Disturbo di personalità con emotività instabile (borderline)
Salve,
dopo 2 settimane trascorse di nuovo in clinica mi è stato confermato un disturbo borderline di personalità, a partire dalla mia tendenza a "farmi male" fisicamente (e anche a livello comportamentale/relazionale) o ferirmi quando sono molto arrabbiato, depresso o quando ho "sovraccarichi" emotivi. Vorrei chiedere innanzitutto se però è normale che io sia sempre sospettoso e diffidente nei confronti di tutti, che non riesca a fidarmi fino in fondo della gente perché, sebbene riesca "in apparenza" a dare confidenza, penso che comunque l'uomo sia cattivo o vedo comunque il "negativo" dappertutto. Sono, poi, continuamente trasognato..vedo le persone e le cose in modo molto idealizzante e ho spesso la sensazione di vivere come in un sogno, totalmente sganciato da questa realtà. Spesso i pensieri si affollano così intensamente nella mia testa che ho anche la sensazione di essere un automa che cammina, una specie di "testa" o sostanza pensante dotata di gambe. Sono costantemente alla ricerca di attenzioni e coccole, perché ho un bisogno infinito di amore e affetto che ricerco smodatamente. Poi, dopo averlo trovato, mi sento spesso "oppresso" o annoiato od ho la sensazione che il mio partner voglia intromettersi troppo nella mia vita, voglia manipolarmi e controllarmi tutto il tempo. Se però non mi fa sentire speciale o non soddisfa i miei bisogni, mi sento allora insoddisfatto. Il mio problema principale, però, sono i "complotti" che vedo ovunque. A volte sono arrivato anche a pensare che la mia stessa famiglia mi odia e progetti di "distruggermi" in qualche modo, che le persone vogliano farmi dispetti e che, quando qualcosa non va nel verso giusto, agiscono apposta contro di me. Mi sento sempre vuoto e solo interiormente, desolato, ormai ho pochissimi amici, mi sono quasi "allontanato" dagli esseri umani (anche se ho un'immensa nostalgia di calore umano VERO e sincero!) a causa della mia convinzione che tanto tutti i rapporti falliscono, che si viene sfruttati, raggirati, usati e manipolati e che nell'essere umano non c'è niente di buono. Tutto questo è normale? Tutte queste mie idee o convinzioni rientrano in questa condizione di cui, secondo i medici della clinica, io soffrirei? Chiedo per avere qualche altro parere o diagnosi..
Sono all'estero e cerco la mia indipendenza, di cui comunque ho bisogno, ma se penso ai miei genitori che vivono in Italia, vedo che mi mancano da morire (vorrei a volte tornare nel grembo materno!) e al tempo stesso che li odio perché non mi hanno fatto crescere (spesso mi vedo come un bambino..zero maturità interiore..oppure sono regredito a una fase infantile?) e perché spesso mi hanno fatto anche paura. Sì, io oggi ho spesso paura degli uomini.
Mi è stata consigliata la terapia comportamentale..ma ne ho già seguita una due anni fa in Italia e mi ha fatto stare bene per i due anni successivi..quale potrebbe essere una terapia più adatta a me, secondo voi? Avrò bisogno di parecchi anni di terapia?
Grazie a tutti!!
dopo 2 settimane trascorse di nuovo in clinica mi è stato confermato un disturbo borderline di personalità, a partire dalla mia tendenza a "farmi male" fisicamente (e anche a livello comportamentale/relazionale) o ferirmi quando sono molto arrabbiato, depresso o quando ho "sovraccarichi" emotivi. Vorrei chiedere innanzitutto se però è normale che io sia sempre sospettoso e diffidente nei confronti di tutti, che non riesca a fidarmi fino in fondo della gente perché, sebbene riesca "in apparenza" a dare confidenza, penso che comunque l'uomo sia cattivo o vedo comunque il "negativo" dappertutto. Sono, poi, continuamente trasognato..vedo le persone e le cose in modo molto idealizzante e ho spesso la sensazione di vivere come in un sogno, totalmente sganciato da questa realtà. Spesso i pensieri si affollano così intensamente nella mia testa che ho anche la sensazione di essere un automa che cammina, una specie di "testa" o sostanza pensante dotata di gambe. Sono costantemente alla ricerca di attenzioni e coccole, perché ho un bisogno infinito di amore e affetto che ricerco smodatamente. Poi, dopo averlo trovato, mi sento spesso "oppresso" o annoiato od ho la sensazione che il mio partner voglia intromettersi troppo nella mia vita, voglia manipolarmi e controllarmi tutto il tempo. Se però non mi fa sentire speciale o non soddisfa i miei bisogni, mi sento allora insoddisfatto. Il mio problema principale, però, sono i "complotti" che vedo ovunque. A volte sono arrivato anche a pensare che la mia stessa famiglia mi odia e progetti di "distruggermi" in qualche modo, che le persone vogliano farmi dispetti e che, quando qualcosa non va nel verso giusto, agiscono apposta contro di me. Mi sento sempre vuoto e solo interiormente, desolato, ormai ho pochissimi amici, mi sono quasi "allontanato" dagli esseri umani (anche se ho un'immensa nostalgia di calore umano VERO e sincero!) a causa della mia convinzione che tanto tutti i rapporti falliscono, che si viene sfruttati, raggirati, usati e manipolati e che nell'essere umano non c'è niente di buono. Tutto questo è normale? Tutte queste mie idee o convinzioni rientrano in questa condizione di cui, secondo i medici della clinica, io soffrirei? Chiedo per avere qualche altro parere o diagnosi..
