Totalmente sola a 32 anni
Buongiorno, sono una donna di 32 anni e vorrei avere un consiglio perchè ho dei forti problemi di socialità e solitudine.
Da piccola ero timidissima, venivo esclusa sempre dai giochi, le poche amiche che avevo venivano solo ogni tanto a casa mia per giocare ed ero molto spesso sola o in compagnia dei miei genitori. I miei genitori sono sempre stati molto chiusi, giudicano sempre il prossimo, vedono male ovunque nelle persone, mille difetti e non hanno mai avuto nè voluto amici. Con la crescita le cose sono peggiorate, nei 5 anni di superiori la mia timidezza è stata scambiata per arroganza e snobismo e sono stata perseguitata dai miei compagni di classe con mille scherzi e prese in giro.Ho raggiunto la serenità quando ho cominciato a lavorare a 20 anni negli uffici riuscendo a legare con alcuni colleghi che però con i vari cambiamenti di lavoro non sono riuscita a mantenere.Sono riuscita ad aprirmi con le persone, ad essere più allegra e sociale e mi sono legata moltissimo ad alcune persone che però mi hanno delusa molto, hanno buttato la mia amicizia, il mio voler sempre aiutare gli altri, esserci sempre per gli amici, preoccuparmi di loro, ascoltarli e stargli vicino anche nei brutti momenti; alcuni amici hanno cambiatò città, altri semplicemente hanno smesso di farsi sentire e così a 32 sono rimasta solo con 1 amico che è lo stesso da 8 anni e nessun altro a parte i miei genitori.Mi sento sola, mi manca qualcuno che si preoccupi per me o che mi stia vicino o che venga anche solo al cinema con me e con alcune persone spesso ero disposta a sorvolare sui loro difetti (ipocrisia, arroganza, menefreghismo o altro) pur di stare in compagnia. Ho un sacco di interessi ma li svolgo sempre a casa da sola (uncinetto, pittura ed altro), non ho amici di università nè di scuola e di vecchia data, non ho amici del mare nè vicini di casa nè vecchi colleghi che sento ancora, ho sempre provato negli anni a mantenere i rapporti ma ero sempre io a dover telefonare, sempre io a chiedere come andavano le cose, sempre io a provare ad organizzare uscite, in alcuni casi mi sono stufata, in altri ho visto che se smettevo le altre persone sparivano quindi non gliene fregava poi molto. tutti quelli che conosco hanno amici di vecchia data, compagnie...ho provato a diventare amica di amici che mi venivano presentati ma entrare nei gruppi è sempre complesso, col fatto che parlo troppo o troppo poco (la timidezza a volte cerco di combatterla parlando e facendo battute ma poi sembra che voglia mettermi in mostra ottenendo l'effetto contrario) non venivo mai chiamata per uscire anche se ero io a farmi avanti e dire "dai ragazzi organizziamo!" e senza pressarli troppo.
insomma a 32 anni non ho più nessuno, da un lato sto male ma dall'altro ho anche paura perchè ho ricevuto moltissime delusioni da falsi amici che mi hanno usata solo per sfogarsi o passare il tempo e mi hanno lasciata sola in varie occasioni.
cosa posso fare? vorrei un aiuto psicologico per capirlo. grazie mille
Da piccola ero timidissima, venivo esclusa sempre dai giochi, le poche amiche che avevo venivano solo ogni tanto a casa mia per giocare ed ero molto spesso sola o in compagnia dei miei genitori. I miei genitori sono sempre stati molto chiusi, giudicano sempre il prossimo, vedono male ovunque nelle persone, mille difetti e non hanno mai avuto nè voluto amici. Con la crescita le cose sono peggiorate, nei 5 anni di superiori la mia timidezza è stata scambiata per arroganza e snobismo e sono stata perseguitata dai miei compagni di classe con mille scherzi e prese in giro.Ho raggiunto la serenità quando ho cominciato a lavorare a 20 anni negli uffici riuscendo a legare con alcuni colleghi che però con i vari cambiamenti di lavoro non sono riuscita a mantenere.Sono riuscita ad aprirmi con le persone, ad essere più allegra e sociale e mi sono legata moltissimo ad alcune persone che però mi hanno delusa molto, hanno buttato la mia amicizia, il mio voler sempre aiutare gli altri, esserci sempre per gli amici, preoccuparmi di loro, ascoltarli e stargli vicino anche nei brutti momenti; alcuni amici hanno cambiatò città, altri semplicemente hanno smesso di farsi sentire e così a 32 sono rimasta solo con 1 amico che è lo stesso da 8 anni e nessun altro a parte i miei genitori.Mi sento sola, mi manca qualcuno che si preoccupi per me o che mi stia vicino o che venga anche solo al cinema con me e con alcune persone spesso ero disposta a sorvolare sui loro difetti (ipocrisia, arroganza, menefreghismo o altro) pur di stare in compagnia. Ho un sacco di interessi ma li svolgo sempre a casa da sola (uncinetto, pittura ed altro), non ho amici di università nè di scuola e di vecchia data, non ho amici del mare nè vicini di casa nè vecchi colleghi che sento ancora, ho sempre provato negli anni a mantenere i rapporti ma ero sempre io a dover telefonare, sempre io a chiedere come andavano le cose, sempre io a provare ad organizzare uscite, in alcuni casi mi sono stufata, in altri ho visto che se smettevo le altre persone sparivano quindi non gliene fregava poi molto. tutti quelli che conosco hanno amici di vecchia data, compagnie...ho provato a diventare amica di amici che mi venivano presentati ma entrare nei gruppi è sempre complesso, col fatto che parlo troppo o troppo poco (la timidezza a volte cerco di combatterla parlando e facendo battute ma poi sembra che voglia mettermi in mostra ottenendo l'effetto contrario) non venivo mai chiamata per uscire anche se ero io a farmi avanti e dire "dai ragazzi organizziamo!" e senza pressarli troppo.
