Disturbo d'ansia e professione medica
Gentili dottori,
sono una studentessa di medicina ormai prossima alla laurea ma convivo da anni con un disturbo d'ansia che interferisce gravemente con i miei studi e che mi provoca un grande senso di vergogna. Il mio problema è che ho sempre avuto una forte paura di svenire di fronte a situazioni spiacevoli, cosa che però non è mai successa! Nonostante questo, ogni volta che inizio un tirocinio in un reparto che ancora non conosco, nei giorni precedenti l'ansia si fa sempre più forte e quando arriva la mattina fatidica non riesco ad uscire da casa senza almeno una bottiglietta d'acqua, un pacchetto di caramelle, una bustina di zucchero o cose simili, non riesco a portare collanine, indumenti molto accollati e persino il reggiseno o i bottoni del camice mi danno la sensazione di impedirmi di respirare bene. Nonostante tutti questi accorgimenti, puntualmente ad ogni "novità", che sia una procedura medica mai vista prima o anche solo un ambulatorio piccolo, affollato e poco arieggiato o la necessità imprevista di portare la mascherina, arriva la sensazione di svenimento, con debolezza, visione offuscata e tutto il resto, che mi costringe ad allontanarmi e a sedermi o stendermi, e questo è veramente umiliante con i miei colleghi. Sottolineo che spesso è capitato senza che io mi trovassi di fronte a scene particolarmente cruente e che è più frequente se non sono impegnata attivamente in prima persona, ma mi limito ad assistere. Inoltre, dopo essermi ripresa dal primo malessere riesco senza problemi a tornare nella situazione incriminata e a fare tutto quello che mi è richiesto, per cui sono arrivata alla conclusione che la mia ansia non è scatenata da un elemento particolare (sangue, aghi, chirurgia etc) ma forse dal rapporto con la sofferenza fisica in sé o con un vissuto emotivo in cui mi immedesimo troppo oppure più semplicemente dalla paura di essere giudicata da colleghi e pazienti. Questi malesseri mi sono capitati qualche volta anche al di fuori dell'ospedale, ma sempre come chiari sbalzi pressori per esempio in piedi sotto il sole oppure come ipoglicemie in palestra, ma si tratta di sensazioni che riesco a distinguere nettamente dall'ansia che provo in ospedale. Al contrario quest'ansia è la stessa che ho provato in passato quando mi sono sottoposta in prima persona a procedure mediche di vario genere, anche banali come prelievi. Per il resto, mi piace moltissimo il mio lavoro e in situazioni più familiari (dal pediatra di base o nel reparto dove ho la tesi) riesco bene e mi sento a mio agio. Vi chiedo se è possibile uscire da questa situazione e che tipo di approccio dovrei prendere in considerazione.
Grazie della vostra attenzione!
sono una studentessa di medicina ormai prossima alla laurea ma convivo da anni con un disturbo d'ansia che interferisce gravemente con i miei studi e che mi provoca un grande senso di vergogna. Il mio problema è che ho sempre avuto una forte paura di svenire di fronte a situazioni spiacevoli, cosa che però non è mai successa! Nonostante questo, ogni volta che inizio un tirocinio in un reparto che ancora non conosco, nei giorni precedenti l'ansia si fa sempre più forte e quando arriva la mattina fatidica non riesco ad uscire da casa senza almeno una bottiglietta d'acqua, un pacchetto di caramelle, una bustina di zucchero o cose simili, non riesco a portare collanine, indumenti molto accollati e persino il reggiseno o i bottoni del camice mi danno la sensazione di impedirmi di respirare bene. Nonostante tutti questi accorgimenti, puntualmente ad ogni "novità", che sia una procedura medica mai vista prima o anche solo un ambulatorio piccolo, affollato e poco arieggiato o la necessità imprevista di portare la mascherina, arriva la sensazione di svenimento, con debolezza, visione offuscata e tutto il resto, che mi costringe ad allontanarmi e a sedermi o stendermi, e questo è veramente umiliante con i miei colleghi. Sottolineo che spesso è capitato senza che io mi trovassi di fronte a scene particolarmente cruente e che è più frequente se non sono impegnata attivamente in prima persona, ma