Sono all'estero e cerco la mia indipendenza, di cui comunque ho bisogno, ma se penso ai miei genitori che vivono in Italia, vedo che mi mancano da morire (vorrei a volte tornare nel grembo materno!) e al tempo stesso che li odio perché non mi hanno fatto crescere (spesso mi vedo come un bambino..zero maturità interiore..oppure sono regredito a una fase infantile?) e perché spesso mi hanno fatto anche paura. Sì, io oggi ho spesso paura degli uomini.
Mi è stata consigliata la terapia comportamentale..ma ne ho già seguita una due anni fa in Italia e mi ha fatto stare bene per i due anni successivi..quale potrebbe essere una terapia più adatta a me, secondo voi? Avrò bisogno di parecchi anni di terapia?
Grazie a tutti!!
[#1]
Gentile utente,
non è possibile effettuare diagnosi on line. Per effettuare una diagnosi sono fondamentali una serie di colloqui e talvolta qualche test.
Credo che l'etichetta diagnostica entro la quale hanno racchiuso il suo disagio sia "pesante" da portare e da accettare.
Il disturbo borderline è effettivamente una patologia non semplice.
Le consiglio anche io di rivolgersi ad un professionista di persona.
Se vuole cambiare indirizzo terapeutico può provare con una terapia sistemica o psicodinamica. In particolare quest'ultima ha ottenuto risultati con i problemi di personalità.
Ciò che ritengo importante è cercare di allargare il punto di vista. Lei è molto focalizzato su di sé, sul suo "sentire", sui suoi sintomi, ma non ci dice molto del mondo relazionale nel quale è inserito (famiglia, lavoro, rapporti sentimentali, progetti futuri, ecc). Talvolta le ragioni dei sintomi si trovano la dentro.
Restiamo in ascolto
non è possibile effettuare diagnosi on line. Per effettuare una diagnosi sono fondamentali una serie di colloqui e talvolta qualche test.
Credo che l'etichetta diagnostica entro la quale hanno racchiuso il suo disagio sia "pesante" da portare e da accettare.
Il disturbo borderline è effettivamente una patologia non semplice.
Le consiglio anche io di rivolgersi ad un professionista di persona.
Se vuole cambiare indirizzo terapeutico può provare con una terapia sistemica o psicodinamica. In particolare quest'ultima ha ottenuto risultati con i problemi di personalità.
Ciò che ritengo importante è cercare di allargare il punto di vista. Lei è molto focalizzato su di sé, sul suo "sentire", sui suoi sintomi, ma non ci dice molto del mondo relazionale nel quale è inserito (famiglia, lavoro, rapporti sentimentali, progetti futuri, ecc). Talvolta le ragioni dei sintomi si trovano la dentro.
Restiamo in ascolto
Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/
[#2]
Gentile Utente,
se cerca un secondo parere per la diagnosi, deve richiederlo di persona perchè da qui non è possibile fare diagnosi.
Durante queste due settimane è stato ricoverato ed è stata impostata anche una terapia farmacologica?
La terapia comportamentale per il disturbo borderline di personalità va bene: ci sono diversi programmi, come quello messo a punto da Marsha Linhean che permettono di ottenere notevoli risultati positivi.
Come mai ha interrotto quella precedente? Attualmente vive solo?
Cordiali saluti,
se cerca un secondo parere per la diagnosi, deve richiederlo di persona perchè da qui non è possibile fare diagnosi.