insomma a 32 anni non ho più nessuno, da un lato sto male ma dall'altro ho anche paura perchè ho ricevuto moltissime delusioni da falsi amici che mi hanno usata solo per sfogarsi o passare il tempo e mi hanno lasciata sola in varie occasioni.
cosa posso fare? vorrei un aiuto psicologico per capirlo. grazie mille
[#1]
Gentile Utente,
sul fatto che le persone possano deluderla, probabilmente è legato al fatto che il Suo sentire la necessità di avere amici La porti più a guardare la propria necessità di avere amici ed essere disponibile, piuttosto che a verificare se la persona capitata sia meritoria della Sua fiducia.
E' pò come dire che avendo fame non selezione e mangio la prima cosa che mi capita, con il rischio di mangiare anche cibo di bassa qualità.
Credo poi che farebbe bene a distinguere i livelli di confidenza in *conoscenti* ed *amici*, laddove si possono avere tanti conoscenti, ma pochi o nessun amico con la A maiuscola.
Consideri anche il fattore età: più si va verso i 40, più si riducono le tipologie di amicizia, nel senso che inevitabilmente, cambiando le condizioni di lavoro e di famiglia, cambiano anhe gli interessi comuni.
Ad esempio, con la presenza di figli, ecco che i tempi devono essere gestiti diversamente ed è molto probabile che nella cerchia di amici entrino altri adulti legati al mondo dei figli. Ed ecco che se non si hanno figli, si hanno meno cose da condividere con i pari.
Ma Lei, che occasioni di socialità ha? Frequenta occasioni sociali, cioè dove ci sono altre persone accomunate da un interesse?
sul fatto che le persone possano deluderla, probabilmente è legato al fatto che il Suo sentire la necessità di avere amici La porti più a guardare la propria necessità di avere amici ed essere disponibile, piuttosto che a verificare se la persona capitata sia meritoria della Sua fiducia.
E' pò come dire che avendo fame non selezione e mangio la prima cosa che mi capita, con il rischio di mangiare anche cibo di bassa qualità.
Credo poi che farebbe bene a distinguere i livelli di confidenza in *conoscenti* ed *amici*, laddove si possono avere tanti conoscenti, ma pochi o nessun amico con la A maiuscola.
Consideri anche il fattore età: più si va verso i 40, più si riducono le tipologie di amicizia, nel senso che inevitabilmente, cambiando le condizioni di lavoro e di famiglia, cambiano anhe gli interessi comuni.
Ad esempio, con la presenza di figli, ecco che i tempi devono essere gestiti diversamente ed è molto probabile che nella cerchia di amici entrino altri adulti legati al mondo dei figli. Ed ecco che se non si hanno figli, si hanno meno cose da condividere con i pari.
Ma Lei, che occasioni di socialità ha? Frequenta occasioni sociali, cioè dove ci sono altre persone accomunate da un interesse?
Dr. Fernando Bellizzi
Albo Psicologi Lazio matr. 10492
[#2]
Ex utente
La ringrazio per la celere risposta :)
Ho un fidanzato da due anni e mezzo e frequentiamo i suoi amici più o meno ogni fine settimana ma per l'appunto li sento solo "suoi" perchè non ho occasione di interagire con loro durante la settimana.
