Esposizioni in tcc

Gentili dottori,
da giugno sto seguendo una TCC per risolvere delle fobie piuttosto invalidanti e che mi hanno causato una lieve depressione, nello specifico amaxofobia e claustrofobia (in particolare metropolitana). Ora la mia terapeuta mi ha proposto d'iniziare le esposizioni prendendo la metropolitana insieme a lei: il problema è che io sono sicura di avere un attacco di panico lì dentro e temo che un eventuale fallimento possa buttarmi ulteriormente giù. Grazie a tutti coloro che vorranno rispondermi.


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Dr. Francesco Mori Psicoterapeuta, Psicologo 1.2k 33 31
Gentile utente,
credo che il la paura sia "sacrosanta". E' possibile che sia un momento cruciale del suo percorso. La paura è un segnale di allarme fondamentale nell'esperienza di ogni persona. Chi non prova paura potrebbe non raccontare le sue esperienze.
Si affidi alla sua terapeuta.
Le invio un link sul rapporto tra ansia e paura:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1835-il-disturbo-di-panico-ed-il-rapporto-con-la-paura-l-importanza-delle-emozioni.html
Spero possa esserle utile

Restiamo in ascolto

Dr. Francesco Mori
Psicologo, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta
http://spazioinascolto.altervista.org/

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
La modalità di esposizione è corretta. Si affidi alla terapeuta.

" il problema è che io sono sicura di avere un attacco di panico lì dentro e temo che un eventuale fallimento possa buttarmi ulteriormente giù. "

Lei cominci a fare; in maniera graduale e guidata dalla terapeuta imparerà a gestire questa paura. Poi si occuperà di vedere come è stata mentre prendeva la metro o comunque si esponeva.

Cordiali saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Utente
Utente
Vi ringrazio per aver risposto così velocemente.
In realtà ciò che mi inquieta è che finora non abbiamo fatto nessun "training", per cui non mi sembra ragionevole buttarmi come un kamikaze in una situazione che mi terrorizza ma che allo stesso tempo ho assoluta necessità di superare.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Evidentemente il Collega che La segue ha prima raccolto l'anamnesi (che non prevede esposizione) e fatto un assessment per capire come orientare l'intervento psicoterapico.

Adesso siete giunti alla parte operativa.
Quindi confermo che i passaggi mi sembrano adeguati.

Capisco come si sente, ma la sensazione di essere un kamikaze che si butta si chiama paura. Se non l'avesse, non sarebbe in terapia.

Faccia pure l'esposizione e poi vedrà con il curante come è andata.
Se vuole aggiorni pure noi.

D'altra parte, se fin qui il training non è ancora cominciato, da qualche parte e in qualche modo dovrete pur cominciarlo, no?
Segua le indicazioni con fiducia, perchè le fobie si curano in fretta.

Cordiali saluti,
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Utente
Utente
Gentile d.ssa Pileci,
La ringrazio infinitamente per il consulto chiaro e dettagliato.
Anzi, approfitto ancora un po' della sua cortesia:
secondo Lei, quando sarò "lì dentro", cosa posso fare per soffocare l'urgenza di fuggire da lì, ed evitare di scoppiare in un pianto dirotto o fare una sceneggiata? (Come avrà capito, il mio timore è questo, non tanto di avere un infarto o svenire).
Grazie ancora per la disponibilità e la celerità delle risposte.
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509 41
Gentile signora,

soffocare ed evitare è già qualcosa che Lei immagino sappia fare benissimo. Non deve proprio fare nulla!
Segua le prescrizioni: prima FA ciò che il terapeuta prescrive, poi ne parla con lui e vede com'è andata.
Non è raro essere sorpresi da come poi di fatto vanno le cose nella vita e non solo per le fobie :-)

Cordiali saluti,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
>>> quando sarò "lì dentro", cosa posso fare per soffocare l'urgenza di fuggire da lì, ed evitare di scoppiare in un pianto dirotto o fare una sceneggiata? (Come avrà capito, il mio timore è questo, non tanto di avere un infarto o svenire)
>>>

In terapia breve strategica, si distinguono la paura di morire o avere un infarto dalle fobie basate più sulla vergogna, e quindi le si tratta in modo differenziato. In altre parole le prescrizioni sono diverse, a seconda che la persona abbia paura per la sua incolumità fisica oppure di fare una figura barbina a causa della sua paura.

Dal mio punto di vista ha ragione a dire che è meglio andare in guerra ben armati e sapendo usare le proprie armi, piuttosto che come dei kamikaze, ma è probabile che il terapeuta sappia ciò che sta facendo e che quindi sarà pronto a fronteggiare eventuali situazioni di "emergenza". Fra virgolette perché ovviamente questa è la percezione dell'ansioso, non la "realtà" condivisa.

Le confesso che mi lascia perplesso il suggerimento del terapeuta di affrontare la situazione ansiogena insieme a lei, perché almeno da un punto di vista strategico si preferisce - appunto - dare delle armi al paziente e indurlo in tal modo ad affrontare da solo tali situazioni, ma questo non vuol dire che la via che le sta proponendo il suo terapeuta non sarà fruttuosa e risolutiva. Approcci diversi hanno presupposti diversi e quindi operatività diverse.

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
Gentili dottori,
Vi ringrazio per aver chiarito i miei dubbi. Vi terrò sicuramente aggiornati sull'andamento del mio percorso.
Distinti saluti.