Durante queste due settimane è stato ricoverato ed è stata impostata anche una terapia farmacologica?
La terapia comportamentale per il disturbo borderline di personalità va bene: ci sono diversi programmi, come quello messo a punto da Marsha Linhean che permettono di ottenere notevoli risultati positivi.
Come mai ha interrotto quella precedente? Attualmente vive solo?
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#3]
Gentile utente,
Lei ci chiede e si chiede se e' normale considerare l'essere umano con caratteristiche negative di cui diffidare. Questo aprirebbe un argomento di vasta portata con risvolti anche filosofici, oltre che psicologici. Quello che è' realistico, secondo me, e' pensare all'individuo umano come a un insieme di aspetti e di tratti variegati, differenziati, positivi e negativi, ma tutti che, con diverse percentuali, coabitano nello stesso essere. Il disturbo Borderline che le e' stato diagnosticato la porta a vedere la persona o idealizzata o mostruosa. Queste due visioni contrastanti non rispecchiano, generalmente, la realtà di un singolo individuo, che presenta caratteristiche piacevoli e sgradevoli e che, tuttavia, in misura diversa, riesce a far coesistere. Quello che il suo disturbo presenta e' una sorta di estremizzazione di aspetti realistici. Il passaggio dall'aspetto idealizzante a quello svalutante e negativista e' esasperato e andrebbe rimodulato in maniera più funzionale ai contesti e alle situazioni. Per far questo, credo che sia davvero molto importante farsi sostenere terapeuticamente . Come suggerisce il mio Collega, forse una psicoterapia di tipo psicodinamico potrebbe aiutarla. Consideri che in caso di disturbi di personalità quali quello che le e' stato diagnosticato la terapia potrebbe essere lunga. Aggiungo, se lei ha provato la terapia comportamentale, che sembra dare buoni risultati, nel caso del disturbo Borderline, anche la terapia dialettico- comportamentale della Linehan. Ad ogni modo, tenga presente che, al di la' degli orientamenti teorici e metodologici, rimane sempre importante il principio di una buona relazione tra paziente e psicologo/psicoterapeuta. Un cordiale saluto.
Lei ci chiede e si chiede se e' normale considerare l'essere umano con caratteristiche negative di cui diffidare. Questo aprirebbe un argomento di vasta portata con risvolti anche filosofici, oltre che psicologici. Quello che è' realistico, secondo me, e' pensare all'individuo umano come a un insieme di aspetti e di tratti variegati, differenziati, positivi e negativi, ma tutti che, con diverse percentuali, coabitano nello stesso essere. Il disturbo Borderline che le e' stato diagnosticato la porta a vedere la persona o idealizzata o mostruosa. Queste due visioni contrastanti non rispecchiano, generalmente, la realtà di un singolo individuo, che presenta caratteristiche piacevoli e sgradevoli e che, tuttavia, in misura diversa, riesce a far coesistere. Quello che il suo disturbo presenta e' una sorta di estremizzazione di aspetti realistici. Il passaggio dall'aspetto idealizzante a quello svalutante e negativista e' esasperato e andrebbe rimodulato in maniera più funzionale ai contesti e alle situazioni. Per far questo, credo che sia davvero molto importante farsi sostenere terapeuticamente . Come suggerisce il mio Collega, forse una psicoterapia di tipo psicodinamico potrebbe aiutarla. Consideri che in caso di disturbi di personalità quali quello che le e' stato diagnosticato la terapia potrebbe essere lunga. Aggiungo, se lei ha provato la terapia comportamentale, che sembra dare buoni risultati, nel caso del disturbo Borderline, anche la terapia dialettico- comportamentale della Linehan. Ad ogni modo, tenga presente che, al di la' degli orientamenti teorici e metodologici, rimane sempre importante il principio di una buona relazione tra paziente e psicologo/psicoterapeuta. Un cordiale saluto.
Dr.ssa Elisabetta Scolamacchia
Psicologa. Psicoterapeuta. Analista Transazionale
[#4]
Utente
Gent.le dott. Mori,
la ringrazio per la celere risposta. Ha ragione, non ho descritto molto la mia vita relazionale e familiare. Cercherò di riassumere: tutta la mia vita relazionale è stata sinora una serie di tentativi di evitare la solitudine e la paura di essere trascurati o abbandonati, che mi hanno portato a finire nelle mani delle persone più sbagliate (da partner ad amici), da cui alla fine mi sono sempre sentito deluso e da cui spesso sono stato "usato".