A parte il luogo di lavoro, dove ci sono alcuni colleghi con i quali vado d'accordo, non ho altre occasioni di socialità: non faccio alcuna attività in settimana perchè esco dall'ufficio troppo tardi e non ne ho il tempo e i miei svariati hobbies li svolgo la sera a casa da sola, quindi non ho occasione di fare nuove amicizie.
Sento proprio la mancanza di amici miei che mi invitino ad uscire, che magari ogni tanto mi telefonino per sapere come sto oppure sui quali posso contare.
Ci sono altri due amici, che ormai sono più "conoscenti", che sento una volta ogni 4-5 mesi e sempre e solo se sono io a scrivergli o telefonargli, giusto perchè non voglio perdere i rapporti ma anche loro hanno una propria vita e i loro amici e quindi pare non essere interessati a mantenere un'amicizia con me proprio perchè non abbiamo quasi più nulla in comune.
Ciò che temo è di indurirmi col tempo, di non tollerare più i difetti degli altri ma diventare polemica, irritabile e penso spesso che se la mia storia d'amore finisse mi ritroverei davvero totalmente sola (anche se lungi da me stare con il mio ragazzo per questo, ci amiamo ed abbiamo uno splendido rapporto e se si guasterà non sarò capace di passarci sopra per evitare la solitudine).
Il problema principale è per l'appunto che ormai non ho più occasioni di socialità, con gli amici del mio ragazzo ho provato per esempio a sentirmi per instaurare un rapporto che vada al di là dell'uscita del sabato ma sono sempre presi oppure si mostrano non molto interessati ad approfondire l'amicizia, diciamo così, anche se poi quando siamo tutti insieme stiamo benissimo.
Mi sento parecchio giù di morale per questa situazione e non penso ci sia una maniera di uscirne...
Ho un fidanzato da due anni e mezzo e frequentiamo i suoi amici più o meno ogni fine settimana ma per l'appunto li sento solo "suoi" perchè non ho occasione di interagire con loro durante la settimana.
A parte il luogo di lavoro, dove ci sono alcuni colleghi con i quali vado d'accordo, non ho altre occasioni di socialità: non faccio alcuna attività in settimana perchè esco dall'ufficio troppo tardi e non ne ho il tempo e i miei svariati hobbies li svolgo la sera a casa da sola, quindi non ho occasione di fare nuove amicizie.
Sento proprio la mancanza di amici miei che mi invitino ad uscire, che magari ogni tanto mi telefonino per sapere come sto oppure sui quali posso contare.
Ci sono altri due amici, che ormai sono più "conoscenti", che sento una volta ogni 4-5 mesi e sempre e solo se sono io a scrivergli o telefonargli, giusto perchè non voglio perdere i rapporti ma anche loro hanno una propria vita e i loro amici e quindi pare non essere interessati a mantenere un'amicizia con me proprio perchè non abbiamo quasi più nulla in comune.
Ciò che temo è di indurirmi col tempo, di non tollerare più i difetti degli altri ma diventare polemica, irritabile e penso spesso che se la mia storia d'amore finisse mi ritroverei davvero totalmente sola (anche se lungi da me stare con il mio ragazzo per questo, ci amiamo ed abbiamo uno splendido rapporto e se si guasterà non sarò capace di passarci sopra per evitare la solitudine).
Il problema principale è per l'appunto che ormai non ho più occasioni di socialità, con gli amici del mio ragazzo ho provato per esempio a sentirmi per instaurare un rapporto che vada al di là dell'uscita del sabato ma sono sempre presi oppure si mostrano non molto interessati ad approfondire l'amicizia, diciamo così, anche se poi quando siamo tutti insieme stiamo benissimo.
Mi sento parecchio giù di morale per questa situazione e non penso ci sia una maniera di uscirne...
[#3]
Gentile Utente,
da un certo punto di vista descrive una situazione comune a molte persone, laddove lavoro, affetto e famiglia assorbono buona parte del tempo e quindi rimane poco tempo per le amicizie, che dovrebbero incastrarsi in pochi spazi di tempo e molto ristretti.
Daltronde le chat via computer risolvono questo problema proprio perchè si chatta con chi è disponibile in quel momento, nonchè si può rispondere ed entrare in contatto in modo relativamente semplice.
Ora, c'è però un piccolo dettaglio, che non capisco.
Lei quando parla di amici utlizza il termone maschile e non quello femminile.
Ora, all'interno degli amici del suo ragazzo, Lei dovrebbe puntare alle femmine, dato che potrebbero generarsi situazioni equivoche se Lei facesse amicizia solo con i maschi.