mi limito ad assistere. Inoltre, dopo essermi ripresa dal primo malessere riesco senza problemi a tornare nella situazione incriminata e a fare tutto quello che mi è richiesto, per cui sono arrivata alla conclusione che la mia ansia non è scatenata da un elemento particolare (sangue, aghi, chirurgia etc) ma forse dal rapporto con la sofferenza fisica in sé o con un vissuto emotivo in cui mi immedesimo troppo oppure più semplicemente dalla paura di essere giudicata da colleghi e pazienti. Questi malesseri mi sono capitati qualche volta anche al di fuori dell'ospedale, ma sempre come chiari sbalzi pressori per esempio in piedi sotto il sole oppure come ipoglicemie in palestra, ma si tratta di sensazioni che riesco a distinguere nettamente dall'ansia che provo in ospedale. Al contrario quest'ansia è la stessa che ho provato in passato quando mi sono sottoposta in prima persona a procedure mediche di vario genere, anche banali come prelievi. Per il resto, mi piace moltissimo il mio lavoro e in situazioni più familiari (dal pediatra di base o nel reparto dove ho la tesi) riesco bene e mi sento a mio agio. Vi chiedo se è possibile uscire da questa situazione e che tipo di approccio dovrei prendere in considerazione.
Grazie della vostra attenzione!
[#1]
Gentile Utente,
è possibile uscire da questa situazione, ma sarebbe opportuno rivolgersi ad un Collega per una valutazione psicologica dopo la quale sarà il professionista a consigliarla nel migliore dei modi.
Il suo timore indica un blocco del processo di "mentalizzazione" (intesa come la capacità di concepire stati mentali inconsci e consci in se stessi e negli altri) e sarebbe opportuno considerare le cause psicologiche che potrebbero aver innescato questa difficoltà nella gestione dell'ansia.
è possibile uscire da questa situazione, ma sarebbe opportuno rivolgersi ad un Collega per una valutazione psicologica dopo la quale sarà il professionista a consigliarla nel migliore dei modi.
Il suo timore indica un blocco del processo di "mentalizzazione" (intesa come la capacità di concepire stati mentali inconsci e consci in se stessi e negli altri) e sarebbe opportuno considerare le cause psicologiche che potrebbero aver innescato questa difficoltà nella gestione dell'ansia.
Dott. Giuseppe Del Signore Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Psicoterapia Psicodinamica
www.psicologoaviterbo.it
[#2]
Gentile Utente,
forse questo timore (con l'associazione della sintomatologia) nasce dalle prime esperienze in cui Lei, da pz., ha sperimentato un certo disagio magari con le stesse sensazioni di svenimento, fame d'aria, ecc...
Da quelle memorie è possibile che oggi, in situazioni particolari come quelle descritte, si stia riattivando lo stesso disagio e pertanto è necessario spezzare questa sequenza.
Un appunto: non c'è nulla di cui vergognarsi. Semmai vale la pena, come già sta facendo qui, rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta ma di persona, per poter fare una prima valutazione.
Se la diagnosi fosse un disturbo d'ansia o fobia, ci sono trattamenti opportuni che possono risolverLe il problema anche in tempi molto brevi, permettendoLe di fare il medico senza alcun disagio.
Cordiali saluti,
forse questo timore (con l'associazione della sintomatologia) nasce dalle prime esperienze in cui Lei, da pz., ha sperimentato un certo disagio magari con le stesse sensazioni di svenimento, fame d'aria, ecc...
Da quelle memorie è possibile che oggi, in situazioni particolari come quelle descritte, si stia riattivando lo stesso disagio e pertanto è necessario spezzare questa sequenza.
Un appunto: non c'è nulla di cui vergognarsi. Semmai vale la pena, come già sta facendo qui, rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta ma di persona, per poter fare una prima valutazione.
Se la diagnosi fosse un disturbo d'ansia o fobia, ci sono trattamenti opportuni che possono risolverLe il problema anche in tempi molto brevi, permettendoLe di fare il medico senza alcun disagio.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 4.9k visite dal 15/11/2013.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.