Ho avuto due storie importanti (escludendo i vari partner sessuali che ho avuto per incontri o altre storie durate pochi mesi), della rispettiva durata di 2 e 3 anni. La prima è stata una relazione turbolentissima, piena di sospetti, gelosie, litigi e pretese nei confronti del mio partner (sono arrivato, a causa della rabbia, ad attaccare un cartello offensivo sulla porta del suo appartamento). Nel secondo anno di questa storia, a differenza del primo, dove, a prescindere dai litigi, tra me e il mio partner c'era un grandissimo amore, quest'ultimo ha iniziato a trattarmi male, a esser invidioso dei miei risultati universitari, degli amici che avevo e ha iniziato a rinfacciarmi qualsiasi cosa avessi, facendomi sentire in colpa per qualsiasi cosa facessi (ammetto di avere avuto altre 2 o 3 storie durante questa relazione di due anni). Ricordo che ogni volta che usciva dal letto si divertiva a dirmi: "Bene, ora vado a casa". Ebbene: pur di non venire lasciato, contro anche tutti i consigli datimi dagli amici che mi prendevano per un folle masochista a stare dietro a un tipo del genere, son stato disposto a sostenere tutto questo male che mi veniva ritorto contro per più di un anno. In realtà, ho sempre sentito dentro di me come una sorta di "senso di colpa" o necessità di essere punito per qualcosa di brutto.
Nella mia seconda relazione, invece, molto più lunga (3 anni) e più intensa, mi sono lasciato manipolare completamente dal mio ragazzo pur di stare insieme a lui (al punto da non invitare i miei genitori alla laurea, seguirlo all'estero per poi tornare in Italia), per fidarmi del quale ho comunque avuto bisogno di un sacco di mesi..soprattutto all'inizio, sulla scorta della mia storia precedente, non riuscivo a dargli fiducia. Poi, con il tempo, si è instaurato una sorta di meccanismo di "dipendenza" reciproca. A un certo punto, tuttavia, quando vedevo che stavo facendo tutto quello che voleva lui, mi sono anche accorto che io ero profondamente insoddisfatto e ho iniziato a rinfacciargli tutto, dicendogli che era colpa sua se avevo scelto di tornare, che mi aveva manipolato ecc. (ricordo gli scoppi di rabbia in cui lui si metteva pure a piangere da quanto lo trattavo male). Alla fine, poi, però, sono IO a esser stato lasciato da lui...dopo esser ritornato in Italia per l'ennesima volta al fine di soddisfare i suoi capricci. E lì mi è crollato di nuovo il mondo addosso, con la differenza che, rispetto alla storia di prima, ho cercato di "narcotizzare" il mio dolore, ignorandolo, non osservandolo, sperando che se ne andasse da solo. Finché poi non arrivò il crollo nervoso e depressivo del 2010, di cui credo di aver già raccontato in un altro post (uno dei primi, probabilmente).
Per quanto riguarda gli amici, posso dirLe che durante il periodo universitario avevo un sacco di amici, ma per il mio secondo ragazzo sono stato disposto a rinunciare a tutti quelli che avevo pur di stare insieme a lui. Anche se c'è da dire che le relazioni con i miei amici si erano già incrinate molto prima che arrivasse lui (continuo senso di solitudine e trascuratezza anche in loro presenza).
Con i genitori ho un rapporto "ambivalente": sono emotivamente dipendente da loro (e LI / MI odio per questo), ma anche finanziariamente (e per questo mi sento in colpa, perché sono un tipo di persona che ha bisogno e ama la sua indipendenza). La mia infanzia è stata caratterizzata da rapporti di sofferenza con gli altri compagni: alla scuola materna mordevo gli altri compagni, al liceo venivo preso in giro perché scrivevo poesie, alle elementari e medie sono stato più volte vittima di bullismo e mobbing, mi tiravano calci e mi mettevano sotto pressione in tutti i modi possibili. Alle elementari, ricordo che ero terrorizzato da un compagno che voleva sempre molestarmi. Il rapporto con i miei genitori è sempre stato caratterizzato da una trascuratezza emotiva enorme e da un controllo rigido e, soprattutto, dalla loro INTRUSIONE continua nella mia vita. Mia mamma, ad esempio, è sempre stata una mamma "risucchiante", ma allo stesso tempo castrante e a volte mi faceva anche paura (ricordo che da bambino mi rincorreva a volte nel giardino con il manico della scopa). Tuttavia, non mi hanno mai fatto mancare niente di materiale e so comunque che mi vogliono bene. Senza di loro so che sarei MORTO. Anche se so che mi hanno sempre ricattato, facendomi credere che se non avessi preso voti buoni non sarei stato degno di affetto o amore: mi son sempre sentito come se mi avessero costretto a soddisfare le aspettative che da tempo loro avevano proiettato su di me.