Ma Lei cerca amici maschi o femmine?
da un certo punto di vista descrive una situazione comune a molte persone, laddove lavoro, affetto e famiglia assorbono buona parte del tempo e quindi rimane poco tempo per le amicizie, che dovrebbero incastrarsi in pochi spazi di tempo e molto ristretti.
Daltronde le chat via computer risolvono questo problema proprio perchè si chatta con chi è disponibile in quel momento, nonchè si può rispondere ed entrare in contatto in modo relativamente semplice.
Ora, c'è però un piccolo dettaglio, che non capisco.
Lei quando parla di amici utlizza il termone maschile e non quello femminile.
Ora, all'interno degli amici del suo ragazzo, Lei dovrebbe puntare alle femmine, dato che potrebbero generarsi situazioni equivoche se Lei facesse amicizia solo con i maschi.
Ma Lei cerca amici maschi o femmine?
[#4]
Ex utente
Mi scusi per il ritardo nella risposta.
Onestamente via chat non ho mai gradito provare a socializzare, di rado ci sono persone valide con le quali instaurare un rapporto d'amicizia.
Nella compagnia del mio ragazzo parlo di "amici" come termine generale, ovviamente mi riferisco sia a femmine che maschi.
Onestamente via chat non ho mai gradito provare a socializzare, di rado ci sono persone valide con le quali instaurare un rapporto d'amicizia.
Nella compagnia del mio ragazzo parlo di "amici" come termine generale, ovviamente mi riferisco sia a femmine che maschi.
[#5]
Gentile Utente,
ha spiegato molto bene che cosa accade e quali sono le Sue difficoltà, cioè le difficoltà relazionali che vengono dall'esterno fraintese e viste come distacco, snobismo, ecc...
Ha anche descritto quali soluzioni ha cercato di attuare per cercare di gestire il problema: "hanno buttato la mia amicizia, il mio voler sempre aiutare gli altri, esserci sempre per gli amici, preoccuparmi di loro, ascoltarli e stargli vicino anche nei brutti momenti..."
Non è preoccupandosi per gli altri nè fare l'iperaccuditrice che potrà risolvere il problema.
Chiudersi e fare la crocerossina sono due strategie molto diverse, ma ugualmente fallimentari e che soprattutto accentueranno il disagio, facendoLa sentire sempre più sola.
Se invece avesse l'opportunità di esplorare con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta i significati che tutto ciò ha per Lei e quali soluzioni alternative potrebbe mettere in atto, le cose potrebbero cambiare. Ma non si tratta a mio avviso solo di frequentare luoghi in cui socializzare, perchè si porterebbe comunque con sè gli stessi schemi cognitivi (di idee, credenze, convinzioni, ecc...) e comportamentali (le strategie che attua) che fin qui non Le hanno permesso di relazionarsi in una maniera più serena.
Legga qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Cordiali saluti,
ha spiegato molto bene che cosa accade e quali sono le Sue difficoltà, cioè le difficoltà relazionali che vengono dall'esterno fraintese e viste come distacco, snobismo, ecc...
Ha anche descritto quali soluzioni ha cercato di attuare per cercare di gestire il problema: "hanno buttato la mia amicizia, il mio voler sempre aiutare gli altri, esserci sempre per gli amici, preoccuparmi di loro, ascoltarli e stargli vicino anche nei brutti momenti..."
Non è preoccupandosi per gli altri nè fare l'iperaccuditrice che potrà risolvere il problema.
Chiudersi e fare la crocerossina sono due strategie molto diverse, ma ugualmente fallimentari e che soprattutto accentueranno il disagio, facendoLa sentire sempre più sola.
Se invece avesse l'opportunità di esplorare con l'aiuto di uno psicologo psicoterapeuta i significati che tutto ciò ha per Lei e quali soluzioni alternative potrebbe mettere in atto, le cose potrebbero cambiare. Ma non si tratta a mio avviso solo di frequentare luoghi in cui socializzare, perchè si porterebbe comunque con sè gli stessi schemi cognitivi (di idee, credenze, convinzioni, ecc...) e comportamentali (le strategie che attua) che fin qui non Le hanno permesso di relazionarsi in una maniera più serena.
Legga qui:
https://www.medicitalia.it/blog/psicologia/1583-depressione-patologia-o-poca-forza-di-volonta.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1087-le-abilita-sociali.html
Cordiali saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#7]
Se avesse avuto l'opportunità e se conoscesse le modalità per potercela fare da sola, sono certa l'avrebbe già fatto da un bel pezzo :-)
Secondo l'orientamento cognitivo-comportamentale, tutti noi abbiamo memorizzato degli schemi sia cognitivi (cioè il nostro modo di vedere le cose e di leggere gli accadimenti, rielaborando le informazioni), sia comportamentali (quale risposta comportamentale mettiamo in atto) che sono inconsapevoli e pertanto automatici.
