, serena e pacifica: il nodo è il rispetto. Gli scatta questo senso di giustizia estremo che sfocia, secondo lui, per forza nella violenza. Posso rivedere il mio ruolo tutta la vita.. posso farmi tutti gli esami di coscienza del mondo.. ma quando il sangue gli va al cervello io non esisto nemmeno più.
[#16]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
Gentile Utente,

se il punto è solo questo:
> "quando usciamo ha istinti maneschi"

allora, visto che uscire non è di vitale importanza, allora si possono anche ridurre le uscite, a maggior ragione se

" il nodo è il rispetto".

Certo, questo vuol dire che si debba stare a casa.

Io non credo che tutto si possa cambiare magicamente senza fatica e senza sofferenza. Tutto ha un prezzo e bisogna vedere cosa e quanto si è disposti a pagare.

Certo, bisogna valutare se è meglio rischiare la galera per una rissa (il rispetto) o restare chiusi in casa (no fuga dai fornelli).

E qui entriamo nei ruoli della coppia e su le esigenze di chi ci si focalizza.

> ma quando il sangue gli va al cervello io non esisto nemmeno più.

Allora evitiamo di farle andare il sangue al cervello: riesce ad evitare di uscire?

[#17]
Utente
Utente
Le uscite con gli amici sono un'esigenza di entrambi.. non credo si possa evitare all'infinito..
[#18]
Dr. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta 4.6k 51
Gentile Utente,

>>Posso rivedere il mio ruolo tutta la vita.. posso farmi tutti gli esami di coscienza del mondo.. ma quando il sangue gli va al cervello io non esisto nemmeno più.<<
lei può impegnarsi in questo rapporto come è giusto che sia, ma deve riconoscere che ci sono dei limiti evidenti e ad un certo punto dovrà comunque scendere a compromessi.







[#19]
Dr. Fernando Bellizzi Psicologo, Psicoterapeuta 1.1k 37 6
gentile utente,

sono le Sue uscite ad essere un problema, non quelle di lui... a quanto pare. Non è disposta a sacrificarsi per evitare che il Suo ragazzo finisca in una rissa?

[lo so, la sto provocando]

Perchè non fa chiedere un consulto al Suo ragazzo.

Finora ci ha parlato del Suo problema con la gelosia del ragazzo, ma questo non aiuta il ragazzo nè fornisce elementi che possano essere utili per il ragazzo.
[#20]
Utente
Utente
Posso provarci.. anche perché pochissimi giorni fa gli ho accennato al fatto che io stessi consultando voi, per vedere che reazione aveva.. era incuriosito circa le vostre risposte, ma ha aggiunto anche che il suo punto di vista non è stato sentito e quindi abbiate una visione parziale.. potrebbe anche essere che riesca a farlo intervenire.. grazie mille.
[#21]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> Sono sempre stata del parere che prima di buttare qualcosa si debba provare in tutti i modi ad aggiustarla
>>>

Comprendo e apprezzo la sua metafora, dato che anch'io la penso allo stesso modo. Quando si parla di oggetti, soprattutto. Perché nelle relazioni occorre riconoscere che tale atteggiamento a volte funziona, a volte no.

I colleghi le stanno facendo correttamente notare che potrebbe (potrebbe) non esserci più di tanto spazio di manovra per cambiare le cose, dato che a quanto pare il ragazzo soffre forse di qualche tendenza persecutoria sua, assecondata e alimentata dall'ambiente culturale in cui vivete.

Perciò deve mettere in conto che invece di cambiare lui, potrebbe essere necessario che debba finire per adattarsi lei, se proprio non intende interrompere la relazione e ama questo ragazzo.

Sembra tuttavia evidente che la sua debba essere stata finora una posizione di relativa passività e che abbia evitato di prendere in mano la situazione. Ritengo invece che se davvero tiene alla relazione dovrebbe farlo, e proporgli senza troppe alternative di chiedere insieme una consulenza di coppia presso un terapeuta. Magari non nella vostra zona, così da aggiungere un elemento di novità. Se il collega da cui andrete sarà disposto ad accordarvi una frequenza d'incontri abbastanza dilazionata (alcuni orientamenti terapeutici lo prevedono) le sedute potrebbero essere occasioni per uscire fuori, dei momenti per prendervi cura di voi stessi (purché il ragazzo non si metta a fare a botte in treno o in Autogrill).

Ma dovrebbe trovare la forza per rendergli urgente, non più rimandabile questa alternativa. Altrimenti da soli rischiate di non farcela, e di perdervi per strada...

Va da sé che avrebbe poco senso chiedere aiuto a famiglie e amici, dato che ricevereste solo consigli non professionali, di buon senso, che potrebbero persino rivelarsi controproducenti, oltre che essere "contaminati" proprio da quell'atteggiamento culturale limitato che vorreste neutralizzare.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#22]
Utente
Utente
Buongiorno a tutti, dopo interminabili riflessioni inconcludenti, bocconi amari e ferite sono arrivata alla sola conclusione che questa storia debba finire e che l'unico aiuto che possa dare davvero a qualcuno sia... a me stessa. Metabolizzerò l'ennesima delusione con la consapevolezza di non aver potuto fare niente più di quello che ho fatto.

Vi ringrazio davvero davvero di cuore per tutte le risposte e i consigli preziosi ricevuti. Mi arrendo ai fatti.

Buone feste, già che siamo in periodo.
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