Ultimamente, ho avuto a che fare con un uomo con cui sono andato a letto poco dopo averlo conosciuto e con cui sentivo di avere una sensazione strana: a volte mi faceva paura. E stranamente, più mi faceva paura, più mi sentivo attratto da lui...come se ci fosse qualcosa da "scontare", un "maltrattamento" che debba meritarmi...finché proprio poco prima del mio nuovo soggiorno in clinica mi ha "costretto" a fare atti sessuali che io non volevo fare (coercizione). Quel giorno ho avuto paura e mi sono anche messo a piangere. Più piangevo, più lui mi diceva: "No, tu resti qua. Adesso non te ne vai". Dalla paura che ho avuto mi sono presentato il giorno dopo nella clinica dove ho trascorso l'estate.
Adesso non ho molti amici perché mi sento deluso dagli esseri umani in generale, dopo tutte le varie esperienze brutte che ho fatto. Mi sento ciononostante solo, triste, incompreso, mi sono sentito sempre trascurato, e oggi inizio per di più anche ad aver paura.
Gentile dott.ssa Pileci,
no, non è stata impostata nessuna terapia farmacologica perché i medici mi hanno detto che, nel mio caso, molti farmaci rendono dipendenti e quindi sono inappropriati. Tutt'al più mi è stato detto di farmi prescrivere qualche antidepressivo da prendere nel caso di attacchi di rabbia incontrollata (tempo fa ho rotto un vetro in camera mia e alcune tazze lanciandole in aria e sul pavimento) o attacchi di grave autolesionismo. Il consiglio che mi è stato dato è quello di una psicoterapia a lunga data - secondo i medici della clinica, la soluzione migliore per me. La terapia comportamentale seguita un anno e mezzo in Italia l'ho interrotta perché dovevo scrivere la mia tesi di laurea e poi volevo andarmene all'estero per cercare lavoro. Attualmente vivo solo, ma una coinquilina. In ogni caso, non ho partner al momento.
Gentile dott.ssa Scolamacchia,
la ringrazio infinitamente dei consigli che mi ha dato in merito al tipo di terapie da seguire e per avermi detto che comunque la chiave di svolta resta sempre il rapporto che viene a instaurarsi tra terapeuta e paziente.
la ringrazio per la celere risposta. Ha ragione, non ho descritto molto la mia vita relazionale e familiare. Cercherò di riassumere: tutta la mia vita relazionale è stata sinora una serie di tentativi di evitare la solitudine e la paura di essere trascurati o abbandonati, che mi hanno portato a finire nelle mani delle persone più sbagliate (da partner ad amici), da cui alla fine mi sono sempre sentito deluso e da cui spesso sono stato "usato".
Ho avuto due storie importanti (escludendo i vari partner sessuali che ho avuto per incontri o altre storie durate pochi mesi), della rispettiva durata di 2 e 3 anni. La prima è stata una relazione turbolentissima, piena di sospetti, gelosie, litigi e pretese nei confronti del mio partner (sono arrivato, a causa della rabbia, ad attaccare un cartello offensivo sulla porta del suo appartamento). Nel secondo anno di questa storia, a differenza del primo, dove, a prescindere dai litigi, tra me e il mio partner c'era un grandissimo amore, quest'ultimo ha iniziato a trattarmi male, a esser invidioso dei miei risultati universitari, degli amici che avevo e ha iniziato a rinfacciarmi qualsiasi cosa avessi, facendomi sentire in colpa per qualsiasi cosa facessi (ammetto di avere avuto altre 2 o 3 storie durante questa relazione di due anni). Ricordo che ogni volta che usciva dal letto si divertiva a dirmi: "Bene, ora vado a casa". Ebbene: pur di non venire lasciato, contro anche tutti i consigli datimi dagli amici che mi prendevano per un folle masochista a stare dietro a un tipo del genere, son stato disposto a sostenere tutto questo male che mi veniva ritorto contro per più di un anno. In realtà, ho sempre sentito dentro di me come una sorta di "senso di colpa" o necessità di essere punito per qualcosa di brutto.