In tale automatismo è possibile che gli schemi siano disfunzionali, cioè li abbiamo appresi e li applichiamo così, nonostante tendano talvolta a crearci qualche problemino (es come ci si relaziona con gli altri...).
Scopo di un lavoro psicologico/psicoterapico è modificare e rendere più flessibili tali schemi, dopo aver compreso il loro funzionamento.
Cordiali saluti,
Secondo l'orientamento cognitivo-comportamentale, tutti noi abbiamo memorizzato degli schemi sia cognitivi (cioè il nostro modo di vedere le cose e di leggere gli accadimenti, rielaborando le informazioni), sia comportamentali (quale risposta comportamentale mettiamo in atto) che sono inconsapevoli e pertanto automatici.
In tale automatismo è possibile che gli schemi siano disfunzionali, cioè li abbiamo appresi e li applichiamo così, nonostante tendano talvolta a crearci qualche problemino (es come ci si relaziona con gli altri...).
Scopo di un lavoro psicologico/psicoterapico è modificare e rendere più flessibili tali schemi, dopo aver compreso il loro funzionamento.
Cordiali saluti,
[#8]
Gentile Utente,
dalla sua lettera emerge da un lato la voglia di poter instaurare rapporti di amicizia profondi, dall’altro il timore di essere delusa e “sfruttata”. Questa sua paura, oltre che da esperienze vissute, può derivare dall’ambiente in cui è cresciuta. Lei definisce infatti i suoi genitori come molto chiusi, diffidenti e giudicanti e questo loro modo di relazionarsi all’altro l’ha sicuramente influenzata. Nella sua lettera infatti traspare una sua visione del prossimo piuttosto negativa (“hanno buttato la mia amicizia”, “ipocrisia, arroganza, menefreghismo o altro”) che probabilmente influenza il suo modo di rapportarsi e leggere gli atteggiamenti degli altri. Concordo tuttavia con lei sul fatto che non sia facile nell'età adulta costruire dei rapporti di amicizia sinceri e profondi, sia per il poco tempo a disposizione, sia perché con l’età si diventa più selettivi e critici.
Una cosa che mi colpisce della sua lettera è il fatto che non traspaia assolutamente la presenza di un partner (di cui parla successivamente nella risposta ad un collega), scrive infatti “così a 32 sono rimasta solo con 1 amico che è lo stesso da 8 anni e nessun altro a parte i miei genitori”… Come mai?
Il suo malessere probabilmente ha ragioni più profonde e complesse che meriterebbero di essere indagate, rivolgersi ad uno psicologo e intraprendere un percorso potrebbe esserle di aiuto.
Cordiali saluti
dalla sua lettera emerge da un lato la voglia di poter instaurare rapporti di amicizia profondi, dall’altro il timore di essere delusa e “sfruttata”. Questa sua paura, oltre che da esperienze vissute, può derivare dall’ambiente in cui è cresciuta. Lei definisce infatti i suoi genitori come molto chiusi, diffidenti e giudicanti e questo loro modo di relazionarsi all’altro l’ha sicuramente influenzata. Nella sua lettera infatti traspare una sua visione del prossimo piuttosto negativa (“hanno buttato la mia amicizia”, “ipocrisia, arroganza, menefreghismo o altro”) che probabilmente influenza il suo modo di rapportarsi e leggere gli atteggiamenti degli altri. Concordo tuttavia con lei sul fatto che non sia facile nell'età adulta costruire dei rapporti di amicizia sinceri e profondi, sia per il poco tempo a disposizione, sia perché con l’età si diventa più selettivi e critici.
Una cosa che mi colpisce della sua lettera è il fatto che non traspaia assolutamente la presenza di un partner (di cui parla successivamente nella risposta ad un collega), scrive infatti “così a 32 sono rimasta solo con 1 amico che è lo stesso da 8 anni e nessun altro a parte i miei genitori”… Come mai?
Il suo malessere probabilmente ha ragioni più profonde e complesse che meriterebbero di essere indagate, rivolgersi ad uno psicologo e intraprendere un percorso potrebbe esserle di aiuto.
Cordiali saluti
Dr.ssa Silvia Savini - Psicologa e Psicoterapeuta
www.psicologapavia.com
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 75.7k visite dal 08/11/2013.
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