Nella mia seconda relazione, invece, molto più lunga (3 anni) e più intensa, mi sono lasciato manipolare completamente dal mio ragazzo pur di stare insieme a lui (al punto da non invitare i miei genitori alla laurea, seguirlo all'estero per poi tornare in Italia), per fidarmi del quale ho comunque avuto bisogno di un sacco di mesi..soprattutto all'inizio, sulla scorta della mia storia precedente, non riuscivo a dargli fiducia. Poi, con il tempo, si è instaurato una sorta di meccanismo di "dipendenza" reciproca. A un certo punto, tuttavia, quando vedevo che stavo facendo tutto quello che voleva lui, mi sono anche accorto che io ero profondamente insoddisfatto e ho iniziato a rinfacciargli tutto, dicendogli che era colpa sua se avevo scelto di tornare, che mi aveva manipolato ecc. (ricordo gli scoppi di rabbia in cui lui si metteva pure a piangere da quanto lo trattavo male). Alla fine, poi, però, sono IO a esser stato lasciato da lui...dopo esser ritornato in Italia per l'ennesima volta al fine di soddisfare i suoi capricci. E lì mi è crollato di nuovo il mondo addosso, con la differenza che, rispetto alla storia di prima, ho cercato di "narcotizzare" il mio dolore, ignorandolo, non osservandolo, sperando che se ne andasse da solo. Finché poi non arrivò il crollo nervoso e depressivo del 2010, di cui credo di aver già raccontato in un altro post (uno dei primi, probabilmente).
Per quanto riguarda gli amici, posso dirLe che durante il periodo universitario avevo un sacco di amici, ma per il mio secondo ragazzo sono stato disposto a rinunciare a tutti quelli che avevo pur di stare insieme a lui. Anche se c'è da dire che le relazioni con i miei amici si erano già incrinate molto prima che arrivasse lui (continuo senso di solitudine e trascuratezza anche in loro presenza).
Con i genitori ho un rapporto "ambivalente": sono emotivamente dipendente da loro (e LI / MI odio per questo), ma anche finanziariamente (e per questo mi sento in colpa, perché sono un tipo di persona che ha bisogno e ama la sua indipendenza). La mia infanzia è stata caratterizzata da rapporti di sofferenza con gli altri compagni: alla scuola materna mordevo gli altri compagni, al liceo venivo preso in giro perché scrivevo poesie, alle elementari e medie sono stato più volte vittima di bullismo e mobbing, mi tiravano calci e mi mettevano sotto pressione in tutti i modi possibili. Alle elementari, ricordo che ero terrorizzato da un compagno che voleva sempre molestarmi. Il rapporto con i miei genitori è sempre stato caratterizzato da una trascuratezza emotiva enorme e da un controllo rigido e, soprattutto, dalla loro INTRUSIONE continua nella mia vita. Mia mamma, ad esempio, è sempre stata una mamma "risucchiante", ma allo stesso tempo castrante e a volte mi faceva anche paura (ricordo che da bambino mi rincorreva a volte nel giardino con il manico della scopa). Tuttavia, non mi hanno mai fatto mancare niente di materiale e so comunque che mi vogliono bene. Senza di loro so che sarei MORTO. Anche se so che mi hanno sempre ricattato, facendomi credere che se non avessi preso voti buoni non sarei stato degno di affetto o amore: mi son sempre sentito come se mi avessero costretto a soddisfare le aspettative che da tempo loro avevano proiettato su di me.
Ultimamente, ho avuto a che fare con un uomo con cui sono andato a letto poco dopo averlo conosciuto e con cui sentivo di avere una sensazione strana: a volte mi faceva paura. E stranamente, più mi faceva paura, più mi sentivo attratto da lui...come se ci fosse qualcosa da "scontare", un "maltrattamento" che debba meritarmi...finché proprio poco prima del mio nuovo soggiorno in clinica mi ha "costretto" a fare atti sessuali che io non volevo fare (coercizione). Quel giorno ho avuto paura e mi sono anche messo a piangere. Più piangevo, più lui mi diceva: "No, tu resti qua. Adesso non te ne vai". Dalla paura che ho avuto mi sono presentato il giorno dopo nella clinica dove ho trascorso l'estate.
Adesso non ho molti amici perché mi sento deluso dagli esseri umani in generale, dopo tutte le varie esperienze brutte che ho fatto. Mi sento ciononostante solo, triste, incompreso, mi sono sentito sempre trascurato, e oggi inizio per di più anche ad aver paura.
Gentile dott.ssa Pileci,
no, non è stata impostata nessuna terapia farmacologica perché i medici mi hanno detto che, nel mio caso, molti farmaci rendono dipendenti e quindi sono inappropriati. Tutt'al più mi è stato detto di farmi prescrivere qualche antidepressivo da prendere nel caso di attacchi di rabbia incontrollata (tempo fa ho rotto un vetro in camera mia e alcune tazze lanciandole in aria e sul pavimento) o attacchi di grave autolesionismo. Il consiglio che mi è stato dato è quello di una psicoterapia a lunga data - secondo i medici della clinica, la soluzione migliore per me. La terapia comportamentale seguita un anno e mezzo in Italia l'ho interrotta perché dovevo scrivere la mia tesi di laurea e poi volevo andarmene all'estero per cercare lavoro. Attualmente vivo solo, ma una coinquilina. In ogni caso, non ho partner al momento.
Gentile dott.ssa Scolamacchia,
la ringrazio infinitamente dei consigli che mi ha dato in merito al tipo di terapie da seguire e per avermi detto che comunque la chiave di svolta resta sempre il rapporto che viene a instaurarsi tra terapeuta e paziente.
[#5]
A questo punto seguirei i suggerimenti dei Suoi curanti e riprenderei una psicoterapia che possa aiutarLa in prima battuta ad eliminare le condotte autilesive e a mettere in pratica strategie comportamentali più funzionali al Suo benessere.
Cordiali saluti,
Cordiali saluti,
[#6]
Potrebbe trattarsi di un disturbo di personalità di tipo misto, in cui sembrano (il condizionale è d'obbligo) presenti aspetti sia d'instabilità e ambivalenza emotiva, sia un'ideazione paranoica che la portano a diffidare degli altri.
Del resto è abbastanza comprensibile percepire come pericoloso ciò che ci fa perdere il controllo, in questo caso sentimenti ed emozioni riferiti alle persone.
Potrebbe sentire www.ipsico.it, loro avranno sicuramente modo di indirizzarla. Alcune forme di terapia cognitiva sono indicate per il disturbo borderline di personalità.
Del resto è abbastanza comprensibile percepire come pericoloso ciò che ci fa perdere il controllo, in questo caso sentimenti ed emozioni riferiti alle persone.
Potrebbe sentire www.ipsico.it, loro avranno sicuramente modo di indirizzarla. Alcune forme di terapia cognitiva sono indicate per il disturbo borderline di personalità.
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
Utente
Gentile dott. Santonocito,
grazie mille del Suo intervento. Non so cosa dirle, sono ANNI ormai che ho problemi di "ideazione paranoica", nel senso che anche da adolescente ho sempre avuto la tendenza a fidarmi poco degli altri perché avevo paura che mi sfruttassero. Alle superiori, ad esempio, spesso ero convinto che gli altri mi cercassero solo per ricevere aiuto da me, dato che quando ero io a chiederlo spesso mi veniva negato (al contrario, sono sempre disposto e disponibile a dare aiuto in caso di bisogno, perché ho sempre visto questo gesto come una sorta di strategia per "costringere" - brutta parola, lo so - il mio prossimo ad avere un contatto con me e a non sbattermi la porta in faccia). Ma alla fine, oggi, sono convinto che i "complotti" (in senso figurato) che talvolta vedo orditi contro di me sono una fantasia assurda della mia mente; la mia diffidenza è dovuta più che altro a un discorso di consapevolezza della cattiveria dell'essere umano (nel suo profondo) e della minacciosità del mondo. Non ho problemi di "distanza" fisica, come dire, dalle persone, perché la vicinanza degli altri la cerco eccome!! Ho un problema di mancanza di fiducia "primordiale", è una sensazione che scorre "sul fondo del mio animo", ecco.
Una cosa importante che ci tenevo a raccontare al volo, sa, è la mia omosessualità. Ultimamente, già da un po' di tempo a questa parte, ho iniziato a mettere in discussione il mio orientamento sessuale, nel senso che non so più ormai se sono attratto da uomini o donne. Ricordo di aver avuto due ragazze quando avevo 15 o 16 anni e che con una di loro ero stato addirittura sul punto di far sesso...Solo che ricordo che poi mi spaventai. Sì, vorrei raccontare questo. Io mi considero gay, ma, a differenza di molti altri gay, non amo il sesso anale. Per lungo tempo mi sono fatto paranoie e mi sono fatto prendere da sensi di colpa assurdi per quello che credevo fosse INCAPACITA' di fare sesso anale, ma il mese scorso, sempre con quel conoscente che 2 settimane fa ha abusato di me, ho provato a fare sesso anale (da attivo). E il risultao è stato che mi sono spaventato..Premetto che ero eccitato all'inizio. Ma il rapporto di penetrazione mi ha fatto paura..una strana sensazione..come quella di essere "divorato" o risucchiato da un'altra entità esterna a me..Quando ho avvertito questa sensazione, infatti, ho smesso subito (e tutto, poi, è precipitato quella sera). Ma questa sensazione di essere "inghiottito" mi capita di avvertirla, per esempio, anche senza aver fatto sesso, per es. dopo aver trascorso parecchio tempo con il mio partner (è così adesso ed era così anche durante la mia ultima relazione seria). A che cosa ciò sia dovuto, non lo so. So solo che a eccitarmi più di TUTTO sono fantasie strane, che hanno molto a che vedere con la sfera anale (sesso "dirty", pissing e gioco con altri materiali di scarto dell'uomo).
Dott. Santonocito, La ringrazio vivamente in ogni caso del prezioso suggerimento che mi ha dato indicando il link sopraccitato.
Grazie ancora dell'attenzione!
grazie mille del Suo intervento. Non so cosa dirle, sono ANNI ormai che ho problemi di "ideazione paranoica", nel senso che anche da adolescente ho sempre avuto la tendenza a fidarmi poco degli altri perché avevo paura che mi sfruttassero. Alle superiori, ad esempio, spesso ero convinto che gli altri mi cercassero solo per ricevere aiuto da me, dato che quando ero io a chiederlo spesso mi veniva negato (al contrario, sono sempre disposto e disponibile a dare aiuto in caso di bisogno, perché ho sempre visto questo gesto come una sorta di strategia per "costringere" - brutta parola, lo so - il mio prossimo ad avere un contatto con me e a non sbattermi la porta in faccia). Ma alla fine, oggi, sono convinto che i "complotti" (in senso figurato) che talvolta vedo orditi contro di me sono una fantasia assurda della mia mente; la mia diffidenza è dovuta più che altro a un discorso di consapevolezza della cattiveria dell'essere umano (nel suo profondo) e della minacciosità del mondo. Non ho problemi di "distanza" fisica, come dire, dalle persone, perché la vicinanza degli altri la cerco eccome!! Ho un problema di mancanza di fiducia "primordiale", è una sensazione che scorre "sul fondo del mio animo", ecco.
Una cosa importante che ci tenevo a raccontare al volo, sa, è la mia omosessualità. Ultimamente, già da un po' di tempo a questa parte, ho iniziato a mettere in discussione il mio orientamento sessuale, nel senso che non so più ormai se sono attratto da uomini o donne. Ricordo di aver avuto due ragazze quando avevo 15 o 16 anni e che con una di loro ero stato addirittura sul punto di far sesso...Solo che ricordo che poi mi spaventai. Sì, vorrei raccontare questo. Io mi considero gay, ma, a differenza di molti altri gay, non amo il sesso anale. Per lungo tempo mi sono fatto paranoie e mi sono fatto prendere da sensi di colpa assurdi per quello che credevo fosse INCAPACITA' di fare sesso anale, ma il mese scorso, sempre con quel conoscente che 2 settimane fa ha abusato di me, ho provato a fare sesso anale (da attivo). E il risultao è stato che mi sono spaventato..Premetto che ero eccitato all'inizio. Ma il rapporto di penetrazione mi ha fatto paura..una strana sensazione..come quella di essere "divorato" o risucchiato da un'altra entità esterna a me..Quando ho avvertito questa sensazione, infatti, ho smesso subito (e tutto, poi, è precipitato quella sera). Ma questa sensazione di essere "inghiottito" mi capita di avvertirla, per esempio, anche senza aver fatto sesso, per es. dopo aver trascorso parecchio tempo con il mio partner (è così adesso ed era così anche durante la mia ultima relazione seria). A che cosa ciò sia dovuto, non lo so. So solo che a eccitarmi più di TUTTO sono fantasie strane, che hanno molto a che vedere con la sfera anale (sesso "dirty", pissing e gioco con altri materiali di scarto dell'uomo).
Dott. Santonocito, La ringrazio vivamente in ogni caso del prezioso suggerimento che mi ha dato indicando il link sopraccitato.
Grazie ancora dell'attenzione!
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 6k visite dal 16/11/2013.
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